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BAM – Biennale d’Arte Moderna e Contemporanea del Piemonte 2006
seconda edizione della BAM
Comunicato stampa
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LA PREMESSA :
Motivazioni programmatiche, l’anteprima, la prima edizione
Il territorio piemontese ha rappresentato, in particolare nel corso dell’800 e del ‘900, un luogo deputato alla elaborazione ed al rinnovamento dei linguaggi dell’arte. Questo è stato evidente nel corso dell’Ottocento con personalità artistiche di rilevanza europea e numerose scuole di assoluta eccellenza, si citerà quella di Rivara, e, nel secolo successivo, con una grande quantità di movimenti e singoli autori di grande spessore.
Basti pensare, in estrema sintesi, ad una figura centrale come Felice Casorati ed al Secondo Futurismo nella prima metà del secolo. Nella seconda parte questa vocazione territoriale nei confronti dell’arte contemporanea si è ulteriormente accentuata, prima con l’Informale, dove spicca il Laboratorio Sperimentale di Alba di Pinot Gallizio, fucina dell’avanguardia europea, poi con l’Arte Povera, infine con le ultime generazioni emerse negli anni’80 e ’90, smaniose di vedere concretizzato un passaggio di consegne generazionale da lungo tempo atteso. Una Biennale d’Arte Moderna e Contemporanea del Piemonte può rappresentare un momento di verifica e di promozione dei valori artistici presenti sul territorio. Pur nella logica di un mondo, nel bene e nel male, sempre più globalizzato, anche culturalmente, la difesa ed il supporto dei valori locali non va intesa in una dimensione di arroccamento provinciale, semmai come capacità di tutela di una specificità culturale in grado così di meglio confrontarsi in un ambito internazionale. Con un paragone ottenuto spostandoci in direzione di un orizzonte culturologico il sostegno all’arte della propria regione è equivalente all’atto di “parola” che si integra a sua volta con la “lingua” nazionale. La multiculturalità e l’integrazione razziale sono un fatto inevitabile, un importante arricchimento del proprio patrimonio di conoscenze ma, per meglio apprezzarne gli effetti, è necessario non smarrire la propria identità, l’irripetibilità del “genius loci”. Quanto è valido nell’assoluto lo è ancor di più nel relativo dell’arte. In Italia, paese purtroppo esterofilo per vocazione, importanti passi in avanti rispetto alla consapevolezza delle proprie risorse sono stati fatti per vari settori, in particolare quelli relativi ai beni culturali, ambientali ed enogastronomici. Diverso il discorso relativo all’ambito dell’arte contemporanea. Da oltre un quindicennio, dopo l’ondata dell’Arte Povera e della Transavanguardia il panorama italiano pare incapace di produrre alcunché di positivo non certo in termini di qualità della proposta, ma rispetto alla valorizzazione dell’ultima generazione su di un piano nazionale e, soprattutto, internazionale. Oltre ad una serie di motivazioni di natura specificamente socioculturale la differenza sta nella capacità, tipica della maggior parte dei paesi europei e degli Stati Uniti, di “fare sistema”, facendo convergere le sparse membra di quel meccanismo complesso che sovrintende l’arte contemporanea, istituzioni pubbliche e private, grande e piccolo collezionismo, critica ed editoria, verso un obiettivo comune. Tutto ciò ha conosciuto dei riscontri precisi a Torino e nel Piemonte che, comunque, negli ultimi anni, hanno rivalutato una solida tradizione, rispetto ad una vocazione culturale complessiva, nel settore dell’arte contemporanea. Torino, in particolare, è sempre stata, artisticamente parlando, città di saldi e duraturi domini, destinati a lasciare il segno, a permeare fortemente l’ambiente. Nel Novecento Felice Casorati e la sua cerchia prima, l’Arte Povera poi, hanno caratterizzato con la loro influenza la scena dell’arte subalpina e piemontese. Chi è stato fuori dall’ombrello protettivo di quei gruppi ne ha indubbiamente risentito negativamente, in termini di visibilità del lavoro. Tanti, troppi artisti piemontesi di eccellente qualità, in particolari quelli attivi a partire dal secondo dopoguerra, continuano a non conoscere una giusta divulgazione esterna della loro produzione. Questo vale per molti protagonisti della stagione astratto – informale e poi di quella pop, senza dimenticare le vicissitudini patite dalla generazione post – poverista, perennemente interdetta nella sua legittima aspirazione ad una piena valorizzazione. Uno degli obiettivi della BAM sarà proprio la volontà di far conoscere la complessità della scena artistica contemporanea, con obiettività e con la capacità di gettare luce sulle numerose “zone d’ombra” ancora non sufficientemente illuminate.
