Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Arturo Vermi – Un volo poetico
L’inaugurazione della mostra dedicata ad uno degli artisti del Gruppo del Cenobio, apre un week end di appuntamenti per il Festival della Letteratura di Arcore. Il clou lunedì sera al Teatro Nuovo di Arcore con la partecipazione di Pupi Avati
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Venerdì 19 maggio alle ore 21.oo alle Scuderie di Villa Borromeo d’Adda si inaugurerà la grande mostra di Arturo Vermi curata da Simona Bartolena e Armando Fettolini.
Sabato 20 Maggio il Festival si aprirà alle 16.00 con la premiazione del concorso letterario “Idee sostenibili per il territorio” indetto da ACSM AGAM e rivolto agli studenti delle classi terze delle scuole secondarie di primo grado della provincia di Monza Brianza. In questo evento gli studenti delle scuole arcoresi saranno tra i protagonisti.
Sabato si proseguirà poi alle 17.00 con la presentazione del libro della critica d’arte Alessandra Redaelli, alle 18.00 Salvatore Donato Consonni presenterà il libro “Le opzioni dei talenti” e in chiusura alle 21.oo sempre alle Scuderie di Villa Borromeo si svolgerà lo spettacolo ad ingresso gratuito del complesso vocale Cohere dal titolo “Dante, parole … note”
Il week end del Festival letterario di Arcore riprende poi Domenica, alle 16.00, con la presentazione dell’attività di scrittrice della giornalista Arianna Pinton, a seguire per lo Young Festival di Arcore si presenterà la più giovane scrittrice della storia del Festival, Stella Caspani di soli 12 anni. A seguire la seguita e apprezzata rassegna “Filosofeggiando” con il Prof. Claudio Fontana che questa volta ci porterà nel mondo dell’Etica di Spinoza.
Attorno a tutto ciò, domenica ci sarà il laboratorio “Mettiti in gioco” , percorso ludico rivolto a tutti con giochi popolari in legno
L’evento clou Lunedì 22 sera al Teatro Nuovo è dedicato ad uno dei più grandi registi italiani eccezionalmente ospite d’onore ad Arcore; PUPI AVATI. L’evento si avvale della straordinaria partecipazione al pianoforte del M° Stefano Salvatori e della giovane artista Valeria Croce che proporrà un’inedita performance.
Per tutti i giornalisti è stato creato uno spazio per incontrare in esclusiva il Maestro Pupi Avati alle ore 17.00 presso la Pasticceria Nuova DuePiù (sponsor tecnico) di Via Isonzo 4 ad Arcore.
Il Direttore del Festival Alberto Moioli e l’Assessore alla Cultura Paola Palma si sono dichiarati particolarmente soddisfatti dalla straordinaria risposta di pubblico e critica di questa terza edizione.
Arturo Vermi
Un volo poetico
19 maggio - 4 giugno 2017
A cura di: Simona Bartolena e Armando Fettolini
In collaborazione con: Associazione Arturo Vermi e Anna Rizzo Vermi
Scuderie di Villa Borromeo
d’Adda di Arcore
Inaugurazione: venerdì 19 maggio alle
ore 21.00
La sera dell’inaugurazione verrà presentato il libro
Caro Arturo di Anna Rizzo Vermi, alla presenza dell’autrice.
Il tema della felicità e dell’esigenza di provare ad affrontare l’esistenza con uno sguardo positivo
e gioioso, seppure consapevole, è al centro del progetto La bellezza resta. che da ottobre del
2016 sta promuovendo iniziative culturali di vario genere (da mostre d’arte a spettacoli teatrali a conferenze e dibattiti) pensate per diffondere viralmente questo messaggio. Questa mostra
vuole essere un omaggio ad Arturo Vermi, che dell’arte della felicità fu uno straordinario ma-
estro e interprete.
