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Aurelio Sartorio – Colori Sospesi
Con Colori sospesi l’artista prosegue il percorso di ricerca intrapreso due anni fa con “100FioriQueer” un’installazione realizzata all’aperto nel giardino di una villa vicino a Viterbo, progetto in cui l’ambiente stesso è diventato il supporto del suo intervento di pittura. Nel lavoro presentato a Framura Il “supporto” è l’architettura della Torre: un’edificio antico e complesso di grande impatto visivo nel quale, sia per i numerosi vincoli di tutela che per motivi logistici, è difficile pensare una mostra di tipo “tradizionale”.
Comunicato stampa
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Con Colori sospesi l’artista prosegue il percorso di ricerca intrapreso due anni fa con “100FioriQueer” un’installazione realizzata all’aperto nel giardino di una villa vicino a Viterbo, progetto in cui l’ambiente stesso è diventato il supporto del suo intervento di pittura. Nel lavoro presentato a Framura Il “supporto” è l’architettura della Torre: un’edificio antico e complesso di grande impatto visivo nel quale, sia per i numerosi vincoli di tutela che per motivi logistici, è difficile pensare una mostra di tipo “tradizionale”.
Aurelio Sartorio ha scelto sapientemente di trasformare i limiti del luogo in opportunità: nella prima sala della torre espone un gruppo di piccoli, recenti e coloratissimi quadri installati in rapporto dialogico con lo spazio architettonico, riutilizzando i vecchi chiodi disseminati in modo irregolare tra le pietre delle pareti.
Nella più ampia sala superiore viene proposta, in omaggio alla Torre, un’installazione progettata ad hoc per il luogo. Avvalendosi delle barre d’acciaio, che corrono lungo tutto il perimetro superiore dello spazio espositivo, l’artista ha composto, su un’ordito di cordini di nylon tenuti in tensione da un contrappeso, i numerosi blocchi di polistirene (di cm 37x 7x1) dipinti uno ad uno con diverse varianti e tonalità di colori fluò. Ne risulta un’ opera di grandi dimensioni ed impatto, in grado di interferire in modo forte con lo spazio architettonico. Ciò che meraviglia in quest’opera, infatti, è il contrasto: tra la lievità dei materiali e la potenza delle mura, tra l’impatto percettivo dei colori fluò e l’austera uniformità tonale dell’ambiente. Una provocazione a “percepire” - non inconsueta nella poetica di Sartorio - che costringe lo spettatore a guardare, oltre l’opera, oltre la pittura.
COLORI SOSPESI
Alberto Rigoni
Il lavoro di Aurelio Sartorio non è difficile da descrivere a parole. Il pittore milanese distribuisce il colore sulla superficie, applicandolo in tinte sempre diverse su linee orizzontali o verticali: senza contorni che le delimitino, esse poi si intrecciano e si accavallano, restituendo di primo acchito allo spettatore l’idea di una griglia o anche di una serie di tasselli. Già da questa prima semplice introduzione, si capisce come l’opera di Sartorio si possa definire – e senza alcuna esitazione – Pittura; spesso a tal proposito si cita il pittore nabis francese Maurice Denis: «Un quadro è essenzialmente una superficie piana ricoperta di colori disposti secondo un certo ordine».
C’è poi un secondo livello di lettura, che si riferisce all’idea di equilibrio. Il pittore parte da un dato iniziale, una superficie vuota in perfetto equilibrio formale, e vi interviene con il suo lavoro, cioè con quello che sa fare: metterci del colore sopra. Questa modificazione rompe la stabilità iniziale e dà il via ad un percorso operativo tutto giocato sulla stessa superficie tramite l’applicazione del colore. In altre parole, Sartorio si mette in moto per un’esplorazione al cui termine approderà ad un nuovo bilanciamento formale. Il dipinto, infatti, sarà terminato quando la porzione di tela sarà di nuovo “finita” ed ogni ulteriore intervento romperebbe questa stabilità. Non che tale ritrovato equilibrio sia un dato oggettivo: esso è la versione che di esso Sartorio ci dà, una proposta tutta personale, come deve necessariamente essere la proposta di un artista. Allo spettatore tocca poi confrontarla con la propria percezione e il proprio gusto e, in conclusione, accoglierla o respingerla.
