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Attilio Antibo – Terra antica pensiero moderno
la galleria Terre d’Arte inaugura una mostra dedicata ai lavori di Attilio Antibo a documentare una fertilità e freschezza creativa che colloca l’artista savonese, scomparso nel 2009, tra i maggiori interpreti dell’arte contemporanea con particolare predilezione alla pratica ceramica
Comunicato stampa
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Giovedi 17 novembre alle ore 18:00, nella sede di via Maria Vittoria 20/A in Torino, con la mostra "Attilio Antibo. Terra antica pensiero moderno", la galleria Terre d’Arte inaugura una mostra dedicata ai lavori di Attilio Antibo a documentare una fertilità e freschezza creativa che colloca l'artista savonese, scomparso nel 2009, tra i maggiori interpreti dell'arte contemporanea con particolare predilezione alla pratica ceramica.
Il progetto espositivo curato da Riccardo Zelatore testimonia le più recenti fasi creative di un autore da sempre interessato alla ridefinizione della primitività del materiale, al ruolo specifico delle terre e alla conoscenza delle tecniche realizzative.
Attilio Antibo (Savona, 1927 - 2009) inizia dal 1963 a dedicarsi alla realizzazione di sculture in ferro e assemblaggi realizzati con materiali eterogenei, oggetti trovati e montati insieme con tecniche affini al ready made. La ragione centrale che presiede il lavoro di Antibo in quel periodo, preludio dei motivi e spunti successivi, è lasciar parlare i materiali, senza opera di mediazione tra pubblico e opere. Il processo con cui ferro e ceramica sono manipolati diventa direttamente linguaggio e discorso formale. L'impiego del ferro prima e poi della ceramica non è una vera e propria scelta: ad Antibo interessa riprendere valori contenuti nel materiale stesso, all'interno di una produzione basata a volte su un recupero delle possibilità offerte dalla materia, a volte riutilizzo concreto di oggetti in disuso. Anche l'uso della ceramica, mezzo espressivo che caratterizza il lavoro di Antibo dal 1974 fino agli ultimi anni, ha sostanzialmente la medesima motivazione di fondo. In più c'è da dire che la creta presenta caratteristiche sue proprie di plasticità che, se le hanno fatto a volte subire nel tempo trasformazioni di ogni tipo fino a perdere la sua identità primitiva, che pure era di oggetto povero, di strumento ordinario, permette all'autore di muoversi tra forma arcaica e utensileria quotidiana. L'oggetto in ceramica è inizialmente interpretato come la sintesi di due momenti d'intervento: il primo è una ricerca dinamica di forme ottenute tagliando la terra con un filo di acciaio, il secondo è un congelamento di volumi sfaldati dal taglio, in un lento irrigidirsi che sarà completo solo dopo la cottura. Dopo le Terre Tagliate e gli Smottamenti nascono in questo periodo creazioni in cui si presume un intervento minimo dell'artista come i Piatti, le Conche, le Tazze, in cui il colore viene usato con moderazione e la terracotta viene unita ad altri elementi come la terra cruda, l'acqua o il metallo. Il lavoro passa poi alle Terre Sonore che danno inizio all'inserimento di fischietti e cavità sonore sino alle Terre Sezionate e ai Libri Oggetto, in cui l'artista crea manufatti simili nella forma al modello originale ma estraniati dal contesto della loro funzione d'uso.
