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Augusto Murer – Legni e bronzi delle Dolomiti
A Palazzo Crepadona, al Museo Civico, nella sede del Circolo Cultura e Stampa Bellunese e in un percorso cittadino en plein air – nei giardini, nelle piazze, lungo le vie della città – 72 sculture e oltre 40 disegni
consentono di rileggere la sua arte e il suo lavoro
Comunicato stampa
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“Sto dalla parte della libertà, del vivere civile della gente. Perciò, dico, io sono per ritrarre dal vero la grande lezione umana in tutti i suoi atteggiamenti”. (Augusto Murer)
Ogni volta che ci si accosta all’opera di Augusto Murer (Falcade 1922 – Padova 1985) si rimane affascinati dalla profondità della sua arte.
Colpiscono l’assoluto senso della materia e l’ancestrale rapporto con la sua “terra madre”, con quelle montagne dolomitiche che fin da bambino lo hanno circondato e ispirato;
la profonda e autentica adesione alle fatiche, ai dolori, alle speranze di un’umanità umile - di cui egli si sente parte integrante - e la fiducia nella lezione desunta dal reale; colpiscono la tecnica
e il mestiere magistrali, evidenti nelle sue opere, ma soprattutto l’amore sincero per l’Uomo e per la sua verità esistenziale.
A 25 anni dalla sua scomparsa, Murer può essere celebrato come uno dei maggiori artisti del secondo Novecento,
consacrato da tantissimi letterati e critici d’arte, che ancora in vita lo hanno conosciuto e ne hanno saputo cogliere il valore.
Così la mostra che si apre a Bellluno dal 27 novembre 2010 al 30 gennaio 2011 è concepita come un grande omaggio – promosso dal Comune di Belluno, dalla Regione del Veneto-Assessorato al Territorio,
Cultura e Affari Generali e dalla Provincia di Belluno, in collaborazione con l’Associazione Erma-Museo Augusto Murer e il Circolo Cultura e Stampa Bellunese -
attraverso il quale seguire il percorso compiuto dal “solitario di Falcade”, il “grosso angelo delle montagne dolomitiche”, come lo ha definito Raffaele De Grada.
A Palazzo Crepadona, al Museo Civico, nella sede del Circolo Cultura e Stampa Bellunese e in un percorso cittadino en plein air – nei giardini, nelle piazze, lungo le vie della città – 72 sculture e oltre 40 disegni
consentono di rileggere la sua arte e il suo lavoro: dai primi approcci alla scultura in legno ai lavori in bronzo e all’opera grafica, in cui l’artista agordino trova nuovi e inattesi stimoli e possibilità espressive;
dai soggetti tratti dal quotidiano, espressione della fatica del vivere, all’esplorazione affascinante e affascinata dell’universo femminile; dai soggetti mitologici e dal lirismo dei suoi fanciulli
al canto della Resistenza, con la tragedia della guerra,
fino al pathos di opere d’impegno civile come Vajont del ‘63 o Hiroshima dell’80, che hanno il valore di una denuncia generale e che potranno esser ammirati in mostra.
Continua dunque l’opera di valorizzazione, condotta dalla città di Belluno, delle grandi personalità della storia artistica del territorio e,
in particolare, di quella forma d’arte, così fortemente connotante la sua identità, che è la scultura lignea.
Ed è proprio il legno la materia prima con cui Augusto Murer si confronta,
lui che ha voluto il suo studio-museo in mezzo ai boschi delle montagne Agordine e ne ha fatto, in vita, un polo innovativo di animazione culturale.
“Sono nato tra le foreste in cui le radici, tronchi e pietre si confondono in un groviglio che corrisponde quasi all’alba della creazione.
Il legno è quindi stato il materiale che ha felicemente condizionato la mia scultura; nei tronchi ho sempre veduto agitarsi tutte le altre forme di vita, già con i loro nodi nervosi,
le loro vene ricche di linfe e di sangue, le loro mani protese verso l’alto anelito di libertà”.
Murer - definito da Franco Solmi “uno scultore di gesto e di materia”, maturato anche grazie all’incontro fondamentale con Arturo Martini -
aveva iniziato a farsi conoscere al di fuori dell’ambito regionale nel 1953, quando aveva esposto alla Galleria Cairola di Milano,
dove in Tono Zancanaro trova un amico fraterno con il quale condividere la convinzione che si può fare arte ad altissimo livello anche restando in provincia e traendo ispirazione da quei luoghi.
A partire dal 1964 il Maestro si dedica con assiduità anche alla scultura in bronzo, sia nella dimensione monumentale che in quella artistica più minuta – pensiamo ad opere come Ballerina
(che sarà possibile confrontare in mostra anche con la versione in frassino) e al raffinatissimo Amanti dell’83 - conservando tuttavia sempre quei caratteri stilistici di fondo
che per Enrico Crispolti restano "un umanesimo costante", "il senso drammatico della vita", "la corporeità e fisicità delle immagini", "l'attenzione alla materia", "l'articolazione narrativa", la "celebrazione dei sentimenti".
