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Bad Habits
Arte e design si uniscono in una lotta contro le cattive abitudini. Ogni piano è lo specchio di una cattiva abitudine, che attraverso le opere d’arte e design che ospita permette un confronto con essa.
Comunicato stampa
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LOBBY_bad habits soup
Come di consueto, la lobby introduce al tema della mostra e presenta questa volta una varietà di cattive abitudini. Si parte con l’essere SOVRAPENSIERO, e cioè con una serie di lavori di LUCA DE SANTIS, giovane artista nelle cui opere le arti si fondono. Fotografia, intervento pittorico e video si compenetrano in immagini dove i paesaggi urbani e umani sono un tutt’uno con i luoghi dei pensieri che si accavallano nelle nostre teste e che fuggono nello spazio esterno come animaletti impazziti. Possiamo cercarli, accudirli, celarli agli altri o regalarli al mondo. I soggetti sono arretrati su un piano secondo rispetto alla folla di pensiero-oggetto che alberga le loro menti. Si passa poi alla PIGRIZIA, rappresentata dalle poltrone di PLUS+ by TAKEIDEA, qui in mostra anche con un divano in anteprima. Attraverso il design, la creatività e la sostenibilità, Takeidea crea poltrone e sofà morbidi e leggeri, realizzati con materiali naturali, dalla canapa accoppiata al giornale, alla pelle conciata. Un altro esempio di luogo dove praticare la pigrizia è dato dalla vasca da bagno che il designer coreano BAEK KI KIM ha trasformato in una seduta ‘Seatub’. ROLF.FR. tocca invece il tema del TRADIMENTO. La collezione ‘Cutting Edge’ va letta infatti come un incontro inaspettato tra due elementi apparentemente inconciliabili che si allontanano dal loro mondo per accoppiarsi a un altro: un vecchio (mobile) incontra una giovane e fresca (interpretazione).
LOUNGE_sweet tooth
GOLA: un dolcetto tira l’altro, che sia di miele e cioccolato o che sia un soffice pouff che si chiama muffin. ELEMENT-S, studio di design italiano, realizza oggetti di design che in mostra ricreano un mondo fatto di pasticcini, bastoncini di zucchero colorato e petali canditi. Sconsigliato l’accesso alle persone a dieta.
UNDERGROUND_bad habits underground
SELETTI e MAURATO presentano in due diversi allestimenti nello spazio Underground. Quello di Maurato è un mondo all’apparenza infantile e colorato, in realtà metafora delle cattive abitudini contemporanee e di sempre, comportamenti universali legati all’essere Uomo. Il visitatore si può riconoscere in una o più cattive abitudini, ma per farlo deve avvicinarsi, deve osservare. Per riconoscere una propria bad habit è necessario compiere un viaggio dentro se stessi e imparare a guardarsi dall’esterno.
1 FLOOR_fame
Anche la FAMA, insieme con la ricerca del potere, può diventare una cattiva abitudine, specialmente quando non se ne ha mai abbastanza e se ne cerca sempre di più. La rappresentano i colori esplosivi delle opere di LUDMILLA RADCHENKO. Sulle sue tele volti noti del mondo del cinema e dello spettacolo sono circondati, e spesso sopraffatti, da dripping, applicazioni, incrostazioni di colore che quasi li sfigurano, così come la fama allontana da loro se stessi, e anche dal pubblico, il loro vero volto.
_disorder
Un uomo lotta con una sedia di legno come se fosse viva, quasi fosse un avversario da combattere in carne e ossa. E’ un uomo che cerca di cambiare le sue cattive abitudini, prima tra tutte il DISORDINE, nelle opere di ROHN MEIJER, dalla serie ‘Naked Chair’. Ma è anche un uomo che lotta col design stesso, col suo significato e coi significati che di epoca in epoca, lui sceglie di attribuirgli. (Sedute di MASSIMO RASERO).
_heaviness
Anche l’essere PESANTI, ridondanti, coprire i nostri interlocutori con coperte di parole, con problemi inesistenti e paure infondate, può diventare una cattiva abitudine. MATCO lo rappresenta simbolicamente con opere grafiche che mettono all’erta già nella forma. Riprendendo il disegno dei cartelli d’attenzione, Matco invita, con un sorriso ironico, a prendere talvolta la vita un po’ più alla leggera. Al piano, piccola sala d’attesa di FABRIZIO BELLOMO, THOMAS DE LUSSAC e RI-CREA per chi vuole misurare il proprio livello di pesantezza.
2 FLOOR_spendthrift
L’AVARIZIA può essere buona per il conto in banca, ma non è certo elegante e non è affatto una bella abitudine. Ce lo insegna MIMMO DI MAGGIO con la sua collezione ‘Out of order’, collage digitali in cui a scansioni di banconote vengono sovrapposte immagini di oggetti a tutti familiari, in una accumulazione tale da celare l’immagine originaria a favore di una nuova, ricca di suggestioni. Accanto alle banconote non possono mancare gli spiccioli, fondamento della ‘parsimonia’, rappresentate da comodi pouff e tappeti colorati creati da ELEMENT-S.
