Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Artisti di rilievo nazionale 8^ Edizione
Alla Galleria d’arte Contemporanea STUDIO C di via Giovanni Campesio 39 si ripete anche quest’anno, ed è l’ottava edizione, “Artisti di rilievo Nazionale, suggerimenti e proposte per un Nuovo Collezionismo”.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Iniziata nel 2012 e proseguita poi negli anni successivi, questa manifestazione si è gradualmente imposta all'attenzione della critica più attenta e qualificata, di Enti ed Istituzioni di prestigio riuscendo ad inserire diversi dei suoi artisti in mostre di rilievo Internazionale quali “Triennale di Roma” e “Biennale Internazionale d'Arte di Venezia”.
Una manifestazione, questa dello “Studio C”, che è particolarmente attesa e seguita da appassionati e collezionisti perchè ha sempre proposto nomi ed espressioni di alto spessore e qualità, che in seguito si sono imposti anche sul mercato.
Anche questa edizione, dunque, ha come scopo fondamentale quello di presentare ad appassionati ed operatori un gruppo di artisti che, per la qualità della loro espressione e per il curriculum artistico fin qui manifestato, siano in grado di offrire ampie garanzie per imporsi, a breve o medio termine, sulla ribalta nazionale.
Questi i nomi degli artisti selezionati e le province di provenienza: Roberto Bordin (TV), Venere Chillemi (TO), Marcello Del Soldato (FI), Emanuela Franchin (VE), Massimiliano Luschi (LI), Giuseppe Melani (PT), Giorgio Mori (CR), Francesco Spatara (NU).
Roberto Bordin (TV): Nato a Mestre, ma residente a Mogliano Veneto, in provincia di Treviso, Bordin è un artista dal lungo e interessante curriculum, con mostre prestigiose tenute in tutta Italia ed è ben conosciuto anche qui a Piacenza dove ritorna spesso e dove vanta un nutrito numero di estimatori. Personaggio a tutto tondo, Bordin sente e vive la pittura come elemento fondamentale dell’esistenza per cui tutto ciò che vede e sente diventa facilmente elemento di descrizione, momento creativo, poetico straniamento. Inoltre, ha dalla sua parte una grande capacità di sintesi, velocità d’esecuzione e poi, ancora, quella particolare sensibilità interpretativa che riesce a trasmettere poesia anche alle cose più umili e semplici. Anche le sue tematiche sono svariate, ma l’artista veneto sente e vive in modo particolare il paesaggio urbano che sa descrivere con grande naturalezza cogliendo la frenesia dei nostri giorni, il caos metropolitano, la geometria delle moderne architetture, la vivacità delle insegne luminose, icone statiche ma onnipresenti dell’odierna realtà. Pittura che riesce a rendere, con grande immediatezza, la dimensione realistica della città, i momenti della giornata, i riti, più o meno borghesi, di una vita scandita da orari, abitudini ed azioni che si ripetono con ossessiva continuità, in un rapporto alienante e di prolungata frustrazione.
Venere Chillemi (TO): Atteso ritorno di Venere Chillemi a Piacenza dove vanta un nutrito numero di estimatori che, ormai da diversi anni, si sono appassionati ai suoi studi e alla sua ricerca, al suo mondo espressivo e alle sue proiezioni all’interno dell’animo umano. Una ricerca, quella dell’artista piemontese, che non conosce sosta e che, pur nella coerenza e continuità, ha sempre presentato mutamenti ed evoluzioni di grande interesse. Prima Espressionista e poi Surrealista, Venere Chillemi è giunta oggi ad una maturità straordinaria che si manifesta attraverso una gestualità istintiva e spontanea di matrice informale supportata da una scala cromatica luminosa e potente. Pittura tutta dedicata allo spazio, alla magia delle galassie, alle profondità siderali. Da fondi scuri e raccolti si dipartono vere e proprie esplosioni di colore, improvvise aperture e squarci di profondità che aprono a mondi sconfinati, simbolo e metafora dell’ignoto e dell’inconscio. Ultimamente la nostra artista torna a stupirci con una nuova produzione e un nuovo percorso di ricerca che, nell’intensità cromatica e nei risultati estetici sembra rivolgersi non tanto e non solo allo spazio, all’esplorazione del cosmo e dei suoi infiniti spazi, ma ad altri luoghi e altre realtà, forse a verità purissime ed assolute ben lontane dall’umano pensiero e dalle umane potenzialità.