Con questo obiettivi la BAM ha iniziato a proporsi all’attenzione del pubblico con risultati senza dubbio incoraggianti. Nel mese di dicembre 2002, presso le affascinanti sale post industriali del Fabrik di Moncalieri, si è svolta una interessante anteprima alla prima edizione ufficiale dove una selezione di artisti piemontesi dell’ultima generazione si è affiancata alla manifestazione “Freezone”, dedicata alla documentazione relativa all’Europa dei popoli e delle differenze culturali, ed alla personale di un atipico esponente dell’avanguardia torinese degli anni ’60 e ’70 come Sergio Putatti. L’evento ebbe ad offrire un concreto esempio, non privo di spunti di interesse, sia per la qualità del materiale artistico esposto che per l’indubbio fascino della sede espositiva, di come l’ideatore ed il curatore della BAM, rispettivamente Riccardo Ghirardini e Edoardo Di Mauro, intendessero impostare la manifestazione, abbinando la salvaguardia dei valori del territorio, non solo dal punto di vista artistico, ma anche storico e promozionale, con la confezione di un prodotto culturale assolutamente non “provinciale”, nell’accezione deteriore del termine, ma viceversa in grado di competere e di suscitare interesse in ambito nazionale ed internazionale.
A partire dai primi mesi del 2003 inizia quindi un lungo lavoro di preparazione alla prima edizione. Il luogo prescelto è la città di Verbania, una delle poche non ancora toccate, in Piemonte, da interventi continuativi rivolti alla promozione dell’arte contemporanea e desiderosa, grazie alla sensibilità dimostrata dagli attuali amministratori, di colmare questa lacuna : Verbania è città ricca di fascino storico ed ambientale nonché territorio di intesi flussi turistici limitrofo a zone di grande interesse come la Svizzera, in particolare Locarno e la Lombardia. Verbania ed il suo territorio hanno comunque ospitato e tuttora sono sede di prestigiose manifestazioni culturali. Rispetto all’arte contemporanea si ricorda una delle più importanti mostre degli anni ’70 dedicate all’Arte Concettuale : “Con temp l’azione” curata dalla critica milanese Jole De Sanna, da poco scomparsa, e la storica presenza del Museo del Paesaggio, dotato di una tra le più ricche collezioni piemontesi dedicate all’800 e primo ‘900, ultimamente promotore di rassegne temporanee dal taglio storico di notevole richiamo.
La prima edizione ha sofferto di un handicap non indifferente. Nonostante il lungo lavoro di preparazione i mezzi economici a disposizione si sono rivelati nettamente inferiori alle aspettative, in particolare per la defezione dell’ultima ora dell’Assessorato al Turismo della Regione Piemonte che ha causato, a sua volta, il venir meno di un contributo della Fondazione Cariplo che pareva certo. In definitiva l’evento è stato realizzato con una liquidità di diecimila euro, il contributo di alcuni sponsor che hanno fornito servizi, come quelli relativi alle apparecchiature audio e video, e grazie alla disponibilità della Città di Verbania nel fornire l’affascinante contenitore di Villa Giulia ed agevolare la promozione pubblicitaria sotto forma di inviti, pieghevoli e manifesti particolarmente curati da un punto di vista grafico, tanto da far sembrare l’evento, agli occhi di un osservatore esterno, molto più dotato di mezzi di quanto in realtà non sia stato.
Riccardo Ghirardini e Edoardo Di Mauro forti della loro esperienza organizzativa e di una rete consolidata di rapporti e facilitati dalla relativa vicinanza geografica hanno comunque, rischiando, realizzato la prima edizione, dichiarando a chiare lettere il suo carattere sperimentale.
