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Ausonio Tanda – Opere 1950 – 1988
Tradizione e avanguardia, il lungo percorso artistico del pittore sardo Ausonio Tanda
Comunicato stampa
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Dal 13 al 29 settembre 2008 l’Antica Casa di Correzione di Carlo Fontana presso il Complesso Monumentale di San Michele a Ripa ospita la mostra “Ausonio Tanda. Opere 1950 – 1988” curata da Silvia Bordini e Simona Rinaldi con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura.
Sono circa 90 opere – dipinti figurativi, iconogrammi e impronte, ciborg, acquerelli e disegni - che ripercorrono tutto il complesso cammino espressivo di questo artista sardo la cui attività rispecchia il multiforme travaglio artistico del cuore del Novecento italiano ed europeo.
Ausonio Tanda nasce il 19 ottobre 1926 in provincia di Sassari, a Sorso, paese immerso nel verde a due passi dal mare. Ed è proprio una serie di dipinti a olio su tela dedicati alla vita dei pescatori e alla caccia al tonno a segnare l’inizio del suo percorso artistico, nel 1950, alla Mostra nazionale Città di Sassari, dove vince il primo premio ex aequo.
In queste prime opere si fonde la lezione artistica di altre figure portanti dell'illustrazione e della pittura sarda: quella realistica di Giuseppe Biasi - con l’iconografia contadina e pastorale della Sardegna da lui introdotta nel primo Novecento - e quella cromatica di Pietro Antonio Manca, uno dei più originali e innovativi pittori sardi del XX secolo. Tanda è qui interprete della tradizione artistica isolana senza mai cadere nella leziosità folkloristica.
Dopo l’esordio, nel decennio 1950-1960 Tanda partecipa a numerose mostre collettive e personali in cui la raffigurazione delle sue «tonnare» riscuote positivi apprezzamenti critici. Tema questo che attraverserà tutta l’opera dell’autore configurandosi come simbolo dell’interesse del pittore per la vicenda umana. Verso la fine di questo prolifico periodo, l’artista inserisce oltre ai soggetti marini il tema pastorale della caccia al lupo, feroce e disumana metafora della lotta per la sopravvivenza.
Dal 1961 l’artista intraprende una ricerca sui linguaggi e materiali dell’arte pittorica – sulla scia delle avanguardie storiche con intento di denuncia del presente – che sfocia nell’elaborazione di «iconogrammi» i quali, riproponendo le immagini di grandi artisti del passato, le mostrano in un contesto e con una tecnica diversi, di riproduzione meccanica. “Sono monumenti, anzi la negazione dei monumenti, la misura di una fragilità umana…” (Ausonio Tanda, 1962), tentativi di risposta a domande sul nesso tra arte, scienza e tecnologia, problemi culturali ed estetici ma anche di tipo etico. Pittura come sperimentazione, dunque, ma che si propone altresì un impegno di comunicazione con la società e di critica. In tutto l’arco creativo di questo artista le radici profonde con il mondo isolano d’origine si intrecciano con il desiderio di confronto con il nuovo. Da un lato la tradizione antica – la terra e il mare di Sardegna – dall’altro la grande città contemporanea con il suo frenetico dinamismo e la rapida innovazione della tecnologia. Un travaglio espressivo che attraversa tutta l’opera di Tanda e lo spinge ad alternare a tecniche classiche nuove forme espressive.
Nel corso degli anni la sperimentazione dell’artista si sviluppa e approfondisce, passando attraverso l’uso di tecniche particolari, quali l’impiego di materiali industriali come i solventi alla trielina. Con estrazioni plastiche dalla lavorazione del polistirolo, scavato e assemblato con acido e calore, realizza una serie di «impronte» in cui le tracce della presenza dell’uomo diventano sempre più astratte, ottenendo forme vagamente antropomorfe.
Tra 1963 e 1965 l’artista sardo sostituisce progressivamente la figura umana con organismi cibernetici, «ciborg», attraverso la lavorazione del plexiglass. Negli anni ’80, infine, sperimenta nei suoi lavori tinte alla nitro spruzzate su cartoncino con le quali viene definitivamente a perdersi l’identità umana, con la trasfigurazione provocata dall’utilizzo inconsapevole della tecnologia.
La mostra presentata al San Michele attraversa dunque tutta la vita artistica dell’autore testimoniando ogni fase del suo percorso creativo, dai dipinti figurativi - paesaggi marini e rurali, pescatori e pastori, nature morte e ritratti – agli iconogrammi e ciborg fino a disegni, schizzi e bozzetti. Con questi ultimi – sempre centrati sui temi cari all’artista - riusciamo anche ad apprezzare il suo metodo di lavoro, rapido nell’esecuzione e sicuro nel tratto come se, come spiega Silvia Bordini “realizzasse con impeto e con intuitiva sicurezza immagini lavorate a lungo, prima, nella sua mente. A questa talentuosa manualità si unisce una conoscenza accurata dei materiali pittorici, sia quelli tradizionali sia l’ampia gamma dei colori sintetici, e una forte spinta alla verifica e alla sperimentazione”.
