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Atelier Rossicone – La ceramica nell’Arte Contemporanea
Con questa mostra abbiamo voluto dare agli studenti, ai docenti, agli artisti, ai collezionisti e ai cultori dell’arte contemporanea un’occasione di aggiornamento e di conoscenza di quali artisti contemporanei abbiano trovato nella ceramica motivo forte del loro lavoro.
Comunicato stampa
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Scrive Carla Maria Arienti:
Il lavoro singolare e storico che la Commissione Spazio Hajech porta avanti già da anni, pur nei rinnovati avvicendamenti di taluni docenti,offre uno spaccato ad ampio raggio proprio degli svolgimenti più caratterizzanti della storia dell'arte del nostro tempo e delle figure più singolari che hanno puntualizzato con il loro lavoro proprio tali momenti. Ora con il nuovo anno scolastico 2011/2012, si fa più mirato e più incisivo tale lavoro di proposizione, in quanto si vuole dare sia un'opportunità alla città intera e al clima artistico che in essa si muove, con indicazioni chiare di conoscenza, studio e storicizzazione di tecniche, materiali e poetiche artistiche di autori nazionali e internazionali, agli studenti dei Licei artistici - a partire dal nostro - e delle Accademie di Belle Arti.
Tre mostre importanti porteranno avanti i membri della Commissione mostre del nostro Liceo, e questa dal titolo “Atelier Rossicone. La ceramica nell'arte contemporanea”, ormai giunta a maturazione, fa luce non solo su un materiale usato fin dai tempi più antichi e classici, avendo dato alla storia dell'arte risultati nobili di maestria e bellezza, ma chiarisce l'attenzione di un “laboratorio” milanese, quale l'Atelier Rossicone, artista egli stesso, alla ceramica contemporanea con i nomi più illustri dell'arte italiana e straniera, come è finemente documentato nel catalogo che accompagna la mostra.
Abbiamo voluto dare agli studenti, ai docenti, agli artisti, ai collezionisti e ai cultori dell'arte contemporanea un'occasione di aggiornamento e di conoscenza di quali artisti contemporanei abbiano trovato nella ceramica motivo forte del loro lavoro, firme prestigiose che hanno dipinto e modellato la Kèramikos (l'argilla), ideando e creando capolavori di mirabile bellezza.
Scrive Francesca Pensa:
La produzione artistica in ceramica ha da sempre nella nostra storia dell’arte un posto importante: non è difficile comprenderne il perchè, spiegabile nel fascino di questa sostanza primaria, che i greci chiamavano keramos, ossia argilla, essenza e frutto della terra, madre di tutto e di tutti.
E ai greci, infatti, si deve una rilevante produzione di ceramica dipinta, che rispecchia, nelle forme come nel risultato pittorico, il razionale pensiero creativo del mondo ellenico. Attraverso la ceramica riusciamo inoltre a cogliere tracce significative della grande pittura greca, quasi totalmente perduta. Ma i dipinti dei crateri, delle anfore, delle olpai non sono solo testimonianze storiche: non raramente la pittura dei ceramografi, che orgogliosamente firmavano le loro opere, ottiene risultati di commuovente poesia, come testimonia, per citare un esempio tra i tanti, il tenero sguardo tra Pentesilea e Achille che sta per trafiggerla nella grande kylix della Glittoteca di Monaco. Dalla Grecia parte quindi la storia della ceramica nella nostra arte, vicenda che affianca, con presenze e rilevanze diverse, lo sviluppo del linguaggio visivo dell’occidente.
Così nel quattrocento alcune botteghe artistiche si specializzano in questa particolare tecnica, come avviene nell’ambiente toscano dei della Robbia, che inaugurano una originale produzione di scultura in ceramica invetriata, splendente di cromie diverse, sulle quali spiccano i bianchi lucidi e gli azzurri nobili, capaci di trasfigurare la povertà dell’argilla in ricercata preziosità, spesso impiegata nella raffigurazioni di dolci e luminose Madonne.