Da qualche tempo, Aurelio Sartorio misura le sue capacità di “esploratore” non solo sulla tela ma anche su un campo d’azione apparentemente diverso: l’ambiente. Nel maggio del 2007 ha realizzato un intervento nel giardino di una villa vicino a Viterbo. Anche in quel caso, il pittore si è trovato di fronte ad una situazione di equilibrio in qualche modo da “rompere” per poi ritrovare. Essendo egli pittore e lavorando con il colore, non ha potuto fare altro che agire con blocchi di polistirene colorati di accese tinte fluo, installati su gambi d’acciaio e piantati qua e là nel terreno a mo’ di fiori, battezzati 100FioriQueer. Come spiega il Nostro, il lavoro non si mimetizza con la natura, ma compete con essa: da qui deriva la necessità del fluorescente, poiché la brillantezza dei colori naturali circostanti avrebbe inglobato e annullato l’intervento pittorico.
La mostra di Framura è un passo ulteriore su questa strada. La questione che la Torre Carolingia propone non è da poco: diversamente dall’ambiente naturale del giardino, si tratta di un ambiente artificiale che ha raggiunto un proprio equilibrio, o autosufficienza formale, in più di mille anni, nel corso dei quali è passata dalla funzione di guardia, a quella di possibile protezione nel contesto di mura oggi scomparse, infine a quella di torre campanaria. Aurelio Sartorio ha intuito come la Torre si presti bene non solo come sala espositiva, ovvero luogo dove appoggiare temporaneamente i propri oggetti-quadro (e questo avviene nella prima sala), bensì anche e soprattutto come ambiente su cui intervenire, ovvero superficie su cui applicare colore (e questo avviene nella sala superiore). Ecco ripresentarsi la sfida: rompere un equilibrio iniziale per poi ritrovarlo al termine di un percorso di Pittura. Così, il pittore ha scelto di utilizzare nella prima sala piccole opere recenti, installandole seguendo i suggerimenti del luogo, ovvero i vecchi chiodi già piantati tra le pietre delle pareti; nella sala superiore invece le coloratissime barre di polistirene sono sospese su, poco visibili, binari di nylon grigio agganciati a preesistenti barre d’acciaio. L’artista modifica così la percezione che lo spettatore aveva della parete della Torre, ce ne dà una lettura nuova ma non ne stravolge l’essenza. Ecco la sua proposta per questa mostra. Che lo spettatore la accolga o la respinga, nei suoi occhi resteranno in ogni caso almeno due dati, cioè la parete di pietre di cava e gli sgargianti blocchi di polistirene: ovvero resterà un’idea di superficie, un’idea di colore e un’idea di come il colore è stato messo in relazione con la superficie e lo spazio. Per un pittore questo basta, e la missione può dirsi compiuta.
