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BAM PIEMONTE PROJECT 5 – CONTEMPORARY PHOTOBOX
La BAM – Biennale d’Arte Moderna e Contemporanea del Piemonte ha una precisa finalità, in decisa controtendenza rispetto alla “biennalite” caratterizzante la scena artistica contemporanea nell’era della globalizzazione. Il nostro obiettivo è quello di valorizzare l’arte e la creatività piemontese, dal secondo dopoguerra ad oggi, secondo un percorso che, ad ogni scadenza, si indirizza verso aree diverse di analisi storica e contenutistica.
Comunicato stampa
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La BAM – Biennale d’Arte Moderna e Contemporanea del Piemonte ha una precisa finalità, in decisa controtendenza rispetto alla “biennalite” caratterizzante la scena artistica contemporanea nell’era della globalizzazione. Il nostro obiettivo è quello di valorizzare l’arte e la creatività piemontese, dal secondo dopoguerra ad oggi, secondo un percorso che, ad ogni scadenza, si indirizza verso aree diverse di analisi storica e contenutistica. Dopo “Proposte artistiche in Piemonte 1996/2004” della sperimentale edizione del 2004, e “Arte in Piemonte 1975/1995”, tema del 2006 e primo momento di reale consolidamento dell’iniziativa, a cui seguì il significativo intermezzo della “BAM on Tour 2007”, nel 2008 approntatammo una manifestazione intitolata “Art Design”, proseguita con la BAM on Tour dell’estate 2009, ed uno spettacolare allestimento presso il Castello di Racconigi che, unitamente alla presenza ad Artissima, ha sancito il lancio definitivo di una manifestazione nata da un’idea di Riccardo Ghirardini, e da me curata sin dall’inizio per il gusto della scommessa intellettuale. La BAM, dopo le difficoltà e gli scetticismi degli esordi, è stata in grado di diventare, passo dopo passo, un appuntamento importante nel folto panorama di iniziative artistiche che caratterizza Torino ed il Piemonte. Nel 2010 con “BAM Piemonte Project Grafik” , bissata con “BAM on Tour 2011” per la prima volta a Torino, abbiamo, con successo, privilegiato il rapporto tra l’arte e la grafica pubblicitaria ed industriale, estendendo la nostra ricerca anche al fumetto , al neo pop ed alla street art. La quinta edizione della BAM, dal titolo “Contemporary Photobox” si svolge, dopo Villa Giulia ed il Museo del Paesaggio di Verbania per le prime tre edizioni, e Palazzo Lomellini a Carmagnola per la quarta, a Chieri, in una sede importante ed originale anche da un punto di visto architettonico e della salvaguardia della cultura del territorio come l’Imbiancheria del Vajro. Il nostro obiettivo si sposta a cogliere l’evoluzione di una linea stilistica legata all’uso delle tecnologie, quindi fotografia, video ed immagine digitale, con l’invito esteso a molti dei più significativi autori del panorama piemontese attivi negli ultimi trent’anni. Abbiamo poi deciso di dedicare alla giovane scena emergente l’edizione 2013 della “BAM on Tour”.