Marcello Del Soldato (FI): in un momento storico caratterizzato da continui e rapidi mutamenti in cui a prevalere sono ormai i nuovi linguaggi tecnologici e multimediali, la scoperta di artisti come Marcello Del Soldato è senza dubbio una piacevole e significativa sorpresa, rappresenta un collegamento ed una valorizzazione della nostra grande tradizione pittorica basata sulla conoscenza delle tecniche e del “mestiere”. In questa mostra piacentina l'artista toscano presenta infatti due opere di grandi dimensioni, eseguite interamente a grafite, dove l'abilità grafica e il disegno, insieme alla luce, sono unici e indiscussi protagonisti. Si può davvero affermare che Del Soldato letteralmente gioca con la luce, unica forza capace di impossessarsi della figura riuscendo a far emergere sentimenti nascosti, sensazioni e bagliori imprevisti e cangianti. Un fare pittorico, quello usato dal nostro artista, che ritorna alle origini di una manualità quasi artigiana e capace di valorizzare i materiali a disposizione con grande perizia e competenza. In questo artista, in modo naturale e spontaneo, riesce a convivere il richiamo al passato e il gusto della forma ma anche e soprattutto una grande emozione capace di creare magiche e surreali atmosfere fatte di silenzio e raccoglimento, un senso di forte e straordinaria empatia con l'osservatore.
Emanuela Franchin (VE): nata e residente a Vigonovo (VE), Emanuela Franchin è un’artista di lunga esperienza e dall’ampio e articolato curriculum critico-espositivo. Tra le sue innumerevoli esperienze anche l’adesione al “Metaformismo” di Giulia Sillato per la sua straordinaria capacità di interpretare la forma, per la libertà del gesto e la fluidità del segno. Dopo un avvio figurativo, caratterizzato da un’espressione di carattere prevalentemente naturalistico, la nostra artista ha iniziato a sentire il fascino delle Avanguardie Storiche, dell’Espressionismo lirico e dell’Informale, soprattutto, iniziando quindi una profonda metamorfosi tecnico-espressiva, una fase di straordinario mutamento estetico-formale fatto di colore, gesto e materia. Ne sono chiara dimostrazione le due opere che l’artista presenta in questa rassegna: si tratta di dipinti tutti ispirati all’interiorità, all’ascolto delle voci misteriose e segrete dell’animo umano. Qui la stesura è corposa e materica, ma il risultato finale risulta delicato e leggero, sensuale e poetico. C’è, in questa artista, un senso innato del colore e un timbro cromatico che, pur attingendo dalla grande e storica tradizione veneta, riesce tuttavia a farsi moderno e contemporaneo per le felici intuizioni tecniche, per la personalissima interpretazione e l’uso libero e spontaneo della materia pittorica.
Massimiliano Luschi (LI): nato a Livorno, dove anche attualmente vive e lavora, Massimiliano Luschi è un artista fortemente legato alla tradizione della sua terra, alla storia dei Macchiaioli e dei Post-Macchiaioli, alla pittura “Labronica” e ai suoi massimi esponenti. Nè potrebbe essere altrimenti, considerato che Massimiliano è figlio d'arte. Il padre, infatti, è Masaniello Luschi, uno dei più affermati pittori livornesi del secondo novecento, autore, tra l'altro, dell'Ultima Cena del Duomo di Livorno e di altri innumerevoli capolavori conservati in musei, pubbliche raccolte e prestigiose collezioni private. Quando, nel 1995, a soli 64 anni, il padre muore, il testimone passa al figlio, suo allievo prediletto, anche lui innamorato del territorio toscano, della Maremma, delle marine dell'Ardenza e del Romito fino alla quiete e al raccoglimento dei tramagli di Calambrone. Agli insegnamenti paterni, il figlio Massimiliano è sempre rimasto fedele, senza tentare, come hanno fatto in molti anche a Livorno, voli pindarici verso l’ignoto, senza avventurarsi in ricerche assurde e forzate alla ricerca del “nuovo a tutti i costi”.