E vale la pena di citare l’episodio importante che in questa vicenda occupa il settecento, quando in Europa compare e diviene ricercatissima una forma nuova di ceramica: è la porcellana, dall’affascinante e straordinario biancore, che, oltre a servizi preziosi dalle ricercate decorazioni pittoriche, permette la realizzazione di una vera e propria produzione scultorea, destinata al pubblico esclusivo ed elitario delle potenti corti europee. E non a caso la ceramica torna di prepotente interesse nella seconda metà del novecento, quando l’Informale diviene linguaggio comune dell’arte occidentale, in una visione della creazione visiva che esalta l’espressività della materia, carattere principale della ceramica, metafora trasparente della sostanza primaria del mondo.
L’esposizione di opere in ceramica, ospitata nello Spazio Hajech, presenta al pubblico i lavori provenienti dallo studio-bottega di Giuseppe Rossicone, ma insieme si offre agli studenti del Liceo di Brera come interessante opportunità per studiare e quindi per sperimentare questa materia dell’arte dalla millenaria e rilevante storia.
Scrive Carlo Franza:
Solo un artista, un creativo, e un imprenditore d'arte come Giuseppe Rossicone (nato a Scanno, in Abruzzo, nel 1933) poteva dare vita a un laboratorio, o meglio a una officina della ceramica, a Milano in Via Chiossetto fin dagli anni storici del dopoguerra, ovvero negli anni in cui Milano era tutta un fermento, quella Milano della Grande Brera, come la significò Franco Russoli, che per tutti gli artisti d'Italia e del mondo diventava un mito da vivere intensamente. Da quegli anni storici Rossicone ha dato vita a un centro singolarissimo, e che con quello dei Mazzotti ad Albisola, si pone come uno dei punti chiave della ceramica artistica contemporanea, ove ha potuto sviluppare non solo il suo lavoro d’artista, ma ha potuto accogliere figure chiave dell’arte italiana e straniera. L’arte di lavorare la ceramica ha origini antichissime: la parola deriva dalla voce “kéramos” che vuol dire argilla, ossia terra lavorata dall'uomo e grazie all'azione del fuoco trasformata in oggetti esemplari, d'uso pratico e ornamentale. Presso tutte le civiltà antiche troviamo della ceramica, in vasellame la cui fabbricazione risale a 7000/8000 anni orsono. I Greci, i Messapi nell'antico Salento, gli Etruschi, ci hanno lasciato vasi bellissimi, crateri, anfore; proprio a questo mondo antico si rifà il lavoro di Rossicone con i suoi vasi ikebana, i piatti stratificati; questi presentano poi una peculiarità assoluta che si identifica intanto in quel colore monocromo di toni azzurro- ferrigni, come se il tempo e le acque vi avessero sopra disegnato una sorta di movimento ondoso.
