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Autuori | Caruso | Ferrigno – L’oggetto e il suo spazio
Opere di Salvatore Autuori, Enzo Caruso e Nello Ferrigno, tre artisti salernitani da anni attenti a tessere un dialogo con la ceramica, cioè, un rapporto con le manualità, le cromie, l’immaginario della ceramica popolare ed arcaica mediterranea. La mostra chiude il programma della quinta edizione della rassegna Apert09 incontri di arte contemporanea, curata da Massimo Bignardi e promossa dalla FSC, fabbrica sviluppi creativi, con il coordinamento organizzativo di Giuseppe Fusco, Marco Fusco, Francesco Del Pizzo.
Comunicato stampa
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Sabato 8 agosto alle ore 19,00 sarà inaugurata la mostra L’oggetto e il suo spazio, con opere di Salvatore Autuori, Enzo Caruso e Nello Ferrigno, tre artisti salernitani da anni attenti a tessere un dialogo con la ceramica, cioè, un rapporto con le manualità, le cromie, l’immaginario della ceramica popolare ed arcaica mediterranea. La mostra chiude il programma della quinta edizione della rassegna Apert09 incontri di arte contemporanea, curata da Massimo Bignardi e promossa dalla FSC, fabbrica sviluppi creativi, con il coordinamento organizzativo di Giuseppe Fusco, Marco Fusco, Francesco Del Pizzo.
“Il rapporto tra ‘oggetto’ e ‘spazio’ è il tema che unisce tra loro le esperienze dei tre artisti scelti per questa mostra che chiude il programma espositivo di Apert09 e, come tradizione, è rivolta alle sperimentazioni in ambito ceramico. Una mostra – rileva Massimo Bignardi nella presentazione –, anomala rispetto alle altre allestite in questi anni. Ciò per lo specifico dettato che attualmente connota il profilo creativo degli artisti invitati, Salvatore Autuori, Enzo Caruso e Nello Ferrigno i quali, pur rivolgendo l’attenzione a pratiche proprie della ceramica, fanno convergere i loro interessi verso la pittura, come è nel caso di Autuori, o verso la ripresa di una plastica di ascendenza figurale, così come è per Ferrigno o di un lessico concretista, vale a dire di una scultura che fa i conti con il modulo, proprio della pratica di Caruso.
Si tratta di tre artisti ai quali mi sento particolarmente legato, sia da un rapporto di amicizia che risale ai primi anni settanta, nei quali si è formata la nostra generazione, particolarmente coesa intorno ai temi del sociale e dell’impegno nel dibattito politico che è stato anche determinante ed invasivo della nostra quotidianità, sia per quella comune tendenza a riflettere, da angoli diversi, sul patrimonio antropologico della nostra realtà culturale. Autuori e Ferrigno hanno attraversato nella prima metà del decennio settanta il laboratorio di partecipazione sociale che Enrico Crispolti aveva sollecitato con le esperienze nate intorno alla mostra “Napoli. Situazione75”: la loro è stata un’esperienza di comunicazione nel territorio che faceva i conti con una rinnovata immagine dell’operatore estetico e che li ha portati , negli stessi anni, a farsi promotori del “Gruppo Vietri”. Una amalgama di espressioni diverse ma che trovavano un punto d’incrocio nel tentativo di attivare una nuova identità alla cultura ceramica vietrese, senza disperdere il suo secolare patrimonio culturale.