Anche in questa mostra, dunque, ritroviamo le tematiche e i soggetti cari al nostro artista e tipici di tutta la grande tradizione pittorica toscana.
Giuseppe Melani (PT): artista dalla solida preparazione tecnica e dall’ottimo impianto compositivo, Melani trae la sua ispirazione dalle cose e dal mondo circostante. Dopo un periodo dedicato prevalentemente alla pittura di paesaggio, ora l’attenzione dell’artista toscano sembra attratta in modo particolare dalla figura femminile che viene colta con straordinaria naturalezza, con segno morbido e sensuale. Le sue sono donne comuni, viste e sentite nella loro ordinaria quotidianità, riprese e descritte nel momento del riposo o in quello, più intenso e partecipato, della loro intimità. In esse non c’è mai facile descrizione o compiacimento, ma sempre grande sintesi, segno deciso e pulito, eleganza grafica, leggerezza e trasparenze luminose e raffinate. Particolare anche la tecnica esecutiva di Giuseppe Melani fatta di scomposizioni geometriche, di graduati e ben dosati passaggi luminosi, di delicate tassellature spaziali che danno vita e movimento ad ogni opera. Pittura poetica dunque, che si esprime attraverso una sintesi sapiente e bilanciata in grado di eliminare tutto ciò che è superfluo e non funzionale alla resa pittorica, ma anche pittura di emozione, dove segno e colore sanno interagire con grande efficacia ed equilibrio raggiungendo ottimi livelli estetico-formali.
Giorgio Mori (CR): nato a Padova nel 1930, ma trasferitosi fin da bambino a Cremona, Mori è considerato artista cremonese non solo per ragioni cronologiche, ma anche e soprattutto per il suo impegno prolungato e costante nel campo dell’arte e in una lunga serie di attività culturali rivolte alla città di Cremona.
Nome di rilievo nazionale, Giorgio Mori è particolarmente conosciuto e apprezzato anche nella nostra città dove ha iniziato ad esporre ininterrottamente dalla fine degli anni sessanta. Pittura fatta di luce, quella di Mori, dove il colore viene visto e interpretato in funzione della luce e dove la materia viene letteralmente liberata da pesi e strutture fino a farsi eterea e leggera, delicata ed evanescente, per superare la caducità delle cose concrete e farsi intima e spirituale, impalpabile e metafisica.
Ancora, parlando di Mori, si usa citare il “Chiarismo” per certi legami che egli ebbe con lo storico Movimento e con alcuni dei suoi protagonisti, ma Mori fu sempre e solo se tesso, libero ed autonomo, sicuro e coerente.
E ancora oggi, a quasi 90 anni, l’artista cremonese conserva intatta la sua vena creativa e la sua vitalità e continua incessante il suo lavoro di artista in completa libertà ed autonomia, come sempre.
Francesco Spatara (NU): nato a Lamezia Terme (CZ), si è successivamente trasferito in Sardegna dove occupa la cattedra di Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico di Lanusei. Il territorio selvaggio e fascinoso dell’Ogliastra e poi la magica atmosfera dell’isola hanno influito positivamente sull’animo del nostro artista alimentando la sua già straordinaria vena creativa e il suo innato desiderio di indagare la natura umana, le emozioni, i sentimenti. E forse è proprio da questi presupposti che nascono e prendono vita le sue opere tutte rivolte all’interiorità e al percorso esistenziale. Espressione intensa e senza cedimenti, quella di Francesco Spatara, sostenuta sempre da grande rigore e cultura, che trova linfa e nutrimento nelle pieghe complesse della nostra contemporaneità, ma che si sviluppa e realizza attraverso la conoscenza e l’approfondimento delle Avanguardie Storiche. Pittura fortemente Espressionista, questa, autentica e severa, fatta di gesto e materia e talmente sintetica ed essenziale da rasentare l’espressione Astratta perché i personaggi che Francesco ci rimanda non sono figurativamente riconoscibili né facilmente identificabili. Di essi, infatti, a lavoro ultimato, non rimane altro che la forma, il fiato, il timido e sommesso respiro
La Rassegna, che sarà presentata dal gallerista e critico d’arte Luciano Carini, terminerà il 19 dicembre
Una manifestazione, questa dello “Studio C”, che è particolarmente attesa e seguita da appassionati e collezionisti perchè ha sempre proposto nomi ed espressioni di alto spessore e qualità, che in seguito si sono imposti anche sul mercato.
