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Assaggiare il corpo
Verrà presentato il catalogo della collezione del “Lobster Pot”, il primo vero Contemporary Art Restaurant” (CAR) in Italia, un luogo dove la ricerca contemporanea in campo artistico e culturale si fonde con l’innovazione anche in campo culinario.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Giovedi 3 Dicembre alle ore 19 verrà presentato il catalogo della collezione del “Lobster Pot”, il primo vero Contemporary Art Restaurant” (CAR) in Italia, un luogo dove la ricerca contemporanea in campo artistico e culturale si fonde con l'innovazione anche in campo culinario.
Luis Gispert, Anneè Olofsson, Dean Sameshima, Julie Orser, James Bigood sono alcuni degli artisti affermati a livello internazionale le cui opere animano le pareti del Lobster Pot e che arricchiscono il catalogo ideato e concepito ad hoc per il ristorante, in cui sono presenti, tra gli altri, anche gli italiani Arash Radpour, Jacopo Benassi, Matteo Sanna e Aristide Gagliardi.
Il Lobster Pot inaugura il nuovo corso della Birreria Viennese, storica locanda, patrimonio enogastronomico della capitale che riapre in seguito ad un breve restilyng, con un’identità tutta nuova. Alla birreria, che sarà spostata al piano superiore, verrà affiancato infatti un progetto che vuole contrapporre alla tradizione del locale un innovativo spirito orientato al futuro.
Il progetto CAR nasce, infatti, dalla passione dei nuovi gestori Agostino Lauro e Paolo Tortora, convinti che il Lobster Pot non dovrà essere il tipico art restaurant dove si affittano sale per esposizioni o l'ultimo luogo alla moda con arredamento di tendenza dove trovare qualche innesto di arte contemporanea; l'intento è invece quello di riscoprire quell'antica forma di "mecenatismo" che da sempre lega indissolubilmente l'arte culinaria all'arte tout-court, attraverso il coinvolgimento dei protagonisti del settore e una programmazione culturale di qualità.
Non è difficile, infatti, recarsi in un antico ristorante, in giro per l'Europa, e trovare alla parete, un disegno di un Modigliani o di qualche artista minore e squattrinato, usato a suo tempo per pagare il conto. Il ristorante, la locanda, la birreria possono dunque essere considerati i primi e gli ultimi mecenati di ogni artista, affermato o meno. Il CAR, rielaborando questa antica formula, darà agli artisti la possibilità di esprimere il proprio lavoro attraverso una serie di mostre temporanee chiamate "Omaggi" al termine delle quali il ristorante entrerà in possesso di un'opera dell'artista per inserirla così nella propria collezione permanente.
In questo modo la collezione sarà sempre in divenire e si aggiornerà "di omaggio in omaggio" con nuovi lavori.
Situato nel cuore pulsante di Roma, nei pressi di Piazza di Spagna, a due passi da alcune tra le più illustri gallerie di arte moderna e contemporanea della città, il Lobster Pot vuole proporsi, quindi, come luogo di incontro e di scambio per gli addetti ai lavori e i sempre più numerosi turisti di arte contemporanea che affollano la capitale giungendo da tutto il mondo in occasione di importanti rassegne internazionali.
“Ci piacerebbe- sottolineano i gestori Agostino Lauro e Paolo Tortora- che il Lobster Pot - CAR non diventi un locale dove si va per "farsi vedere" ma piuttosto per "vedersi", riscoprendo quello che è uno degli aspetti fondamentali del mangiar bene: il relazionarsi con il prossimo. Un contenitore di informazioni su tutti gli eventi in qualche modo legati al mondo dell'arte contemporanea”.
Alla presentazione del catalogo della collezione, giovedi 3 dicembre alle ore 19.00, seguirà un cocktail con fingerfood a base di pesce e spumante. Serata ad inviti.
