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B-side city
Mostra sulle città invisibili
Comunicato stampa
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Guardare e non vedere, passare distratti correndo verso la destinazione del “Devo…”quotidiano e non osservare la moltitudine di particolari, quella “foresta di simboli”, di cui è piena la città. La nostra città.
Possediamo un luogo nel momento in cui vi abitiamo? Quando calpestiamo senza pregiudizi il suo suolo? Quando i nostri documenti ci raccontano da dove veniamo? Forse. Più probabilmente la nostra città è quella che sentiamo dentro, quella che ci accoglie in tutti i momenti in cui vorremmo fuggire anche da noi stessi e dalle nostre gabbie. Ecco che entra in gioco l’arte: saper esprimere quello che si vede attraverso quello che si sente.
Nel cuore, nello stomaco, negli occhi, nel respiro affannato dopo una corsa senza motivo, senza razionalità, l’arte diventa il mezzo unico per raccontare di sé, dei propri luoghi interiori, quelli che non si “vedono” ma si “guardano”a lungo. Quando l’abitudine leviga le punte di attenzione del nostro sguardo, nel momento in cui non ci rendiamo più conto di dove siamo realmente, ecco che gli artisti, che mi piacerebbe chiamare i “visionari”, strappano via, a volte con violenza altre con estrema dolcezza, quel velo di Maya, quella nebbia del sentire, che non ci permette di riconoscere la bellezza dei luoghi.
E non solo. I visionari, riescono a creare bellezza anche laddove non avremmo mai creduto di poterla vedere, dove il nostro cuore aveva rinunciato a guardare, dove il nostro sentimento non aveva forse avuto il coraggio di scoprire quanta sofisticata meraviglia esiste a pochi passi dal nostro mondo del dovere. Coraggio, si, perchè per essere visionari, artisti nel 2007, ci vuole fegato, ci vuole cuore e cervello, è necessario un bel apparato di organi resistenti, purpurei e vitali che aiutino a resistere agli assalti del banale, della noia che corrode gli entusiasmi, al perpetuo rigenerarsi dell’uguale: fuggire dalla ruggine della creatività, del bello, del nuovo.
Questa collettiva vuole aprire un varco a tutti coloro che vogliono guardare ciò che hanno già visto, vuole diventare l’ariete pesante e colorato che infrange i portoni dell’utopia. Qui i sogni si realizzano, qui il bello ha la sua casa, qui la vostra anima più profonda e primitiva, più giovane e sana, più battagliera ed orgogliosa, busserà con forza alla porta della vostra vita e vi chiederà se siete davvero sicuri di sapere dove siete, cosa state cercando e cose vorreste davvero.
Federica Giordani
Possediamo un luogo nel momento in cui vi abitiamo? Quando calpestiamo senza pregiudizi il suo suolo? Quando i nostri documenti ci raccontano da dove veniamo? Forse. Più probabilmente la nostra città è quella che sentiamo dentro, quella che ci accoglie in tutti i momenti in cui vorremmo fuggire anche da noi stessi e dalle nostre gabbie. Ecco che entra in gioco l’arte: saper esprimere quello che si vede attraverso quello che si sente.
Nel cuore, nello stomaco, negli occhi, nel respiro affannato dopo una corsa senza motivo, senza razionalità, l’arte diventa il mezzo unico per raccontare di sé, dei propri luoghi interiori, quelli che non si “vedono” ma si “guardano”a lungo. Quando l’abitudine leviga le punte di attenzione del nostro sguardo, nel momento in cui non ci rendiamo più conto di dove siamo realmente, ecco che gli artisti, che mi piacerebbe chiamare i “visionari”, strappano via, a volte con violenza altre con estrema dolcezza, quel velo di Maya, quella nebbia del sentire, che non ci permette di riconoscere la bellezza dei luoghi.
E non solo. I visionari, riescono a creare bellezza anche laddove non avremmo mai creduto di poterla vedere, dove il nostro cuore aveva rinunciato a guardare, dove il nostro sentimento non aveva forse avuto il coraggio di scoprire quanta sofisticata meraviglia esiste a pochi passi dal nostro mondo del dovere. Coraggio, si, perchè per essere visionari, artisti nel 2007, ci vuole fegato, ci vuole cuore e cervello, è necessario un bel apparato di organi resistenti, purpurei e vitali che aiutino a resistere agli assalti del banale, della noia che corrode gli entusiasmi, al perpetuo rigenerarsi dell’uguale: fuggire dalla ruggine della creatività, del bello, del nuovo.
Questa collettiva vuole aprire un varco a tutti coloro che vogliono guardare ciò che hanno già visto, vuole diventare l’ariete pesante e colorato che infrange i portoni dell’utopia. Qui i sogni si realizzano, qui il bello ha la sua casa, qui la vostra anima più profonda e primitiva, più giovane e sana, più battagliera ed orgogliosa, busserà con forza alla porta della vostra vita e vi chiederà se siete davvero sicuri di sapere dove siete, cosa state cercando e cose vorreste davvero.
Federica Giordani
06
novembre 2007
B-side city
Dal 06 al 24 novembre 2007
arte contemporanea
Location
CENTRO CULTURALE ZEROLOGICO
Milano, Via Augusto Anfossi, 8, (Milano)
Milano, Via Augusto Anfossi, 8, (Milano)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 16.00 - 19.30
Vernissage
6 Novembre 2007, ore 18.30
Autore
Curatore