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Baldanza | Rapetti | Vaccai – Anima e cuore. Essenze di vita
L’associazione culturale LogOut dal 1 luglio al 1 agosto presenta la mostra Anima e Cuore. Essenze di Vita, collettiva degli artisti Livia Baldanza, Alfredo Rapetti e Mauro Vaccai. Nelle prestigiose sedi del Castello Villa Smilea di Montale e del Ristorante Aoristò di Pistoia i tre artisti espongono una serie consistente di lavori che sono stati prodotti a partire dal nuovo anno.
Comunicato stampa
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In tutta la storia dell’umanità l’uomo ha sempre avuto la necessità di indagare il mistero della vita, ha sempre sentito il bisogno di capire quale fosse il meccanismo divino che genera l’esistenza terrena. Da Platone a Socrate, da Cartesio a Kierkegaard infiniti dibattiti hanno dato vita a una serie di considerazioni che hanno sempre posto al centro dell’attenzione l’individuo, l’Uomo come res cognitans creatrice di energia.
Una considerazione tanto “recente” quanto fondamentale è quella presentata da Arthur Schopenhauer nel suo scritto più conosciuto Il mondo come volontà e rappresentazione. Questo saggio nasce sostanzialmente come riflessione sullo scritto kantiano del 1781 La critica della ragion pura, del quale il filosofo prussiano non riconosce la veridicità dell’interpretazione dei termini fenomeno e noumeno. Kant, infatti, afferma che vi sia una distanza tra i due che è e sempre sarà incolmabile: se il primo rappresenta l’oggetto così come lo percepiamo nello spazio e nel tempo, cioè come ci appare materialmente, il secondo è l’oggetto in sé, è al di fuori di qualsiasi schema mentale e perciò è per noi inconoscibile in quanto l’uomo non è in grado di andare oltre le conoscenze sensibili.
Partendo da questi presupposti Schopenhauer afferma che l’uomo non deve limitarsi alla rappresentazione, e dunque al fenomeno, in quanto essa risulta essere mera illusione, è il velo di Maya che copre la realtà più intima e profonda, il noumeno. Egli si interroga sulla possibilità di superare la rappresentazione, trovando la risposta nella profondità più intima dell’uomo, il desiderio di vivere. È proprio questa volontà il principio primo del mondo, di tutte le cose e di tutti i corpi animati, che Kant definiva noumeno e quindi riteneva inarrivabile. È una energia che non ha coscienza di sé, è unica, è eterna, è cieca.
Queste riflessioni sono certamente state essenziali per le successive teorie di Friedrich Nietzsche raccolte nell’opera postuma La volontà di potenza. Saggio di una trasvalutazione di tutti i valori. In questo scritto il filosofo fa uso per la prima volta del termine volontà di potenza, ovvero volontà come continua immaterialità e rinnovamento dei propri valori. Questa non si afferma come desiderio materiale di oggetti ben definibili, ma come meccanismo del desiderio nel suo stesso continuo funzionamento: il suo unico scopo è il suo stesso accrescimento, è dunque pulsione infinita di rinnovamento. È evidente il tal senso il nesso profondo che lega il tema della volontà di potenza con quello del superuomo, termine con il quale Nietzsche definisce l’individuo che afferma sè stesso ponendo di fronte alla morale comune i propri valori: è caratteristico di questo poter assumere su di sé tutto il peso della volontà creatrice, accettando e affermando allo stesso tempo l’inesorabile ripetizione dell’atto creativo.
Nella volontà di esprimere sé stesso l’artista diviene superuomo, si concentra, si sforza di guardarsi dentro per aprirsi al mondo e diffondere il proprio Essere; si appropria di tutto: chiama a sé tutte le sue forze, concentra i suoi saperi in un attimo, si appropria di quelle estensioni che l’uomo ha fatto proprie nel suo infinito percorso utilizzandole per rigettare sull’umanità i propri desideri.