La pratica della rappresentazione artistica intesa come mimesi naturalistica, ed il conseguente predominio della pittura, entrano in crisi proprio a partire dall’invenzione della fotografia nella prima metà dell’800, e con queste l’aura dell’opera d’arte, che aumenta, anche grazie all’avvento del cinema, il proprio livello di esponibilità, passando dalla dimensione rituale a quella politica, come acutamente osservato da un testo profetico quale “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”, di Walter Benjamin. Inizia da allora, e prosegue lungo il crinale novecentesco, quello che alcuni teorici ebbero a definire un vero e proprio “combattimento per un’immagine”, una tenzone tesa a stabilire il dominio sulla riproduzione del reale, con gli Impressionisti, ultima eroica propaggine della modernità, primi a scendere in campo per sfidare la tecnica fotografica nell’impari cimento della rappresentazione oggettiva del dato naturale. In realtà si tratta di un combattimento privo di senso e teso, semmai, a raggiungere un pareggio, una sostanziale pacificazione, come appare evidente analizzando le vicende del Novecento, ma anche quelle dei giorni nostri. Argomento sostenuto da uno dei più preparati storici della fotografia, Claudio Marra, con una tesi che mi sento di condividere. Per Marra in realtà solo in parte la fotografia è stata un prolungamento della pittura con altri mezzi, più semplici ed immediati, al punto, in certi casi, da non richiedere neppure una particolare preparazione e professionalità nell’uso dello strumento, adoperato come una vera e propria protesi. La fotografia è dotata di uno statuto linguistico proprio e di un diverso livello referenziale nella rappresentazione della realtà, tali da apparentarla, semmai, alle modalità “extra – artistiche” introdotte nella teoria delle avanguardie storiche, e portate a piena diffusione tra gli anni ’50 e ’70 del secolo scorso, con la fuoriuscita dell’arte dal tradizionale alveo bidimensionale tipico della pittura, per procedere verso una contaminazione con l’ambiente intesa come piena omologia con il mondo, nel perseguimento di una esperienza estetica, quindi multisensoriale e totalizzante. Tornando allo specifico della rassegna, un indizio certo di questo mutato atteggiamento è dato dalla capacità attuale di usare le tecnologie nella loro specificità di linguaggio. Il tutto parte dal ruolo assunto dalla fotografia che, nell’ultimo trentennio, si è riversata massiccia nel panorama eclettico della contemporaneità privilegiando la funzione piuttosto che l’oggetto, e diventando gradualmente una delle dimensioni narrative maggioritarie, trascinando con sé il video, suo successore e derivato tecnologico. L’atteggiamento si è manifestato nella duplice accezione di una partecipazione “fredda”, tendente a privilegiare una classificazione impersonale ed asettica dell’esistente e della banalità quotidiana, ed un’ altra dimensione “calda” e psicologica, in cui gli artisti hanno adoperato il mezzo come estensione del proprio io, per calarsi nel reale con atteggiamento di affettuosa partecipazione. Ma questo non è affatto in contraddizione con un uso “artistico” del mezzo, anzi semmai ne rafforza la vocazione di strumento atto a cogliere il reale nell’accezione di un abbraccio interiore, di un congiungimento con l’io dell’artista. Questo “reincanto” stigmatizza una nuova fase epocale in cui siamo ormai entrati : dopo la plurisecolare prevalenza del razionalismo introdotto dal Rinascimento e confermato dall’Illuminismo, dominato dal “logos”, le tecnologie immateriali ci hanno introdotti nella civiltà dell’immagine, in cui si assiste ad una ripresa di valori magici e rituali che collegano la nostra epoca ad un passato premoderno, con la ricomparsa di antichi archetipi ed una nuova dimensione comunitaria in cui l’individuo vive attraverso lo sguardo e le leggi degli altri. Dall’epoca del disincanto si passa a quella del reincanto, anche se è evidente che stiamo vivendo una fase di ingresso e di assestamento caratterizzato da innumerevoli contraddizioni. Tutto questo non può non riflettersi nella dimensione artistica: gli autori invitati alla Biennale fanno proprie le indicazioni estetiche enunciate in questa introduzione. Un altro dato di cui tenere conto, per leggere adeguatamente la contemporaneità, è come, dagli anni Ottanta, punto di origine di questa selezione, le figure del fotografo “puro” e dell’ ”artista fotografo”, tendono a sovrapporsi in maniera da risultare, finalmente, indistinguibili, in modo da annullare il confine tra immagini “alte” e “basse”, ed ottenere efficaci sconfinamenti nell’ambito della moda, della pubblicità, della cronaca, così come del reportage. La fotografia, l’immagine digitale, il video non vengono adoperati, come quasi sempre avveniva in Italia negli anni Novanta, in un’ottica di appiattimento sul reale, ma per condurre l’interiorità del singolo autore a stabilire un rapporto empatico con l’esterno, in una dimensione spesso rarefatta ma non per questo meno efficace, dominata dalla volontà di narrare, di evidenziare l’aspetto simbolico di quanto è al tempo stesso dentro e fuori di noi, privilegiando una poetica del frammento come elemento atto a gettar luce sulla complessità del reale.