Un volo poetico
Milano 1962. In una stagione fertile e dinamica, che ha nel capoluogo lombardo uno dei centri nevralgici della
cultura europea, un gruppo di artisti inaugura una significativa riflessione sulla pittura come valore espressivo-
scritturale. Agostino Ferrari, Ugo La Pietra, Ettore Sordini, Angelo Verga e Arturo Vermi sono i membri di que-
sto sodalizio, dalla storia breve ma intensa: il Gruppo del Cenobio. Nella ferma volontà di restar lontani dalle
logiche del mercato, intrecciano le loro diverse storie di artisti per cercare risposte in un’arte segnica, profon-
damente evocativa, quasi una scrittura privata, in linea, sebbene su binari diversi, con le tendenze d’avanguardia
che avevano generato, nei vicoli di Brera, fenomeni come Azimuth o l’arte programmata del Gruppo T.
È la Milano del bar Giamaica, di Lucio Fontana, di Piero Manzoni e delle grandi gallerie, dal Naviglio al Milione,
dalla Gianferrari alla Bergamini, dall’Annunciata a Schettini. Una città in cui Vermi, originario di Bergamo, giunge
nel 1956, entrando subito in contatto con gli ambienti di Brera. Pittore autodidatta, sceglie inizialmente, come
molti altri della sua generazione, il linguaggio all’epoca più diffuso: l’informale. Per completare la formazione
umana e artistica, però, è necessario un viaggio a Parigi, nel 1959, dove vivrà un paio d’anni, frequentando arti-
sti come André Bloc e Ossip Zadkine e dove conoscerà Beniamino Joppolo, già fondatore, con Lucio Fontana,
del Movimento spazialista. Al rientro a Milano, quando si fa animatore del Gruppo del Cenobio, Vermi è già un
artista dalla personalità forte e originale. Sono di questi anni le opere di matrice informale caratterizzate da
larghe campiture geometriche di colore, risolte in una tavolozza dagli accenti del bruno e del verde scuro, del
Scuderie di Villa Borromeo
d’Adda di Arcore
Inaugurazione: venerdì 19 maggio alle
ore 21.00
La sera dell’inaugurazione verrà
presentato il libro
Caro Arturo
di Anna Rizzo Vermi,
alla presenza dell’autrice.
Il tema della felicità e dell’esigen-
za di provare ad affrontare l’esi-
stenza con uno sguardo positivo
e gioioso, seppure consapevole,
è al centro del progetto La bel-
lezza resta. che da ottobre del
2016 sta promuovendo iniziative
culturali di vario genere (da mo-
stre d’arte a spettacoli teatrali a
conferenze e dibattiti) pensate
per diffondere viralmente que-
sto messaggio. Questa mostra
vuole essere un omaggio ad Ar-
turo Vermi, che dell’arte della
felicità fu uno straordinario ma-
estro e interprete.
rosso cupo e del nero – opere nelle quali si osserva un passaggio lento ma costante verso la semplificazione
e la geometrizzazione delle forme –, ma sono dello stesso periodo anche le prime Lapidi e, di conseguenza, i
primissimi Diari. Negli anni successivi, con la frequentazione di Lucio Fontana e degli artisti del Quartiere delle
Botteghe di Sesto San Giovanni, dove anche Vermi risiede a partire dal 1964, la svolta è definitiva. Abbandonati
i retaggi dell’informale, Vermi trova il suo segno: un segno inconfondibile, di straordinaria efficacia, in cui risie-
de l’essenza stessa della sua ricerca. Innanzi tutto c’è la sua meravigliosa capacità di sintesi: una sintesi perfetta,
assoluta, che sa includere in un unico tratto tutta la conoscenza. Nei segni essenziali, ridotti a un unico sicuro
gesto, di Vermi si nasconde la memoria collettiva, essi sono luoghi nei quali la dimensione universale incontra
quella privata, la vita reale – quella sostanza fisica che Vermi non perderà mai di vista – si apre alla luce eterna
dell’oro. Sono i segni reiterati e ossessivi dei Diari, ma anche quelli singoli, esatti, delle Presenze e delle Marine
e quelli nervosi, più dinamici e rapidi, dei Paesaggi: tutti vivono nello spazio materialmente circoscritto ma
concettualmente infinito della tela abitando l’unico posto che gli è destinato. È sorprendente la perfezione
con cui l’artista sceglie la posizione in cui collocare la presenza segnica; in perfetto equilibrio, la composizione
trova sempre la propria logica e la giusta armonia.