L’esito è stato buono, senza ombra di dubbio. Negli spazi di Villa Giulia si sono allestite una personale di Antonio Carena , un nome ampiamente storicizzato della generazione prima legata all’Informale poi alla Pop Art italiana, che ha evidenziato l’immutata energia e freschezza creativa dell’artista rivolese. All’antologica di Carena si è affiancata una selezione di autori significativi dell’arte piemontese emersa nel corso degli ultimi anni, con una particolare attenzione nei confronti delle proposte più recenti ed innovative dal titolo “Presenze artistiche in Piemonte : 1996/2004”.
La manifestazione ha suscitato, fatte salve isolate critiche da parte di qualche artista locale, un livello di consensi soddisfacente, soprattutto perché il pubblico ha compreso lo spirito della Biennale e le sue potenzialità. Eccellente l’afflusso , con una inaugurazione molto frequentata che ha assunto le caratteristiche di un vero e proprio evento ed un numero complessivo di visitatori, nei venti giorni di effettiva apertura, quantificabile sulle 5000 unità. Anche il riscontro degli organi di informazione è stato discreto, considerato che tra il primo comunicato ed il giorno dell’inaugurazione è intercorso meno di un mese ed inoltre non è stato possibile, dato il budget, acquisire alcuna inserzione pubblicitaria.
LA PROPOSTA PER IL 2006 :
L’intento finale è quello di realizzare una manifestazione che, con rigorosa scadenza biennale, sia in grado di documentare la realtà creativa piemontese, non solo relativamente al prioritario specifico delle arti visive, pittura, scultura, installazione, video, fotografia, ma, in esteso, a quello delle espressioni artistiche in generale : dalle arti applicate, soprattutto il design, alla progettazione architettonica ed urbanistica, l’editoria, il fumetto e, perché no, anche una sezione dedicata alle eccellenze enogastronomiche della nostra regione.
Svariate sono le possibilità offerte, in chiave di rilettura e di approfondimento di singoli autori e correnti, da un territorio ricco di storia come quello piemontese.
Altrettanto chiaro è il fatto che nel 2006 la Biennale non potrà, pena il suo decadimento ad iniziativa marginale, proseguire sulla falsariga della prima edizione in termini di budget, poiché il successo di quest’ultima è derivato dalla tenacia degli organizzatori nel dimostrare la bontà del progetto e non è più ripetibile in quei termini.
La soddisfazione manifestata dagli amministratori di Verbania e la loro palese volontà di continuare nel cammino, le dichiarazioni programmatiche dei nuovi vertici della Regione Piemonte in particolare dall’Assessore alla Cultura Gianni Oliva, ci fanno ragionevolmente ritenere che, nel 2006, la BAM possa collocarsi in una dimensione intermedia tra lo sperimentalismo del 2004 ed una realizzazione ottimale e multidisciplinare.
Come già preannunciato il progetto nuovo si intitola “Arte in Piemonte 1975/1995”. Esso consta nella obiettiva disamina di una fase cruciale per l’arte contemporanea : quella che dalla crisi del Concettuale entra in un lungo “fine secolo”, per molti aspetti non ancora concluso, caratterizzato dapprima dal “ritorno alla pittura”, disciplina osteggiata dai rigori concettualisti, per poi passare ad una stagione eclettica in cui la citazione delle esperienze dell’avanguardia novecentesca si coniuga alla necessità, per le giovani generazioni, ma anche per alcuni artisti più maturi in grado di sintonizzarsi acutamente sul presente, di confrontarsi con uno scenario sociale caratterizzato dall’invasività della tecnologia e dei nuovi “media”. Questo l’assunto teorico in estrema sintesi; il curatore Edoardo Di Mauro in seguito lo sviscererà con dovizia di particolari. Va precisato come ci sarà una attenzione particolare ai valori artistici del VCO, tuttavia si è ritenuto di inserire gli stessi all’interno del corpo principale della rassegna, senza mettere in piedi una sezione autonoma.