I 28 autori invitati coprono un ventaglio di esperienze estetiche ampio e variegato, in grado di testimoniare la pluralità delle posizioni, ma anche alcuni dati ricorrenti, come l’attenzione alla poetica del corpo, lo sguardo rivolto a frammenti significativi della dimensione domestica e del paesaggio naturale, così come verso i nuovi scenari metropolitani creati, soprattutto a Torino, dai profondi rivolgimenti della struttura urbana. Altre tematiche presenti si indirizzano verso i temi della memoria , della denuncia sociale e politica, del disagio e dell’emarginazione sociale. Gli artisti impegnati con il video si incanalano verso una dimensione narrativa fortemente simbolica ed in grado di sfruttare in pieno le potenzialità di questo mezzo, cosi come quelli dediti alla sperimentazione digitale, capaci di dare corpo ad immagini complesse e dal forte impatto spettacolare. L’attività degli artisti presenti in Contemporary Photobox manifesta un forte radicamento, come è giusto sia dati i presupposti dell’evento, nel territorio piemontese ed in zone limitrofe quali la Lombardia, ma evidenzia anche un’esperienza maturata in una dimensione internazionale, sia dal punto vista espositivo che in merito a frequenti soggiorni di lavoro e formazione.
Espongono : Maura Banfo, Fulvio Bortolozzo, Marina Buratti, Giulia Caira, Monica Carocci, Claudio Cravero, Ferruccio D’Angelo, Willy Darko, Roberta Fanti, Silvia Fubini, Theo Gallino, Francesca Maranetto Gay, Beppe Giardino, Fabio Marchiaro, Plinio Martelli, Stefano Martino, Paolo Minioni, Riccardina Montenero, Giordano Morganti, Aarn Nada, Enzo Obiso, Simona Rapello, Turi Rapisarda, Daniele Ratti, Paola Risoli, Gianluca Rosso, Eraldo Taliano. Natale Zoppis.
Edoardo Di Mauro, agosto 2012.
La pratica della rappresentazione artistica intesa come mimesi naturalistica, ed il conseguente predominio della pittura, entrano in crisi proprio a partire dall’invenzione della fotografia nella prima metà dell’800, e con queste l’aura dell’opera d’arte, che aumenta, anche grazie all’avvento del cinema, il proprio livello di esponibilità, passando dalla dimensione rituale a quella politica, come acutamente osservato da un testo profetico quale “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”, di Walter Benjamin. Inizia da allora, e prosegue lungo il crinale novecentesco, quello che alcuni teorici ebbero a definire un vero e proprio “combattimento per un’immagine”, una tenzone tesa a stabilire il dominio sulla riproduzione del reale, con gli Impressionisti, ultima eroica propaggine della modernità, primi a scendere in campo per sfidare la tecnica fotografica nell’impari cimento della rappresentazione oggettiva del dato naturale. In realtà si tratta di un combattimento privo di senso e teso, semmai, a raggiungere un pareggio, una sostanziale pacificazione, come appare evidente analizzando le vicende del Novecento, ma anche quelle dei giorni nostri. Argomento sostenuto da uno dei più preparati storici della fotografia, Claudio Marra, con una tesi che mi sento di condividere. Per Marra in realtà solo in parte la fotografia è stata un prolungamento della pittura con altri mezzi, più semplici ed immediati, al punto, in certi casi, da non richiedere neppure una particolare preparazione e professionalità nell’uso dello strumento, adoperato come una vera e propria protesi. La fotografia è dotata di uno statuto linguistico proprio e di un diverso livello referenziale nella rappresentazione della realtà, tali da apparentarla, semmai, alle modalità “extra – artistiche” introdotte nella teoria delle avanguardie storiche, e portate a piena diffusione tra gli anni ’50 e ’70 del secolo scorso, con la fuoriuscita dell’arte dal tradizionale alveo bidimensionale tipico della pittura, per procedere verso una contaminazione con l’ambiente intesa come piena omologia con il mondo, nel perseguimento di una esperienza estetica, quindi multisensoriale e totalizzante. Tornando allo specifico della rassegna, un indizio certo di questo mutato atteggiamento è dato dalla capacità attuale di usare le tecnologie nella loro specificità di linguaggio. Il tutto parte dal ruolo assunto dalla fotografia che, nell’ultimo trentennio, si è riversata massiccia nel panorama eclettico della contemporaneità privilegiando la funzione piuttosto che l’oggetto, e diventando gradualmente una delle dimensioni narrative maggioritarie, trascinando con sé il video, suo successore e derivato