Sorprendente questa materia lavorata con le mani dall'artista Rossicone e colorata grazie a una interiore sensibilità che traspare netta e fa luce sulle forme che l'artista imprime nei torni a pedale, su forme non stereotipe o comunque seriali ma su preziose ricerche di rapporti volumetrici, di ritmi e di eleganza. Alla primitività delle forme, Rossicone lega il tempo presente che vive fervorosamente, con l'animo di chi crede non soltanto al lavoro nobilitante ma alle vere espressioni d'arte, alle sole che poi rendono testimonianza d'un vissuto. La ceramica di Rossicone si aggiunge al prezioso contributo che tutto il Novecento ha fornito a quest'attività manuale, che non è come abbiamo già detto per altre occasioni – non ultima la storica mostra " Il giardino della ceramica" da noi curata a Pietrasanta nel 1998 - arte minore, ma vera e propria produzione artistica come la pietra, il marmo e il bronzo. C'è da dire di più se si osserva il febbrile lavoro a più mani che si è fatto negli anni passati nell'officina di Rossicone; qui si sono succeduti più bei nomi dell'arte italiana e internazionale, dando origine e forma a una campionatura di prove d'autore, di pezzi unici, di piatti decorati, di anfore e sculture ceramiche, a tutto un mondo di reperti d'arte in cui traspaiono i timbri, le immagini e i colori degli artisti che si sono adoperati ad eseguirli. Piatti, grandi e piccoli, cotti e colorati. In essi si leggono i totem di Ibrahim Kodra, le Venezie e le pastorali di Remo Brindisi, i nudi di Cantatore, i paesaggi e le marine di Cascella, le somale di Salvatore Fiume, i braccianti espressionisti di Giuseppe Migneco, il mondo pastorale della Ciociaria di Purificato, la natura pop di Schifano, le colombe di Bodìni, il mondo ironico di Franz Borghese, ecc. Ma converrà sapere che tra piatti, ovali, teste, sculture, varie, bottiglie, ultimamente`Rossicone ha lavorato fianco a fianco a Treccani che ha prodotto in ceramica donne-fiore e vasi sfatti, o anche con Mario Botta, il grande architetto svizzero, per la messa in opera di vasi a più bocche. Mille altri nomi gli sono passati al fianco nel lavoro a quattro mani, Gentilini, Annigoni, Veronesi, Bonalumi, Pomodoro, Artias, Mastroianni, Longaretti, Cappelli, Fontana, Walter Lazzaro, Dova, Crippa, Sassu, Harloff, Ogata, Keizo, ecc., per tutti Rossicone ha avuto preziosi consigli, a tutti ha dato modo di chiarire il suo lavorare in ceramica. L'officina è diventata nel tempo un prezioso museo, unico nella città di Milano, dove li meglio dell'arte italiana, la storia più recente dell'arte contemporanea, si è qui svolta attraverso una manifattura mirabile, e Giuseppe Rossicone è ormai, oltreché artista, intellettuale e operatore che ha legato il suo nome alla storia della ceramica internazionale.
Il lavoro singolare e storico che la Commissione Spazio Hajech porta avanti già da anni, pur nei rinnovati avvicendamenti di taluni docenti,offre uno spaccato ad ampio raggio proprio degli svolgimenti più caratterizzanti della storia dell'arte del nostro tempo e delle figure più singolari che hanno puntualizzato con il loro lavoro proprio tali momenti. Ora con il nuovo anno scolastico 2011/2012, si fa più mirato e più incisivo tale lavoro di proposizione, in quanto si vuole dare sia un'opportunità alla città intera e al clima artistico che in essa si muove, con indicazioni chiare di conoscenza, studio e storicizzazione di tecniche, materiali e poetiche artistiche di autori nazionali e internazionali, agli studenti dei Licei artistici - a partire dal nostro - e delle Accademie di Belle Arti.
Tre mostre importanti porteranno avanti i membri della Commissione mostre del nostro Liceo, e questa dal titolo “Atelier Rossicone. La ceramica nell'arte contemporanea”, ormai giunta a maturazione, fa luce non solo su un materiale usato fin dai tempi più antichi e classici, avendo dato alla storia dell'arte risultati nobili di maestria e bellezza, ma chiarisce l'attenzione di un “laboratorio” milanese, quale l'Atelier Rossicone, artista egli stesso, alla ceramica contemporanea con i nomi più illustri dell'arte italiana e straniera, come è finemente documentato nel catalogo che accompagna la mostra.
Abbiamo voluto dare agli studenti, ai docenti, agli artisti, ai collezionisti e ai cultori dell'arte contemporanea un'occasione di aggiornamento e di conoscenza di quali artisti contemporanei abbiano trovato nella ceramica motivo forte del loro lavoro, firme prestigiose che hanno dipinto e modellato la Kèramikos (l'argilla), ideando e creando capolavori di mirabile bellezza.
Scrive Francesca Pensa:
La produzione artistica in ceramica ha da sempre nella nostra storia dell’arte un posto importante: non è difficile comprenderne il perchè, spiegabile nel fascino di questa sostanza primaria, che i greci chiamavano keramos, ossia argilla, essenza e frutto della terra, madre di tutto e di tutti.