3 FLOOR_vanity: too many me’s
E’ alla VANITA’ che acceca e fa ricercare solo la propria immagine in cui compiacersi che è dedicato il terzo piano, con le pareti di specchi in acciaio e alluminio opera di DANIELE BASSO (GlocalDesign). Lo specchio, simbolo della vanità, diventa per contrasto oggetto della crescita e della riflessione. Uno strumento trasversale a tutte le culture, presente in tutte le case, che ha consentito all’uomo ed all’umanità di riconoscersi e distinguersi dagli altri animali, oggi viene riproposto per prendere coscienza di sé e della società, invitando a reagire con etica. In questi specchi si riflettono folle di omini Moonwalk - lampade disegnate da THOMAS DE LUSSAC – esseri inconsapevoli della loro reciproca identicità e che cercano invano nel solo loro riflesso la convinzione della propria essenziale diversità.
4 FLOOR_d-inner doubts
La perenne INDECISIONE è diventata la cattiva abitudine della donna protagonista della prima storia che ci racconta il quarto piano. Questa donna vuole preparare una cenetta romantica, ma… ‘Cosa compro da mangiare? Cosa mi metto? Cosa cucino?’ … Il dubbio che ormai fa parte di lei e la lacera dentro corrode anche le foto che la ritraggono, dalla serie ‘Metamorphosis’ di ROHN MEIJER). E intanto anche i fiori comprati per la tavola si stancano e scolorano (Felt Plants di WANDSCHAPPEN).
_indifference
Soprattutto nelle grandi città è facile diventare ciechi, finire per vedere solo se stessi e ignorare il vicino. È una cattiva abitudine che se non va cambiata rischia di farci vivere in città popolate di estranei aggressivi l’uno con l’altro. La selezione di fotografie di SERGIO GOGLIA, (tratte da una serie di opere realizzate per un calendario a sostegno dell’Unicef) rappresentano questa INDIFFERENZA nei nastri che coprono gli occhi di volti anonimi e che di conseguenza ne legano anche le mani, le braccia. Uno dei volti
ritratti però ha gli occhi scoperti e aperti, in una possibilità di presa di coscienza. Così, quasi per magia i nastri si sciolgono, e scendendo dall’opera dando vita a una seduta (di VALERIO PORRU).
Come di consueto, la lobby introduce al tema della mostra e presenta questa volta una varietà di cattive abitudini. Si parte con l’essere SOVRAPENSIERO, e cioè con una serie di lavori di LUCA DE SANTIS, giovane artista nelle cui opere le arti si fondono. Fotografia, intervento pittorico e video si compenetrano in immagini dove i paesaggi urbani e umani sono un tutt’uno con i luoghi dei pensieri che si accavallano nelle nostre teste e che fuggono nello spazio esterno come animaletti impazziti. Possiamo cercarli, accudirli, celarli agli altri o regalarli al mondo. I soggetti sono arretrati su un piano secondo rispetto alla folla di pensiero-oggetto che alberga le loro menti. Si passa poi alla PIGRIZIA, rappresentata dalle poltrone di PLUS+ by TAKEIDEA, qui in mostra anche con un divano in anteprima. Attraverso il design, la creatività e la sostenibilità, Takeidea crea poltrone e sofà morbidi e leggeri, realizzati con materiali naturali, dalla canapa accoppiata al giornale, alla pelle conciata. Un altro esempio di luogo dove praticare la pigrizia è dato dalla vasca da bagno che il designer coreano BAEK KI KIM ha trasformato in una seduta ‘Seatub’. ROLF.FR. tocca invece il tema del TRADIMENTO. La collezione ‘Cutting Edge’ va letta infatti come un incontro inaspettato tra due elementi apparentemente inconciliabili che si allontanano dal loro mondo per accoppiarsi a un altro: un vecchio (mobile) incontra una giovane e fresca (interpretazione).
LOUNGE_sweet tooth
GOLA: un dolcetto tira l’altro, che sia di miele e cioccolato o che sia un soffice pouff che si chiama muffin. ELEMENT-S, studio di design italiano, realizza oggetti di design che in mostra ricreano un mondo fatto di pasticcini, bastoncini di zucchero colorato e petali canditi. Sconsigliato l’accesso alle persone a dieta.
UNDERGROUND_bad habits underground
SELETTI e MAURATO presentano in due diversi allestimenti nello spazio Underground. Quello di Maurato è un mondo all’apparenza infantile e colorato, in realtà metafora delle cattive abitudini contemporanee e di sempre, comportamenti universali legati all’essere Uomo. Il visitatore si può riconoscere in una o più cattive abitudini, ma per farlo deve avvicinarsi, deve osservare. Per riconoscere una propria bad habit è necessario compiere un viaggio dentro se stessi e imparare a guardarsi dall’esterno.
