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Artifacts
Un’indagine intorno all’album di famiglia compiuta da artisti contemporanei che lo hanno interpretato attraverso reperti, ricordi o anche solo la memoria dei racconti
Comunicato stampa
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ARTIFACTS
4 - 30 novembre 2008
Mirafiori Galerie - Mirafiori Motor Village
Piazza Cattaneo 9, Torino
Dal 4 al 30 novembre 2008 il Mirafiori Motor Village ospita la mostra Artifacts, curata da Daniela Trunfio ed inserita nel calendario delle manifestazioni di Contemporary. L’esposizione fa parte del Progetto di Ricerca AlbumdiFamiglia, sostenuto dalla Fondazione CRT e coordinato da Mario Renosio per l’ISRAT e Luisella d’Alessandro, direttrice della Galerie, e prende in considerazione gli sviluppi e le evoluzioni che l’oggetto “Album di Famiglia” ha subito nella più recente contemporaneità artistica.
Fin dal suo nascere, l’album era un work in progress per fermare la memoria e destinarla alla stretta cerchia dei parenti/eredi; oggi viene invece ricostruito a posteriori, secondo una lettura operata nell’assemblaggio dei reperti, e il prodotto artistico che ne deriva diventa patrimonio di tutti coloro che fruiscono l’opera.
L’album così “ricostruito” viene vissuto, a seconda degli artisti, come mezzo per ripercorrere la propria storia individuale; o per evidenziare il paradigma di lettura di una generazione, di uno spaccato sociale, e a volte anche razziale; o, infine, per sviscerare problematiche riconducibili agli archetipi della famiglia: la complessità dei rapporti e delle relazioni, il sottaciuto o meglio quanto di complicato, e inconscio gioca nella banalità di certi riti e dinamiche familiari.
L’oggetto album muta nei suoi contenuti, nella sua fruizione: da privato si fa collettivo; muta nelle sue rappresentazioni spaziando dalla performance, al cinema, video, scultura, web, pittura e ovviamente fotografia.
Il risultato sono installazioni, dipinti, fotografie e performance che interpretano l’album di famiglia attraverso reperti, ricordi o anche solo la memoria dei racconti.
L’azione è mirata alcune volte a preservare e ricostruire le testimonianze, altre ad interpretare e perfino a inventare la storia del passato, ma la finalità resta la medesima: definire un’identità nella quale riconoscersi. In un periodo in cui l’identità è un fragile vessillo che aiuta a distinguersi e ritrovarsi, il recupero delle proprie radici è il primo passo verso la definizione di una specificità che può essere individuale e collettiva come sociale e territoriale. Studiare il passato per capire il presente: questo è dunque l’intento degli artisti in mostra.
Gli artisti in mostra
Serafino Amato, Delphine Balley, Maggie Cardelús, Giuliano Cocco, Cristiano De Gaetano, Uwe Dressler, Giuliano Galletta, Guerrieri/Dallavalle, Huang Yan, Francesco Lauretta, Salvatore Licitra, Glenn Ligon, Ugo Locatelli, Fulvio Magurno, Sally Mann, Alina Marazzi, Kristine McCarroll, Malekeh Nayiny, Sylvie Romieu, Ferdinando Scianna, Max Tomasinelli, Gabriele Trabia.
Serafino Amato, Italia - installazione
I suoi Fogli dei giorni. Istogrammi di vita quotidiana, sono una biblioteca/libreria (e come tale si presenta) da cui sfilare immagini: luoghi, oggetti o persone che evocano parole e segni.
“Questo lavoro è cominciato in realtà assai prima che iniziassi a fotografare con la piccola macchina tascabile comprata per l’occasione. Ho ripreso “cose così”: voglio dire, cose che non necessariamente avessero per me valore particolare da un punto di vista visivo”.
Delphine Balley, Francia - fotografia
Il suo lavoro, iniziato nel 2002, è costruito come una sit-com, e ogni anno si arricchisce di nuovi episodi fotografici. Creando i suoi personaggi partendo dal vero, come vere sono le origini delle sue storie, l’autrice si riappropria della sua famiglia: un universo familiare a metà tra realtà e fantasia.