Ogni opera d’arte è generata al culmine di un processo ideale che ha come start la relazione interna che ogni individuo vive con il proprio Io. E’ un percorso che nasce da lontano, che ha le sue radici nell’anima e nel cuore di ogni individuo. Un oggetto che ha la pretesa di entrare nell’empireo di tutte le discipline, l’arte, è frutto di una miscela omogenea di emozioni, gesti, energia, illuminazione. Cosa sono, se non questo, anima e cuore? Sono l’aura e la materia, sono la parte trascendente e quella fisica dell’uomo. L’una è riflessione, è spirito, l’altra è energia primordiale, è vita. Tutto questo, mosso da quella volontà di potenza di cui parla Nietzsche, danno luogo ad un’esplosione di energia che l’atto creativo stesso è in grado di creare, quel momento che genera scambio, relazione, emozione.
I tre artisti che espongono in questa mostra avvertono costantemente la presenza di una forza interiore che li spinge ad agire, su una tela come su una pietra, quella forza che li costringe a raccontarsi cimentandosi su tematiche e situazione che hanno sempre al centro dell’attenzione l’uomo inteso come oggetto che vive un tempo e uno spazio ben definito, che partecipa in maniera attiva, da protagonista, le vicende terrene.
Livia Baldanza, artista giovanissima formatasi tra Milano e Lisbona, si interroga sulla veste che l’uomo indossa costantemente, il corpo. Attraverso le tecniche del disegno e della decalcomania, presenta un corpo che porta con sé i segni di un passato recente. È un corpo vissuto, che non si vergogna di mostrarsi nonostante abbia perso quei connotati di bellezza che impongono la cultura e la società contemporanea.
L’incessante ricerca del bello è ciò che caratterizza il lavoro di Alfredo Rapetti. Il mezzo che utilizza per perseguire questo nobile scopo è la scrittura, agglomerato di segni e simboli che l’umanità tutta riconosce come mezzo primo di condivisione, di possibilità di scambio e relazione.
Lo scultore Mauro Vaccai agisce sulla pietra come un domatore si occupa della sua fiera. La avverte, la osserva, ci parla e la ascolta. È una sottile lotta di pensieri, è un rapporto conflittuale ma allo stesso tempo confidenziale. L’impulso che dà vita ai suoi lavori è uno soltanto, tentare ancora una volta di elevare l’Uomo a figura centrale di una società troppo spesso malata, in cui quell’oggetto che pochi decenni fa Andy Warhol celebrava ha preso il sopravvento su quelli che sono i veri valori da perseguire.
Una considerazione tanto “recente” quanto fondamentale è quella presentata da Arthur Schopenhauer nel suo scritto più conosciuto Il mondo come volontà e rappresentazione. Questo saggio nasce sostanzialmente come riflessione sullo scritto kantiano del 1781 La critica della ragion pura, del quale il filosofo prussiano non riconosce la veridicità dell’interpretazione dei termini fenomeno e noumeno. Kant, infatti, afferma che vi sia una distanza tra i due che è e sempre sarà incolmabile: se il primo rappresenta l’oggetto così come lo percepiamo nello spazio e nel tempo, cioè come ci appare materialmente, il secondo è l’oggetto in sé, è al di fuori di qualsiasi schema mentale e perciò è per noi inconoscibile in quanto l’uomo non è in grado di andare oltre le conoscenze sensibili.
Partendo da questi presupposti Schopenhauer afferma che l’uomo non deve limitarsi alla rappresentazione, e dunque al fenomeno, in quanto essa risulta essere mera illusione, è il velo di Maya che copre la realtà più intima e profonda, il noumeno. Egli si interroga sulla possibilità di superare la rappresentazione, trovando la risposta nella profondità più intima dell’uomo, il desiderio di vivere. È proprio questa volontà il principio primo del mondo, di tutte le cose e di tutti i corpi animati, che Kant definiva noumeno e quindi riteneva inarrivabile. È una energia che non ha coscienza di sé, è unica, è eterna, è cieca.