I criteri di selezione rispondono a due principi di base : da un lato, pur nel rispetto dell’obiettività e del pluralismo impliciti in una rassegna periodica che si definisce “Biennale del Piemonte”, il gusto e la storia del curatore anche nei termini delle relazioni interpersonali, dall’altra la volontà di approfondire e valorizzare la conoscenza di molte storie personali e collettive dell’arte contemporanea torinese. Da qui deriva la scelta, assolutamente non punitiva, di non estendere l’invito a realtà ormai totalmente storicizzate come l’Arte Povera, che sarà presente nella sezione video con un apparato didattico e divulgativo, ma anche ad autori come Salvo, Piero Gilardi, Nicola De Maria, Gianni Piacentino, Ugo Nespolo ed altri, con l’eccezione di Aldo Mondino, in omaggio alla sua recente scomparsa. Autori che, viceversa, saranno certamente invitati in quella che si ipotizza possa essere l’edizione del 2010, in cui si pensa di dedicare la sezione centrale ad una rassegna che andrebbe a coprire un lasso temporale dal secondo dopoguerra al 1980. Per l’edizione del 2008 si sta invece ragionando su un progetto dedicato da un lato all’arte dell’ultima generazione, dall’altro alle discipline applicate, in primo luogoil design.
Questo l’ elenco, definitivo, degli invitati : Salvatore Astore, Laura Avondoglio, Ermanno Barovero, Enzo Bersezio, Mauro Biffaro, Corrado Bonomi, Gianni Caruso, Sergio Cascavilla, Giorgio Ciam, Dario Colombo, Anna Comba, Riccardo Cordero, Silvano Costanzo, Ferruccio D’Angelo, Carlo Del Corso, Francesco Di Lernia, Matilde Domestico, Radu Dragomirescu, Fernando Eandi, Raffaello Ferrazzi, Silvia Fubini, Enzo Gagliardino, Daniele Galliano, Theo Gallino, Duilio Gambino, Titti Garelli, Angiola Gatti, Ferdi Giardini, Carlo Giuliano, Paolo Grassino, Ezio Gribaudo, Santo Leonardo, Corrado Levi, Carlo Manini, Plinio Martelli, Antonio Mascia, Andrea Massaioli, Jill Mathis, Mercurio, Bartolomeo Migliore, Paolo Minioni, Aldo Mondino, Enzo Obiso, Sergio Omedè, Fausto Pagliano, Domenico Piccolo, Luca Piffero, Francesco Preverino, Pierluigi Pusole, Luisa Rabbia, Sergio Ragalzi, Giorgio Ramella, Turi Rapisarda, Franco Rasma, Alessandro Rivoir, Paola Risoli, Ubaldo Rodari, Claudio Rotta Loria, Bruno Sacchetto, Marco Silombria, Luigi Stoisa, Claudia Tamburelli, Valerio Tedeschi, Vittorio Valente, Vittoria Vanghelis, Fulvio Ventura, Bruno Zanichelli, Natale Zoppis.
Parallelamente a questo allestimento è affidata a Willy Darko, artista ed esperto del settore, la cura della rassegna dedicata alla video arte.
Questa sarà suddivisa in due settori : il primo si svilupperà in chiave didattica e documentaria, ambito in cui Willy Darko vanta una consolidata esperienza, dove saranno presentate testimonianze relative ad artisti appartenenti allo storico alveo dell’ Arte Povera, in particolare Pier Paolo Calzolari e Gilberto Zorio.
Nella seconda sezione il curatore propone una selezione dedicata alle ultime tendenze della ricerca video con lavori di Stefania Bonatelli, Dario Neira, Ruggero Maggi e Gemma Santi.
All’interno di questa sezione Edoardo Di Mauro proporrà tre autori emergenti della scena piemontese : Francesca Maranetto Gay, Elisa Pavan e Gianluca Rosso.
Relativamente agli spazi il contenitore primo rimane ancora quello di Villa Giulia che sarà usato, contrariamente alla prima edizione, in tutta la sua logistica di spazi interni ed esterni, a cui si affiancherà il cortile ed il porticato del Museo del Paesaggio, istituzione che ha fornito un importante contributo all’organizzazione della seconda edizione della BAM .
Sarà stampato un importante catalogo riassuntivo della prima ed estremamente dettagliato riguardo la seconda edizione della Biennale .