Maggie Cardelús, Stati Uniti - installazione e fotografia e video
E’ un’artista inter-mediale: l’eleganza faticosa del suo lavoro è il risultato di un’accurata progettazione e minuziosa esecuzione. Il supporto utilizzato come materiale da “tagliare” è costituito da riproduzioni fotografiche delle persone a lei più care, che finiscono con l’essere perse, sebbene trasfigurate in un’opera d’arte. Così l’originaria bidimensionalità della fotografia guadagna un’originale estensione nello spazio divenendo scultura.
Giuliano Cocco, Italia - fotografia
“…La base del mio lavoro sono le foto del mio album, che riguardano il secolo scorso; la possibilità di trasformazione, di elaborazione e di montaggio delle immagini, offerta dal digitale, mi ha permesso di decostruire/ricostruire volti, espressioni, trasferire i 'personaggi' in altri luoghi o in situazioni avventuroso/eroiche, raccontando una sorta di saga e praticamente una famiglia nuova …” (G.C.)
Cristiano De Gaetano, Italia - scultura
Kids è creato con il Pongo incollato su sagome di legno per rendere un effetto simile alla fotografia, e invitare lo spettatore a riflettere sui meccanismi di percezione della pittura.
Immagini di bambini travestiti da supereroi, o che interpretano parti da adulti, si ritrovano in tutti gli album di famiglia, e De Gaetano riporta questo gioco infantile nel mondo dell’arte.
Uwe Dressler, Germania - fotografia
Spirits 2007. Una serie di immagini tratte da un album che l’artista ha dedicato a una coppia di amici, realizzato durante la loro festa di matrimonio. Le fotografie scattate senza flash, con tempi lunghi, ci riportano atmosfere e colori rarefatti popolate da amici silhouette.
Giuliano Galletta, Italia - fotografia e performance
L’Archivio del Caos è un work-in-progress che consiste nel raccogliere in appositi faldoni materiale vario (foto, manoscritti, ritagli, depliant, inviti, piccoli cataloghi, libretti, cartoline, lettere, locandine, manifesti) in modo del tutto casuale, “un disordine organizzato in uno spazio prestabilito”. Oltre all’esposizione di un’opera è prevista, secondo un’altra modalità operativa dell’Archivio del Caos, la creazione una “situazione” in cui il pubblico è invitato a contribuire all’incremento dell’archivio stesso fornendo materiale a sua scelta o su un tema indicato.
Guerrieri/ Dallavalle, Italia - fotografia
(Fulvio Guerrieri e Paola Dallavalle). Il sodalizio nasce nel 2001 e la loro ricerca è un lavoro di catalogazione di reperti in cui adottano un approccio di straniamento. In “Black Homes” la documentazione riguarda ville mono/bifamiliari, tipologia abitativa popolare, in alcuni casi pervasa di drammaticità a sottolineare il labile confine tra normalità e follia, tra normalità e morte, con le foto in b/n di alcune “indimenticabili” villette divenute famose nei casi di cronaca nera: Cogne, Novi Ligure o Garlasco. Lo stesso messaggio permea lo skyline dall’esterno dei “Cimiteri” e la serie “Route national ’79”, con le immagini delle sagome nere installate ai bordi di alcune strade francesi nel luogo esatto dove sono avvenuti incidenti mortali.
Huang Yan, Cina - fotografia
Presente, tra gli artisti più interessanti nell’ampia mostra “Majhong: Contemporary Chinese Art from the Sigg Collection (Berkley Art Museum sett./genn.2009) nei suoi “Landscape Tottoo” – come scrive il critico Jacopo Cordero - Huang Yan dipinge sulla superficie del proprio corpo, il paesaggio della sua infanzia interpretato secondo l’ iconografia tradizionale. L'artista riporta sulla sua pelle la storia di un paesaggio cinese teorico e mentale, che si è incarnato come un dermatoglifo (come le impronte digitali, o la ragnatela di rughe e pieghe che disegnano sul corpo la nostra storia biologica ed emotiva).
Francesco Lauretta, Italia - video
Una sequenza di immagini, dipinti, video che raccontano la vicenda di una casa di Ispica, il paese siciliano dove è nato l’artista. La misteriosa casa, che per anni ha attirato la sua attenzione, si trova sul bordo dell’antico giardino dove sorgeva una villa Liberty, abitata da una signora sola.
