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Artwo
In mostra un progetto creativo tra arte e design dove tutto nasce dal riciclo di materiali e oggetti preesistenti.
Comunicato stampa
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ARTWO ARTE UTILE
18 DICEMBRE 2010 / 5 GIUGNO 2011
ARTWO è nata nel 2005, quando ancora non si abusava di termini quali “ecosostenibilità” e “sostenibilità sociale”, come un’avventura creativa dal profondo valore etico. Il suo ideatore, Luca Modugno, crede al valore decisivo della bellezza artistica nei luoghi in cui la libertà non appartiene al gioco del quotidiano. Rendere l’arte utile a tutti, soprattutto a chi ne ha più bisogno. Da un lato unendo la passione per l’arte contemporanea e il design, creando un percorso di intelligenza estetica e qualità morale dei prodotti; dall’altro lavorando con associazioni di recupero o realtà penitenziarie, offrendo un percorso formativo che le coinvolga fattivamente nella produzione di oggetti funzionali.
Artwo produce oggetti ideati da artisti contemporanei che, partendo da utensili d’uso comune, li decontestualizzano e riciclano, dando loro nuova forma e adeguato utilizzo. Ogni oggetto è firmato dall’artista e prodotto in tiratura limitata.
Tra gli artisti che hanno già aderito all’iniziativa: Giovanni Albanese, Ivan Barlafante, Enrica Borghi, Carlo De Meo, Stefano Canto, Rocco Dubbini, Yonel Hidalgo Perez, Gian Paolo Tomasi, Michele Giangrande.
Nel 2006 l’associazione ha realizzato all’interno della Casa Circondariale di Rebibbia un laboratorio attrezzato grazie ai proventi ricavati dalle vendite degli oggetti.
Oggi alle ideazioni degli artisti si è affiancata quella di giovani designer, uniti da un’idea: fuggire dalla produzione stereotipata. Che sia un progetto per bookshop museali o per la regalistica aziendale, deve scaturire dal pensiero laterale, da un modo diverso di vedere le cose e di realizzarle. Il risultato è la produzione di oggetti inediti, disponibili ad essere letti sotto una luce diversa, spiazzante.
LUCA MODUGNO…
“Vedere tutte le cose come se fosse la prima volta”. Questa frase di Henri Matisse mi ha sempre affascinato e spesso aiutato nel mio lavoro. Ultimamente però i troppi stimoli, le troppe sollecitazioni e la disordinata sovraesposizione ai mezzi di comunicazione di massa mi stordivano, portandomi verso l’incapacità di sentire in modo personale, soggettivo. Con troppi “input” ma poche occasioni di riflessione critica, diventava sempre più difficile andare oltre le categorie dello stereotipo. Mi sono avvicinato così all’arte contemporanea, spinto dal desiderio di ricercare nuovi stimoli, nuove emozioni. Con molta umiltà ho cominciato a frequentare i luoghi dove l’arte contemporanea si manifesta (gallerie, musei, fiere), ma in quei “ritrovi per addetti ai lavori” il neofita viene spesso tenuto a distanza. La passione per l’arte non mi ha fatto perdere d’animo: ho cominciato a frequentare giovani artisti, ad apprezzarne il lavoro e ad acquistare le prime opere, iniziando così la mia esperienza di “collezionista”. L’incontro con l’artista Carlo De Meo è stato decisivo. In quel periodo lavorava tagliando, piegando e unendo oggetti d’uso comune come secchi, spugne, pinne, ecc., trasformandoli, cambiandogli i connotati. Quel mondo ironico e divertente mi ha affascinato immediatamente. Ho visto come lo stesso oggetto poteva cambiare forma ed anche utilizzo. Ho capito che si potevano utilizzare gli oggetti in modo non tradizionale, e questo poteva incuriosire e divertire ancora. Ecco lo spunto da cui è nata Artwo: volevo che gli artisti si confrontassero con il design, creando nuovo dal nuovo mediante l’utilizzo di materiale povero. Decontestualizzare