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Back in the USSR. Gli eredi dell’arte non ufficiale
Arte non ufficiale, non conformista, underground o andegraund, seconda avanguardia russa: sono i termini che definiscono quell’eterogeneità di artisti e movimenti che in Unione Sovietica, già nella seconda metà degli anni Cinquanta (era chrusceviana) e soprattutto dall’inizio degli anni Settanta (era bresneviana), rifiutando l’idea staliniana dell’arte come strumento di propaganda e il conformismo del realismo socialista, avviarono un profondo quanto travagliato processo di rigenerazione artistica, che partì da Mosca e successivamente si allargò a tutti i paesi della confederazione.
Comunicato stampa
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Arte non ufficiale, non conformista, underground o andegraund, seconda avanguardia russa: sono i termini che definiscono quell'eterogeneità di artisti e movimenti che in Unione Sovietica, già nella seconda metà degli anni Cinquanta (era chrusceviana) e soprattutto dall'inizio degli anni Settanta (era bresneviana), rifiutando l'idea staliniana dell'arte come strumento di propaganda e il conformismo del realismo socialista, avviarono un profondo quanto travagliato processo di rigenerazione artistica, che partì da Mosca e successivamente si allargò a tutti i paesi della confederazione.
La mostra collettiva Back in the USSR che sarà inaugurata sabato 7 marzo, alle 11, nello SpazioEventi Mondadori a Venezia, a pochi passi da Piazza San Marco, propone un itinerario nell'arte degli eredi di quella prima stagione. Interverrà Carlo Montanaro, direttore dell'Accademia di Belle Arti di Venezia. Una cinquantina i quadri esposti, tredici gli artisti, di Ucraina, Russia, Georgia e Bielorussia: Sergej Babich (unico artista presente con opere fotografiche), Angelina Belikova, Alexander Bondarenko, Malkhaz Datukishvili, Ludmila Etenko, Ludmila Kazinkina, Konstantin Kosarevskij, Tatiana Lysenko, Vitalij Manuilov, Natalia Maximova, Vladimir Miski-Oglu, Vladislav Shabalin e Sasha Zelenkevich. Molti risiedono e lavorano nei paesi di origine, altri vivono da tempo in Italia e - come parte di quel flusso migratorio verso Occidente che ha contrassegnato i destini dell'ex URSS - rappresentano in maniera forse ancora più decisa la cesura tra quel prima e quel dopo con cui è inevitabile fare i conti quando si parla di Est Europa.
Questi artisti di seconda e terza generazione operano certamente in un contesto che non è più quello chiuso dell'URSS degli anni '70. Tuttavia le loro radici sono nell'arte non ufficiale, di cui hanno fatto propria la libertà espressiva e assimilato l'ironia e lo spirito polemico nei confronti delle false ideologie, dell'ufficialità e delle convenzioni, attualizzandoli in relazione alla nuova cornice storica, politica, sociale e artistica. Alla stregua dei "padri", alcuni di essi sono stati costretti - almeno nella prima parte della loro avventura artistica - a lavorare in condizioni di clandestinità o semiclandestinità, ad operare lontano dai luoghi ufficiali dell'arte, privi di uno status, perciò artisticamente liberi ma oberati dai problemi quotidiani, senza uno spazio in cui creare né esporre.
La mostra è caratterizzata da un'estrema eterogeneità formale, frutto di una ricerca individuale volta ad esprimere la profonda necessità interiore che abita la fantasia di ogni artista. Ognuno di essi adopera un linguaggio diverso e personale, com'è nella natura stessa dell'arte non ufficiale, attingendo chi al surreale, al grottesco, all'informale, ma anche riallacciandosi all'antica tradizione russa (le icone, le fiabe) o riappropriandosi della sfera della spiritualità e della religiosità.
Artista e curatore della mostra è Vladislav Shabalin, che nel 1988 organizzò a Donetsk, nella regione del Donbass, la prima esposizione pubblica di arte non ufficiale in Ucraina, e successivamente diresse la Galleria Avantgarde (poi Gulfstream), la prima galleria privata di arte moderna del paese. Molti degli artisti di quella prima mostra e le cui opere costituirono il primo nucleo della Galleria Avantgarde/Gulfstream, sono presenti nell'esposizione veneziana.