E poi c’è il tempo. Il tempo scandito dal gesto: un tempo non sempre regolare ma comunque inesorabile. C’è
il ritmo del tempo, quello lento della meditazione e quello rapido e sincopato della vita quotidiana... Pare di
udirne il rumore, un ticchettio perso tra il silenzio del cosmo e il rumore dei bicchieri di un’osteria di Brera.
Come icone contemporanee, le opere di Vermi suggeriscono letture spirituali e trascendenti, pur restando
ben ancorate a terra. Il legame profondo con la Natura, con un universo sempre e comunque umano, rende
i lavori dell’artista, anche i più essenziali e concettuali, emotivamente coinvolgenti. Ogni segno tracciato da
Vermi è generato da una straordinaria capacità di restare leggeri, di voler e saper essere felici. Una felicità che
non è mai egoismo, ma che, al contrario, generosamente si spende per gli altri e li contagia, insegnando loro a
volare sopra alle contingenze. E proprio la felicità diventa, negli anni Settanta, il tema d’elezione della ricerca
dell’artista (e il vero fine della sua esistenza). “Nel 1975 ebbi un’intuizione che certamente cambiò la mia vita
e il mio lavoro... l’uomo prigioniero della forza di gravità della ignoranza, con la scienza e la cultura mette le
ali per proiettarsi nel futuro cosmico, verso un tempo di anni luce, verso la felicità. La felicità quindi è il pro-
blema; e questo è il tema del mio futuro lavoro... Ho cominciato a lavorare per la felicità dando per scontato
che l’uomo potrà superare gli ostacoli contingenti e che l’obiettivo sarà raggiunto. Nel 1975 feci un giornale
dal titolo “L’Azzurro” sul quale pubblicai solo cose belle, avvenimenti felici. Smettiamo di sentirci colpevoli di
essere felici, siamo colpevoli di non esserlo!”.
La seconda edizione di questo straordinario giornale verrà distribuita dall’artista stesso nel 1978 alla Biennale
di Venezia, in una contagiosa azione di diffusione della felicità. “L’Azzurro” è poesia pura, un gioco lieve e intel-
ligente, pensato per contrastare la visione del bicchiere mezzo vuoto dei quotidiani, in antitesi al proliferare
delle pagine di cronaca nera sulle testate nazionali; rappresenta una visione del mondo, quella che Vermi non
si stanca di raccontarci anche nelle opere degli stessi anni, ricordandoci in ogni istante che “l’uomo ha il do-
vere di essere felice”. Le opere del medesimo periodo e degli anni successivi insistono sulle stesse atmosfere:
l’oro – presente da sempre nella produzione dell’artista – è il luogo della trascendenza, di una spiritualità
luminosa e aperta all’universo; il segno resta ma Vermi – senza remore e senza alcun riguardo per le esigenze
del mercato e del sistema dell’arte – si dedica anche alla figurazione, introduce paesaggi e fiori nei suoi dipinti,
spiazzando critici, galleristi e collezionisti, abituati a tutt’altro linguaggio. La luna diventa protagonista: con la
sua romantica presenza rasserena i cieli di questa Terra, dialogando con il nostro microcosmo (con un fiore,
con una conchiglia, con un sassolino...). Il tempo è ancora essenziale. Ora però è sempre più il tempo della
Natura, quello che l’uomo pare aver dimenticato (il simbolico Annologio è lì per ricordarlo...). L’importanza
dell’amore – nel suo significato più completo e umano – è ostentata, con gioia e senza inibizioni... Perché una
rosa è sempre una rosa e non c’è intellettualismo capace di distruggerne il potere evocativo.
Nessuna verbosa dissertazione, nessun sermone: piuttosto un emozionante rincorrersi di immagini gioiose –
ora figurative ora astratte, ora semplici immediate ora colte e raffinatissime, ma sempre poetiche – capaci di
volare e portare chi le guarda in volo con loro.
Forse l’opera del Vermi è proprio questo: un volo poetico.