oggetti d’uso comune in modo spiazzante. Ogni oggetto sarebbe stato firmato dall’artista e a tiratura limitata. Ho creduto che tutto questo avrebbe potuto avvicinare la gente all’arte, che sarebbe stata più seducente, divertente, disponibile e fruibile per tutti. Ecco come aiutare ad attivare quei processi mentali e produttivi propri di un “pensiero laterale”, sviluppare una nuova sensibilità, che poteva trasformarsi in commento, discorso, scambio, cultura. E’ stato incredibile come, nei mesi che seguirono, l’idea è stata accolta e sostenuta, in primo luogo, dagli artisti che, dopo aver condiviso lo spirito del progetto, si sono messi al lavoro ed hanno iniziato a creare le opere per Artwo. Ma c’era anche un'altra sfida, che Artwo voleva vincere: quella di coinvolgere nell’iniziativa e -in particolare- nel ciclo produttivo degli oggetti d’artista, coloro che desideravano rendersi utili, per trovare un’identità sociale smarrita. Perché quindi non coinvolgere nel progetto persone svantaggiate, meno fortunate, ma comunque in grado di apportare all’iniziativa un’esperienza importante? Alcuni amici, ai quali ho parlato di quest’idea, mi hanno messo in contatto con Associazioni che già da tempo lavoravano in comunità di recupero e nelle carceri. In poco tempo, grazie all’aiuto di queste Associazioni, sono riuscito ad incontrare il Direttore del Carcere di Rebibbia di Roma. Da allora, aiutato dalla disponibilità dei vertici del Carcere e, soprattutto, forte dell’entusiasmo che mi hanno comunicato i detenuti, è iniziata una collaborazione intensa e fattiva tra gli artisti, i detenuti ed Artwo. Adesso mi sento di affermare che nessun luogo e nessuna persona sarebbero stati più adatti a produrre gli oggetti di Artwo. I detenuti sono da sempre abituati ad “arrangiarsi” con i pochi oggetti con cui vengono a contatto, a trasformarli, a dare loro, decontestualizzandoli, altre funzioni e un nuovo utilizzo.
18 DICEMBRE 2010 / 5 GIUGNO 2011
ARTWO è nata nel 2005, quando ancora non si abusava di termini quali “ecosostenibilità” e “sostenibilità sociale”, come un’avventura creativa dal profondo valore etico. Il suo ideatore, Luca Modugno, crede al valore decisivo della bellezza artistica nei luoghi in cui la libertà non appartiene al gioco del quotidiano. Rendere l’arte utile a tutti, soprattutto a chi ne ha più bisogno. Da un lato unendo la passione per l’arte contemporanea e il design, creando un percorso di intelligenza estetica e qualità morale dei prodotti; dall’altro lavorando con associazioni di recupero o realtà penitenziarie, offrendo un percorso formativo che le coinvolga fattivamente nella produzione di oggetti funzionali.
Artwo produce oggetti ideati da artisti contemporanei che, partendo da utensili d’uso comune, li decontestualizzano e riciclano, dando loro nuova forma e adeguato utilizzo. Ogni oggetto è firmato dall’artista e prodotto in tiratura limitata.
Tra gli artisti che hanno già aderito all’iniziativa: Giovanni Albanese, Ivan Barlafante, Enrica Borghi, Carlo De Meo, Stefano Canto, Rocco Dubbini, Yonel Hidalgo Perez, Gian Paolo Tomasi, Michele Giangrande.
Nel 2006 l’associazione ha realizzato all’interno della Casa Circondariale di Rebibbia un laboratorio attrezzato grazie ai proventi ricavati dalle vendite degli oggetti.
Oggi alle ideazioni degli artisti si è affiancata quella di giovani designer, uniti da un’idea: fuggire dalla produzione stereotipata. Che sia un progetto per bookshop museali o per la regalistica aziendale, deve scaturire dal pensiero laterale, da un modo diverso di vedere le cose e di realizzarle. Il risultato è la produzione di oggetti inediti, disponibili ad essere letti sotto una luce diversa, spiazzante.
