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Artisti in permanenza – Mese di maggio
I primi due fine settimana a maggio dedicati agli artisti in permanenza della stagione 2018-2019 dello Spazio E.
Comunicato stampa
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Per stile diverso, qualità e originalità quest’anno lo Spazio E ha selezionato una dozzina di artisti tra pittori, scultori e fotografi. Questi artisti verranno proposti in permanenza nel corso della stagione 2018-2019 con appuntamenti bimestrali in cui, oltre a rinnovare le opere esposte, si avrà la possibilità di approfondire la conoscenza di due o tre di loro: un evento “Focus” con una presentazione critica e un dialogo aperto con gli artisti.
Per il primo incontro “Focus”, previsto per il 4 maggio, gli artisti di cui si avrà la possibilità di conoscere la poetica sono Claudio Galbusera e Giuseppe Orsenigo.
Claudio Galbusera
Due sono le coordinate principali lungo le quali muoversi per comprendere l’arte di Galbusera all’interno dell’universo fotografico, mantenendosi nella costante della sua dimensione del Tempo che si definisce per l’impossibilità di una sua definizione. La sua sempre vigile attenzione per il civile si proietta nello spazio temporale indefinito in relazione con l’analisi della psiche umana, in particolare della sua capacità di percepire e interpretare, di proiettarsi e di creare.
Il suo è uno spirito vitale, passionale, che si lascia infiammare dalle tensioni che gli vivono accanto, in questo modo facendosi portavoce di ciò che reputa messaggi giusti. Il suo lavoro sul tentativo di salvare i tigli secolari di un viale di Cologno Monzese oppure sulla necessità per l’Uomo di trovare un equilibrio tra il Sé e il Mondo ne sono un esempio, anche se forse è con la mostra-performance “La valigia di Teo”, incentrata sulla Memoria della Shoà, che il suo impegno civile arriva al culmine.
Il suo sguardo è un fuoco fecondo che brucia il Reale privandolo di quella patina di pura percezione estetica tipica della fotografia classica. Si rende così immagine un tempo sospeso, una contemporaneità di passato, presente e futuro. Il presente, seppur non negato, risulta l’incarnazione di un passato sempre vivo e di un forte anelito verso il futuro, percepibile nelle tensioni e nei limiti, nelle potenzialità, negli azzardi.
La sua propensione per il mosso e per la ricerca di una perdita di definizione chiara del soggetto è così strumento percettivo di una realtà che vada oltre l’occhio per addentrarsi nel mondo dell’intuizione e della sensazione pura, dove la Materia coabita con lo Spirito. Il discorso è valido sia per i soggetti inanimati sia per gli esseri umani. Mentre però per i primi il processo interpretativo di Galbusera tende ad una loro spiritualizzazione in genere verso l’annullamento del colore, per i soggetti umani egli procura evidenziare quanto più possibile le tensioni interne dell’Anima attraverso una resa innaturale dei colori, che vanno così a presentarsi come simboli emozionali. (Alessandro Baito)
Giuseppe Orsenigo
Si può scegliere come simbolo del lavoro di Giuseppe Orsenigo l’Albero, quello fisico del mondo naturale e quello metafisico conosciuto come l’Albero della vita. Questo perché le sue opere sono un incontro affascinante tra il microcosmo e il macrocosmo, tra la Terra e il Cielo, tra la Carne e lo Spirito.
In primis abbiamo l’uomo con la sua storia personale, risultato delle sue origini territoriali e familiari: l’ambiente, la società, gli affetti; l’uomo fatto di carne e sangue che respira fresca aria lungo i sentieri ombrosi di un bosco. E’ questa la dimensione delle radici, fatta concreta nella presenza costante del legno nelle sue opere. La solidità del legno è forza e vigore.
Ma oltre il legno la tela, l’alluminio, la carta, il plexiglas…
Segue la dimensione spirituale, principalmente definita dalla storia dell’arte, che confluisce in maniera sensibile in lavori dove si riconoscono risonanze che vanno dal Pop all’Informale, dall’Arte Povera al Concettuale: un’abbondanza di riferimenti che lungi dal produrre una sovrapposizione cacofonica si presenta con una semplicità disarmante, una sintesi estrema nella traduzione essenziale della realtà contemporanea.
Ma oltre l’Arte, riferimenti al Cosmo e alla Psiche e la generosità con cui alcuni elementi si aggettano tridimensionalmente verso il pubblico per invitarlo all’avvicinamento.
Ed è quando il fruitore si avvicina che si scopre la possibilità del viaggio, l’invito ad essere trasportati oltre, sia esso un Narciso che si specchia per scoprire le proprie debolezze, sia una Alice che salta in un mondo parallelo fantastico, sia un Major Tom che si proietta nell’infinito dello Spazio per scoprirne i segreti. Lo strumento per il viaggio è lo specchio, a volte nascosto in un dettaglio dell’opera per riflettere una parte del volto, a volte struttura portante di un’installazione che crea un riflesso ad infinitum. Portati dentro e oltre l’opera si arriva a lambire parte della propria essenza e delle proprie potenzialità.