Fino ai primi anni Ottanta il lavoro di Antibo rivela un'attitudine a mettere in rilievo un momento rituale degli oggetti che realizza, quasi sempre estratti dalla realtà quotidiana e immessi in una sfera magica. Nel periodo successivo, Antibo introduce forme morbide, colorate e accattivanti che conducono ad una dimensione più ludica ed ironica. Si allenta il legame con l'utensileria quotidiana e si lascia spazio all'immaginario con esiti di semplificazione formale e accentuazione cromatica. Le opere in terracotta mantengono la loro esistenza plastica e sonora, ma sono caratterizzate da uno spirito giocoso e da uno spaesamento poetico che ne allenta lo spessore antropologico. Negli Strumenti votivi, nei Giocattoli, nei Trofei, Antibo non tradisce la natura della sua ricerca ma si concede un sottile gioco semantico i cui referenti spaziano dal linguaggio pop al post moderno, con richiami ai balocchi del vissuto infantile. Il rapporto diretto con il corpo, secondo gli originari attributi di manualità ed oralità, è mantenuto, sovente attraverso l'inserimento di un fischietto che integra ed esorcizza la parte narrativa. Negli ultimi anni Antibo ha tralasciato la pratica ceramica per riappropriarsi dell'antico mestiere. Oggetti trovati, riciclati, desueti, sono tornati a stimolare la fertilità creativa dell'artista che sembra voler chiudere il cerchio riavvicinandosi alle creazioni dei primi anni. Egli prosegue la sua ricerca tesa al rapporto semplice con l'oggetto, non più attraverso le ragioni primitive del suo uso, ma sulla scia di un orientamento concettuale poverista. Procurandosi personalmente gli elementi costituenti, quasi sempre materiali eterogenei di recupero, Antibo si dedica alla creazione di opere su tavola in cui convivono pittura e scultura, rigore e ironia, realtà e fantasia, narrazione e sogno, satira e paradosso, motivi sacri e simbologia pagana, ritualità popolare e dimensione psicologica. Il poter scegliere oggetti usati, oltre alla rivendicazione poetica, consente all'artista una sorta di esorcizzazione contro il nostro disagio quotidianio. Antibo non vuole incrementare debiti con le avanguardie storiche ma creare un percorso di risalita nella funzione mnemonica, recuperare contatti fisici perduti in un originale sincretismo tra ispirazione classica e forma popolare, fascinazione dell'usato e memoria dell'umano.
ATTILIO ANTIBO
Attilio Antibo (Savona, 1927 – 2009), figura di eccellenza della scultura e dell’arte contemporanea nazionale, è protagonista di un percorso espressivo più che quarantennale.
Dopo l'esordio nel clima di superamento dell'informale, Antibo, con particolare predilezione alla pratica ceramica, matura un'idea di scultura in cui ridefinizione della primitività del materiale, ruolo specifico delle terre e conoscenza delle tecniche realizzative costituiscono gli assunti su cui fondare il proprio percorso espressivo. La sua attività artistica è iniziata nel 1959 e ha esposto per la prima volta a “Il Brandale” di Stelio Rescio in Savona nel 1974.
Hanno fatto seguito mostre personali e collettive in varie città italiane e all’estero: Istituto Italiano di Cultura, Tokyo 1976; Columbia University, New York 1977, 1986; Biblioteca Universitaria, Friburgo, 1980; XVI° Biennale di San Paolo del Brasile, 1981; Museo d’Arte Moderna, New York 1992; Biennale della Ceramica, Kyushu, Shigaraki, Tokyo, 1992; XXXVII° Mostra d’Arte Ceramica, Castellamonte 1997; L’Orientamento sensibile, Aosta 2000; Artisti alla Stella, Museo Villa Trucco, Albisola Superiore, 2000; Albisola-Nizza, Albisola, Nizza 2001; La Via dell’Arte, Noli e Albissola Marina, 2005; Biennale Arti Applicate, Darfo Boario Terme, 2005; Fatto ad Arte, Roma 2007; Museo Internazionale Design Ceramico Civica Raccolta di Terraglia Museo di Cerro, 2007; La Terra del Fuoco, Avigliana, 2008; Nelle Terre dei Della Rovere, Albissola Marina, 2008 e Urbania, 2009; Mediterraneo: un viaggio di terra e di mare, Pinacoteca Civica, Savona, 2010; L’anima della Terra, 50° Mostra della Ceramica, Castellamonte, 2010. Di rilievo anche le personali: 1980, Galleria Balestrini, Albissola Marina. Nel 1983/84, il Prof. G. Carlo Bojani, ha presentato il suo lavoro a Villa Gavotti in Albisola e al Palazzo dei Diamanti in Ferrara. Ha proseguito la sua attività espositiva con Mirella Bentivoglio sul tema del “libro” e del “suono”. 1994, Circolo culturale La Stella, Albisola Superiore; 1998, Circolo culturale Comunicarte, Albissola Marina. Negli ultimi anni è stato presentato da Riccardo Zelatore nelle esposizioni personali “La terra felice” presso la Fortezza Castelfranco in Finale Ligure 2005, “Materia Primaria” presso la galleria Cavenaghi Arte in Milano, 2006; “La struttura del pensiero” presso la Galleria Valente Artecontemporanea in Finale Ligure 2008; Terra ritrovata, a cura di V.A.Sacco in Castellamonte, 2011.