Lobster Pot- Contemporary Art Restaurant
Il Lobster Pot propone un menù completamente nuovo a base di pesce rigorosamente fresco, crostacei e frutti di mare di ogni genere, a cominciare dalle più pregiate varietà di ostriche. Il tutto sarà accuratamente preparato e cucinato dallo Chef Massimiliano. Il ristorante avrà una doppia formula:pranzo a menù fisso e cena à la carte, entrambi ispirati ai profumi e ai sapori unici ed inconfondibili del nostro Mediterraneo.
"Assaggiare il corpo"
Il catalogo della collezione del Lobster Port
Contemporary Art Restaurant
Uno degli aspetti pi*interessanti dell'opera di Vincent Van Gogh *che tutti gli elementi fondamentali della sua poetica sono gi*racchiusi in uno dei suoi primi capolavori. Quando si osserva "I mangiatori di patate" infatti, si percepisce tutta la tensione tra vita e trascendenza presente nel lavoro dell'artista e il suo chiaro intento di esprimere il divino attraverso gli aspetti pi*bassi dell'umano: la povert* la "malattia", l'umilt・ la terra e, soprattutto il corpo nella sua accezione meno elaborata, pi・semplice e immediata. Un corpo apparentemente inscindibile dal terreno su cui si posa ma in realt・espressione di quella immedesimazione con il divino tanto predicata dal buon pastore olandese. Per Van Gogh umano e divino erano due facce legate da un intenso rapporto di scambio. Non si pu・fare a meno di notare come questa intensit・risieda probabilmente nella relazione diretta del corpo con il cibo che si intrattiene nella scena ritratta. Il modestissimo pasto presente sulla tavola si fonde senza soluzione di continuit・con il corpo degli astanti: non c'・quasi differenza tra il colore delle mani dei minatori e quello delle patate, la convivialit・che si percepisce nell'atmosfera contrasta con la modestia dell'ambientazione. Qualcosa va oltre le evidenti complicazioni della vita di un gruppo di popolani. Quel qualcosa ・il cibo o meglio il rapporto morboso tra questo e il corpo, il contatto diretto delle mani con le patate, le guance arrossate, i nasi infreddoliti protratti verso il caldo fumo che fuoriesce dalla scodella e i volti corrucciati che rendono tutti i presenti simili a…patate.
I commensali mangiano loro stessi.
Non ・certo questa la sede per ricordare la centralit・del corpo umano e del suo rapporto con il cibo nel lungo e tortuoso percorso della storia dell'arte: dagli interventi decorativi nelle ville romane ai riferimenti nell'arte cristiana giungendo naturalmente a Caravaggio e ai pi・recenti esperimenti contemporanei.
Il corpo, nostra pelle, vestito del quale non ・possibile spogliarsi che definisce i nostri confini, il luogo di contatto con la realt・e soprattutto di connessione con il prossimo. Prima della parola e della scrittura esiste un linguaggio che non si pu・zittire, quello del corpo. Un "codice inconscio" non ufficiale ma in qualche modo condiviso e immediato come lo sono i gesti di Dean Sameshima che illustrano il linguaggio per sordomuti della comunit・omosessuale.
Questa inevitabilit*del corpo ci spinge da sempre a cercare il diverso, a trasformare noi stessi. L'uomo contemporaneo pi*di ogni altro suo predecessore prova a modificare le proprie forme e sembianze. Cos*il corpo postmoderno espande se stesso. Senza voler scomodare tutte le indagini sulla trasformazione fisica del corpo provenienti dal recente passato storico artistico - da Orlan a Erwin Olaf, passando per Mattew Barney, vorremmo qui concentrarci per un attimo sull'aspetto del ruolo.
Appare centrale, infatti, nella collezione del Lobster Pot, l'aspetto connotativo del corpo, del contesto e soprattutto del ruolo di chi lo "indossa". Oltre al gi*citato lavoro di Sameshima infatti, *evidente come in tutte le fotografie della collezione sia il corpo dei soggetti ritratti a definire l'opera prima ancora del contesto stesso. Nel caso di Nick Waplington il corpo, nudo, *addirittura inserito in un momento successivo su di un'immagine prelevata da una rivista di arredamento degli anni '70, reinventando cos*completamente il senso della stessa.