Salvatore Licitra, Italia - fotografia
Il suo lavoro si esercita sul crinale che divide il campo della scrittura da quello dell’immagine, il pensiero dalla materia. L’intreccio di rimandi da un campo all’altro rende attiva ed evidente la struttura unitaria che li amministra e che è fondamento della nostra stessa identità. Le opere presenti in mostra sono una riflessione sugli intimi legami che si intrecciano tra noi stessi e coloro che ci appartengono. La scrittura, sia essa ritagliata nella carta fotografica o eseguita a tempera, è elemento complementare e imprescindibile dell’opera, come a voler affermare la necessità primaria della parola rispetto all’immagine.
Glenn Ligon, Stati Uniti - web project
Per il suo primo “progetto in rete” dal titolo Annotazioni, Ligon rivisita l’album di famiglia: un format ricco di potenzialità per studiare i diversi aspetti dell’ identità individuale. Il fatto che la maggior parte delle immagini ritraggano afro-americani fa sì che il riconoscimento di appartenere a un’etnìa sia il filo conduttore della lettura dell’album.
Ligon pensa alla rete come una vasta e anarchica biblioteca di materiali in cui le storie di famiglia sono ricercate e documentate in “siti” diversi: dalle personali homepage ai siti genealogici.
Ugo Locatelli, Italia – fotografia
Areale è un termine che indica la natura di un'area. L'arealità è un caos di possibilità, una 'zona di indeterminazione' sensibile, instabile e plastica, dalla quale emergono nuove forme di vita che possono dis-velare, in ciò che vediamo, il nostro modo di conoscere.
Nel dittico “Nido Areale” le due tavole mettono 'in luce' un pre-testo: sono l'equivalente delle antiche carte utilizzate dagli esploratori per scoprire luoghi sconosciuti o per individuare nuove caratteristiche di un luogo già noto. Ogni fotogramma tende ad ‘allargare lo sguardo delle proprie possibilità’ attraverso un flusso di decostruzione/rigenerazione. Così il pensiero fotografico diventa una sorta di germoglio mentale. L'occhio, se si schiude, è interminabile e creativo. Come l'uovo custodito nel nido, immagine primordiale che contiene in embrione la molteplicità degli esseri.
Fulvio Magurno, Italia - fotografia
Uno per Uno: Uno
“Fin da quando ho cominciato a fotografare , soggetto prevalente delle mie immagini erano le persone che più amavo: la mia compagna, mio figlio, gli amici. Senza cadere nella trappola dei sentimenti che mi legavano a loro , ma piuttosto enfatizzando la distanza e la lucidità che l’obiettivo mi imponeva, negli anni ho registrato attraverso le immagini gesti e vicende della quotidianità alla stregua di eventi eccezionali.
Sono stato il reporter della vita familiare, sono – in un certo senso - il biografo di mio figlio, Simone….”
Sally Mann, Stati Uniti - fotografia
Il suo primo progetto, una serie di immagini del marito e dei tre figli dal nome Immediate Family (1990) ha suscitato aspre polemiche, diventando famoso per i nudi dei suoi figli. Tacciato allora di pornografia, oggi il suo sguardo ironico e il passare degli anni riportano quell’iconografia dell’adolescenza all’assoluta normalità di molte immagini, certamente meno “belle” della pubblicità.
Alina Marazzi, Italia - film
Un’ora sola ti vorrei è il titolo del film realizzato nel 2002 da Alina Marazzi. Una figlia ricostruisce il volto e la storia della madre attraverso i filmati del nonno. Un omaggio alla memoria di una persona cara mai conosciuta e per questo ancora più desiderata.
In quest'operazione di recupero della memoria - personale e collettiva allo stesso tempo - c'è anche un uso particolare dei media, passando dalle pellicole in 16 mm, recuperate negli armadi, alle moderne tecniche di montaggio.
Kristine McCarroll, Australia - fotografia, collage e pittura
Storie familiari che attraverso l’ultilizzo del collage di reperti fotografici e non ci restituiscono pezzi di Storia e specificamente quella che ha legato la Francia al Vietnam prima dell’arrivo degli americani.
Malekeh Nayiny, Iran - fotografia
Un album di vecchie fotografie di famiglia diventa luogo di sperimentazione delle nuove tecniche digitali utilizzate come strumenti pittorici. Malekeh ricostruisce fondali, trame di tessuti, paesaggi, tapezzerie con precisione maniacale, giocando con geometrie e colori, avvolgendo i suoi personaggi di famiglia in un’atmosfera carica di rimandi all’arte orientale.