Il progetto espositivo curato da Riccardo Zelatore testimonia le più recenti fasi creative di un autore da sempre interessato alla ridefinizione della primitività del materiale, al ruolo specifico delle terre e alla conoscenza delle tecniche realizzative.
Attilio Antibo (Savona, 1927 - 2009) inizia dal 1963 a dedicarsi alla realizzazione di sculture in ferro e assemblaggi realizzati con materiali eterogenei, oggetti trovati e montati insieme con tecniche affini al ready made. La ragione centrale che presiede il lavoro di Antibo in quel periodo, preludio dei motivi e spunti successivi, è lasciar parlare i materiali, senza opera di mediazione tra pubblico e opere. Il processo con cui ferro e ceramica sono manipolati diventa direttamente linguaggio e discorso formale. L'impiego del ferro prima e poi della ceramica non è una vera e propria scelta: ad Antibo interessa riprendere valori contenuti nel materiale stesso, all'interno di una produzione basata a volte su un recupero delle possibilità offerte dalla materia, a volte riutilizzo concreto di oggetti in disuso. Anche l'uso della ceramica, mezzo espressivo che caratterizza il lavoro di Antibo dal 1974 fino agli ultimi anni, ha sostanzialmente la medesima motivazione di fondo. In più c'è da dire che la creta presenta caratteristiche sue proprie di plasticità che, se le hanno fatto a volte subire nel tempo trasformazioni di ogni tipo fino a perdere la sua identità primitiva, che pure era di oggetto povero, di strumento ordinario, permette all'autore di muoversi tra forma arcaica e utensileria quotidiana. L'oggetto in ceramica è inizialmente interpretato come la sintesi di due momenti d'intervento: il primo è una ricerca dinamica di forme ottenute tagliando la terra con un filo di acciaio, il secondo è un congelamento di volumi sfaldati dal taglio, in un lento irrigidirsi che sarà completo solo dopo la cottura. Dopo le Terre Tagliate e gli Smottamenti nascono in questo periodo creazioni in cui si presume un intervento minimo dell'artista come i Piatti, le Conche, le Tazze, in cui il colore viene usato con moderazione e la terracotta viene unita ad altri elementi come la terra cruda, l'acqua o il metallo. Il lavoro passa poi alle Terre Sonore che danno inizio all'inserimento di fischietti e cavità sonore sino alle Terre Sezionate e ai Libri Oggetto, in cui l'artista crea manufatti simili nella forma al modello originale ma estraniati dal contesto della loro funzione d'uso.
Fino ai primi anni Ottanta il lavoro di Antibo rivela un'attitudine a mettere in rilievo un momento rituale degli oggetti che realizza, quasi sempre estratti dalla realtà quotidiana e immessi in una sfera magica. Nel periodo successivo, Antibo introduce forme morbide, colorate e accattivanti che conducono ad una dimensione più ludica ed ironica. Si allenta il legame con l'utensileria quotidiana e si lascia spazio all'immaginario con esiti di semplificazione formale e accentuazione cromatica. Le opere in terracotta mantengono la loro esistenza plastica e sonora, ma sono caratterizzate da uno spirito giocoso e da uno spaesamento poetico che ne allenta lo spessore antropologico. Negli Strumenti votivi, nei Giocattoli, nei Trofei, Antibo non tradisce la natura della sua ricerca ma si concede un sottile gioco semantico i cui referenti spaziano dal linguaggio pop al post moderno, con richiami ai balocchi del vissuto infantile. Il rapporto diretto con il corpo, secondo gli originari attributi di manualità ed oralità, è mantenuto, sovente attraverso l'inserimento di un fischietto che integra ed esorcizza la parte narrativa. Negli ultimi anni Antibo ha tralasciato la pratica ceramica per riappropriarsi dell'antico mestiere. Oggetti trovati, riciclati, desueti, sono tornati a stimolare la fertilità creativa dell'artista che sembra voler chiudere il cerchio riavvicinandosi alle creazioni dei primi anni. Egli prosegue la sua ricerca tesa al rapporto semplice con l'oggetto, non più attraverso le ragioni primitive del suo uso, ma sulla scia di un orientamento concettuale poverista. Procurandosi personalmente gli elementi costituenti, quasi sempre materiali eterogenei di recupero, Antibo si dedica alla creazione di opere su tavola in cui convivono pittura e scultura, rigore e ironia, realtà e fantasia, narrazione e sogno, satira e paradosso, motivi sacri e simbologia pagana, ritualità popolare e dimensione psicologica. Il poter scegliere oggetti usati, oltre alla rivendicazione poetica, consente all'artista una sorta di esorcizzazione contro il nostro disagio quotidianio. Antibo non vuole incrementare debiti con le avanguardie storiche ma creare un percorso di risalita nella funzione mnemonica, recuperare contatti fisici perduti in un originale sincretismo tra ispirazione classica e forma popolare, fascinazione dell'usato e memoria dell'umano.