Simona Bartolena
Biografia
Arturo Vermi nasce a Bergamo il 26 marzo 1928. Inizia a lavorare in Pirelli ma nel tempo libero si dedica alla
pittura. Nel 1960 compie un viaggio a Parigi. Le sue prime opere sono influenzate dal linguaggio informale,
allora molto in voga. Nel 1961 torna a Milano e fonda con Verga, Sordini, Ferrari, La Pietra e Lucìa il Grup-
po del Cenobio. Risalgono a questo periodo i suoi primi Diari. La sua ricerca nel segno proseguirà poi con
le Presenze e le Marine. Grande protagonista del vivacissimo clima culturale del quartiere di Brera, Vermi
frequenta anche le Botteghe di Sesto, altro luogo di riferimento delle avanguardie artistiche dell’epoca. Nel
1967 l’amicizia con Lucio Fontana si consolida e Vermi approfondisce con lui quel concetto di spazio che
sarà poi importantissimo nella sua ricerca futura, quando la dimensione cosmica prevale, in opere quali le
Piattaforme e 100.000.000 di anni luce, quest’ultimo esposto alla Galleria San Fermo a Milano nel 1973. Il
1975, definito da Vermi anno “Lilit” è di fondamentale importanza per l’elaborazione della sua “proposta di
felicità” espressa nel primo numero dell’”Azzurro”, rivista pensata per contenere solo buone notizie, che
vedrà un secondo numero, distribuito alla Biennale di Venezia, nel 1978. Risale allo stesso periodo il “Manife-
sto del disimpegno”.
Nel 1980 progetta e incide le Sequoie, sorta di tavole dei comandamenti che, l’anno successivo, durante
un viaggio in Egitto con Antonio Paradiso e Nanda Vigo, restituirà simbolicamente a Mosè sul monte Sinai.
Negli anni successivi nascono i Colloqui e il ciclo Luna-Terra-Sole, che spingono l’artista a riavvicinarsi alla
figurazione. La sua ricerca della felicità lo porta a identificare nell’orologio una delle cause principali dei mali
dell’umanità. Progetta quindi L’Annologio, un “misuratore di tempo più umano” che si basa sullo scorrere
delle stagioni, ma propone anche riflessioni, ancora tristemente attuali e sensibilmente in anticipo sui propri
tempi, sulle condizioni del nostro pianeta con opere e azioni quali Com’era bella la Terra.
Arturo Vermi muore a Paderno d’Adda (Lecco) il 10 ottobre 1988.
Sabato 20 Maggio il Festival si aprirà alle 16.00 con la premiazione del concorso letterario “Idee sostenibili per il territorio” indetto da ACSM AGAM e rivolto agli studenti delle classi terze delle scuole secondarie di primo grado della provincia di Monza Brianza. In questo evento gli studenti delle scuole arcoresi saranno tra i protagonisti.
Sabato si proseguirà poi alle 17.00 con la presentazione del libro della critica d’arte Alessandra Redaelli, alle 18.00 Salvatore Donato Consonni presenterà il libro “Le opzioni dei talenti” e in chiusura alle 21.oo sempre alle Scuderie di Villa Borromeo si svolgerà lo spettacolo ad ingresso gratuito del complesso vocale Cohere dal titolo “Dante, parole … note”
Il week end del Festival letterario di Arcore riprende poi Domenica, alle 16.00, con la presentazione dell’attività di scrittrice della giornalista Arianna Pinton, a seguire per lo Young Festival di Arcore si presenterà la più giovane scrittrice della storia del Festival, Stella Caspani di soli 12 anni. A seguire la seguita e apprezzata rassegna “Filosofeggiando” con il Prof. Claudio Fontana che questa volta ci porterà nel mondo dell’Etica di Spinoza.
Attorno a tutto ciò, domenica ci sarà il laboratorio “Mettiti in gioco” , percorso ludico rivolto a tutti con giochi popolari in legno
L’evento clou Lunedì 22 sera al Teatro Nuovo è dedicato ad uno dei più grandi registi italiani eccezionalmente ospite d’onore ad Arcore; PUPI AVATI. L’evento si avvale della straordinaria partecipazione al pianoforte del M° Stefano Salvatori e della giovane artista Valeria Croce che proporrà un’inedita performance.
Per tutti i giornalisti è stato creato uno spazio per incontrare in esclusiva il Maestro Pupi Avati alle ore 17.00 presso la Pasticceria Nuova DuePiù (sponsor tecnico) di Via Isonzo 4 ad Arcore.
Il Direttore del Festival Alberto Moioli e l’Assessore alla Cultura Paola Palma si sono dichiarati particolarmente soddisfatti dalla straordinaria risposta di pubblico e critica di questa terza edizione.