Motivazioni programmatiche, l’anteprima, la prima edizione
Il territorio piemontese ha rappresentato, in particolare nel corso dell’800 e del ‘900, un luogo deputato alla elaborazione ed al rinnovamento dei linguaggi dell’arte. Questo è stato evidente nel corso dell’Ottocento con personalità artistiche di rilevanza europea e numerose scuole di assoluta eccellenza, si citerà quella di Rivara, e, nel secolo successivo, con una grande quantità di movimenti e singoli autori di grande spessore.
Basti pensare, in estrema sintesi, ad una figura centrale come Felice Casorati ed al Secondo Futurismo nella prima metà del secolo. Nella seconda parte questa vocazione territoriale nei confronti dell’arte contemporanea si è ulteriormente accentuata, prima con l’Informale, dove spicca il Laboratorio Sperimentale di Alba di Pinot Gallizio, fucina dell’avanguardia europea, poi con l’Arte Povera, infine con le ultime generazioni emerse negli anni’80 e ’90, smaniose di vedere concretizzato un passaggio di consegne generazionale da lungo tempo atteso. Una Biennale d’Arte Moderna e Contemporanea del Piemonte può rappresentare un momento di verifica e di promozione dei valori artistici presenti sul territorio. Pur nella logica di un mondo, nel bene e nel male, sempre più globalizzato, anche culturalmente, la difesa ed il supporto dei valori locali non va intesa in una dimensione di arroccamento provinciale, semmai come capacità di tutela di una specificità culturale in grado così di meglio confrontarsi in un ambito internazionale. Con un paragone ottenuto spostandoci in direzione di un orizzonte culturologico il sostegno all’arte della propria regione è equivalente all’atto di “parola” che si integra a sua volta con la “lingua” nazionale. La multiculturalità e l’integrazione razziale sono un fatto inevitabile, un importante arricchimento del proprio patrimonio di conoscenze ma, per meglio apprezzarne gli effetti, è necessario non smarrire la propria identità, l’irripetibilità del “genius loci”. Quanto è valido nell’assoluto lo è ancor di più nel relativo dell’arte. In Italia, paese purtroppo esterofilo per vocazione, importanti passi in avanti rispetto alla consapevolezza delle proprie risorse sono stati fatti per vari settori, in particolare quelli relativi ai beni culturali, ambientali ed enogastronomici. Diverso il discorso relativo all’ambito dell’arte contemporanea. Da oltre un quindicennio, dopo l’ondata dell’Arte Povera e della Transavanguardia il panorama italiano pare incapace di produrre alcunché di positivo non certo in termini di qualità della proposta, ma rispetto alla valorizzazione dell’ultima generazione su di un piano nazionale e, soprattutto, internazionale. Oltre ad una serie di motivazioni di natura specificamente socioculturale la differenza sta nella capacità, tipica della maggior parte dei paesi europei e degli Stati Uniti, di “fare sistema”, facendo convergere le sparse membra di quel meccanismo complesso che sovrintende l’arte contemporanea, istituzioni pubbliche e private, grande e piccolo collezionismo, critica ed editoria, verso un obiettivo comune. Tutto ciò ha conosciuto dei riscontri precisi a Torino e nel Piemonte che, comunque, negli ultimi anni, hanno rivalutato una solida tradizione, rispetto ad una vocazione culturale complessiva, nel settore dell’arte contemporanea. Torino, in particolare, è sempre stata, artisticamente parlando, città di saldi e duraturi domini, destinati a lasciare il segno, a permeare fortemente l’ambiente. Nel Novecento Felice Casorati e la sua cerchia prima, l’Arte Povera poi, hanno caratterizzato con la loro influenza la scena dell’arte subalpina e piemontese. Chi è stato fuori dall’ombrello protettivo di quei gruppi ne ha indubbiamente risentito negativamente, in termini di visibilità del lavoro. Tanti, troppi artisti piemontesi di eccellente qualità, in particolari quelli attivi a partire dal secondo dopoguerra, continuano a non conoscere una giusta divulgazione esterna della loro produzione. Questo vale per molti protagonisti della stagione astratto – informale e poi di quella pop, senza dimenticare le vicissitudini patite dalla generazione post – poverista, perennemente interdetta nella sua legittima aspirazione ad una piena valorizzazione. Uno degli obiettivi della BAM sarà proprio la volontà di far conoscere la complessità della scena artistica contemporanea, con obiettività e con la capacità di gettare luce sulle numerose “zone d’ombra” ancora non sufficientemente illuminate.