ATTILIO ANTIBO
Attilio Antibo (Savona, 1927 – 2009), figura di eccellenza della scultura e dell’arte contemporanea nazionale, è protagonista di un percorso espressivo più che quarantennale.
Dopo l'esordio nel clima di superamento dell'informale, Antibo, con particolare predilezione alla pratica ceramica, matura un'idea di scultura in cui ridefinizione della primitività del materiale, ruolo specifico delle terre e conoscenza delle tecniche realizzative costituiscono gli assunti su cui fondare il proprio percorso espressivo. La sua attività artistica è iniziata nel 1959 e ha esposto per la prima volta a “Il Brandale” di Stelio Rescio in Savona nel 1974.
Hanno fatto seguito mostre personali e collettive in varie città italiane e all’estero: Istituto Italiano di Cultura, Tokyo 1976; Columbia University, New York 1977, 1986; Biblioteca Universitaria, Friburgo, 1980; XVI° Biennale di San Paolo del Brasile, 1981; Museo d’Arte Moderna, New York 1992; Biennale della Ceramica, Kyushu, Shigaraki, Tokyo, 1992; XXXVII° Mostra d’Arte Ceramica, Castellamonte 1997; L’Orientamento sensibile, Aosta 2000; Artisti alla Stella, Museo Villa Trucco, Albisola Superiore, 2000; Albisola-Nizza, Albisola, Nizza 2001; La Via dell’Arte, Noli e Albissola Marina, 2005; Biennale Arti Applicate, Darfo Boario Terme, 2005; Fatto ad Arte, Roma 2007; Museo Internazionale Design Ceramico Civica Raccolta di Terraglia Museo di Cerro, 2007; La Terra del Fuoco, Avigliana, 2008; Nelle Terre dei Della Rovere, Albissola Marina, 2008 e Urbania, 2009; Mediterraneo: un viaggio di terra e di mare, Pinacoteca Civica, Savona, 2010; L’anima della Terra, 50° Mostra della Ceramica, Castellamonte, 2010. Di rilievo anche le personali: 1980, Galleria Balestrini, Albissola Marina. Nel 1983/84, il Prof. G. Carlo Bojani, ha presentato il suo lavoro a Villa Gavotti in Albisola e al Palazzo dei Diamanti in Ferrara. Ha proseguito la sua attività espositiva con Mirella Bentivoglio sul tema del “libro” e del “suono”. 1994, Circolo culturale La Stella, Albisola Superiore; 1998, Circolo culturale Comunicarte, Albissola Marina. Negli ultimi anni è stato presentato da Riccardo Zelatore nelle esposizioni personali “La terra felice” presso la Fortezza Castelfranco in Finale Ligure 2005, “Materia Primaria” presso la galleria Cavenaghi Arte in Milano, 2006; “La struttura del pensiero” presso la Galleria Valente Artecontemporanea in Finale Ligure 2008; Terra ritrovata, a cura di V.A.Sacco in Castellamonte, 2011.
17
novembre 2011
Attilio Antibo – Terra antica pensiero moderno
Dal 17 novembre 2011 al 14 gennaio 2012
arte contemporanea
Location
GALLERIA TERRE D’ARTE
Torino, Via Maria Vittoria, 20a, (Torino)
Torino, Via Maria Vittoria, 20a, (Torino)
Vernissage
17 Novembre 2011, ore 18
Autore
Curatore