Processo simile avviene nelle fotografie dei Centri Vacanze Butlin realizzate da Elmar Ludwig, Edmund Nagele e David Noble che lavoravano negli anni '70 per il celeberrimo Studio Fotografico di John Hinde. Gli scatti, che servivano a realizzare una serie di cartoline postali da vendere nei centri vacanze, sono uno dei primi esempi di fotografia in posa a colori. La meticolosit*della composizione fa emergere l'aspetto centrale dei soggetti ritratti, ognuno immobile, pulito e perfetto nel proprio ruolo. La posa impeccabile di posizioni a volte improbabili unita all'affastellamento di corpi restituisce il senso voluto di una collettivit*gaudiosa.
Di stampo opposto, nettamente proprio del reportage, sono invece le fotografie di Aristide Gagliardi in cui il corpo interviene a svelare il contesto delle immagini che compongono il trittico, in se stesse dotate di una voluta enigmaticit*
Questa capacit・del corpo di svelare indizi ・il centro del lavoro di Julie Orser, professoressa di cinema all'UCLA, che ci porta nell'universo della donna anni '50 in preda ad una costante oscillazione della personalit・tra femme fatale e angelo del focolare. Nonostante l'evidente travestimento il corpo della donna, il suo volto, resta glaciale in entrambe le interpretazioni mantenendo quella sorta di fragilit・che ci porta a pensare che da un momento all'altro lo specchio possa frantumarsi e una personalit・possa aggredire l'altra.
L'identit・・ in fondo, la costipazione del nostro essere, che per sua natura risulta mutante e multiplo, in una fortezza nella quale ci si rinchiude per paura del mondo. Ma la paura ・sempre anche desiderio e, in questo caso dunque, brama di alterit・e dislocazione del se come avviene nei lavori di Jacopo Benassi o di Arash Radpour, che indagano il travestimento come modo per sentire l'altro e immedesimarsi nel diverso.
Un corpo "postumano" dunque che si sovrappone, nella collezione del Lobster Pot, con una rinnovata visione del corpo "classico" presente nei lavori di Matteo Sanna e James Bidgood. Nell'opera di Sanna, in particolare, queste due visioni si sposano perfettamente, le sue modelle vengono isolate in un contesto svuotato da ogni riferimento ad eccezione di quello connotato dal proprio corpo, che riprende celebri pose della pittura rinascimentale e soprattutto barocca - caravaggesca meglio- cos・da far emergere prepotentemente l'identit・multipla e postmoderna dei soggetti ritratti. Definendo gli spazi della nostra esistenza, la nostra identit・ e dunque il nostro corpo, rappresentano il luogo della nostra memoria, spazio nel quale si affastellano i ricordi, i segni, le cicatrici del nostro vissuto. Tutto ci・che tocchiamo ci definisce e resta impresso dentro di noi, sembra dirci il dito indice sollevato di Matteo Sanna su cui rimangono i segni di una lettera dell'alfabeto braille. Sono cicatrici anche le fibre in poliestere che Nunzio De Martino ricama sulla sua tela in similpelle come in un ossessivo ritorno al sua storia familiare legata al mondo della sartoria.
Anne・Olofsson invece, consegna al passato i volti di persone con le quali non si sente pi・in contatto, segnandoli con un craquel・tipico dell'invecchiamento della pittura ad olio sulla tela, congedandosi cos・da loro con un interrogativo obliquamente evocativo: "will you still love me tomorrow?".
In tutti questi interventi il nutrimento primario del corpo e dell'anima, il cibo, ・nascosto ma inevitabilmente presente, immanente come benzina della pulsione primitiva che ci spinge a vivere e sopravvivere, perch・ come ci insegna Ludwig Feuerbach, "noi siamo ci・che mangiamo".
Alessandro Cabib
Informazioni catalogo
Titolo: Lobster Pot - Contemporary Art Restaurant. Art Collection.
