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Ayman Baalbaki
Le “torri” di Ayman Baalbaki si innalzano nella nebbia di un mondo completamente privo di uomini: rimane solamente il simbolo della distruzione.
Comunicato stampa
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Luce Gallery è lieta di annunciare la mostra personale dell’artista libanese Ayman Baalbaki.
Ayman Baalbaki è nato nel 1975, lo stesso anno in cui iniziò la guerra civile in Libano. Non sorprende dunque che i suoi lavori traggono ispirazione dalla guerra e dalla distruzione, sia fisica che psicologica, e dal tema dell’esilio. Nei suoi dipinti e nelle sue installazioni è riuscito a dar vita a immagini simboliche potentissime, che riassumono questa devastazione, ma al contempo racchiudono potenzialità di rinascita.
Con pennellate nette di un espressionismo quasi violento, dove tra il nero e il grigio esplodono i colori, crea palazzi anonimi, scuri, parzialmente o del tutto distrutti, che dominano lo spazio come se fossero Torri di Babele solitarie e abbandonate. Le “torri” di Ayman Baalbaki si innalzano nella nebbia di un mondo completamente privo di uomini: rimane solamente il simbolo della distruzione.
L’altro oggetto simbolo sono i pneumatici, che nelle strade di Beirut trovano nuove funzioni come sedili o come combustibile per falò, per riscaldare la temperatura di un luogo d’incontro sempre provvisorio.
L’unica umanità che emerge dopo tale desolazione è stata alterata dalla guerra; donne e bambini sono assenti. Gli uomini rimasti sono raffigurati completamente o parzialmente coperti da maschere legate alla guerra, come la tradizionale kefiah o l’elmetto, nascondendo così ogni traccia visibile di emozione. Ma anche qui la luminosità del colore e la vitalità del tratto danno a queste immagini una carica di speranza.
In questo mondo “apocalittico” fatto di palazzi distrutti, cecchini e posti di blocco, Baalbaki sparge fiori sopra le rovine della guerra, un segno che la vita e la speranza possono rinascere anche nelle circostanze più ostili. Per alcuni dipinti recenti al posto della tela ha utilizzato sgargianti tessuti floreali “made in China”; queste stoffe vengono inoltre utilizzate da Baalbaki per ribaltare la logica che vede i poveri villaggi rurali ed i suoi abitanti esclusi dalla forza della globalizzazione, lanciando così un messaggio ottimista e di ricostruzione della sua terra.
Ayman Baalbaki ha studiato arte a Beirut (1994-1998) e in seguito all’Ecole Nazionale Superieure des Arts Decoratifs a Parigi. Ha esposto in numerose mostre a Beirut e a Parigi, nel 2009 a Londra in una personale a cura di Rose Issa e ha partecipato alla mostra collettiva a Beirut intitolata “In the Middle of the Middle”, curata da Catherine David, una delle prime curatrici ad occuparsi di arte del medio oriente già dal 1998.
English Version
> Luce Gallery is pleased to announce an exhibition of new works by Ayman Baalbaki.
Ayman Baalbaki was born in Odeissé (South Lebanon) in 1975, the year when Lebanese Civil War started. It comes as no surprise that his work draws inspiration from his main experience in life, that is war. In his paintings and installations he has created powerful symbolic images of its effects and destruction, that nevertheless seem to contain the seeds of rebirth.
Bold, almost violent neo expressionist brush strokes form dark, featureless buildings, partially or completely destroyed, devoid of life and bleeding, looming against grey skies and dominating the canvas, like lonely and abandoned Towers of Babel.
Ayman Baalbaki’s urban landscapes take place in the mythological domain, setting up archetypal figures that, erected as symbols, acquire an allegorical value. One of the other objects that become symbols in Baalbaki’s paintings are tires, used in Berirut as seats or to light up fires to heat meeting places in the streets.
The humanity that emerges after the devastation has been altered by the war. The young men are either wholly or partially masked behind a variety of masks, all associated with war as the traditional kaffiyeh or the war helmet, which hide any visible indication of emotion.
In this apocalyptic world of destroyed buildings, snipers and checkpoints, Baalbaki scatters flowers amongst the ruins – a sign that life and hope can begin again even in these hostile circumstances. In his latest works sometimes instead of canvas he uses floral fabrics; these textiles, he adds, are quintessentially post-colonial, most of them manufactured in China, which upends the logic that the residents of rural villages are the most remote from the forces of globalization. Launching as such an optimistic message of reconstruction of his homeland.
While images of war dominate the exhibition, to say that Ayman Baalbaki's theme is war would be a gross oversimplification. It is not the war that fascinates him, but rather its impact on the human psyche, and more specifically, his own. Despite his exploration of broad themes, Baalbaki's work remains to a large degree introspective in nature.
Ayman Baalbaki studied Fine Arts in Beirut (1994-1998) and at the Ecole Nationale Superieure des Arts Decoratifs in Paris. He exhibited extensively in Beirut and Paris, in 2009 in a solo show in London at Rosa Issa and at the group exhibition titled “In the Middle of the Middle” curated by Catherine David in Beirut.