Anche questa edizione, dunque, ha come scopo fondamentale quello di presentare ad appassionati ed operatori un gruppo di artisti che, per la qualità della loro espressione e per il curriculum artistico fin qui manifestato, siano in grado di offrire ampie garanzie per imporsi, a breve o medio termine, sulla ribalta nazionale.
Questi i nomi degli artisti selezionati e le province di provenienza: Roberto Bordin (TV), Venere Chillemi (TO), Marcello Del Soldato (FI), Emanuela Franchin (VE), Massimiliano Luschi (LI), Giuseppe Melani (PT), Giorgio Mori (CR), Francesco Spatara (NU).
Roberto Bordin (TV): Nato a Mestre, ma residente a Mogliano Veneto, in provincia di Treviso, Bordin è un artista dal lungo e interessante curriculum, con mostre prestigiose tenute in tutta Italia ed è ben conosciuto anche qui a Piacenza dove ritorna spesso e dove vanta un nutrito numero di estimatori. Personaggio a tutto tondo, Bordin sente e vive la pittura come elemento fondamentale dell’esistenza per cui tutto ciò che vede e sente diventa facilmente elemento di descrizione, momento creativo, poetico straniamento. Inoltre, ha dalla sua parte una grande capacità di sintesi, velocità d’esecuzione e poi, ancora, quella particolare sensibilità interpretativa che riesce a trasmettere poesia anche alle cose più umili e semplici. Anche le sue tematiche sono svariate, ma l’artista veneto sente e vive in modo particolare il paesaggio urbano che sa descrivere con grande naturalezza cogliendo la frenesia dei nostri giorni, il caos metropolitano, la geometria delle moderne architetture, la vivacità delle insegne luminose, icone statiche ma onnipresenti dell’odierna realtà. Pittura che riesce a rendere, con grande immediatezza, la dimensione realistica della città, i momenti della giornata, i riti, più o meno borghesi, di una vita scandita da orari, abitudini ed azioni che si ripetono con ossessiva continuità, in un rapporto alienante e di prolungata frustrazione.
Venere Chillemi (TO): Atteso ritorno di Venere Chillemi a Piacenza dove vanta un nutrito numero di estimatori che, ormai da diversi anni, si sono appassionati ai suoi studi e alla sua ricerca, al suo mondo espressivo e alle sue proiezioni all’interno dell’animo umano. Una ricerca, quella dell’artista piemontese, che non conosce sosta e che, pur nella coerenza e continuità, ha sempre presentato mutamenti ed evoluzioni di grande interesse. Prima Espressionista e poi Surrealista, Venere Chillemi è giunta oggi ad una maturità straordinaria che si manifesta attraverso una gestualità istintiva e spontanea di matrice informale supportata da una scala cromatica luminosa e potente. Pittura tutta dedicata allo spazio, alla magia delle galassie, alle profondità siderali. Da fondi scuri e raccolti si dipartono vere e proprie esplosioni di colore, improvvise aperture e squarci di profondità che aprono a mondi sconfinati, simbolo e metafora dell’ignoto e dell’inconscio. Ultimamente la nostra artista torna a stupirci con una nuova produzione e un nuovo percorso di ricerca che, nell’intensità cromatica e nei risultati estetici sembra rivolgersi non tanto e non solo allo spazio, all’esplorazione del cosmo e dei suoi infiniti spazi, ma ad altri luoghi e altre realtà, forse a verità purissime ed assolute ben lontane dall’umano pensiero e dalle umane potenzialità.