Chiavari, giugno 2009
Aurelio Sartorio
BIOGRAFIA
Nato a Milano il 18/12/1964, vive e lavora a Milano - Diploma di Maturità Artistica al Liceo Artistico Statale 1° di Milano - Diploma di Maestro d'Arte, Accademia di belle arti di Brera a Milano anno accademico 1989/90 Scuola di pittura Prof. Diego Esposito, Storia dell'Arte Prof. Giovanni Maria Accame
Collettive
1983 "Dieci Artisti" Galleria lo Zibetto, Milano - 1984 "4 Giugno 1984" Spazio di Corso Garibaldi 89, Milano - 1986 "Art Diggers" Galleria Studio Bassanese, Trieste - 1987 "Giovane Arte Contemporanea" Castello di Sartirana Lomellina (Pavia) - 1988 "Dodici Variazioni su PVC" B.I.T. Fiera di Milano - 1989 "Biennale Giovani" Castello di Sartirana Lomellina (Pavia) - 1990 "De Pictura Picta "C/O Care Of Spazio d'Arte Contemporanea, Cusano Milanino (Milano) - 1990 "Congratulazioni"Accademia di Belle Arti di Brera, Milano - 1991 "Proposte d'Arte Contemporanea. IX Rassegna d'Arte Moderna, Piacenza (su invito di G.M. Accame) - 1993 "Design du XX Siecle" in collaborazione con l'Atelier Mendini. Grand Palais, Parigi - 1993 "Quando le Accademie incontrano le Arti"II Biennale del Sud Accademie di belle Arti di: Napoli, Madrid, Bruxelles - 1993 "La Fabrica Estetica" in collaborazione con l'Atelier Mendini Expo, Tajon (Corea del Sud) - 1994 "Artisti Italiani a Rodi" Marco Sala Gallery, Rodi (Grecia) - 1994 "Primordi"Palazzo della Triennale, Milano - 1995 "Astrattamente" Galleria Nuova Icona, Venezia - 2000 "Un milione" Galleria Aam, Milano - 2002 Group Show Galleria Rubin, Milano - 2004 Group Show Galleria Rubin, Milano - 2004 " Sentieri dell' Arte" Corte Valenti, Garbagnate (MI) (su invito di E. Longari) - 2004 B.A.R.T.2004 Premio città di Busto Arsizio (su invito di A. Madesani) - 2005 Group Show Galleria Rubin, Milano - 2005 SpazioVitale Catania - 2005 Galleria Rubin fiere dell’Arte di: Bologna, Francoforte, Verona - 2007 " Vado fuori all'aperto" Hortus Unicorni (VT) (a cura di C. Morales) - 2008 "Pittura aniconica" Mantova Casa del Mantegna (a cura di C. Cerritelli)
Personali
1996 "Geocromie" Spazio "È", Milano - 1997 "Aurelio Sartorio" Spazio mostre Anadema, Milano - 1999 "Ritratti" Nello studio di Gianfranco Pardi, Milano - 2002 "Aurelio Sartorio" su invito di Rodofo Dordoni Stand Minotti - Salone del Mobile, Milano - 2004 " 4 Quadri Chiari"Galleria Eèra, Milano -2004 "A Righe" Galleria Rubin, Milano - 2006 “Colori per riflettere sul colore” Galleria Miralli, Viterbo - 2009 "Colori sospesi" Torre carolingia loc. Costa Framura (SP) -
Aurelio Sartorio ha scelto sapientemente di trasformare i limiti del luogo in opportunità: nella prima sala della torre espone un gruppo di piccoli, recenti e coloratissimi quadri installati in rapporto dialogico con lo spazio architettonico, riutilizzando i vecchi chiodi disseminati in modo irregolare tra le pietre delle pareti.
Nella più ampia sala superiore viene proposta, in omaggio alla Torre, un’installazione progettata ad hoc per il luogo. Avvalendosi delle barre d’acciaio, che corrono lungo tutto il perimetro superiore dello spazio espositivo, l’artista ha composto, su un’ordito di cordini di nylon tenuti in tensione da un contrappeso, i numerosi blocchi di polistirene (di cm 37x 7x1) dipinti uno ad uno con diverse varianti e tonalità di colori fluò. Ne risulta un’ opera di grandi dimensioni ed impatto, in grado di interferire in modo forte con lo spazio architettonico. Ciò che meraviglia in quest’opera, infatti, è il contrasto: tra la lievità dei materiali e la potenza delle mura, tra l’impatto percettivo dei colori fluò e l’austera uniformità tonale dell’ambiente. Una provocazione a “percepire” - non inconsueta nella poetica di Sartorio - che costringe lo spettatore a guardare, oltre l’opera, oltre la pittura.