Sylvie Romieu, Francia - fotografia
Immagini superstiti e maltrattate, raschiate, incollate su legno o su scatole. Un gesto creativo che produce nuova immagine/visione il cui significato scaturisce dalla strutturazione dei dettagli in grado di colpire l’intimità di ognuno e di generare turbamenti dell’anima. E poi la Casa, l’Atelier il luogo dove stare per sentirsi soli. La Romieu cita spesso un passo di Marguerite Duras “(...) La solitudine non si trova, la si fa. La solitudine, lei si fa da sola. Io l’ho fatta perché ho deciso che qui avrei dovuto essere sola (...)”
Ferdinando Scianna, Italia - film
Quelli di Bagheria Film di Ferdinando Scianna e Paolo Jannuzzi (Svizzera, 2002, beta, 40’)
Girato nel 2002 in occasione della pubblicazione del libro omonimo, montato con un ritmo struggente e accompagnato da una bellissima colonna sonora, il racconto di Scianna raccoglie quasi quattrocento fotografie in bianco e nero, della sua infanzia e adolescenza a Bagheria. Un album di famiglia che diventa uno spaccato di storia sociale attraversando un paese del sud dal dopoguerra "Sono fotografie che per una strana rimozione avevo quasi dimenticato senza dimenticarle affatto …". (F. Scianna)
Max Tomasinelli, Italia – fotografia
Piuttosto di far famiglia mi ammazzo!
I tre dittici risentono dell’influenza che l’opera di Duane Michals ha avuto nel percorso artistico dell’autore e rimandano all’uso della sequenza fotografica, forma espressiva più coerente con la sua ricerca, che non la pura attività videoartistica. La scelta del piccolo formato, impone allo spettatore uno sguardo ravvicinato per cogliere l’ironia e la drammaticità dell’opera.
Gabriele Trabia, Italia - video
Autore poliedrico è architetto, musicista, fotografo e video maker. Il video dalla tecnica fotografica raffinatissima è una sorta di gioco rinascimentale in cui paesaggi e architetture vengono attraversate da figure ottocentesche che rimandano a vite passate.
4 - 30 novembre 2008
Mirafiori Galerie - Mirafiori Motor Village
Piazza Cattaneo 9, Torino
Dal 4 al 30 novembre 2008 il Mirafiori Motor Village ospita la mostra Artifacts, curata da Daniela Trunfio ed inserita nel calendario delle manifestazioni di Contemporary. L’esposizione fa parte del Progetto di Ricerca AlbumdiFamiglia, sostenuto dalla Fondazione CRT e coordinato da Mario Renosio per l’ISRAT e Luisella d’Alessandro, direttrice della Galerie, e prende in considerazione gli sviluppi e le evoluzioni che l’oggetto “Album di Famiglia” ha subito nella più recente contemporaneità artistica.
Fin dal suo nascere, l’album era un work in progress per fermare la memoria e destinarla alla stretta cerchia dei parenti/eredi; oggi viene invece ricostruito a posteriori, secondo una lettura operata nell’assemblaggio dei reperti, e il prodotto artistico che ne deriva diventa patrimonio di tutti coloro che fruiscono l’opera.
L’album così “ricostruito” viene vissuto, a seconda degli artisti, come mezzo per ripercorrere la propria storia individuale; o per evidenziare il paradigma di lettura di una generazione, di uno spaccato sociale, e a volte anche razziale; o, infine, per sviscerare problematiche riconducibili agli archetipi della famiglia: la complessità dei rapporti e delle relazioni, il sottaciuto o meglio quanto di complicato, e inconscio gioca nella banalità di certi riti e dinamiche familiari.
L’oggetto album muta nei suoi contenuti, nella sua fruizione: da privato si fa collettivo; muta nelle sue rappresentazioni spaziando dalla performance, al cinema, video, scultura, web, pittura e ovviamente fotografia.
Il risultato sono installazioni, dipinti, fotografie e performance che interpretano l’album di famiglia attraverso reperti, ricordi o anche solo la memoria dei racconti.
L’azione è mirata alcune volte a preservare e ricostruire le testimonianze, altre ad interpretare e perfino a inventare la storia del passato, ma la finalità resta la medesima: definire un’identità nella quale riconoscersi. In un periodo in cui l’identità è un fragile vessillo che aiuta a distinguersi e ritrovarsi, il recupero delle proprie radici è il primo passo verso la definizione di una specificità che può essere individuale e collettiva come sociale e territoriale. Studiare il passato per capire il presente: questo è dunque l’intento degli artisti in mostra.