Marcello Del Soldato (FI): in un momento storico caratterizzato da continui e rapidi mutamenti in cui a prevalere sono ormai i nuovi linguaggi tecnologici e multimediali, la scoperta di artisti come Marcello Del Soldato è senza dubbio una piacevole e significativa sorpresa, rappresenta un collegamento ed una valorizzazione della nostra grande tradizione pittorica basata sulla conoscenza delle tecniche e del “mestiere”. In questa mostra piacentina l'artista toscano presenta infatti due opere di grandi dimensioni, eseguite interamente a grafite, dove l'abilità grafica e il disegno, insieme alla luce, sono unici e indiscussi protagonisti. Si può davvero affermare che Del Soldato letteralmente gioca con la luce, unica forza capace di impossessarsi della figura riuscendo a far emergere sentimenti nascosti, sensazioni e bagliori imprevisti e cangianti. Un fare pittorico, quello usato dal nostro artista, che ritorna alle origini di una manualità quasi artigiana e capace di valorizzare i materiali a disposizione con grande perizia e competenza. In questo artista, in modo naturale e spontaneo, riesce a convivere il richiamo al passato e il gusto della forma ma anche e soprattutto una grande emozione capace di creare magiche e surreali atmosfere fatte di silenzio e raccoglimento, un senso di forte e straordinaria empatia con l'osservatore.
Emanuela Franchin (VE): nata e residente a Vigonovo (VE), Emanuela Franchin è un’artista di lunga esperienza e dall’ampio e articolato curriculum critico-espositivo. Tra le sue innumerevoli esperienze anche l’adesione al “Metaformismo” di Giulia Sillato per la sua straordinaria capacità di interpretare la forma, per la libertà del gesto e la fluidità del segno. Dopo un avvio figurativo, caratterizzato da un’espressione di carattere prevalentemente naturalistico, la nostra artista ha iniziato a sentire il fascino delle Avanguardie Storiche, dell’Espressionismo lirico e dell’Informale, soprattutto, iniziando quindi una profonda metamorfosi tecnico-espressiva, una fase di straordinario mutamento estetico-formale fatto di colore, gesto e materia. Ne sono chiara dimostrazione le due opere che l’artista presenta in questa rassegna: si tratta di dipinti tutti ispirati all’interiorità, all’ascolto delle voci misteriose e segrete dell’animo umano. Qui la stesura è corposa e materica, ma il risultato finale risulta delicato e leggero, sensuale e poetico. C’è, in questa artista, un senso innato del colore e un timbro cromatico che, pur attingendo dalla grande e storica tradizione veneta, riesce tuttavia a farsi moderno e contemporaneo per le felici intuizioni tecniche, per la personalissima interpretazione e l’uso libero e spontaneo della materia pittorica.
Massimiliano Luschi (LI): nato a Livorno, dove anche attualmente vive e lavora, Massimiliano Luschi è un artista fortemente legato alla tradizione della sua terra, alla storia dei Macchiaioli e dei Post-Macchiaioli, alla pittura “Labronica” e ai suoi massimi esponenti. Nè potrebbe essere altrimenti, considerato che Massimiliano è figlio d'arte. Il padre, infatti, è Masaniello Luschi, uno dei più affermati pittori livornesi del secondo novecento, autore, tra l'altro, dell'Ultima Cena del Duomo di Livorno e di altri innumerevoli capolavori conservati in musei, pubbliche raccolte e prestigiose collezioni private. Quando, nel 1995, a soli 64 anni, il padre muore, il testimone passa al figlio, suo allievo prediletto, anche lui innamorato del territorio toscano, della Maremma, delle marine dell'Ardenza e del Romito fino alla quiete e al raccoglimento dei tramagli di Calambrone. Agli insegnamenti paterni, il figlio Massimiliano è sempre rimasto fedele, senza tentare, come hanno fatto in molti anche a Livorno, voli pindarici verso l’ignoto, senza avventurarsi in ricerche assurde e forzate alla ricerca del “nuovo a tutti i costi”.
Anche in questa mostra, dunque, ritroviamo le tematiche e i soggetti cari al nostro artista e tipici di tutta la grande tradizione pittorica toscana.