Pagine: 32
Formato: 11,7x15
Allestimento: punti metallici
Luis Gispert, Anneè Olofsson, Dean Sameshima, Julie Orser, James Bigood sono alcuni degli artisti affermati a livello internazionale le cui opere animano le pareti del Lobster Pot e che arricchiscono il catalogo ideato e concepito ad hoc per il ristorante, in cui sono presenti, tra gli altri, anche gli italiani Arash Radpour, Jacopo Benassi, Matteo Sanna e Aristide Gagliardi.
Il Lobster Pot inaugura il nuovo corso della Birreria Viennese, storica locanda, patrimonio enogastronomico della capitale che riapre in seguito ad un breve restilyng, con un’identità tutta nuova. Alla birreria, che sarà spostata al piano superiore, verrà affiancato infatti un progetto che vuole contrapporre alla tradizione del locale un innovativo spirito orientato al futuro.
Il progetto CAR nasce, infatti, dalla passione dei nuovi gestori Agostino Lauro e Paolo Tortora, convinti che il Lobster Pot non dovrà essere il tipico art restaurant dove si affittano sale per esposizioni o l'ultimo luogo alla moda con arredamento di tendenza dove trovare qualche innesto di arte contemporanea; l'intento è invece quello di riscoprire quell'antica forma di "mecenatismo" che da sempre lega indissolubilmente l'arte culinaria all'arte tout-court, attraverso il coinvolgimento dei protagonisti del settore e una programmazione culturale di qualità.
Non è difficile, infatti, recarsi in un antico ristorante, in giro per l'Europa, e trovare alla parete, un disegno di un Modigliani o di qualche artista minore e squattrinato, usato a suo tempo per pagare il conto. Il ristorante, la locanda, la birreria possono dunque essere considerati i primi e gli ultimi mecenati di ogni artista, affermato o meno. Il CAR, rielaborando questa antica formula, darà agli artisti la possibilità di esprimere il proprio lavoro attraverso una serie di mostre temporanee chiamate "Omaggi" al termine delle quali il ristorante entrerà in possesso di un'opera dell'artista per inserirla così nella propria collezione permanente.
In questo modo la collezione sarà sempre in divenire e si aggiornerà "di omaggio in omaggio" con nuovi lavori.
Situato nel cuore pulsante di Roma, nei pressi di Piazza di Spagna, a due passi da alcune tra le più illustri gallerie di arte moderna e contemporanea della città, il Lobster Pot vuole proporsi, quindi, come luogo di incontro e di scambio per gli addetti ai lavori e i sempre più numerosi turisti di arte contemporanea che affollano la capitale giungendo da tutto il mondo in occasione di importanti rassegne internazionali.
“Ci piacerebbe- sottolineano i gestori Agostino Lauro e Paolo Tortora- che il Lobster Pot - CAR non diventi un locale dove si va per "farsi vedere" ma piuttosto per "vedersi", riscoprendo quello che è uno degli aspetti fondamentali del mangiar bene: il relazionarsi con il prossimo. Un contenitore di informazioni su tutti gli eventi in qualche modo legati al mondo dell'arte contemporanea”.
Alla presentazione del catalogo della collezione, giovedi 3 dicembre alle ore 19.00, seguirà un cocktail con fingerfood a base di pesce e spumante. Serata ad inviti.
Lobster Pot- Contemporary Art Restaurant
Il Lobster Pot propone un menù completamente nuovo a base di pesce rigorosamente fresco, crostacei e frutti di mare di ogni genere, a cominciare dalle più pregiate varietà di ostriche. Il tutto sarà accuratamente preparato e cucinato dallo Chef Massimiliano. Il ristorante avrà una doppia formula:pranzo a menù fisso e cena à la carte, entrambi ispirati ai profumi e ai sapori unici ed inconfondibili del nostro Mediterraneo.
