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Atelier cosmopolita: tradizione e avanguardie, Parigi 1900-1970
Non solo artisti operanti nell’ambito della tradizione, ma anche artisti che fecero parte delle avanguardie storiche e delle più recenti avanguardie
Comunicato stampa
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Flavio Caroli è ordinario di Storia dell’Arte Moderna presso il Politecnico di Milano. Ha dedicato i suoi studi di storico dell'arte alla linea introspettiva dell'arte occidentale, con la pubblicazione di numerosi e fondamentali volumi e con la realizzazione d'importanti mostre.
Mai come nel XX secolo la pittura ha conosciuto una tale velocità di evoluzione. Le novità e le sperimentazioni artistiche si sono susseguite con ritmo talmente incalzante da fornire un quadro piuttosto disomogeneo, in cui è difficile l’organizzazione del tutto in pochi schemi interpretativi.
Una moltitudine di movimenti e di stili si sono succeduti, a volte esaurendo la loro presenza nel giro di pochi anni o al massimo di qualche decennio.
In questa mostra si vuole focalizzare l’attenzione su alcuni dei numerosi artisti che, nel Novecento, vivevano e lavoravano a Parigi.
Non solo francesi, ma artisti provenienti da tutto il mondo che per ragioni politiche, ideologiche, economiche, si erano ritrovati in quella che, per molto tempo, sarà la capitale delle arti.
Essi costituirono una sorta di “Atelier cosmopolita”, ovvero una grande fucina di sperimentazione che vide la nascita, o quantomeno il passaggio, delle più significative tendenze dell’arte moderna e contemporanea.
Gli artisti trovavano a Parigi infiniti stimoli: frequenti erano i contatti con musicisti, poeti, letterati, cineasti, in un dialogo continuo, perpetuato in un ambiente effervescente e originale.
Raggruppati con la definizione “Ecole de Paris”, che letteralmente significa “Scuola di Parigi” (pur non trattandosi affatto di una scuola vera e propria) questi artisti, anche se eterogenei fra di loro (si pensi a Maurice De Vlaminck, André Derain, Emile Bernard, Maurice Denis, Abraham Mintchine di cui sono proposte alcune opere in mostra) erano accomunati da un forte spirito di sperimentazione formale, dall’interesse per l’arte primitiva e per l’opera di Cézanne.
Non solo artisti operanti nell’ambito della tradizione, ma anche artisti che fecero parte delle avanguardie storiche e delle più recenti avanguardie; artisti figurativi e artisti non figurativi. E’ proprio nell’ambito della pittura non figurativa che si sviluppa buona parte del percorso espositivo. Sono artisti che hanno fatto riferimento a diverse correnti, tutte nell’ambito dell’Astrattismo: Astrattismo Lirico (Claude Bellegarde), Astrattismo Geometrico (Auguste Herbin), Informale materico (Philippe Hosiasson, Alexandre Istrati); Informale segnico (Georges Mathieu, Georges Noel, John Franklin Koenig); Informale gestuale (Hans Hartung, Gérard Schneider, Leon Zack, Henri Goetz, Jean Messagier, James Pichette).
Alcuni artisti a Parigi, verso la fine degli anni ’50, ebbero il merito di rinnovare la pittura di figura, secondo nuovi canoni. Sulle orme dei britannici Francis Bacon e Lucien Freud attuarono un recupero dell’immagine in modo anticonvenzionale, al fine di testimoniare il disagio esistenziale e sociale. L’immagine, spesso cruda o distorta, negava l’idea del bello classico. André Cottavoz, e più tardi Roger-Edgard Gillet, di cui troviamo interessanti opere in mostra, sono alcuni dei portavoce di questa tendenza Neo-figurativa.
Nella capitale francese gli anni ’60 furono carichi di fermenti e novità. Tra le correnti più significative: il Nuovo realismo (di cui Gianni Bertini è stato per un certo periodo interprete originale) che ha mostrato una diversa visione della realtà che ci circonda, ha indotto a soffermarsi sulle trasformazioni della tecnologia, sul mutamento dei rapporti sociali, sui mass-media e l’Arte Concettuale, cominciata nella metà degli anni ‘60 ed esauritasi alla fine degli anni ’70. Nell’Arte Concettuale il dato caratterizzante è la mancanza dell’opera d’arte tradizionalmente intesa, l’attenzione è ora focalizzata sul messaggio prettamente intellettuale. A Parigi, rappresentante tra i più originali di quest’arte è Ben Vautier che, animato da una concezione “giocosa” dell’arte, stupisce con la sua ironia e il suo umorismo.
Negli anni ’70 si succedettero numerose correnti artistiche, estremamente eterogenee ed eclettiche. Tra queste troviamo il Neo-espressionismo, movimento artistico culturale che interessa l’Europa e gli Stati Uniti e prende vita come “rivisitazione” ciclica del primo espressionismo tedesco. Si tratta di un chiaro ritorno alle fonti della figurazione, riletta con una forte coscienza della contemporaneità e con cromatismo violento, impasto spesso e corposo. Lo svedese Bengt Lindström, che lavorò intensamente a Parigi già dal 1947, fu uno dei pittori della nuova Ecole de Paris che meglio di tutti reinterpreta la figuratività in chiave Neo-espressionista.
La mostra si chiude, cronologicamente, alla fine degli anni ’70, ma ciò non significa che Parigi abbia esaurito il suo ruolo di centro di gravità per gli artisti di tutto il mondo.Tutt’altro: l’Ecole de Paris continua ancor oggi più viva e innovativa che mai.
Catalogo a cura di Raffaella Bellini, con prefazione di Beatrice Bellini, italiano/inglese/francese, 54 tavole a colori, pagg. 136, biografie artisti.