Caratteri, tutti, che ritroviamo nei capolavori selezionati per questa mostra curata da Antonella Alban, Massimo De Grassi, e Franca Visentin,
che propone alcuni capisaldi della produzione di Murer come - a Palazzo Crepadona - Il minatore del ’56, Ragazzo che beve dello stesso anno, Profuga del 67, Donna che cammina e Donna nera del ’79, Vinti dell’83,
fino all’Incompiuta: il grande legno del 1985, con una donna accovacciata appena sbozzata, cui Murer stava lavorando poco prima della morte.
Nel percorso cittadino ricordiamo: La pietà del 1952, La maternità dell’anno successivo e soprattutto il bellissimo Uomo che cammina nella neve.
Realizzata nel 1979 per l’amico Mario Rigoni Stern ed esposta nel ‘82 al Museo Ermitage di San Pietroburgo e nel 1984 alla XLI Biennale di Venezia, la scultura è il simbolo, in certo modo, dell’arte mureriana:
“fusione di umanità e di natura – scrive Antonella Alban – di avversità e di speranza. L’uomo avvolto in un grande manto giganteggia nel suo incedere e il volto,
unico elemento visibile del corpo, è emblema di una sofferta determinazione ad andare avanti nel cammino della vita”.
Infine il disegno: sia esso preparatorio alla scultura che autonomo mezzo espressivo, d’annotazione, di riflessione, di denuncia.
Murer è disegnatore instancabile e la mostra dà conto di questo aspetto importante della poetica dell’artista sia con i disegni preparatori al monumento di Vittorio Veneto
- esposti insieme alle più liriche Stagioni a Palazzo Crepadona - sia con una selezione di 17 fogli appartenenti alla serie “I minatori” che si potranno vedere nell’occasione al Museo Civico di Belluno.
Sono disegni a carboncino o a china che Murer realizza nel corso degli anni Cinquanta guardando ai lavoratori delle miniere agordine della Valle Imperina:
fissando i “tratti duri e scavati, gli occhi smarriti, le grosse mani, le spalle robuste e curve dei lavoratori”.
Straordinari saggi grafici, di grande forza espressiva ed evocativa, che raccontano con adesione sincera un’umanità sofferente, nella sua eroica ricerca di riscatto e di speranza.
Ogni volta che ci si accosta all’opera di Augusto Murer (Falcade 1922 – Padova 1985) si rimane affascinati dalla profondità della sua arte.
Colpiscono l’assoluto senso della materia e l’ancestrale rapporto con la sua “terra madre”, con quelle montagne dolomitiche che fin da bambino lo hanno circondato e ispirato;
la profonda e autentica adesione alle fatiche, ai dolori, alle speranze di un’umanità umile - di cui egli si sente parte integrante - e la fiducia nella lezione desunta dal reale; colpiscono la tecnica
e il mestiere magistrali, evidenti nelle sue opere, ma soprattutto l’amore sincero per l’Uomo e per la sua verità esistenziale.
A 25 anni dalla sua scomparsa, Murer può essere celebrato come uno dei maggiori artisti del secondo Novecento,
consacrato da tantissimi letterati e critici d’arte, che ancora in vita lo hanno conosciuto e ne hanno saputo cogliere il valore.
Così la mostra che si apre a Bellluno dal 27 novembre 2010 al 30 gennaio 2011 è concepita come un grande omaggio – promosso dal Comune di Belluno, dalla Regione del Veneto-Assessorato al Territorio,
Cultura e Affari Generali e dalla Provincia di Belluno, in collaborazione con l’Associazione Erma-Museo Augusto Murer e il Circolo Cultura e Stampa Bellunese -
attraverso il quale seguire il percorso compiuto dal “solitario di Falcade”, il “grosso angelo delle montagne dolomitiche”, come lo ha definito Raffaele De Grada.
A Palazzo Crepadona, al Museo Civico, nella sede del Circolo Cultura e Stampa Bellunese e in un percorso cittadino en plein air – nei giardini, nelle piazze, lungo le vie della città – 72 sculture e oltre 40 disegni
consentono di rileggere la sua arte e il suo lavoro: dai primi approcci alla scultura in legno ai lavori in bronzo e all’opera grafica, in cui l’artista agordino trova nuovi e inattesi stimoli e possibilità espressive;
dai soggetti tratti dal quotidiano, espressione della fatica del vivere, all’esplorazione affascinante e affascinata dell’universo femminile; dai soggetti mitologici e dal lirismo dei suoi fanciulli
al canto della Resistenza, con la tragedia della guerra,
fino al pathos di opere d’impegno civile come Vajont del ‘63 o Hiroshima dell’80, che hanno il valore di una denuncia generale e che potranno esser ammirati in mostra.
Continua dunque l’opera di valorizzazione, condotta dalla città di Belluno, delle grandi personalità della storia artistica del territorio e,
in particolare, di quella forma d’arte, così fortemente connotante la sua identità, che è la scultura lignea.