"Assaggiare il corpo"
Il catalogo della collezione del Lobster Port
Contemporary Art Restaurant
Uno degli aspetti pi*interessanti dell'opera di Vincent Van Gogh *che tutti gli elementi fondamentali della sua poetica sono gi*racchiusi in uno dei suoi primi capolavori. Quando si osserva "I mangiatori di patate" infatti, si percepisce tutta la tensione tra vita e trascendenza presente nel lavoro dell'artista e il suo chiaro intento di esprimere il divino attraverso gli aspetti pi*bassi dell'umano: la povert* la "malattia", l'umilt・ la terra e, soprattutto il corpo nella sua accezione meno elaborata, pi・semplice e immediata. Un corpo apparentemente inscindibile dal terreno su cui si posa ma in realt・espressione di quella immedesimazione con il divino tanto predicata dal buon pastore olandese. Per Van Gogh umano e divino erano due facce legate da un intenso rapporto di scambio. Non si pu・fare a meno di notare come questa intensit・risieda probabilmente nella relazione diretta del corpo con il cibo che si intrattiene nella scena ritratta. Il modestissimo pasto presente sulla tavola si fonde senza soluzione di continuit・con il corpo degli astanti: non c'・quasi differenza tra il colore delle mani dei minatori e quello delle patate, la convivialit・che si percepisce nell'atmosfera contrasta con la modestia dell'ambientazione. Qualcosa va oltre le evidenti complicazioni della vita di un gruppo di popolani. Quel qualcosa ・il cibo o meglio il rapporto morboso tra questo e il corpo, il contatto diretto delle mani con le patate, le guance arrossate, i nasi infreddoliti protratti verso il caldo fumo che fuoriesce dalla scodella e i volti corrucciati che rendono tutti i presenti simili a…patate.
I commensali mangiano loro stessi.
Non ・certo questa la sede per ricordare la centralit・del corpo umano e del suo rapporto con il cibo nel lungo e tortuoso percorso della storia dell'arte: dagli interventi decorativi nelle ville romane ai riferimenti nell'arte cristiana giungendo naturalmente a Caravaggio e ai pi・recenti esperimenti contemporanei.
Il corpo, nostra pelle, vestito del quale non ・possibile spogliarsi che definisce i nostri confini, il luogo di contatto con la realt・e soprattutto di connessione con il prossimo. Prima della parola e della scrittura esiste un linguaggio che non si pu・zittire, quello del corpo. Un "codice inconscio" non ufficiale ma in qualche modo condiviso e immediato come lo sono i gesti di Dean Sameshima che illustrano il linguaggio per sordomuti della comunit・omosessuale.
Questa inevitabilit*del corpo ci spinge da sempre a cercare il diverso, a trasformare noi stessi. L'uomo contemporaneo pi*di ogni altro suo predecessore prova a modificare le proprie forme e sembianze. Cos*il corpo postmoderno espande se stesso. Senza voler scomodare tutte le indagini sulla trasformazione fisica del corpo provenienti dal recente passato storico artistico - da Orlan a Erwin Olaf, passando per Mattew Barney, vorremmo qui concentrarci per un attimo sull'aspetto del ruolo.
Appare centrale, infatti, nella collezione del Lobster Pot, l'aspetto connotativo del corpo, del contesto e soprattutto del ruolo di chi lo "indossa". Oltre al gi*citato lavoro di Sameshima infatti, *evidente come in tutte le fotografie della collezione sia il corpo dei soggetti ritratti a definire l'opera prima ancora del contesto stesso. Nel caso di Nick Waplington il corpo, nudo, *addirittura inserito in un momento successivo su di un'immagine prelevata da una rivista di arredamento degli anni '70, reinventando cos*completamente il senso della stessa.
Processo simile avviene nelle fotografie dei Centri Vacanze Butlin realizzate da Elmar Ludwig, Edmund Nagele e David Noble che lavoravano negli anni '70 per il celeberrimo Studio Fotografico di John Hinde. Gli scatti, che servivano a realizzare una serie di cartoline postali da vendere nei centri vacanze, sono uno dei primi esempi di fotografia in posa a colori. La meticolosit*della composizione fa emergere l'aspetto centrale dei soggetti ritratti, ognuno immobile, pulito e perfetto nel proprio ruolo. La posa impeccabile di posizioni a volte improbabili unita all'affastellamento di corpi restituisce il senso voluto di una collettivit*gaudiosa.