Ayman Baalbaki è nato nel 1975, lo stesso anno in cui iniziò la guerra civile in Libano. Non sorprende dunque che i suoi lavori traggono ispirazione dalla guerra e dalla distruzione, sia fisica che psicologica, e dal tema dell’esilio. Nei suoi dipinti e nelle sue installazioni è riuscito a dar vita a immagini simboliche potentissime, che riassumono questa devastazione, ma al contempo racchiudono potenzialità di rinascita.
Con pennellate nette di un espressionismo quasi violento, dove tra il nero e il grigio esplodono i colori, crea palazzi anonimi, scuri, parzialmente o del tutto distrutti, che dominano lo spazio come se fossero Torri di Babele solitarie e abbandonate. Le “torri” di Ayman Baalbaki si innalzano nella nebbia di un mondo completamente privo di uomini: rimane solamente il simbolo della distruzione.
L’altro oggetto simbolo sono i pneumatici, che nelle strade di Beirut trovano nuove funzioni come sedili o come combustibile per falò, per riscaldare la temperatura di un luogo d’incontro sempre provvisorio.
L’unica umanità che emerge dopo tale desolazione è stata alterata dalla guerra; donne e bambini sono assenti. Gli uomini rimasti sono raffigurati completamente o parzialmente coperti da maschere legate alla guerra, come la tradizionale kefiah o l’elmetto, nascondendo così ogni traccia visibile di emozione. Ma anche qui la luminosità del colore e la vitalità del tratto danno a queste immagini una carica di speranza.
In questo mondo “apocalittico” fatto di palazzi distrutti, cecchini e posti di blocco, Baalbaki sparge fiori sopra le rovine della guerra, un segno che la vita e la speranza possono rinascere anche nelle circostanze più ostili. Per alcuni dipinti recenti al posto della tela ha utilizzato sgargianti tessuti floreali “made in China”; queste stoffe vengono inoltre utilizzate da Baalbaki per ribaltare la logica che vede i poveri villaggi rurali ed i suoi abitanti esclusi dalla forza della globalizzazione, lanciando così un messaggio ottimista e di ricostruzione della sua terra.
Ayman Baalbaki ha studiato arte a Beirut (1994-1998) e in seguito all’Ecole Nazionale Superieure des Arts Decoratifs a Parigi. Ha esposto in numerose mostre a Beirut e a Parigi, nel 2009 a Londra in una personale a cura di Rose Issa e ha partecipato alla mostra collettiva a Beirut intitolata “In the Middle of the Middle”, curata da Catherine David, una delle prime curatrici ad occuparsi di arte del medio oriente già dal 1998.
English Version
> Luce Gallery is pleased to announce an exhibition of new works by Ayman Baalbaki.
Ayman Baalbaki was born in Odeissé (South Lebanon) in 1975, the year when Lebanese Civil War started. It comes as no surprise that his work draws inspiration from his main experience in life, that is war. In his paintings and installations he has created powerful symbolic images of its effects and destruction, that nevertheless seem to contain the seeds of rebirth.
Bold, almost violent neo expressionist brush strokes form dark, featureless buildings, partially or completely destroyed, devoid of life and bleeding, looming against grey skies and dominating the canvas, like lonely and abandoned Towers of Babel.
Ayman Baalbaki’s urban landscapes take place in the mythological domain, setting up archetypal figures that, erected as symbols, acquire an allegorical value. One of the other objects that become symbols in Baalbaki’s paintings are tires, used in Berirut as seats or to light up fires to heat meeting places in the streets.
The humanity that emerges after the devastation has been altered by the war. The young men are either wholly or partially masked behind a variety of masks, all associated with war as the traditional kaffiyeh or the war helmet, which hide any visible indication of emotion.
In this apocalyptic world of destroyed buildings, snipers and checkpoints, Baalbaki scatters flowers amongst the ruins – a sign that life and hope can begin again even in these hostile circumstances. In his latest works sometimes instead of canvas he uses floral fabrics; these textiles, he adds, are quintessentially post-colonial, most of them manufactured in China, which upends the logic that the residents of rural villages are the most remote from the forces of globalization. Launching as such an optimistic message of reconstruction of his homeland.
While images of war dominate the exhibition, to say that Ayman Baalbaki's theme is war would be a gross oversimplification. It is not the war that fascinates him, but rather its impact on the human psyche, and more specifically, his own. Despite his exploration of broad themes, Baalbaki's work remains to a large degree introspective in nature.
Ayman Baalbaki studied Fine Arts in Beirut (1994-1998) and at the Ecole Nationale Superieure des Arts Decoratifs in Paris. He exhibited extensively in Beirut and Paris, in 2009 in a solo show in London at Rosa Issa and at the group exhibition titled “In the Middle of the Middle” curated by Catherine David in Beirut.
10
aprile 2010
Ayman Baalbaki
Dal 10 aprile al 29 maggio 2010
arte contemporanea
Location
LUCE GALLERY
Torino, Corso San Maurizio, 25, (Torino)
Torino, Corso San Maurizio, 25, (Torino)
Orario di apertura
da mercoledi' a sabato 15.30 - 19.30
Vernissage
10 Aprile 2010, ore 18.30
Autore