Mai come nel XX secolo la pittura ha conosciuto una tale velocità di evoluzione. Le novità e le sperimentazioni artistiche si sono susseguite con ritmo talmente incalzante da fornire un quadro piuttosto disomogeneo, in cui è difficile l’organizzazione del tutto in pochi schemi interpretativi.
Una moltitudine di movimenti e di stili si sono succeduti, a volte esaurendo la loro presenza nel giro di pochi anni o al massimo di qualche decennio.
In questa mostra si vuole focalizzare l’attenzione su alcuni dei numerosi artisti che, nel Novecento, vivevano e lavoravano a Parigi.
Non solo francesi, ma artisti provenienti da tutto il mondo che per ragioni politiche, ideologiche, economiche, si erano ritrovati in quella che, per molto tempo, sarà la capitale delle arti.
Essi costituirono una sorta di “Atelier cosmopolita”, ovvero una grande fucina di sperimentazione che vide la nascita, o quantomeno il passaggio, delle più significative tendenze dell’arte moderna e contemporanea.
Gli artisti trovavano a Parigi infiniti stimoli: frequenti erano i contatti con musicisti, poeti, letterati, cineasti, in un dialogo continuo, perpetuato in un ambiente effervescente e originale.
Raggruppati con la definizione “Ecole de Paris”, che letteralmente significa “Scuola di Parigi” (pur non trattandosi affatto di una scuola vera e propria) questi artisti, anche se eterogenei fra di loro (si pensi a Maurice De Vlaminck, André Derain, Emile Bernard, Maurice Denis, Abraham Mintchine di cui sono proposte alcune opere in mostra) erano accomunati da un forte spirito di sperimentazione formale, dall’interesse per l’arte primitiva e per l’opera di Cézanne.
Non solo artisti operanti nell’ambito della tradizione, ma anche artisti che fecero parte delle avanguardie storiche e delle più recenti avanguardie; artisti figurativi e artisti non figurativi. E’ proprio nell’ambito della pittura non figurativa che si sviluppa buona parte del percorso espositivo. Sono artisti che hanno fatto riferimento a diverse correnti, tutte nell’ambito dell’Astrattismo: Astrattismo Lirico (Claude Bellegarde), Astrattismo Geometrico (Auguste Herbin), Informale materico (Philippe Hosiasson, Alexandre Istrati); Informale segnico (Georges Mathieu, Georges Noel, John Franklin Koenig); Informale gestuale (Hans Hartung, Gérard Schneider, Leon Zack, Henri Goetz, Jean Messagier, James Pichette).
Alcuni artisti a Parigi, verso la fine degli anni ’50, ebbero il merito di rinnovare la pittura di figura, secondo nuovi canoni. Sulle orme dei britannici Francis Bacon e Lucien Freud attuarono un recupero dell’immagine in modo anticonvenzionale, al fine di testimoniare il disagio esistenziale e sociale. L’immagine, spesso cruda o distorta, negava l’idea del bello classico. André Cottavoz, e più tardi Roger-Edgard Gillet, di cui troviamo interessanti opere in mostra, sono alcuni dei portavoce di questa tendenza Neo-figurativa.
Nella capitale francese gli anni ’60 furono carichi di fermenti e novità. Tra le correnti più significative: il Nuovo realismo (di cui Gianni Bertini è stato per un certo periodo interprete originale) che ha mostrato una diversa visione della realtà che ci circonda, ha indotto a soffermarsi sulle trasformazioni della tecnologia, sul mutamento dei rapporti sociali, sui mass-media e l’Arte Concettuale, cominciata nella metà degli anni ‘60 ed esauritasi alla fine degli anni ’70. Nell’Arte Concettuale il dato caratterizzante è la mancanza dell’opera d’arte tradizionalmente intesa, l’attenzione è ora focalizzata sul messaggio prettamente intellettuale. A Parigi, rappresentante tra i più originali di quest’arte è Ben Vautier che, animato da una concezione “giocosa” dell’arte, stupisce con la sua ironia e il suo umorismo.
Negli anni ’70 si succedettero numerose correnti artistiche, estremamente eterogenee ed eclettiche. Tra queste troviamo il Neo-espressionismo, movimento artistico culturale che interessa l’Europa e gli Stati Uniti e prende vita come “rivisitazione” ciclica del primo espressionismo tedesco. Si tratta di un chiaro ritorno alle fonti della figurazione, riletta con una forte coscienza della contemporaneità e con cromatismo violento, impasto spesso e corposo. Lo svedese Bengt Lindström, che lavorò intensamente a Parigi già dal 1947, fu uno dei pittori della nuova Ecole de Paris che meglio di tutti reinterpreta la figuratività in chiave Neo-espressionista.
La mostra si chiude, cronologicamente, alla fine degli anni ’70, ma ciò non significa che Parigi abbia esaurito il suo ruolo di centro di gravità per gli artisti di tutto il mondo.Tutt’altro: l’Ecole de Paris continua ancor oggi più viva e innovativa che mai.
Catalogo a cura di Raffaella Bellini, con prefazione di Beatrice Bellini, italiano/inglese/francese, 54 tavole a colori, pagg. 136, biografie artisti.
12
novembre 2005
Atelier cosmopolita: tradizione e avanguardie, Parigi 1900-1970
Dal 12 novembre al 04 dicembre 2005
arte contemporanea
Location
CENTRO CULTURALE SAN BARTOLOMEO
Bergamo, Largo Bortolo Belotti, 1, (Bergamo)
Bergamo, Largo Bortolo Belotti, 1, (Bergamo)
Orario di apertura
tutti i giorni 10-12.30 e 15.30-19.30
Vernissage
12 Novembre 2005, ore 18.30
Autore