COLORI SOSPESI
Alberto Rigoni
Il lavoro di Aurelio Sartorio non è difficile da descrivere a parole. Il pittore milanese distribuisce il colore sulla superficie, applicandolo in tinte sempre diverse su linee orizzontali o verticali: senza contorni che le delimitino, esse poi si intrecciano e si accavallano, restituendo di primo acchito allo spettatore l’idea di una griglia o anche di una serie di tasselli. Già da questa prima semplice introduzione, si capisce come l’opera di Sartorio si possa definire – e senza alcuna esitazione – Pittura; spesso a tal proposito si cita il pittore nabis francese Maurice Denis: «Un quadro è essenzialmente una superficie piana ricoperta di colori disposti secondo un certo ordine».
C’è poi un secondo livello di lettura, che si riferisce all’idea di equilibrio. Il pittore parte da un dato iniziale, una superficie vuota in perfetto equilibrio formale, e vi interviene con il suo lavoro, cioè con quello che sa fare: metterci del colore sopra. Questa modificazione rompe la stabilità iniziale e dà il via ad un percorso operativo tutto giocato sulla stessa superficie tramite l’applicazione del colore. In altre parole, Sartorio si mette in moto per un’esplorazione al cui termine approderà ad un nuovo bilanciamento formale. Il dipinto, infatti, sarà terminato quando la porzione di tela sarà di nuovo “finita” ed ogni ulteriore intervento romperebbe questa stabilità. Non che tale ritrovato equilibrio sia un dato oggettivo: esso è la versione che di esso Sartorio ci dà, una proposta tutta personale, come deve necessariamente essere la proposta di un artista. Allo spettatore tocca poi confrontarla con la propria percezione e il proprio gusto e, in conclusione, accoglierla o respingerla.
Da qualche tempo, Aurelio Sartorio misura le sue capacità di “esploratore” non solo sulla tela ma anche su un campo d’azione apparentemente diverso: l’ambiente. Nel maggio del 2007 ha realizzato un intervento nel giardino di una villa vicino a Viterbo. Anche in quel caso, il pittore si è trovato di fronte ad una situazione di equilibrio in qualche modo da “rompere” per poi ritrovare. Essendo egli pittore e lavorando con il colore, non ha potuto fare altro che agire con blocchi di polistirene colorati di accese tinte fluo, installati su gambi d’acciaio e piantati qua e là nel terreno a mo’ di fiori, battezzati 100FioriQueer. Come spiega il Nostro, il lavoro non si mimetizza con la natura, ma compete con essa: da qui deriva la necessità del fluorescente, poiché la brillantezza dei colori naturali circostanti avrebbe inglobato e annullato l’intervento pittorico.
La mostra di Framura è un passo ulteriore su questa strada. La questione che la Torre Carolingia propone non è da poco: diversamente dall’ambiente naturale del giardino, si tratta di un ambiente artificiale che ha raggiunto un proprio equilibrio, o autosufficienza formale, in più di mille anni, nel corso dei quali è passata dalla funzione di guardia, a quella di possibile protezione nel contesto di mura oggi scomparse, infine a quella di torre campanaria. Aurelio Sartorio ha intuito come la Torre si presti bene non solo come sala espositiva, ovvero luogo dove appoggiare temporaneamente i propri oggetti-quadro (e questo avviene nella prima sala), bensì anche e soprattutto come ambiente su cui intervenire, ovvero superficie su cui applicare colore (e questo avviene nella sala superiore). Ecco ripresentarsi la sfida: rompere un equilibrio iniziale per poi ritrovarlo al termine di un percorso di Pittura. Così, il pittore ha scelto di utilizzare nella prima sala piccole opere recenti, installandole seguendo i suggerimenti del luogo, ovvero i vecchi chiodi già piantati tra le pietre delle pareti; nella sala superiore invece le coloratissime barre di polistirene sono sospese su, poco visibili, binari di nylon grigio agganciati a preesistenti barre d’acciaio. L’artista modifica così la percezione che lo spettatore aveva della parete della Torre, ce ne dà una lettura nuova ma non ne stravolge l’essenza. Ecco la sua proposta per questa mostra. Che lo spettatore la accolga o la respinga, nei suoi occhi resteranno in ogni caso almeno due dati, cioè la parete di pietre di cava e gli sgargianti blocchi di polistirene: ovvero resterà un’idea di superficie, un’idea di colore e un’idea di come il colore è stato messo in relazione con la superficie e lo spazio. Per un pittore questo basta, e la missione può dirsi compiuta.