LUCA MODUGNO…
“Vedere tutte le cose come se fosse la prima volta”. Questa frase di Henri Matisse mi ha sempre affascinato e spesso aiutato nel mio lavoro. Ultimamente però i troppi stimoli, le troppe sollecitazioni e la disordinata sovraesposizione ai mezzi di comunicazione di massa mi stordivano, portandomi verso l’incapacità di sentire in modo personale, soggettivo. Con troppi “input” ma poche occasioni di riflessione critica, diventava sempre più difficile andare oltre le categorie dello stereotipo. Mi sono avvicinato così all’arte contemporanea, spinto dal desiderio di ricercare nuovi stimoli, nuove emozioni. Con molta umiltà ho cominciato a frequentare i luoghi dove l’arte contemporanea si manifesta (gallerie, musei, fiere), ma in quei “ritrovi per addetti ai lavori” il neofita viene spesso tenuto a distanza. La passione per l’arte non mi ha fatto perdere d’animo: ho cominciato a frequentare giovani artisti, ad apprezzarne il lavoro e ad acquistare le prime opere, iniziando così la mia esperienza di “collezionista”. L’incontro con l’artista Carlo De Meo è stato decisivo. In quel periodo lavorava tagliando, piegando e unendo oggetti d’uso comune come secchi, spugne, pinne, ecc., trasformandoli, cambiandogli i connotati. Quel mondo ironico e divertente mi ha affascinato immediatamente. Ho visto come lo stesso oggetto poteva cambiare forma ed anche utilizzo. Ho capito che si potevano utilizzare gli oggetti in modo non tradizionale, e questo poteva incuriosire e divertire ancora. Ecco lo spunto da cui è nata Artwo: volevo che gli artisti si confrontassero con il design, creando nuovo dal nuovo mediante l’utilizzo di materiale povero. Decontestualizzare oggetti d’uso comune in modo spiazzante. Ogni oggetto sarebbe stato firmato dall’artista e a tiratura limitata. Ho creduto che tutto questo avrebbe potuto avvicinare la gente all’arte, che sarebbe stata più seducente, divertente, disponibile e fruibile per tutti. Ecco come aiutare ad attivare quei processi mentali e produttivi propri di un “pensiero laterale”, sviluppare una nuova sensibilità, che poteva trasformarsi in commento, discorso, scambio, cultura. E’ stato incredibile come, nei mesi che seguirono, l’idea è stata accolta e sostenuta, in primo luogo, dagli artisti che, dopo aver condiviso lo spirito del progetto, si sono messi al lavoro ed hanno iniziato a creare le opere per Artwo. Ma c’era anche un'altra sfida, che Artwo voleva vincere: quella di coinvolgere nell’iniziativa e -in particolare- nel ciclo produttivo degli oggetti d’artista, coloro che desideravano rendersi utili, per trovare un’identità sociale smarrita. Perché quindi non coinvolgere nel progetto persone svantaggiate, meno fortunate, ma comunque in grado di apportare all’iniziativa un’esperienza importante? Alcuni amici, ai quali ho parlato di quest’idea, mi hanno messo in contatto con Associazioni che già da tempo lavoravano in comunità di recupero e nelle carceri. In poco tempo, grazie all’aiuto di queste Associazioni, sono riuscito ad incontrare il Direttore del Carcere di Rebibbia di Roma. Da allora, aiutato dalla disponibilità dei vertici del Carcere e, soprattutto, forte dell’entusiasmo che mi hanno comunicato i detenuti, è iniziata una collaborazione intensa e fattiva tra gli artisti, i detenuti ed Artwo. Adesso mi sento di affermare che nessun luogo e nessuna persona sarebbero stati più adatti a produrre gli oggetti di Artwo. I detenuti sono da sempre abituati ad “arrangiarsi” con i pochi oggetti con cui vengono a contatto, a trasformarli, a dare loro, decontestualizzandoli, altre funzioni e un nuovo utilizzo.
18
dicembre 2010
Artwo
Dal 18 dicembre 2010 al 05 giugno 2011
design
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
PALAZZO COLLICOLA ARTI VISIVE – MUSEO CARANDENTE
Spoleto, Via Loreto Vittori, 11, (Perugia)
Spoleto, Via Loreto Vittori, 11, (Perugia)
Orario di apertura
venerdì, sabato e domenica dalle 10.30 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00. Dal 15 Febbraio al 31 Marzo il secondo piano rimarrà chiuso per lavori di manutenzione.
Vernissage
18 Dicembre 2010, ore 12-00
Autore
Curatore