Non diversa è stata la vicenda di Enzo Caruso, partito dall’ esercizio del disegno, più che della pittura, già dalla seconda metà del decennio sessanta. Un disegno il suo disposto a tradurre la necessità di partecipare al dibattito politico, con una vena figurativa, proposta sul limite di una sottile ironia. Qualche anno più tardi, a metà degli anni settanta è tra i promotori della cooperativa “Fornelle”, rivolta anch’essa allo studio della ceramica, non solo vietrese, con l’intento di spingere verso una effettiva identità di essa. Insomma l’approdo alla ceramica, per i tre artisti, testimonia di un processo di partecipazione all’interno di una revisione dello statuto dell’arte, del ruolo che l’artista ha nelle dinamiche sociali, secondo una necessità che cifra, per più aspetti, molte altre esperienze in ambito nazionale […]”. Per Autuori è la pittura, in ultima analisi la determinante attesa che l’occhio dell’artista mette a registro: una pittura di campiture piane, solcate da segni che interagiscono con il fondo, con la materia esaltandola come colore e sostanza. La scelta della gamma cromatica, sulla quale certamente ha pesato la luminosità propria dei dipinti di Matisse, orienta verso un dettato naturalistico, ossia della messa a registro di effetti, di rapporti, di contrasti costruiti tenendo a mente il paesaggio che incornicia Vietri. Per Caruso e Ferrigno lo scatto – oramai ben leggibile nelle esperienze di questi ultimi anni –, è in direzione della scultura: l’idea di affrancarsi dall’oggetto, dalla sua forma pianificata e condizionata dal dizionario della ceramica, ha guidato i due artisti, per strade diverse, in direzione di un modellato che tiene conto dell’idea di ‘corpo’ autonomo, proposto quale presenza immaginativa plastica. Le figure di Ferrigno hanno perso il rigore di quelle partiture geometriche, di piani che s’incastravano determinando la costruzione dei suoi ben noti cavalieri, in virtù di un modellato armonioso che misura un dettato formale contenuto nel disegno di volti su ‘mezzo busto’ attinti al repertorio classico, con l’aggiunta di segni che spingono verso il simbolico (la spirale, il triangolo, ecc.).Le costruzioni asimmetriche di Caruso richiamano a sculture di ascendenza concretista, proprie di composite architetture di solidi geometrici che l’artista manipola dapprima come forme, poi intervenendo con il colore, determinando partiture di chiaroscuri che esaltano il rigore monolitico della composizione.
Sono linee di ricerca perfettamente vagliate nello specchio di una consapevole scelta di campo, sulla quale (come coscienza del tempo) la tradizione depone la sua leggera impronta: tradizione letta da una postazione critica, cioè senza farsi raggiungere dal ricordo e dalla melanconia, anzi percependo lo spessore e il valore del tempo.[…]”.
La mostra resterà aperta fino al 15 settembre.
Salvatore Autuori. Si diploma presso l’Istituto Statale d’Arte di Salerno. Dal 1969 inizia l’attività espositiva partecipando a rassegne nazionali e internazionali. Nella seconda metà degli anni Settanta è tra i fondatori del “Gruppo Vietri”. Nel 1987 tiene una mostra personale a Raito. A metà degli anni Ottanta partecipa al concorso “Arredo urbano oggi”, promosso dal Comune di Faenza, mentre nel 1999 realizza, su commissione del Comune di Vietri sul Mare, l’arredo urbano di una delle piazze storiche. Tra le principali rassegne alle quali è stato invitato si segnalano: “Biennale Nazionale d’Arte Ceramica”, Salerno 1980; “Vietri e la sua ceramica (ieri-oggi)”, Palazzo Dugnani, Milano, 1981; “Rassegna Internazionale della Ceramica”, Villa Guariglia, Vietri sul Mare, edizioni del 1984, 1985, 1986, 1987; “Solarità ceramica”, Düssendorf, 1988; “Premio Nazionale “Viaggio attraverso la ceramica”, Vietri sul Mare; “Confronti Cer/amici”, Chiesa di Sant’Apollonia, Salerno 2000 “Terre mediterranee” Museo d’arte moderna di Belgrado, 2002; “Le terre del sole”, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, Roma.