Giuseppe Melani (PT): artista dalla solida preparazione tecnica e dall’ottimo impianto compositivo, Melani trae la sua ispirazione dalle cose e dal mondo circostante. Dopo un periodo dedicato prevalentemente alla pittura di paesaggio, ora l’attenzione dell’artista toscano sembra attratta in modo particolare dalla figura femminile che viene colta con straordinaria naturalezza, con segno morbido e sensuale. Le sue sono donne comuni, viste e sentite nella loro ordinaria quotidianità, riprese e descritte nel momento del riposo o in quello, più intenso e partecipato, della loro intimità. In esse non c’è mai facile descrizione o compiacimento, ma sempre grande sintesi, segno deciso e pulito, eleganza grafica, leggerezza e trasparenze luminose e raffinate. Particolare anche la tecnica esecutiva di Giuseppe Melani fatta di scomposizioni geometriche, di graduati e ben dosati passaggi luminosi, di delicate tassellature spaziali che danno vita e movimento ad ogni opera. Pittura poetica dunque, che si esprime attraverso una sintesi sapiente e bilanciata in grado di eliminare tutto ciò che è superfluo e non funzionale alla resa pittorica, ma anche pittura di emozione, dove segno e colore sanno interagire con grande efficacia ed equilibrio raggiungendo ottimi livelli estetico-formali.
Giorgio Mori (CR): nato a Padova nel 1930, ma trasferitosi fin da bambino a Cremona, Mori è considerato artista cremonese non solo per ragioni cronologiche, ma anche e soprattutto per il suo impegno prolungato e costante nel campo dell’arte e in una lunga serie di attività culturali rivolte alla città di Cremona.
Nome di rilievo nazionale, Giorgio Mori è particolarmente conosciuto e apprezzato anche nella nostra città dove ha iniziato ad esporre ininterrottamente dalla fine degli anni sessanta. Pittura fatta di luce, quella di Mori, dove il colore viene visto e interpretato in funzione della luce e dove la materia viene letteralmente liberata da pesi e strutture fino a farsi eterea e leggera, delicata ed evanescente, per superare la caducità delle cose concrete e farsi intima e spirituale, impalpabile e metafisica.
Ancora, parlando di Mori, si usa citare il “Chiarismo” per certi legami che egli ebbe con lo storico Movimento e con alcuni dei suoi protagonisti, ma Mori fu sempre e solo se tesso, libero ed autonomo, sicuro e coerente.
E ancora oggi, a quasi 90 anni, l’artista cremonese conserva intatta la sua vena creativa e la sua vitalità e continua incessante il suo lavoro di artista in completa libertà ed autonomia, come sempre.
Francesco Spatara (NU): nato a Lamezia Terme (CZ), si è successivamente trasferito in Sardegna dove occupa la cattedra di Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico di Lanusei. Il territorio selvaggio e fascinoso dell’Ogliastra e poi la magica atmosfera dell’isola hanno influito positivamente sull’animo del nostro artista alimentando la sua già straordinaria vena creativa e il suo innato desiderio di indagare la natura umana, le emozioni, i sentimenti. E forse è proprio da questi presupposti che nascono e prendono vita le sue opere tutte rivolte all’interiorità e al percorso esistenziale. Espressione intensa e senza cedimenti, quella di Francesco Spatara, sostenuta sempre da grande rigore e cultura, che trova linfa e nutrimento nelle pieghe complesse della nostra contemporaneità, ma che si sviluppa e realizza attraverso la conoscenza e l’approfondimento delle Avanguardie Storiche. Pittura fortemente Espressionista, questa, autentica e severa, fatta di gesto e materia e talmente sintetica ed essenziale da rasentare l’espressione Astratta perché i personaggi che Francesco ci rimanda non sono figurativamente riconoscibili né facilmente identificabili. Di essi, infatti, a lavoro ultimato, non rimane altro che la forma, il fiato, il timido e sommesso respiro
La Rassegna, che sarà presentata dal gallerista e critico d’arte Luciano Carini, terminerà il 19 dicembre
07
dicembre 2019
Artisti di rilievo nazionale 8^ Edizione
Dal 07 al 19 dicembre 2019
arte contemporanea
Location
GALLERIA STUDIO C
Piacenza, Via Giovanni Campesio, 39, (Piacenza)
Piacenza, Via Giovanni Campesio, 39, (Piacenza)
Orario di apertura
feriali e festivi dalle 16,30 alle 19,30 . Lunedi chiuso
Vernissage
7 Dicembre 2019, ore 18.00
Autore
Curatore