Chiavari, giugno 2009
Aurelio Sartorio
BIOGRAFIA
Nato a Milano il 18/12/1964, vive e lavora a Milano - Diploma di Maturità Artistica al Liceo Artistico Statale 1° di Milano - Diploma di Maestro d'Arte, Accademia di belle arti di Brera a Milano anno accademico 1989/90 Scuola di pittura Prof. Diego Esposito, Storia dell'Arte Prof. Giovanni Maria Accame
Collettive
1983 "Dieci Artisti" Galleria lo Zibetto, Milano - 1984 "4 Giugno 1984" Spazio di Corso Garibaldi 89, Milano - 1986 "Art Diggers" Galleria Studio Bassanese, Trieste - 1987 "Giovane Arte Contemporanea" Castello di Sartirana Lomellina (Pavia) - 1988 "Dodici Variazioni su PVC" B.I.T. Fiera di Milano - 1989 "Biennale Giovani" Castello di Sartirana Lomellina (Pavia) - 1990 "De Pictura Picta "C/O Care Of Spazio d'Arte Contemporanea, Cusano Milanino (Milano) - 1990 "Congratulazioni"Accademia di Belle Arti di Brera, Milano - 1991 "Proposte d'Arte Contemporanea. IX Rassegna d'Arte Moderna, Piacenza (su invito di G.M. Accame) - 1993 "Design du XX Siecle" in collaborazione con l'Atelier Mendini. Grand Palais, Parigi - 1993 "Quando le Accademie incontrano le Arti"II Biennale del Sud Accademie di belle Arti di: Napoli, Madrid, Bruxelles - 1993 "La Fabrica Estetica" in collaborazione con l'Atelier Mendini Expo, Tajon (Corea del Sud) - 1994 "Artisti Italiani a Rodi" Marco Sala Gallery, Rodi (Grecia) - 1994 "Primordi"Palazzo della Triennale, Milano - 1995 "Astrattamente" Galleria Nuova Icona, Venezia - 2000 "Un milione" Galleria Aam, Milano - 2002 Group Show Galleria Rubin, Milano - 2004 Group Show Galleria Rubin, Milano - 2004 " Sentieri dell' Arte" Corte Valenti, Garbagnate (MI) (su invito di E. Longari) - 2004 B.A.R.T.2004 Premio città di Busto Arsizio (su invito di A. Madesani) - 2005 Group Show Galleria Rubin, Milano - 2005 SpazioVitale Catania - 2005 Galleria Rubin fiere dell’Arte di: Bologna, Francoforte, Verona - 2007 " Vado fuori all'aperto" Hortus Unicorni (VT) (a cura di C. Morales) - 2008 "Pittura aniconica" Mantova Casa del Mantegna (a cura di C. Cerritelli)
Personali
1996 "Geocromie" Spazio "È", Milano - 1997 "Aurelio Sartorio" Spazio mostre Anadema, Milano - 1999 "Ritratti" Nello studio di Gianfranco Pardi, Milano - 2002 "Aurelio Sartorio" su invito di Rodofo Dordoni Stand Minotti - Salone del Mobile, Milano - 2004 " 4 Quadri Chiari"Galleria Eèra, Milano -2004 "A Righe" Galleria Rubin, Milano - 2006 “Colori per riflettere sul colore” Galleria Miralli, Viterbo - 2009 "Colori sospesi" Torre carolingia loc. Costa Framura (SP) -
27
giugno 2009
Aurelio Sartorio – Colori Sospesi
Dal 27 giugno al 05 luglio 2009
arte contemporanea
Location
TORRE CAROLINGIA
Framura, Località Costa Di Bassano, (La Spezia)
Framura, Località Costa Di Bassano, (La Spezia)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica dalle h. 21 alle 23 - chiuso il lunedì
Vernissage
27 Giugno 2009, ore 10.30
Sito web
www.aurelio-sartorio.it
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