Gli artisti in mostra
Serafino Amato, Delphine Balley, Maggie Cardelús, Giuliano Cocco, Cristiano De Gaetano, Uwe Dressler, Giuliano Galletta, Guerrieri/Dallavalle, Huang Yan, Francesco Lauretta, Salvatore Licitra, Glenn Ligon, Ugo Locatelli, Fulvio Magurno, Sally Mann, Alina Marazzi, Kristine McCarroll, Malekeh Nayiny, Sylvie Romieu, Ferdinando Scianna, Max Tomasinelli, Gabriele Trabia.
Serafino Amato, Italia - installazione
I suoi Fogli dei giorni. Istogrammi di vita quotidiana, sono una biblioteca/libreria (e come tale si presenta) da cui sfilare immagini: luoghi, oggetti o persone che evocano parole e segni.
“Questo lavoro è cominciato in realtà assai prima che iniziassi a fotografare con la piccola macchina tascabile comprata per l’occasione. Ho ripreso “cose così”: voglio dire, cose che non necessariamente avessero per me valore particolare da un punto di vista visivo”.
Delphine Balley, Francia - fotografia
Il suo lavoro, iniziato nel 2002, è costruito come una sit-com, e ogni anno si arricchisce di nuovi episodi fotografici. Creando i suoi personaggi partendo dal vero, come vere sono le origini delle sue storie, l’autrice si riappropria della sua famiglia: un universo familiare a metà tra realtà e fantasia.
Maggie Cardelús, Stati Uniti - installazione e fotografia e video
E’ un’artista inter-mediale: l’eleganza faticosa del suo lavoro è il risultato di un’accurata progettazione e minuziosa esecuzione. Il supporto utilizzato come materiale da “tagliare” è costituito da riproduzioni fotografiche delle persone a lei più care, che finiscono con l’essere perse, sebbene trasfigurate in un’opera d’arte. Così l’originaria bidimensionalità della fotografia guadagna un’originale estensione nello spazio divenendo scultura.
Giuliano Cocco, Italia - fotografia
“…La base del mio lavoro sono le foto del mio album, che riguardano il secolo scorso; la possibilità di trasformazione, di elaborazione e di montaggio delle immagini, offerta dal digitale, mi ha permesso di decostruire/ricostruire volti, espressioni, trasferire i 'personaggi' in altri luoghi o in situazioni avventuroso/eroiche, raccontando una sorta di saga e praticamente una famiglia nuova …” (G.C.)
Cristiano De Gaetano, Italia - scultura
Kids è creato con il Pongo incollato su sagome di legno per rendere un effetto simile alla fotografia, e invitare lo spettatore a riflettere sui meccanismi di percezione della pittura.
Immagini di bambini travestiti da supereroi, o che interpretano parti da adulti, si ritrovano in tutti gli album di famiglia, e De Gaetano riporta questo gioco infantile nel mondo dell’arte.
Uwe Dressler, Germania - fotografia
Spirits 2007. Una serie di immagini tratte da un album che l’artista ha dedicato a una coppia di amici, realizzato durante la loro festa di matrimonio. Le fotografie scattate senza flash, con tempi lunghi, ci riportano atmosfere e colori rarefatti popolate da amici silhouette.
Giuliano Galletta, Italia - fotografia e performance
L’Archivio del Caos è un work-in-progress che consiste nel raccogliere in appositi faldoni materiale vario (foto, manoscritti, ritagli, depliant, inviti, piccoli cataloghi, libretti, cartoline, lettere, locandine, manifesti) in modo del tutto casuale, “un disordine organizzato in uno spazio prestabilito”. Oltre all’esposizione di un’opera è prevista, secondo un’altra modalità operativa dell’Archivio del Caos, la creazione una “situazione” in cui il pubblico è invitato a contribuire all’incremento dell’archivio stesso fornendo materiale a sua scelta o su un tema indicato.