Queste riflessioni sono certamente state essenziali per le successive teorie di Friedrich Nietzsche raccolte nell’opera postuma La volontà di potenza. Saggio di una trasvalutazione di tutti i valori. In questo scritto il filosofo fa uso per la prima volta del termine volontà di potenza, ovvero volontà come continua immaterialità e rinnovamento dei propri valori. Questa non si afferma come desiderio materiale di oggetti ben definibili, ma come meccanismo del desiderio nel suo stesso continuo funzionamento: il suo unico scopo è il suo stesso accrescimento, è dunque pulsione infinita di rinnovamento. È evidente il tal senso il nesso profondo che lega il tema della volontà di potenza con quello del superuomo, termine con il quale Nietzsche definisce l’individuo che afferma sè stesso ponendo di fronte alla morale comune i propri valori: è caratteristico di questo poter assumere su di sé tutto il peso della volontà creatrice, accettando e affermando allo stesso tempo l’inesorabile ripetizione dell’atto creativo.
Nella volontà di esprimere sé stesso l’artista diviene superuomo, si concentra, si sforza di guardarsi dentro per aprirsi al mondo e diffondere il proprio Essere; si appropria di tutto: chiama a sé tutte le sue forze, concentra i suoi saperi in un attimo, si appropria di quelle estensioni che l’uomo ha fatto proprie nel suo infinito percorso utilizzandole per rigettare sull’umanità i propri desideri.
Ogni opera d’arte è generata al culmine di un processo ideale che ha come start la relazione interna che ogni individuo vive con il proprio Io. E’ un percorso che nasce da lontano, che ha le sue radici nell’anima e nel cuore di ogni individuo. Un oggetto che ha la pretesa di entrare nell’empireo di tutte le discipline, l’arte, è frutto di una miscela omogenea di emozioni, gesti, energia, illuminazione. Cosa sono, se non questo, anima e cuore? Sono l’aura e la materia, sono la parte trascendente e quella fisica dell’uomo. L’una è riflessione, è spirito, l’altra è energia primordiale, è vita. Tutto questo, mosso da quella volontà di potenza di cui parla Nietzsche, danno luogo ad un’esplosione di energia che l’atto creativo stesso è in grado di creare, quel momento che genera scambio, relazione, emozione.
I tre artisti che espongono in questa mostra avvertono costantemente la presenza di una forza interiore che li spinge ad agire, su una tela come su una pietra, quella forza che li costringe a raccontarsi cimentandosi su tematiche e situazione che hanno sempre al centro dell’attenzione l’uomo inteso come oggetto che vive un tempo e uno spazio ben definito, che partecipa in maniera attiva, da protagonista, le vicende terrene.
Livia Baldanza, artista giovanissima formatasi tra Milano e Lisbona, si interroga sulla veste che l’uomo indossa costantemente, il corpo. Attraverso le tecniche del disegno e della decalcomania, presenta un corpo che porta con sé i segni di un passato recente. È un corpo vissuto, che non si vergogna di mostrarsi nonostante abbia perso quei connotati di bellezza che impongono la cultura e la società contemporanea.
L’incessante ricerca del bello è ciò che caratterizza il lavoro di Alfredo Rapetti. Il mezzo che utilizza per perseguire questo nobile scopo è la scrittura, agglomerato di segni e simboli che l’umanità tutta riconosce come mezzo primo di condivisione, di possibilità di scambio e relazione.
Lo scultore Mauro Vaccai agisce sulla pietra come un domatore si occupa della sua fiera. La avverte, la osserva, ci parla e la ascolta. È una sottile lotta di pensieri, è un rapporto conflittuale ma allo stesso tempo confidenziale. L’impulso che dà vita ai suoi lavori è uno soltanto, tentare ancora una volta di elevare l’Uomo a figura centrale di una società troppo spesso malata, in cui quell’oggetto che pochi decenni fa Andy Warhol celebrava ha preso il sopravvento su quelli che sono i veri valori da perseguire.
01
luglio 2010
Baldanza | Rapetti | Vaccai – Anima e cuore. Essenze di vita
Dal primo luglio al primo agosto 2010
arte contemporanea
Location
VILLA CASTELLO SMILEA
Montale, Via Giuseppe Garibaldi, (Pistoia)
Montale, Via Giuseppe Garibaldi, (Pistoia)
Orario di apertura
giovedì e venerdì 16.30 – 19.30
Altri giorni su appuntamento
Vernissage
1 Luglio 2010, ore 18.30
Editore
CARLO CAMBI
Autore