1 FLOOR_fame
Anche la FAMA, insieme con la ricerca del potere, può diventare una cattiva abitudine, specialmente quando non se ne ha mai abbastanza e se ne cerca sempre di più. La rappresentano i colori esplosivi delle opere di LUDMILLA RADCHENKO. Sulle sue tele volti noti del mondo del cinema e dello spettacolo sono circondati, e spesso sopraffatti, da dripping, applicazioni, incrostazioni di colore che quasi li sfigurano, così come la fama allontana da loro se stessi, e anche dal pubblico, il loro vero volto.
_disorder
Un uomo lotta con una sedia di legno come se fosse viva, quasi fosse un avversario da combattere in carne e ossa. E’ un uomo che cerca di cambiare le sue cattive abitudini, prima tra tutte il DISORDINE, nelle opere di ROHN MEIJER, dalla serie ‘Naked Chair’. Ma è anche un uomo che lotta col design stesso, col suo significato e coi significati che di epoca in epoca, lui sceglie di attribuirgli. (Sedute di MASSIMO RASERO).
_heaviness
Anche l’essere PESANTI, ridondanti, coprire i nostri interlocutori con coperte di parole, con problemi inesistenti e paure infondate, può diventare una cattiva abitudine. MATCO lo rappresenta simbolicamente con opere grafiche che mettono all’erta già nella forma. Riprendendo il disegno dei cartelli d’attenzione, Matco invita, con un sorriso ironico, a prendere talvolta la vita un po’ più alla leggera. Al piano, piccola sala d’attesa di FABRIZIO BELLOMO, THOMAS DE LUSSAC e RI-CREA per chi vuole misurare il proprio livello di pesantezza.
2 FLOOR_spendthrift
L’AVARIZIA può essere buona per il conto in banca, ma non è certo elegante e non è affatto una bella abitudine. Ce lo insegna MIMMO DI MAGGIO con la sua collezione ‘Out of order’, collage digitali in cui a scansioni di banconote vengono sovrapposte immagini di oggetti a tutti familiari, in una accumulazione tale da celare l’immagine originaria a favore di una nuova, ricca di suggestioni. Accanto alle banconote non possono mancare gli spiccioli, fondamento della ‘parsimonia’, rappresentate da comodi pouff e tappeti colorati creati da ELEMENT-S.
3 FLOOR_vanity: too many me’s
E’ alla VANITA’ che acceca e fa ricercare solo la propria immagine in cui compiacersi che è dedicato il terzo piano, con le pareti di specchi in acciaio e alluminio opera di DANIELE BASSO (GlocalDesign). Lo specchio, simbolo della vanità, diventa per contrasto oggetto della crescita e della riflessione. Uno strumento trasversale a tutte le culture, presente in tutte le case, che ha consentito all’uomo ed all’umanità di riconoscersi e distinguersi dagli altri animali, oggi viene riproposto per prendere coscienza di sé e della società, invitando a reagire con etica. In questi specchi si riflettono folle di omini Moonwalk - lampade disegnate da THOMAS DE LUSSAC – esseri inconsapevoli della loro reciproca identicità e che cercano invano nel solo loro riflesso la convinzione della propria essenziale diversità.
4 FLOOR_d-inner doubts
La perenne INDECISIONE è diventata la cattiva abitudine della donna protagonista della prima storia che ci racconta il quarto piano. Questa donna vuole preparare una cenetta romantica, ma… ‘Cosa compro da mangiare? Cosa mi metto? Cosa cucino?’ … Il dubbio che ormai fa parte di lei e la lacera dentro corrode anche le foto che la ritraggono, dalla serie ‘Metamorphosis’ di ROHN MEIJER). E intanto anche i fiori comprati per la tavola si stancano e scolorano (Felt Plants di WANDSCHAPPEN).
_indifference
Soprattutto nelle grandi città è facile diventare ciechi, finire per vedere solo se stessi e ignorare il vicino. È una cattiva abitudine che se non va cambiata rischia di farci vivere in città popolate di estranei aggressivi l’uno con l’altro. La selezione di fotografie di SERGIO GOGLIA, (tratte da una serie di opere realizzate per un calendario a sostegno dell’Unicef) rappresentano questa INDIFFERENZA nei nastri che coprono gli occhi di volti anonimi e che di conseguenza ne legano anche le mani, le braccia. Uno dei volti
ritratti però ha gli occhi scoperti e aperti, in una possibilità di presa di coscienza. Così, quasi per magia i nastri si sciolgono, e scendendo dall’opera dando vita a una seduta (di VALERIO PORRU).
29
aprile 2010
Bad Habits
Dal 29 aprile al 12 settembre 2010
design
fotografia
arte contemporanea
fotografia
arte contemporanea
Location
HOTEL NHOW
Milano, Via Tortona, 35, (Milano)
Milano, Via Tortona, 35, (Milano)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 21.00
Vernissage
29 Aprile 2010, ore 19
Autore
Curatore