Enzo Caruso. Nato a Torraca nel 1944 ha insegnato dal 1963 al 1996 Progettazione ceramica presso l'Istituto Statale d'Arte "Filiberto Menna" di Salerno. Partito come pittore di nuova figurazione e d’impegno sociale a fine degli anni Sessanta, nel 1975 è fra i fondatori, a Salerno, del laboratorio "Fornelle" dove realizza ceramiche ispirate all'archetipo Vietrese. Attualmente ha un laboratorio a Vietri sul Mare, dove realizza pezzi unici e sculture in ceramica: la sua sperimentazione tecnica ha, nel tempo, insistito particolarmente sugli effetti materici degli smalti, operando sui dosaggi, sulle composizioni e sulle diverse temperature di fusione. Nel 1998 tiene un’importante mostra personale organizzata dalla Galleria Il Catalogo di Salerno.Ha partecipato a diverse mostre tra queste si segnalano: “Biennale Nazionale d’Arte Ceramica”, Salerno, 1980; “Premio Nazionale “Viaggio attraverso la ceramica”, Vietri sul Mare, edizioni del 1995, 1997, 1998, 2000, 2001; "Arie Mediterranee", Medelhavsmuseet, Stoccolma, 1998; “40ª Mostra Nazionale della Ceramica”, Castellamonte, 2000; “Donne, Madonne e Sirene”, Villa Pignatelli, Napoli, 2001; “Terre mediterranee” Museo d’arte moderna di Belgrado, 2002. Nel 2006 ha realizzato una scultura-fontana per il Museo d’Arte Ambientale di Giffoni Sei Casali.
Nello Ferrigno. È nato a Salerno. Le sue prime esperienze artistiche, agli inizi degli anni Settanta, guardano alla Pop Art e all’Arte Concettuale. In quel periodo partecipa a rassegne d’arte contemporanea tra queste “Napoli.Situazione’75” (Marigliano, 1975) curata da Enrico Crispolti, “Autodocumentazione” (Salerno, 1978) “ V Rassegna d’arte moderna”, tenutasi a Roma a Palazzo delle Esposizioni. In quegli stessi anni emerge anche la passione per la ceramica e che lo vede tra i fondatori del “Gruppo Vietri”.Terminata l’esperienza del “gruppo” continua la sua personale ricerca. Ha tenuto mostre in Italia e all’estero, tra queste si segnalano: “Tempi ceramici”, Cappella di Villa Rufolo, Ravello, 1995;“Premio Nazionale “Viaggio attraverso la ceramica”, Vietri sul Mare, edizioni del 1996, 1998, 1999; “Terre mediterranee” Museo d’arte moderna di Belgrado, 2002; Galerie Keramos, Parigi, ; “Viva Italia show”, Londra; “Le terre del sole”, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, Roma; “La fontana degli elementi”, opera realizzata per il Museo d’Arte Ambientale, Giffoni Sei Casali, 2006; “Immaginario Salernitano”, Tempio di Pomona, Salerno, 2009. Sue opere sono presenti in importanti collezioni pubbliche e private.
“Il rapporto tra ‘oggetto’ e ‘spazio’ è il tema che unisce tra loro le esperienze dei tre artisti scelti per questa mostra che chiude il programma espositivo di Apert09 e, come tradizione, è rivolta alle sperimentazioni in ambito ceramico. Una mostra – rileva Massimo Bignardi nella presentazione –, anomala rispetto alle altre allestite in questi anni. Ciò per lo specifico dettato che attualmente connota il profilo creativo degli artisti invitati, Salvatore Autuori, Enzo Caruso e Nello Ferrigno i quali, pur rivolgendo l’attenzione a pratiche proprie della ceramica, fanno convergere i loro interessi verso la pittura, come è nel caso di Autuori, o verso la ripresa di una plastica di ascendenza figurale, così come è per Ferrigno o di un lessico concretista, vale a dire di una scultura che fa i conti con il modulo, proprio della pratica di Caruso.
Si tratta di tre artisti ai quali mi sento particolarmente legato, sia da un rapporto di amicizia che risale ai primi anni settanta, nei quali si è formata la nostra generazione, particolarmente coesa intorno ai temi del sociale e dell’impegno nel dibattito politico che è stato anche determinante ed invasivo della nostra quotidianità, sia per quella comune tendenza a riflettere, da angoli diversi, sul patrimonio antropologico della nostra realtà culturale. Autuori e Ferrigno hanno attraversato nella prima metà del decennio settanta il laboratorio di partecipazione sociale che Enrico Crispolti aveva sollecitato con le esperienze nate intorno alla mostra “Napoli. Situazione75”: la loro è stata un’esperienza di comunicazione nel territorio che faceva i conti con una rinnovata immagine dell’operatore estetico e che li ha portati , negli stessi anni, a farsi promotori del “Gruppo Vietri”. Una amalgama di espressioni diverse ma che trovavano un punto d’incrocio nel tentativo di attivare una nuova identità alla cultura ceramica vietrese, senza disperdere il suo secolare patrimonio culturale.