Guerrieri/ Dallavalle, Italia - fotografia
(Fulvio Guerrieri e Paola Dallavalle). Il sodalizio nasce nel 2001 e la loro ricerca è un lavoro di catalogazione di reperti in cui adottano un approccio di straniamento. In “Black Homes” la documentazione riguarda ville mono/bifamiliari, tipologia abitativa popolare, in alcuni casi pervasa di drammaticità a sottolineare il labile confine tra normalità e follia, tra normalità e morte, con le foto in b/n di alcune “indimenticabili” villette divenute famose nei casi di cronaca nera: Cogne, Novi Ligure o Garlasco. Lo stesso messaggio permea lo skyline dall’esterno dei “Cimiteri” e la serie “Route national ’79”, con le immagini delle sagome nere installate ai bordi di alcune strade francesi nel luogo esatto dove sono avvenuti incidenti mortali.
Huang Yan, Cina - fotografia
Presente, tra gli artisti più interessanti nell’ampia mostra “Majhong: Contemporary Chinese Art from the Sigg Collection (Berkley Art Museum sett./genn.2009) nei suoi “Landscape Tottoo” – come scrive il critico Jacopo Cordero - Huang Yan dipinge sulla superficie del proprio corpo, il paesaggio della sua infanzia interpretato secondo l’ iconografia tradizionale. L'artista riporta sulla sua pelle la storia di un paesaggio cinese teorico e mentale, che si è incarnato come un dermatoglifo (come le impronte digitali, o la ragnatela di rughe e pieghe che disegnano sul corpo la nostra storia biologica ed emotiva).
Francesco Lauretta, Italia - video
Una sequenza di immagini, dipinti, video che raccontano la vicenda di una casa di Ispica, il paese siciliano dove è nato l’artista. La misteriosa casa, che per anni ha attirato la sua attenzione, si trova sul bordo dell’antico giardino dove sorgeva una villa Liberty, abitata da una signora sola.
Salvatore Licitra, Italia - fotografia
Il suo lavoro si esercita sul crinale che divide il campo della scrittura da quello dell’immagine, il pensiero dalla materia. L’intreccio di rimandi da un campo all’altro rende attiva ed evidente la struttura unitaria che li amministra e che è fondamento della nostra stessa identità. Le opere presenti in mostra sono una riflessione sugli intimi legami che si intrecciano tra noi stessi e coloro che ci appartengono. La scrittura, sia essa ritagliata nella carta fotografica o eseguita a tempera, è elemento complementare e imprescindibile dell’opera, come a voler affermare la necessità primaria della parola rispetto all’immagine.
Glenn Ligon, Stati Uniti - web project
Per il suo primo “progetto in rete” dal titolo Annotazioni, Ligon rivisita l’album di famiglia: un format ricco di potenzialità per studiare i diversi aspetti dell’ identità individuale. Il fatto che la maggior parte delle immagini ritraggano afro-americani fa sì che il riconoscimento di appartenere a un’etnìa sia il filo conduttore della lettura dell’album.
Ligon pensa alla rete come una vasta e anarchica biblioteca di materiali in cui le storie di famiglia sono ricercate e documentate in “siti” diversi: dalle personali homepage ai siti genealogici.
Ugo Locatelli, Italia – fotografia
Areale è un termine che indica la natura di un'area. L'arealità è un caos di possibilità, una 'zona di indeterminazione' sensibile, instabile e plastica, dalla quale emergono nuove forme di vita che possono dis-velare, in ciò che vediamo, il nostro modo di conoscere.
Nel dittico “Nido Areale” le due tavole mettono 'in luce' un pre-testo: sono l'equivalente delle antiche carte utilizzate dagli esploratori per scoprire luoghi sconosciuti o per individuare nuove caratteristiche di un luogo già noto. Ogni fotogramma tende ad ‘allargare lo sguardo delle proprie possibilità’ attraverso un flusso di decostruzione/rigenerazione. Così il pensiero fotografico diventa una sorta di germoglio mentale. L'occhio, se si schiude, è interminabile e creativo. Come l'uovo custodito nel nido, immagine primordiale che contiene in embrione la molteplicità degli esseri.
Fulvio Magurno, Italia - fotografia
Uno per Uno: Uno
“Fin da quando ho cominciato a fotografare , soggetto prevalente delle mie immagini erano le persone che più amavo: la mia compagna, mio figlio, gli amici. Senza cadere nella trappola dei sentimenti che mi legavano a loro , ma piuttosto enfatizzando la distanza e la lucidità che l’obiettivo mi imponeva, negli anni ho registrato attraverso le immagini gesti e vicende della quotidianità alla stregua di eventi eccezionali.