Con questo obiettivi la BAM ha iniziato a proporsi all’attenzione del pubblico con risultati senza dubbio incoraggianti. Nel mese di dicembre 2002, presso le affascinanti sale post industriali del Fabrik di Moncalieri, si è svolta una interessante anteprima alla prima edizione ufficiale dove una selezione di artisti piemontesi dell’ultima generazione si è affiancata alla manifestazione “Freezone”, dedicata alla documentazione relativa all’Europa dei popoli e delle differenze culturali, ed alla personale di un atipico esponente dell’avanguardia torinese degli anni ’60 e ’70 come Sergio Putatti. L’evento ebbe ad offrire un concreto esempio, non privo di spunti di interesse, sia per la qualità del materiale artistico esposto che per l’indubbio fascino della sede espositiva, di come l’ideatore ed il curatore della BAM, rispettivamente Riccardo Ghirardini e Edoardo Di Mauro, intendessero impostare la manifestazione, abbinando la salvaguardia dei valori del territorio, non solo dal punto di vista artistico, ma anche storico e promozionale, con la confezione di un prodotto culturale assolutamente non “provinciale”, nell’accezione deteriore del termine, ma viceversa in grado di competere e di suscitare interesse in ambito nazionale ed internazionale.
A partire dai primi mesi del 2003 inizia quindi un lungo lavoro di preparazione alla prima edizione. Il luogo prescelto è la città di Verbania, una delle poche non ancora toccate, in Piemonte, da interventi continuativi rivolti alla promozione dell’arte contemporanea e desiderosa, grazie alla sensibilità dimostrata dagli attuali amministratori, di colmare questa lacuna : Verbania è città ricca di fascino storico ed ambientale nonché territorio di intesi flussi turistici limitrofo a zone di grande interesse come la Svizzera, in particolare Locarno e la Lombardia. Verbania ed il suo territorio hanno comunque ospitato e tuttora sono sede di prestigiose manifestazioni culturali. Rispetto all’arte contemporanea si ricorda una delle più importanti mostre degli anni ’70 dedicate all’Arte Concettuale : “Con temp l’azione” curata dalla critica milanese Jole De Sanna, da poco scomparsa, e la storica presenza del Museo del Paesaggio, dotato di una tra le più ricche collezioni piemontesi dedicate all’800 e primo ‘900, ultimamente promotore di rassegne temporanee dal taglio storico di notevole richiamo.
La prima edizione ha sofferto di un handicap non indifferente. Nonostante il lungo lavoro di preparazione i mezzi economici a disposizione si sono rivelati nettamente inferiori alle aspettative, in particolare per la defezione dell’ultima ora dell’Assessorato al Turismo della Regione Piemonte che ha causato, a sua volta, il venir meno di un contributo della Fondazione Cariplo che pareva certo. In definitiva l’evento è stato realizzato con una liquidità di diecimila euro, il contributo di alcuni sponsor che hanno fornito servizi, come quelli relativi alle apparecchiature audio e video, e grazie alla disponibilità della Città di Verbania nel fornire l’affascinante contenitore di Villa Giulia ed agevolare la promozione pubblicitaria sotto forma di inviti, pieghevoli e manifesti particolarmente curati da un punto di vista grafico, tanto da far sembrare l’evento, agli occhi di un osservatore esterno, molto più dotato di mezzi di quanto in realtà non sia stato.
Riccardo Ghirardini e Edoardo Di Mauro forti della loro esperienza organizzativa e di una rete consolidata di rapporti e facilitati dalla relativa vicinanza geografica hanno comunque, rischiando, realizzato la prima edizione, dichiarando a chiare lettere il suo carattere sperimentale.
L’esito è stato buono, senza ombra di dubbio. Negli spazi di Villa Giulia si sono allestite una personale di Antonio Carena , un nome ampiamente storicizzato della generazione prima legata all’Informale poi alla Pop Art italiana, che ha evidenziato l’immutata energia e freschezza creativa dell’artista rivolese. All’antologica di Carena si è affiancata una selezione di autori significativi dell’arte piemontese emersa nel corso degli ultimi anni, con una particolare attenzione nei confronti delle proposte più recenti ed innovative dal titolo “Presenze artistiche in Piemonte : 1996/2004”.