Non diversa è stata la vicenda di Enzo Caruso, partito dall’ esercizio del disegno, più che della pittura, già dalla seconda metà del decennio sessanta. Un disegno il suo disposto a tradurre la necessità di partecipare al dibattito politico, con una vena figurativa, proposta sul limite di una sottile ironia. Qualche anno più tardi, a metà degli anni settanta è tra i promotori della cooperativa “Fornelle”, rivolta anch’essa allo studio della ceramica, non solo vietrese, con l’intento di spingere verso una effettiva identità di essa. Insomma l’approdo alla ceramica, per i tre artisti, testimonia di un processo di partecipazione all’interno di una revisione dello statuto dell’arte, del ruolo che l’artista ha nelle dinamiche sociali, secondo una necessità che cifra, per più aspetti, molte altre esperienze in ambito nazionale […]”. Per Autuori è la pittura, in ultima analisi la determinante attesa che l’occhio dell’artista mette a registro: una pittura di campiture piane, solcate da segni che interagiscono con il fondo, con la materia esaltandola come colore e sostanza. La scelta della gamma cromatica, sulla quale certamente ha pesato la luminosità propria dei dipinti di Matisse, orienta verso un dettato naturalistico, ossia della messa a registro di effetti, di rapporti, di contrasti costruiti tenendo a mente il paesaggio che incornicia Vietri. Per Caruso e Ferrigno lo scatto – oramai ben leggibile nelle esperienze di questi ultimi anni –, è in direzione della scultura: l’idea di affrancarsi dall’oggetto, dalla sua forma pianificata e condizionata dal dizionario della ceramica, ha guidato i due artisti, per strade diverse, in direzione di un modellato che tiene conto dell’idea di ‘corpo’ autonomo, proposto quale presenza immaginativa plastica. Le figure di Ferrigno hanno perso il rigore di quelle partiture geometriche, di piani che s’incastravano determinando la costruzione dei suoi ben noti cavalieri, in virtù di un modellato armonioso che misura un dettato formale contenuto nel disegno di volti su ‘mezzo busto’ attinti al repertorio classico, con l’aggiunta di segni che spingono verso il simbolico (la spirale, il triangolo, ecc.).Le costruzioni asimmetriche di Caruso richiamano a sculture di ascendenza concretista, proprie di composite architetture di solidi geometrici che l’artista manipola dapprima come forme, poi intervenendo con il colore, determinando partiture di chiaroscuri che esaltano il rigore monolitico della composizione.
Sono linee di ricerca perfettamente vagliate nello specchio di una consapevole scelta di campo, sulla quale (come coscienza del tempo) la tradizione depone la sua leggera impronta: tradizione letta da una postazione critica, cioè senza farsi raggiungere dal ricordo e dalla melanconia, anzi percependo lo spessore e il valore del tempo.[…]”.
La mostra resterà aperta fino al 15 settembre.
Salvatore Autuori. Si diploma presso l’Istituto Statale d’Arte di Salerno. Dal 1969 inizia l’attività espositiva partecipando a rassegne nazionali e internazionali. Nella seconda metà degli anni Settanta è tra i fondatori del “Gruppo Vietri”. Nel 1987 tiene una mostra personale a Raito. A metà degli anni Ottanta partecipa al concorso “Arredo urbano oggi”, promosso dal Comune di Faenza, mentre nel 1999 realizza, su commissione del Comune di Vietri sul Mare, l’arredo urbano di una delle piazze storiche. Tra le principali rassegne alle quali è stato invitato si segnalano: “Biennale Nazionale d’Arte Ceramica”, Salerno 1980; “Vietri e la sua ceramica (ieri-oggi)”, Palazzo Dugnani, Milano, 1981; “Rassegna Internazionale della Ceramica”, Villa Guariglia, Vietri sul Mare, edizioni del 1984, 1985, 1986, 1987; “Solarità ceramica”, Düssendorf, 1988; “Premio Nazionale “Viaggio attraverso la ceramica”, Vietri sul Mare; “Confronti Cer/amici”, Chiesa di Sant’Apollonia, Salerno 2000 “Terre mediterranee” Museo d’arte moderna di Belgrado, 2002; “Le terre del sole”, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, Roma.