Arturo Vermi
Un volo poetico
19 maggio - 4 giugno 2017
A cura di: Simona Bartolena e Armando Fettolini
In collaborazione con: Associazione Arturo Vermi e Anna Rizzo Vermi
Scuderie di Villa Borromeo
d’Adda di Arcore
Inaugurazione: venerdì 19 maggio alle
ore 21.00
La sera dell’inaugurazione verrà presentato il libro
Caro Arturo di Anna Rizzo Vermi, alla presenza dell’autrice.
Il tema della felicità e dell’esigenza di provare ad affrontare l’esistenza con uno sguardo positivo
e gioioso, seppure consapevole, è al centro del progetto La bellezza resta. che da ottobre del
2016 sta promuovendo iniziative culturali di vario genere (da mostre d’arte a spettacoli teatrali a conferenze e dibattiti) pensate per diffondere viralmente questo messaggio. Questa mostra
vuole essere un omaggio ad Arturo Vermi, che dell’arte della felicità fu uno straordinario ma-
estro e interprete.
Un volo poetico
Milano 1962. In una stagione fertile e dinamica, che ha nel capoluogo lombardo uno dei centri nevralgici della
cultura europea, un gruppo di artisti inaugura una significativa riflessione sulla pittura come valore espressivo-
scritturale. Agostino Ferrari, Ugo La Pietra, Ettore Sordini, Angelo Verga e Arturo Vermi sono i membri di que-
sto sodalizio, dalla storia breve ma intensa: il Gruppo del Cenobio. Nella ferma volontà di restar lontani dalle
logiche del mercato, intrecciano le loro diverse storie di artisti per cercare risposte in un’arte segnica, profon-
damente evocativa, quasi una scrittura privata, in linea, sebbene su binari diversi, con le tendenze d’avanguardia
che avevano generato, nei vicoli di Brera, fenomeni come Azimuth o l’arte programmata del Gruppo T.
È la Milano del bar Giamaica, di Lucio Fontana, di Piero Manzoni e delle grandi gallerie, dal Naviglio al Milione,
dalla Gianferrari alla Bergamini, dall’Annunciata a Schettini. Una città in cui Vermi, originario di Bergamo, giunge
nel 1956, entrando subito in contatto con gli ambienti di Brera. Pittore autodidatta, sceglie inizialmente, come
molti altri della sua generazione, il linguaggio all’epoca più diffuso: l’informale. Per completare la formazione
umana e artistica, però, è necessario un viaggio a Parigi, nel 1959, dove vivrà un paio d’anni, frequentando arti-
sti come André Bloc e Ossip Zadkine e dove conoscerà Beniamino Joppolo, già fondatore, con Lucio Fontana,
del Movimento spazialista. Al rientro a Milano, quando si fa animatore del Gruppo del Cenobio, Vermi è già un
artista dalla personalità forte e originale. Sono di questi anni le opere di matrice informale caratterizzate da
larghe campiture geometriche di colore, risolte in una tavolozza dagli accenti del bruno e del verde scuro, del
Scuderie di Villa Borromeo
d’Adda di Arcore
Inaugurazione: venerdì 19 maggio alle
ore 21.00
La sera dell’inaugurazione verrà
presentato il libro
Caro Arturo
di Anna Rizzo Vermi,
alla presenza dell’autrice.
Il tema della felicità e dell’esigen-
za di provare ad affrontare l’esi-
stenza con uno sguardo positivo
e gioioso, seppure consapevole,
è al centro del progetto La bel-
lezza resta. che da ottobre del
2016 sta promuovendo iniziative
culturali di vario genere (da mo-
stre d’arte a spettacoli teatrali a
conferenze e dibattiti) pensate
per diffondere viralmente que-
sto messaggio. Questa mostra
vuole essere un omaggio ad Ar-
turo Vermi, che dell’arte della
felicità fu uno straordinario ma-
estro e interprete.