Sono circa 90 opere – dipinti figurativi, iconogrammi e impronte, ciborg, acquerelli e disegni - che ripercorrono tutto il complesso cammino espressivo di questo artista sardo la cui attività rispecchia il multiforme travaglio artistico del cuore del Novecento italiano ed europeo.
Ausonio Tanda nasce il 19 ottobre 1926 in provincia di Sassari, a Sorso, paese immerso nel verde a due passi dal mare. Ed è proprio una serie di dipinti a olio su tela dedicati alla vita dei pescatori e alla caccia al tonno a segnare l’inizio del suo percorso artistico, nel 1950, alla Mostra nazionale Città di Sassari, dove vince il primo premio ex aequo.
In queste prime opere si fonde la lezione artistica di altre figure portanti dell'illustrazione e della pittura sarda: quella realistica di Giuseppe Biasi - con l’iconografia contadina e pastorale della Sardegna da lui introdotta nel primo Novecento - e quella cromatica di Pietro Antonio Manca, uno dei più originali e innovativi pittori sardi del XX secolo. Tanda è qui interprete della tradizione artistica isolana senza mai cadere nella leziosità folkloristica.
Dopo l’esordio, nel decennio 1950-1960 Tanda partecipa a numerose mostre collettive e personali in cui la raffigurazione delle sue «tonnare» riscuote positivi apprezzamenti critici. Tema questo che attraverserà tutta l’opera dell’autore configurandosi come simbolo dell’interesse del pittore per la vicenda umana. Verso la fine di questo prolifico periodo, l’artista inserisce oltre ai soggetti marini il tema pastorale della caccia al lupo, feroce e disumana metafora della lotta per la sopravvivenza.
Dal 1961 l’artista intraprende una ricerca sui linguaggi e materiali dell’arte pittorica – sulla scia delle avanguardie storiche con intento di denuncia del presente – che sfocia nell’elaborazione di «iconogrammi» i quali, riproponendo le immagini di grandi artisti del passato, le mostrano in un contesto e con una tecnica diversi, di riproduzione meccanica. “Sono monumenti, anzi la negazione dei monumenti, la misura di una fragilità umana…” (Ausonio Tanda, 1962), tentativi di risposta a domande sul nesso tra arte, scienza e tecnologia, problemi culturali ed estetici ma anche di tipo etico. Pittura come sperimentazione, dunque, ma che si propone altresì un impegno di comunicazione con la società e di critica. In tutto l’arco creativo di questo artista le radici profonde con il mondo isolano d’origine si intrecciano con il desiderio di confronto con il nuovo. Da un lato la tradizione antica – la terra e il mare di Sardegna – dall’altro la grande città contemporanea con il suo frenetico dinamismo e la rapida innovazione della tecnologia. Un travaglio espressivo che attraversa tutta l’opera di Tanda e lo spinge ad alternare a tecniche classiche nuove forme espressive.
Nel corso degli anni la sperimentazione dell’artista si sviluppa e approfondisce, passando attraverso l’uso di tecniche particolari, quali l’impiego di materiali industriali come i solventi alla trielina. Con estrazioni plastiche dalla lavorazione del polistirolo, scavato e assemblato con acido e calore, realizza una serie di «impronte» in cui le tracce della presenza dell’uomo diventano sempre più astratte, ottenendo forme vagamente antropomorfe.
Tra 1963 e 1965 l’artista sardo sostituisce progressivamente la figura umana con organismi cibernetici, «ciborg», attraverso la lavorazione del plexiglass. Negli anni ’80, infine, sperimenta nei suoi lavori tinte alla nitro spruzzate su cartoncino con le quali viene definitivamente a perdersi l’identità umana, con la trasfigurazione provocata dall’utilizzo inconsapevole della tecnologia.
La mostra presentata al San Michele attraversa dunque tutta la vita artistica dell’autore testimoniando ogni fase del suo percorso creativo, dai dipinti figurativi - paesaggi marini e rurali, pescatori e pastori, nature morte e ritratti – agli iconogrammi e ciborg fino a disegni, schizzi e bozzetti. Con questi ultimi – sempre centrati sui temi cari all’artista - riusciamo anche ad apprezzare il suo metodo di lavoro, rapido nell’esecuzione e sicuro nel tratto come se, come spiega Silvia Bordini “realizzasse con impeto e con intuitiva sicurezza immagini lavorate a lungo, prima, nella sua mente. A questa talentuosa manualità si unisce una conoscenza accurata dei materiali pittorici, sia quelli tradizionali sia l’ampia gamma dei colori sintetici, e una forte spinta alla verifica e alla sperimentazione”.
12
settembre 2008
Ausonio Tanda – Opere 1950 – 1988
Dal 12 al 29 settembre 2008
arte contemporanea
Location
COMPLESSO MONUMENTALE DI SAN MICHELE IN RIPA – EX CASA DI CORREZIONE DI CARLO FONTANA
Roma, Via Di San Michele, 25, (Roma)
Roma, Via Di San Michele, 25, (Roma)
Orario di apertura
lunedì-giovedì e domenica 11/19; venerdì e sabato 11/22
Vernissage
12 Settembre 2008, ore 18
Editore
PALOMBI
Ufficio stampa
ZETEMA
Autore
Curatore