E ai greci, infatti, si deve una rilevante produzione di ceramica dipinta, che rispecchia, nelle forme come nel risultato pittorico, il razionale pensiero creativo del mondo ellenico. Attraverso la ceramica riusciamo inoltre a cogliere tracce significative della grande pittura greca, quasi totalmente perduta. Ma i dipinti dei crateri, delle anfore, delle olpai non sono solo testimonianze storiche: non raramente la pittura dei ceramografi, che orgogliosamente firmavano le loro opere, ottiene risultati di commuovente poesia, come testimonia, per citare un esempio tra i tanti, il tenero sguardo tra Pentesilea e Achille che sta per trafiggerla nella grande kylix della Glittoteca di Monaco. Dalla Grecia parte quindi la storia della ceramica nella nostra arte, vicenda che affianca, con presenze e rilevanze diverse, lo sviluppo del linguaggio visivo dell’occidente.
Così nel quattrocento alcune botteghe artistiche si specializzano in questa particolare tecnica, come avviene nell’ambiente toscano dei della Robbia, che inaugurano una originale produzione di scultura in ceramica invetriata, splendente di cromie diverse, sulle quali spiccano i bianchi lucidi e gli azzurri nobili, capaci di trasfigurare la povertà dell’argilla in ricercata preziosità, spesso impiegata nella raffigurazioni di dolci e luminose Madonne.
E vale la pena di citare l’episodio importante che in questa vicenda occupa il settecento, quando in Europa compare e diviene ricercatissima una forma nuova di ceramica: è la porcellana, dall’affascinante e straordinario biancore, che, oltre a servizi preziosi dalle ricercate decorazioni pittoriche, permette la realizzazione di una vera e propria produzione scultorea, destinata al pubblico esclusivo ed elitario delle potenti corti europee. E non a caso la ceramica torna di prepotente interesse nella seconda metà del novecento, quando l’Informale diviene linguaggio comune dell’arte occidentale, in una visione della creazione visiva che esalta l’espressività della materia, carattere principale della ceramica, metafora trasparente della sostanza primaria del mondo.
L’esposizione di opere in ceramica, ospitata nello Spazio Hajech, presenta al pubblico i lavori provenienti dallo studio-bottega di Giuseppe Rossicone, ma insieme si offre agli studenti del Liceo di Brera come interessante opportunità per studiare e quindi per sperimentare questa materia dell’arte dalla millenaria e rilevante storia.
Scrive Carlo Franza:
Solo un artista, un creativo, e un imprenditore d'arte come Giuseppe Rossicone (nato a Scanno, in Abruzzo, nel 1933) poteva dare vita a un laboratorio, o meglio a una officina della ceramica, a Milano in Via Chiossetto fin dagli anni storici del dopoguerra, ovvero negli anni in cui Milano era tutta un fermento, quella Milano della Grande Brera, come la significò Franco Russoli, che per tutti gli artisti d'Italia e del mondo diventava un mito da vivere intensamente. Da quegli anni storici Rossicone ha dato vita a un centro singolarissimo, e che con quello dei Mazzotti ad Albisola, si pone come uno dei punti chiave della ceramica artistica contemporanea, ove ha potuto sviluppare non solo il suo lavoro d’artista, ma ha potuto accogliere figure chiave dell’arte italiana e straniera. L’arte di lavorare la ceramica ha origini antichissime: la parola deriva dalla voce “kéramos” che vuol dire argilla, ossia terra lavorata dall'uomo e grazie all'azione del fuoco trasformata in oggetti esemplari, d'uso pratico e ornamentale. Presso tutte le civiltà antiche troviamo della ceramica, in vasellame la cui fabbricazione risale a 7000/8000 anni orsono. I Greci, i Messapi nell'antico Salento, gli Etruschi, ci hanno lasciato vasi bellissimi, crateri, anfore; proprio a questo mondo antico si rifà il lavoro di Rossicone con i suoi vasi ikebana, i piatti stratificati; questi presentano poi una peculiarità assoluta che si identifica intanto in quel colore monocromo di toni azzurro- ferrigni, come se il tempo e le acque vi avessero sopra disegnato una sorta di movimento ondoso.