Di stampo opposto, nettamente proprio del reportage, sono invece le fotografie di Aristide Gagliardi in cui il corpo interviene a svelare il contesto delle immagini che compongono il trittico, in se stesse dotate di una voluta enigmaticit*
Questa capacit・del corpo di svelare indizi ・il centro del lavoro di Julie Orser, professoressa di cinema all'UCLA, che ci porta nell'universo della donna anni '50 in preda ad una costante oscillazione della personalit・tra femme fatale e angelo del focolare. Nonostante l'evidente travestimento il corpo della donna, il suo volto, resta glaciale in entrambe le interpretazioni mantenendo quella sorta di fragilit・che ci porta a pensare che da un momento all'altro lo specchio possa frantumarsi e una personalit・possa aggredire l'altra.
L'identit・・ in fondo, la costipazione del nostro essere, che per sua natura risulta mutante e multiplo, in una fortezza nella quale ci si rinchiude per paura del mondo. Ma la paura ・sempre anche desiderio e, in questo caso dunque, brama di alterit・e dislocazione del se come avviene nei lavori di Jacopo Benassi o di Arash Radpour, che indagano il travestimento come modo per sentire l'altro e immedesimarsi nel diverso.
Un corpo "postumano" dunque che si sovrappone, nella collezione del Lobster Pot, con una rinnovata visione del corpo "classico" presente nei lavori di Matteo Sanna e James Bidgood. Nell'opera di Sanna, in particolare, queste due visioni si sposano perfettamente, le sue modelle vengono isolate in un contesto svuotato da ogni riferimento ad eccezione di quello connotato dal proprio corpo, che riprende celebri pose della pittura rinascimentale e soprattutto barocca - caravaggesca meglio- cos・da far emergere prepotentemente l'identit・multipla e postmoderna dei soggetti ritratti. Definendo gli spazi della nostra esistenza, la nostra identit・ e dunque il nostro corpo, rappresentano il luogo della nostra memoria, spazio nel quale si affastellano i ricordi, i segni, le cicatrici del nostro vissuto. Tutto ci・che tocchiamo ci definisce e resta impresso dentro di noi, sembra dirci il dito indice sollevato di Matteo Sanna su cui rimangono i segni di una lettera dell'alfabeto braille. Sono cicatrici anche le fibre in poliestere che Nunzio De Martino ricama sulla sua tela in similpelle come in un ossessivo ritorno al sua storia familiare legata al mondo della sartoria.
Anne・Olofsson invece, consegna al passato i volti di persone con le quali non si sente pi・in contatto, segnandoli con un craquel・tipico dell'invecchiamento della pittura ad olio sulla tela, congedandosi cos・da loro con un interrogativo obliquamente evocativo: "will you still love me tomorrow?".
In tutti questi interventi il nutrimento primario del corpo e dell'anima, il cibo, ・nascosto ma inevitabilmente presente, immanente come benzina della pulsione primitiva che ci spinge a vivere e sopravvivere, perch・ come ci insegna Ludwig Feuerbach, "noi siamo ci・che mangiamo".
Alessandro Cabib
Informazioni catalogo
Titolo: Lobster Pot - Contemporary Art Restaurant. Art Collection.
Pagine: 32
Formato: 11,7x15
Allestimento: punti metallici
03
dicembre 2009
Assaggiare il corpo
03 dicembre 2009
presentazione
serata - evento
serata - evento
Location
LOBSTER POT
Roma, Via Della Croce, 21, (Roma)
Roma, Via Della Croce, 21, (Roma)
Orario di apertura
da martedi a domenica; 11.00-24.00
Vernissage
3 Dicembre 2009, ore 19 su invito
Ufficio stampa
FOR ME DOUBLE
Autore