I frutti che maturano sull’Albero della Vita di Orsenigo sono diversi e tutti dolcemente nutrono lo Spirito che entra in sintonia con loro. (Alessandro Baito)
Per il primo incontro “Focus”, previsto per il 4 maggio, gli artisti di cui si avrà la possibilità di conoscere la poetica sono Claudio Galbusera e Giuseppe Orsenigo.
Claudio Galbusera
Due sono le coordinate principali lungo le quali muoversi per comprendere l’arte di Galbusera all’interno dell’universo fotografico, mantenendosi nella costante della sua dimensione del Tempo che si definisce per l’impossibilità di una sua definizione. La sua sempre vigile attenzione per il civile si proietta nello spazio temporale indefinito in relazione con l’analisi della psiche umana, in particolare della sua capacità di percepire e interpretare, di proiettarsi e di creare.
Il suo è uno spirito vitale, passionale, che si lascia infiammare dalle tensioni che gli vivono accanto, in questo modo facendosi portavoce di ciò che reputa messaggi giusti. Il suo lavoro sul tentativo di salvare i tigli secolari di un viale di Cologno Monzese oppure sulla necessità per l’Uomo di trovare un equilibrio tra il Sé e il Mondo ne sono un esempio, anche se forse è con la mostra-performance “La valigia di Teo”, incentrata sulla Memoria della Shoà, che il suo impegno civile arriva al culmine.
Il suo sguardo è un fuoco fecondo che brucia il Reale privandolo di quella patina di pura percezione estetica tipica della fotografia classica. Si rende così immagine un tempo sospeso, una contemporaneità di passato, presente e futuro. Il presente, seppur non negato, risulta l’incarnazione di un passato sempre vivo e di un forte anelito verso il futuro, percepibile nelle tensioni e nei limiti, nelle potenzialità, negli azzardi.
La sua propensione per il mosso e per la ricerca di una perdita di definizione chiara del soggetto è così strumento percettivo di una realtà che vada oltre l’occhio per addentrarsi nel mondo dell’intuizione e della sensazione pura, dove la Materia coabita con lo Spirito. Il discorso è valido sia per i soggetti inanimati sia per gli esseri umani. Mentre però per i primi il processo interpretativo di Galbusera tende ad una loro spiritualizzazione in genere verso l’annullamento del colore, per i soggetti umani egli procura evidenziare quanto più possibile le tensioni interne dell’Anima attraverso una resa innaturale dei colori, che vanno così a presentarsi come simboli emozionali. (Alessandro Baito)
Giuseppe Orsenigo
Si può scegliere come simbolo del lavoro di Giuseppe Orsenigo l’Albero, quello fisico del mondo naturale e quello metafisico conosciuto come l’Albero della vita. Questo perché le sue opere sono un incontro affascinante tra il microcosmo e il macrocosmo, tra la Terra e il Cielo, tra la Carne e lo Spirito.
In primis abbiamo l’uomo con la sua storia personale, risultato delle sue origini territoriali e familiari: l’ambiente, la società, gli affetti; l’uomo fatto di carne e sangue che respira fresca aria lungo i sentieri ombrosi di un bosco. E’ questa la dimensione delle radici, fatta concreta nella presenza costante del legno nelle sue opere. La solidità del legno è forza e vigore.
Ma oltre il legno la tela, l’alluminio, la carta, il plexiglas…
Segue la dimensione spirituale, principalmente definita dalla storia dell’arte, che confluisce in maniera sensibile in lavori dove si riconoscono risonanze che vanno dal Pop all’Informale, dall’Arte Povera al Concettuale: un’abbondanza di riferimenti che lungi dal produrre una sovrapposizione cacofonica si presenta con una semplicità disarmante, una sintesi estrema nella traduzione essenziale della realtà contemporanea.
Ma oltre l’Arte, riferimenti al Cosmo e alla Psiche e la generosità con cui alcuni elementi si aggettano tridimensionalmente verso il pubblico per invitarlo all’avvicinamento.
Ed è quando il fruitore si avvicina che si scopre la possibilità del viaggio, l’invito ad essere trasportati oltre, sia esso un Narciso che si specchia per scoprire le proprie debolezze, sia una Alice che salta in un mondo parallelo fantastico, sia un Major Tom che si proietta nell’infinito dello Spazio per scoprirne i segreti. Lo strumento per il viaggio è lo specchio, a volte nascosto in un dettaglio dell’opera per riflettere una parte del volto, a volte struttura portante di un’installazione che crea un riflesso ad infinitum. Portati dentro e oltre l’opera si arriva a lambire parte della propria essenza e delle proprie potenzialità.
I frutti che maturano sull’Albero della Vita di Orsenigo sono diversi e tutti dolcemente nutrono lo Spirito che entra in sintonia con loro. (Alessandro Baito)
04
maggio 2018
Artisti in permanenza – Mese di maggio
Dal 04 al 13 maggio 2018
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
VI.P. GALLERY MILANO
Milano, Alzaia Naviglio Grande, 4, (Milano)
Milano, Alzaia Naviglio Grande, 4, (Milano)
Orario di apertura
da venerdì a domenica ore 11-19
Vernissage
4 Maggio 2018, ore 18.30
Autore
Curatore