rosso cupo e del nero – opere nelle quali si osserva un passaggio lento ma costante verso la semplificazione
e la geometrizzazione delle forme –, ma sono dello stesso periodo anche le prime Lapidi e, di conseguenza, i
primissimi Diari. Negli anni successivi, con la frequentazione di Lucio Fontana e degli artisti del Quartiere delle
Botteghe di Sesto San Giovanni, dove anche Vermi risiede a partire dal 1964, la svolta è definitiva. Abbandonati
i retaggi dell’informale, Vermi trova il suo segno: un segno inconfondibile, di straordinaria efficacia, in cui risie-
de l’essenza stessa della sua ricerca. Innanzi tutto c’è la sua meravigliosa capacità di sintesi: una sintesi perfetta,
assoluta, che sa includere in un unico tratto tutta la conoscenza. Nei segni essenziali, ridotti a un unico sicuro
gesto, di Vermi si nasconde la memoria collettiva, essi sono luoghi nei quali la dimensione universale incontra
quella privata, la vita reale – quella sostanza fisica che Vermi non perderà mai di vista – si apre alla luce eterna
dell’oro. Sono i segni reiterati e ossessivi dei Diari, ma anche quelli singoli, esatti, delle Presenze e delle Marine
e quelli nervosi, più dinamici e rapidi, dei Paesaggi: tutti vivono nello spazio materialmente circoscritto ma
concettualmente infinito della tela abitando l’unico posto che gli è destinato. È sorprendente la perfezione
con cui l’artista sceglie la posizione in cui collocare la presenza segnica; in perfetto equilibrio, la composizione
trova sempre la propria logica e la giusta armonia.
E poi c’è il tempo. Il tempo scandito dal gesto: un tempo non sempre regolare ma comunque inesorabile. C’è
il ritmo del tempo, quello lento della meditazione e quello rapido e sincopato della vita quotidiana... Pare di
udirne il rumore, un ticchettio perso tra il silenzio del cosmo e il rumore dei bicchieri di un’osteria di Brera.
Come icone contemporanee, le opere di Vermi suggeriscono letture spirituali e trascendenti, pur restando
ben ancorate a terra. Il legame profondo con la Natura, con un universo sempre e comunque umano, rende
i lavori dell’artista, anche i più essenziali e concettuali, emotivamente coinvolgenti. Ogni segno tracciato da
Vermi è generato da una straordinaria capacità di restare leggeri, di voler e saper essere felici. Una felicità che
non è mai egoismo, ma che, al contrario, generosamente si spende per gli altri e li contagia, insegnando loro a
volare sopra alle contingenze. E proprio la felicità diventa, negli anni Settanta, il tema d’elezione della ricerca
dell’artista (e il vero fine della sua esistenza). “Nel 1975 ebbi un’intuizione che certamente cambiò la mia vita
e il mio lavoro... l’uomo prigioniero della forza di gravità della ignoranza, con la scienza e la cultura mette le
ali per proiettarsi nel futuro cosmico, verso un tempo di anni luce, verso la felicità. La felicità quindi è il pro-
blema; e questo è il tema del mio futuro lavoro... Ho cominciato a lavorare per la felicità dando per scontato
che l’uomo potrà superare gli ostacoli contingenti e che l’obiettivo sarà raggiunto. Nel 1975 feci un giornale
dal titolo “L’Azzurro” sul quale pubblicai solo cose belle, avvenimenti felici. Smettiamo di sentirci colpevoli di
essere felici, siamo colpevoli di non esserlo!”.
La seconda edizione di questo straordinario giornale verrà distribuita dall’artista stesso nel 1978 alla Biennale
di Venezia, in una contagiosa azione di diffusione della felicità. “L’Azzurro” è poesia pura, un gioco lieve e intel-
ligente, pensato per contrastare la visione del bicchiere mezzo vuoto dei quotidiani, in antitesi al proliferare
delle pagine di cronaca nera sulle testate nazionali; rappresenta una visione del mondo, quella che Vermi non
si stanca di raccontarci anche nelle opere degli stessi anni, ricordandoci in ogni istante che “l’uomo ha il do-
vere di essere felice”. Le opere del medesimo periodo e degli anni successivi insistono sulle stesse atmosfere:
l’oro – presente da sempre nella produzione dell’artista – è il luogo della trascendenza, di una spiritualità
luminosa e aperta all’universo; il segno resta ma Vermi – senza remore e senza alcun riguardo per le esigenze
del mercato e del sistema dell’arte – si dedica anche alla figurazione, introduce paesaggi e fiori nei suoi dipinti,
spiazzando critici, galleristi e collezionisti, abituati a tutt’altro linguaggio. La luna diventa protagonista: con la
sua romantica presenza rasserena i cieli di questa Terra, dialogando con il nostro microcosmo (con un fiore,
con una conchiglia, con un sassolino...). Il tempo è ancora essenziale. Ora però è sempre più il tempo della
Natura, quello che l’uomo pare aver dimenticato (il simbolico Annologio è lì per ricordarlo...). L’importanza
dell’amore – nel suo significato più completo e umano – è ostentata, con gioia e senza inibizioni... Perché una
rosa è sempre una rosa e non c’è intellettualismo capace di distruggerne il potere evocativo.