La manifestazione ha suscitato, fatte salve isolate critiche da parte di qualche artista locale, un livello di consensi soddisfacente, soprattutto perché il pubblico ha compreso lo spirito della Biennale e le sue potenzialità. Eccellente l’afflusso , con una inaugurazione molto frequentata che ha assunto le caratteristiche di un vero e proprio evento ed un numero complessivo di visitatori, nei venti giorni di effettiva apertura, quantificabile sulle 5000 unità. Anche il riscontro degli organi di informazione è stato discreto, considerato che tra il primo comunicato ed il giorno dell’inaugurazione è intercorso meno di un mese ed inoltre non è stato possibile, dato il budget, acquisire alcuna inserzione pubblicitaria.
LA PROPOSTA PER IL 2006 :
L’intento finale è quello di realizzare una manifestazione che, con rigorosa scadenza biennale, sia in grado di documentare la realtà creativa piemontese, non solo relativamente al prioritario specifico delle arti visive, pittura, scultura, installazione, video, fotografia, ma, in esteso, a quello delle espressioni artistiche in generale : dalle arti applicate, soprattutto il design, alla progettazione architettonica ed urbanistica, l’editoria, il fumetto e, perché no, anche una sezione dedicata alle eccellenze enogastronomiche della nostra regione.
Svariate sono le possibilità offerte, in chiave di rilettura e di approfondimento di singoli autori e correnti, da un territorio ricco di storia come quello piemontese.
Altrettanto chiaro è il fatto che nel 2006 la Biennale non potrà, pena il suo decadimento ad iniziativa marginale, proseguire sulla falsariga della prima edizione in termini di budget, poiché il successo di quest’ultima è derivato dalla tenacia degli organizzatori nel dimostrare la bontà del progetto e non è più ripetibile in quei termini.
La soddisfazione manifestata dagli amministratori di Verbania e la loro palese volontà di continuare nel cammino, le dichiarazioni programmatiche dei nuovi vertici della Regione Piemonte in particolare dall’Assessore alla Cultura Gianni Oliva, ci fanno ragionevolmente ritenere che, nel 2006, la BAM possa collocarsi in una dimensione intermedia tra lo sperimentalismo del 2004 ed una realizzazione ottimale e multidisciplinare.
Come già preannunciato il progetto nuovo si intitola “Arte in Piemonte 1975/1995”. Esso consta nella obiettiva disamina di una fase cruciale per l’arte contemporanea : quella che dalla crisi del Concettuale entra in un lungo “fine secolo”, per molti aspetti non ancora concluso, caratterizzato dapprima dal “ritorno alla pittura”, disciplina osteggiata dai rigori concettualisti, per poi passare ad una stagione eclettica in cui la citazione delle esperienze dell’avanguardia novecentesca si coniuga alla necessità, per le giovani generazioni, ma anche per alcuni artisti più maturi in grado di sintonizzarsi acutamente sul presente, di confrontarsi con uno scenario sociale caratterizzato dall’invasività della tecnologia e dei nuovi “media”. Questo l’assunto teorico in estrema sintesi; il curatore Edoardo Di Mauro in seguito lo sviscererà con dovizia di particolari. Va precisato come ci sarà una attenzione particolare ai valori artistici del VCO, tuttavia si è ritenuto di inserire gli stessi all’interno del corpo principale della rassegna, senza mettere in piedi una sezione autonoma.
I criteri di selezione rispondono a due principi di base : da un lato, pur nel rispetto dell’obiettività e del pluralismo impliciti in una rassegna periodica che si definisce “Biennale del Piemonte”, il gusto e la storia del curatore anche nei termini delle relazioni interpersonali, dall’altra la volontà di approfondire e valorizzare la conoscenza di molte storie personali e collettive dell’arte contemporanea torinese. Da qui deriva la scelta, assolutamente non punitiva, di non estendere l’invito a realtà ormai totalmente storicizzate come l’Arte Povera, che sarà presente nella sezione video con un apparato didattico e divulgativo, ma anche ad autori come Salvo, Piero Gilardi, Nicola De Maria, Gianni Piacentino, Ugo Nespolo ed altri, con l’eccezione di Aldo Mondino, in omaggio alla sua recente scomparsa. Autori che, viceversa, saranno certamente invitati in quella che si ipotizza possa essere l’edizione del 2010, in cui si pensa di dedicare la sezione centrale ad una rassegna che andrebbe a coprire un lasso temporale dal secondo dopoguerra al 1980. Per l’edizione del 2008 si sta invece ragionando su un progetto dedicato da un lato all’arte dell’ultima generazione, dall’altro alle discipline applicate, in primo luogoil design.