Sorprendente questa materia lavorata con le mani dall'artista Rossicone e colorata grazie a una interiore sensibilità che traspare netta e fa luce sulle forme che l'artista imprime nei torni a pedale, su forme non stereotipe o comunque seriali ma su preziose ricerche di rapporti volumetrici, di ritmi e di eleganza. Alla primitività delle forme, Rossicone lega il tempo presente che vive fervorosamente, con l'animo di chi crede non soltanto al lavoro nobilitante ma alle vere espressioni d'arte, alle sole che poi rendono testimonianza d'un vissuto. La ceramica di Rossicone si aggiunge al prezioso contributo che tutto il Novecento ha fornito a quest'attività manuale, che non è come abbiamo già detto per altre occasioni – non ultima la storica mostra " Il giardino della ceramica" da noi curata a Pietrasanta nel 1998 - arte minore, ma vera e propria produzione artistica come la pietra, il marmo e il bronzo. C'è da dire di più se si osserva il febbrile lavoro a più mani che si è fatto negli anni passati nell'officina di Rossicone; qui si sono succeduti più bei nomi dell'arte italiana e internazionale, dando origine e forma a una campionatura di prove d'autore, di pezzi unici, di piatti decorati, di anfore e sculture ceramiche, a tutto un mondo di reperti d'arte in cui traspaiono i timbri, le immagini e i colori degli artisti che si sono adoperati ad eseguirli. Piatti, grandi e piccoli, cotti e colorati. In essi si leggono i totem di Ibrahim Kodra, le Venezie e le pastorali di Remo Brindisi, i nudi di Cantatore, i paesaggi e le marine di Cascella, le somale di Salvatore Fiume, i braccianti espressionisti di Giuseppe Migneco, il mondo pastorale della Ciociaria di Purificato, la natura pop di Schifano, le colombe di Bodìni, il mondo ironico di Franz Borghese, ecc. Ma converrà sapere che tra piatti, ovali, teste, sculture, varie, bottiglie, ultimamente`Rossicone ha lavorato fianco a fianco a Treccani che ha prodotto in ceramica donne-fiore e vasi sfatti, o anche con Mario Botta, il grande architetto svizzero, per la messa in opera di vasi a più bocche. Mille altri nomi gli sono passati al fianco nel lavoro a quattro mani, Gentilini, Annigoni, Veronesi, Bonalumi, Pomodoro, Artias, Mastroianni, Longaretti, Cappelli, Fontana, Walter Lazzaro, Dova, Crippa, Sassu, Harloff, Ogata, Keizo, ecc., per tutti Rossicone ha avuto preziosi consigli, a tutti ha dato modo di chiarire il suo lavorare in ceramica. L'officina è diventata nel tempo un prezioso museo, unico nella città di Milano, dove li meglio dell'arte italiana, la storia più recente dell'arte contemporanea, si è qui svolta attraverso una manifattura mirabile, e Giuseppe Rossicone è ormai, oltreché artista, intellettuale e operatore che ha legato il suo nome alla storia della ceramica internazionale.
20
ottobre 2011
Atelier Rossicone – La ceramica nell’Arte Contemporanea
Dal 20 ottobre al 17 novembre 2011
arte contemporanea
Location
SPAZIO HAJECH – LICEO ARTISTICO DI BRERA
Milano, Via Camillo Hajech, 27, (Milano)
Milano, Via Camillo Hajech, 27, (Milano)
Orario di apertura
tutti i giorni esclusi i festivi
ore 9.30-14.30, (ingresso Via Hajech 27)
ore 15.00-18.00 su appuntamento
Vernissage
20 Ottobre 2011, ore 18.30
Autore
Curatore