Enzo Caruso. Nato a Torraca nel 1944 ha insegnato dal 1963 al 1996 Progettazione ceramica presso l'Istituto Statale d'Arte "Filiberto Menna" di Salerno. Partito come pittore di nuova figurazione e d’impegno sociale a fine degli anni Sessanta, nel 1975 è fra i fondatori, a Salerno, del laboratorio "Fornelle" dove realizza ceramiche ispirate all'archetipo Vietrese. Attualmente ha un laboratorio a Vietri sul Mare, dove realizza pezzi unici e sculture in ceramica: la sua sperimentazione tecnica ha, nel tempo, insistito particolarmente sugli effetti materici degli smalti, operando sui dosaggi, sulle composizioni e sulle diverse temperature di fusione. Nel 1998 tiene un’importante mostra personale organizzata dalla Galleria Il Catalogo di Salerno.Ha partecipato a diverse mostre tra queste si segnalano: “Biennale Nazionale d’Arte Ceramica”, Salerno, 1980; “Premio Nazionale “Viaggio attraverso la ceramica”, Vietri sul Mare, edizioni del 1995, 1997, 1998, 2000, 2001; "Arie Mediterranee", Medelhavsmuseet, Stoccolma, 1998; “40ª Mostra Nazionale della Ceramica”, Castellamonte, 2000; “Donne, Madonne e Sirene”, Villa Pignatelli, Napoli, 2001; “Terre mediterranee” Museo d’arte moderna di Belgrado, 2002. Nel 2006 ha realizzato una scultura-fontana per il Museo d’Arte Ambientale di Giffoni Sei Casali.
Nello Ferrigno. È nato a Salerno. Le sue prime esperienze artistiche, agli inizi degli anni Settanta, guardano alla Pop Art e all’Arte Concettuale. In quel periodo partecipa a rassegne d’arte contemporanea tra queste “Napoli.Situazione’75” (Marigliano, 1975) curata da Enrico Crispolti, “Autodocumentazione” (Salerno, 1978) “ V Rassegna d’arte moderna”, tenutasi a Roma a Palazzo delle Esposizioni. In quegli stessi anni emerge anche la passione per la ceramica e che lo vede tra i fondatori del “Gruppo Vietri”.Terminata l’esperienza del “gruppo” continua la sua personale ricerca. Ha tenuto mostre in Italia e all’estero, tra queste si segnalano: “Tempi ceramici”, Cappella di Villa Rufolo, Ravello, 1995;“Premio Nazionale “Viaggio attraverso la ceramica”, Vietri sul Mare, edizioni del 1996, 1998, 1999; “Terre mediterranee” Museo d’arte moderna di Belgrado, 2002; Galerie Keramos, Parigi, ; “Viva Italia show”, Londra; “Le terre del sole”, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, Roma; “La fontana degli elementi”, opera realizzata per il Museo d’Arte Ambientale, Giffoni Sei Casali, 2006; “Immaginario Salernitano”, Tempio di Pomona, Salerno, 2009. Sue opere sono presenti in importanti collezioni pubbliche e private.
08
agosto 2009
Autuori | Caruso | Ferrigno – L’oggetto e il suo spazio
Dall'otto agosto al 15 settembre 2009
arte contemporanea
arti decorative e industriali
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Location
FËS SHOW ROOM
Minori, Via Roma, 24, (Salerno)
Minori, Via Roma, 24, (Salerno)
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