Questo l’ elenco, definitivo, degli invitati : Salvatore Astore, Laura Avondoglio, Ermanno Barovero, Enzo Bersezio, Mauro Biffaro, Corrado Bonomi, Gianni Caruso, Sergio Cascavilla, Giorgio Ciam, Dario Colombo, Anna Comba, Riccardo Cordero, Silvano Costanzo, Ferruccio D’Angelo, Carlo Del Corso, Francesco Di Lernia, Matilde Domestico, Radu Dragomirescu, Fernando Eandi, Raffaello Ferrazzi, Silvia Fubini, Enzo Gagliardino, Daniele Galliano, Theo Gallino, Duilio Gambino, Titti Garelli, Angiola Gatti, Ferdi Giardini, Carlo Giuliano, Paolo Grassino, Ezio Gribaudo, Santo Leonardo, Corrado Levi, Carlo Manini, Plinio Martelli, Antonio Mascia, Andrea Massaioli, Jill Mathis, Mercurio, Bartolomeo Migliore, Paolo Minioni, Aldo Mondino, Enzo Obiso, Sergio Omedè, Fausto Pagliano, Domenico Piccolo, Luca Piffero, Francesco Preverino, Pierluigi Pusole, Luisa Rabbia, Sergio Ragalzi, Giorgio Ramella, Turi Rapisarda, Franco Rasma, Alessandro Rivoir, Paola Risoli, Ubaldo Rodari, Claudio Rotta Loria, Bruno Sacchetto, Marco Silombria, Luigi Stoisa, Claudia Tamburelli, Valerio Tedeschi, Vittorio Valente, Vittoria Vanghelis, Fulvio Ventura, Bruno Zanichelli, Natale Zoppis.
Parallelamente a questo allestimento è affidata a Willy Darko, artista ed esperto del settore, la cura della rassegna dedicata alla video arte.
Questa sarà suddivisa in due settori : il primo si svilupperà in chiave didattica e documentaria, ambito in cui Willy Darko vanta una consolidata esperienza, dove saranno presentate testimonianze relative ad artisti appartenenti allo storico alveo dell’ Arte Povera, in particolare Pier Paolo Calzolari e Gilberto Zorio.
Nella seconda sezione il curatore propone una selezione dedicata alle ultime tendenze della ricerca video con lavori di Stefania Bonatelli, Dario Neira, Ruggero Maggi e Gemma Santi.
All’interno di questa sezione Edoardo Di Mauro proporrà tre autori emergenti della scena piemontese : Francesca Maranetto Gay, Elisa Pavan e Gianluca Rosso.
Relativamente agli spazi il contenitore primo rimane ancora quello di Villa Giulia che sarà usato, contrariamente alla prima edizione, in tutta la sua logistica di spazi interni ed esterni, a cui si affiancherà il cortile ed il porticato del Museo del Paesaggio, istituzione che ha fornito un importante contributo all’organizzazione della seconda edizione della BAM .
Sarà stampato un importante catalogo riassuntivo della prima ed estremamente dettagliato riguardo la seconda edizione della Biennale .
21
ottobre 2006
BAM – Biennale d’Arte Moderna e Contemporanea del Piemonte 2006
Dal 21 ottobre al 21 novembre 2006
arte contemporanea
Location
VILLA GIULIA
Verbania, Via Vittorio Veneto, (Verbano-cusio-ossola)
Verbania, Via Vittorio Veneto, (Verbano-cusio-ossola)
Orario di apertura
dal venerdì alla domenica ore 10-19; altri giorni su prenotazione
Vernissage
21 Ottobre 2006, ore 18-21
Autore
Curatore