Nessuna verbosa dissertazione, nessun sermone: piuttosto un emozionante rincorrersi di immagini gioiose –
ora figurative ora astratte, ora semplici immediate ora colte e raffinatissime, ma sempre poetiche – capaci di
volare e portare chi le guarda in volo con loro.
Forse l’opera del Vermi è proprio questo: un volo poetico.
Simona Bartolena
Biografia
Arturo Vermi nasce a Bergamo il 26 marzo 1928. Inizia a lavorare in Pirelli ma nel tempo libero si dedica alla
pittura. Nel 1960 compie un viaggio a Parigi. Le sue prime opere sono influenzate dal linguaggio informale,
allora molto in voga. Nel 1961 torna a Milano e fonda con Verga, Sordini, Ferrari, La Pietra e Lucìa il Grup-
po del Cenobio. Risalgono a questo periodo i suoi primi Diari. La sua ricerca nel segno proseguirà poi con
le Presenze e le Marine. Grande protagonista del vivacissimo clima culturale del quartiere di Brera, Vermi
frequenta anche le Botteghe di Sesto, altro luogo di riferimento delle avanguardie artistiche dell’epoca. Nel
1967 l’amicizia con Lucio Fontana si consolida e Vermi approfondisce con lui quel concetto di spazio che
sarà poi importantissimo nella sua ricerca futura, quando la dimensione cosmica prevale, in opere quali le
Piattaforme e 100.000.000 di anni luce, quest’ultimo esposto alla Galleria San Fermo a Milano nel 1973. Il
1975, definito da Vermi anno “Lilit” è di fondamentale importanza per l’elaborazione della sua “proposta di
felicità” espressa nel primo numero dell’”Azzurro”, rivista pensata per contenere solo buone notizie, che
vedrà un secondo numero, distribuito alla Biennale di Venezia, nel 1978. Risale allo stesso periodo il “Manife-
sto del disimpegno”.
Nel 1980 progetta e incide le Sequoie, sorta di tavole dei comandamenti che, l’anno successivo, durante
un viaggio in Egitto con Antonio Paradiso e Nanda Vigo, restituirà simbolicamente a Mosè sul monte Sinai.
Negli anni successivi nascono i Colloqui e il ciclo Luna-Terra-Sole, che spingono l’artista a riavvicinarsi alla
figurazione. La sua ricerca della felicità lo porta a identificare nell’orologio una delle cause principali dei mali
dell’umanità. Progetta quindi L’Annologio, un “misuratore di tempo più umano” che si basa sullo scorrere
delle stagioni, ma propone anche riflessioni, ancora tristemente attuali e sensibilmente in anticipo sui propri
tempi, sulle condizioni del nostro pianeta con opere e azioni quali Com’era bella la Terra.
Arturo Vermi muore a Paderno d’Adda (Lecco) il 10 ottobre 1988.
19
maggio 2017
Arturo Vermi – Un volo poetico
Dal 19 maggio al 04 giugno 2017
arte contemporanea
serata - evento
serata - evento
Location
VILLA BORROMEO D’ADDA
Arcore, Largo Vincenzo Vela, (Monza E Brianza)
Arcore, Largo Vincenzo Vela, (Monza E Brianza)
Orario di apertura
sabato e domenica dalle 15,30 alle 19,00 (Apertura straordinaria il 2 giugno)
Vernissage
19 Maggio 2017, h 21
Sito web
www.festivaldellaletteratura.it
Autore
Curatore