Sono stato il reporter della vita familiare, sono – in un certo senso - il biografo di mio figlio, Simone….”
Sally Mann, Stati Uniti - fotografia
Il suo primo progetto, una serie di immagini del marito e dei tre figli dal nome Immediate Family (1990) ha suscitato aspre polemiche, diventando famoso per i nudi dei suoi figli. Tacciato allora di pornografia, oggi il suo sguardo ironico e il passare degli anni riportano quell’iconografia dell’adolescenza all’assoluta normalità di molte immagini, certamente meno “belle” della pubblicità.
Alina Marazzi, Italia - film
Un’ora sola ti vorrei è il titolo del film realizzato nel 2002 da Alina Marazzi. Una figlia ricostruisce il volto e la storia della madre attraverso i filmati del nonno. Un omaggio alla memoria di una persona cara mai conosciuta e per questo ancora più desiderata.
In quest'operazione di recupero della memoria - personale e collettiva allo stesso tempo - c'è anche un uso particolare dei media, passando dalle pellicole in 16 mm, recuperate negli armadi, alle moderne tecniche di montaggio.
Kristine McCarroll, Australia - fotografia, collage e pittura
Storie familiari che attraverso l’ultilizzo del collage di reperti fotografici e non ci restituiscono pezzi di Storia e specificamente quella che ha legato la Francia al Vietnam prima dell’arrivo degli americani.
Malekeh Nayiny, Iran - fotografia
Un album di vecchie fotografie di famiglia diventa luogo di sperimentazione delle nuove tecniche digitali utilizzate come strumenti pittorici. Malekeh ricostruisce fondali, trame di tessuti, paesaggi, tapezzerie con precisione maniacale, giocando con geometrie e colori, avvolgendo i suoi personaggi di famiglia in un’atmosfera carica di rimandi all’arte orientale.
Sylvie Romieu, Francia - fotografia
Immagini superstiti e maltrattate, raschiate, incollate su legno o su scatole. Un gesto creativo che produce nuova immagine/visione il cui significato scaturisce dalla strutturazione dei dettagli in grado di colpire l’intimità di ognuno e di generare turbamenti dell’anima. E poi la Casa, l’Atelier il luogo dove stare per sentirsi soli. La Romieu cita spesso un passo di Marguerite Duras “(...) La solitudine non si trova, la si fa. La solitudine, lei si fa da sola. Io l’ho fatta perché ho deciso che qui avrei dovuto essere sola (...)”
Ferdinando Scianna, Italia - film
Quelli di Bagheria Film di Ferdinando Scianna e Paolo Jannuzzi (Svizzera, 2002, beta, 40’)
Girato nel 2002 in occasione della pubblicazione del libro omonimo, montato con un ritmo struggente e accompagnato da una bellissima colonna sonora, il racconto di Scianna raccoglie quasi quattrocento fotografie in bianco e nero, della sua infanzia e adolescenza a Bagheria. Un album di famiglia che diventa uno spaccato di storia sociale attraversando un paese del sud dal dopoguerra "Sono fotografie che per una strana rimozione avevo quasi dimenticato senza dimenticarle affatto …". (F. Scianna)
Max Tomasinelli, Italia – fotografia
Piuttosto di far famiglia mi ammazzo!
I tre dittici risentono dell’influenza che l’opera di Duane Michals ha avuto nel percorso artistico dell’autore e rimandano all’uso della sequenza fotografica, forma espressiva più coerente con la sua ricerca, che non la pura attività videoartistica. La scelta del piccolo formato, impone allo spettatore uno sguardo ravvicinato per cogliere l’ironia e la drammaticità dell’opera.
Gabriele Trabia, Italia - video
Autore poliedrico è architetto, musicista, fotografo e video maker. Il video dalla tecnica fotografica raffinatissima è una sorta di gioco rinascimentale in cui paesaggi e architetture vengono attraversate da figure ottocentesche che rimandano a vite passate.
04
novembre 2008
Artifacts
Dal 04 al 30 novembre 2008
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
MIRAFIORI GALERIE
Torino, Piazza Riccardo Cattaneo, 9, (Torino)
Torino, Piazza Riccardo Cattaneo, 9, (Torino)
Orario di apertura
Dal lunedi al sabato: 9.00-19.30 orario continuato
Domenica 9.00-12.30 / 15.00-19.30
Ufficio stampa
EMANUELA BERNASCONE
Autore