Ed è proprio il legno la materia prima con cui Augusto Murer si confronta,
lui che ha voluto il suo studio-museo in mezzo ai boschi delle montagne Agordine e ne ha fatto, in vita, un polo innovativo di animazione culturale.
“Sono nato tra le foreste in cui le radici, tronchi e pietre si confondono in un groviglio che corrisponde quasi all’alba della creazione.
Il legno è quindi stato il materiale che ha felicemente condizionato la mia scultura; nei tronchi ho sempre veduto agitarsi tutte le altre forme di vita, già con i loro nodi nervosi,
le loro vene ricche di linfe e di sangue, le loro mani protese verso l’alto anelito di libertà”.
Murer - definito da Franco Solmi “uno scultore di gesto e di materia”, maturato anche grazie all’incontro fondamentale con Arturo Martini -
aveva iniziato a farsi conoscere al di fuori dell’ambito regionale nel 1953, quando aveva esposto alla Galleria Cairola di Milano,
dove in Tono Zancanaro trova un amico fraterno con il quale condividere la convinzione che si può fare arte ad altissimo livello anche restando in provincia e traendo ispirazione da quei luoghi.
A partire dal 1964 il Maestro si dedica con assiduità anche alla scultura in bronzo, sia nella dimensione monumentale che in quella artistica più minuta – pensiamo ad opere come Ballerina
(che sarà possibile confrontare in mostra anche con la versione in frassino) e al raffinatissimo Amanti dell’83 - conservando tuttavia sempre quei caratteri stilistici di fondo
che per Enrico Crispolti restano "un umanesimo costante", "il senso drammatico della vita", "la corporeità e fisicità delle immagini", "l'attenzione alla materia", "l'articolazione narrativa", la "celebrazione dei sentimenti".
Caratteri, tutti, che ritroviamo nei capolavori selezionati per questa mostra curata da Antonella Alban, Massimo De Grassi, e Franca Visentin,
che propone alcuni capisaldi della produzione di Murer come - a Palazzo Crepadona - Il minatore del ’56, Ragazzo che beve dello stesso anno, Profuga del 67, Donna che cammina e Donna nera del ’79, Vinti dell’83,
fino all’Incompiuta: il grande legno del 1985, con una donna accovacciata appena sbozzata, cui Murer stava lavorando poco prima della morte.
Nel percorso cittadino ricordiamo: La pietà del 1952, La maternità dell’anno successivo e soprattutto il bellissimo Uomo che cammina nella neve.
Realizzata nel 1979 per l’amico Mario Rigoni Stern ed esposta nel ‘82 al Museo Ermitage di San Pietroburgo e nel 1984 alla XLI Biennale di Venezia, la scultura è il simbolo, in certo modo, dell’arte mureriana:
“fusione di umanità e di natura – scrive Antonella Alban – di avversità e di speranza. L’uomo avvolto in un grande manto giganteggia nel suo incedere e il volto,
unico elemento visibile del corpo, è emblema di una sofferta determinazione ad andare avanti nel cammino della vita”.
Infine il disegno: sia esso preparatorio alla scultura che autonomo mezzo espressivo, d’annotazione, di riflessione, di denuncia.
Murer è disegnatore instancabile e la mostra dà conto di questo aspetto importante della poetica dell’artista sia con i disegni preparatori al monumento di Vittorio Veneto
- esposti insieme alle più liriche Stagioni a Palazzo Crepadona - sia con una selezione di 17 fogli appartenenti alla serie “I minatori” che si potranno vedere nell’occasione al Museo Civico di Belluno.
Sono disegni a carboncino o a china che Murer realizza nel corso degli anni Cinquanta guardando ai lavoratori delle miniere agordine della Valle Imperina:
fissando i “tratti duri e scavati, gli occhi smarriti, le grosse mani, le spalle robuste e curve dei lavoratori”.
Straordinari saggi grafici, di grande forza espressiva ed evocativa, che raccontano con adesione sincera un’umanità sofferente, nella sua eroica ricerca di riscatto e di speranza.
26
novembre 2010
Augusto Murer – Legni e bronzi delle Dolomiti
Dal 26 novembre 2010 al 30 gennaio 2011
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
PALAZZO CREPADONA
Belluno, Via Ripa, 3, (Belluno)
Belluno, Via Ripa, 3, (Belluno)
Orario di apertura
Palazzo Crepadona e Museo Civico Aperto: 10-13; 16-19 Chiuso: tutti i lunedì, 24-25 e 31 dicembre, 1 gennaio Circolo Cultura e Stampa Bellunese
(Piazza Mazzini, 18)
Aperto: 10-13; 15-17 e sabato 10-12
Chiuso: tutti i sabato pomeriggio e domenica
Vernissage
26 Novembre 2010, ore 18.00 presso l’Auditorium comunale
Sito web
www.museomurer.it
Ufficio stampa
VILLAGGIO GLOBALE
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