Dedicata alla memoria del maggiore collezionista di arte non ufficiale, Leonid Talochkin (1936-2002), Back in the USSR è realizzata grazie alla collaborazione di Gerald Klebacz, Eastern Art Gallery (Austria), e di Stefano Piccini, Geoworld (Italia).
La mostra collettiva Back in the USSR che sarà inaugurata sabato 7 marzo, alle 11, nello SpazioEventi Mondadori a Venezia, a pochi passi da Piazza San Marco, propone un itinerario nell'arte degli eredi di quella prima stagione. Interverrà Carlo Montanaro, direttore dell'Accademia di Belle Arti di Venezia. Una cinquantina i quadri esposti, tredici gli artisti, di Ucraina, Russia, Georgia e Bielorussia: Sergej Babich (unico artista presente con opere fotografiche), Angelina Belikova, Alexander Bondarenko, Malkhaz Datukishvili, Ludmila Etenko, Ludmila Kazinkina, Konstantin Kosarevskij, Tatiana Lysenko, Vitalij Manuilov, Natalia Maximova, Vladimir Miski-Oglu, Vladislav Shabalin e Sasha Zelenkevich. Molti risiedono e lavorano nei paesi di origine, altri vivono da tempo in Italia e - come parte di quel flusso migratorio verso Occidente che ha contrassegnato i destini dell'ex URSS - rappresentano in maniera forse ancora più decisa la cesura tra quel prima e quel dopo con cui è inevitabile fare i conti quando si parla di Est Europa.
Questi artisti di seconda e terza generazione operano certamente in un contesto che non è più quello chiuso dell'URSS degli anni '70. Tuttavia le loro radici sono nell'arte non ufficiale, di cui hanno fatto propria la libertà espressiva e assimilato l'ironia e lo spirito polemico nei confronti delle false ideologie, dell'ufficialità e delle convenzioni, attualizzandoli in relazione alla nuova cornice storica, politica, sociale e artistica. Alla stregua dei "padri", alcuni di essi sono stati costretti - almeno nella prima parte della loro avventura artistica - a lavorare in condizioni di clandestinità o semiclandestinità, ad operare lontano dai luoghi ufficiali dell'arte, privi di uno status, perciò artisticamente liberi ma oberati dai problemi quotidiani, senza uno spazio in cui creare né esporre.
La mostra è caratterizzata da un'estrema eterogeneità formale, frutto di una ricerca individuale volta ad esprimere la profonda necessità interiore che abita la fantasia di ogni artista. Ognuno di essi adopera un linguaggio diverso e personale, com'è nella natura stessa dell'arte non ufficiale, attingendo chi al surreale, al grottesco, all'informale, ma anche riallacciandosi all'antica tradizione russa (le icone, le fiabe) o riappropriandosi della sfera della spiritualità e della religiosità.
Artista e curatore della mostra è Vladislav Shabalin, che nel 1988 organizzò a Donetsk, nella regione del Donbass, la prima esposizione pubblica di arte non ufficiale in Ucraina, e successivamente diresse la Galleria Avantgarde (poi Gulfstream), la prima galleria privata di arte moderna del paese. Molti degli artisti di quella prima mostra e le cui opere costituirono il primo nucleo della Galleria Avantgarde/Gulfstream, sono presenti nell'esposizione veneziana.
Dedicata alla memoria del maggiore collezionista di arte non ufficiale, Leonid Talochkin (1936-2002), Back in the USSR è realizzata grazie alla collaborazione di Gerald Klebacz, Eastern Art Gallery (Austria), e di Stefano Piccini, Geoworld (Italia).
07
marzo 2009
Back in the USSR. Gli eredi dell’arte non ufficiale
Dal 07 al 28 marzo 2009
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
LIBRERIA MONDADORI
Venezia, San Marco, 1345, (Venezia)
Venezia, San Marco, 1345, (Venezia)
Orario di apertura
ore 10.30-19.30
Vernissage
7 Marzo 2009, ore 11
Autore
Curatore