tecnologico. L’atteggiamento si è manifestato nella duplice accezione di una partecipazione “fredda”, tendente a privilegiare una classificazione impersonale ed asettica dell’esistente e della banalità quotidiana, ed un’ altra dimensione “calda” e psicologica, in cui gli artisti hanno adoperato il mezzo come estensione del proprio io, per calarsi nel reale con atteggiamento di affettuosa partecipazione. Ma questo non è affatto in contraddizione con un uso “artistico” del mezzo, anzi semmai ne rafforza la vocazione di strumento atto a cogliere il reale nell’accezione di un abbraccio interiore, di un congiungimento con l’io dell’artista. Questo “reincanto” stigmatizza una nuova fase epocale in cui siamo ormai entrati : dopo la plurisecolare prevalenza del razionalismo introdotto dal Rinascimento e confermato dall’Illuminismo, dominato dal “logos”, le tecnologie immateriali ci hanno introdotti nella civiltà dell’immagine, in cui si assiste ad una ripresa di valori magici e rituali che collegano la nostra epoca ad un passato premoderno, con la ricomparsa di antichi archetipi ed una nuova dimensione comunitaria in cui l’individuo vive attraverso lo sguardo e le leggi degli altri. Dall’epoca del disincanto si passa a quella del reincanto, anche se è evidente che stiamo vivendo una fase di ingresso e di assestamento caratterizzato da innumerevoli contraddizioni. Tutto questo non può non riflettersi nella dimensione artistica: gli autori invitati alla Biennale fanno proprie le indicazioni estetiche enunciate in questa introduzione. Un altro dato di cui tenere conto, per leggere adeguatamente la contemporaneità, è come, dagli anni Ottanta, punto di origine di questa selezione, le figure del fotografo “puro” e dell’ ”artista fotografo”, tendono a sovrapporsi in maniera da risultare, finalmente, indistinguibili, in modo da annullare il confine tra immagini “alte” e “basse”, ed ottenere efficaci sconfinamenti nell’ambito della moda, della pubblicità, della cronaca, così come del reportage. La fotografia, l’immagine digitale, il video non vengono adoperati, come quasi sempre avveniva in Italia negli anni Novanta, in un’ottica di appiattimento sul reale, ma per condurre l’interiorità del singolo autore a stabilire un rapporto empatico con l’esterno, in una dimensione spesso rarefatta ma non per questo meno efficace, dominata dalla volontà di narrare, di evidenziare l’aspetto simbolico di quanto è al tempo stesso dentro e fuori di noi, privilegiando una poetica del frammento come elemento atto a gettar luce sulla complessità del reale.
I 28 autori invitati coprono un ventaglio di esperienze estetiche ampio e variegato, in grado di testimoniare la pluralità delle posizioni, ma anche alcuni dati ricorrenti, come l’attenzione alla poetica del corpo, lo sguardo rivolto a frammenti significativi della dimensione domestica e del paesaggio naturale, così come verso i nuovi scenari metropolitani creati, soprattutto a Torino, dai profondi rivolgimenti della struttura urbana. Altre tematiche presenti si indirizzano verso i temi della memoria , della denuncia sociale e politica, del disagio e dell’emarginazione sociale. Gli artisti impegnati con il video si incanalano verso una dimensione narrativa fortemente simbolica ed in grado di sfruttare in pieno le potenzialità di questo mezzo, cosi come quelli dediti alla sperimentazione digitale, capaci di dare corpo ad immagini complesse e dal forte impatto spettacolare. L’attività degli artisti presenti in Contemporary Photobox manifesta un forte radicamento, come è giusto sia dati i presupposti dell’evento, nel territorio piemontese ed in zone limitrofe quali la Lombardia, ma evidenzia anche un’esperienza maturata in una dimensione internazionale, sia dal punto vista espositivo che in merito a frequenti soggiorni di lavoro e formazione.
Espongono : Maura Banfo, Fulvio Bortolozzo, Marina Buratti, Giulia Caira, Monica Carocci, Claudio Cravero, Ferruccio D’Angelo, Willy Darko, Roberta Fanti, Silvia Fubini, Theo Gallino, Francesca Maranetto Gay, Beppe Giardino, Fabio Marchiaro, Plinio Martelli, Stefano Martino, Paolo Minioni, Riccardina Montenero, Giordano Morganti, Aarn Nada, Enzo Obiso, Simona Rapello, Turi Rapisarda, Daniele Ratti, Paola Risoli, Gianluca Rosso, Eraldo Taliano. Natale Zoppis.
Edoardo Di Mauro, agosto 2012.
05
ottobre 2012
BAM PIEMONTE PROJECT 5 – CONTEMPORARY PHOTOBOX
Dal 05 al 28 ottobre 2012
arte contemporanea
Location
IMBIANCHERIA DEL VAJRO
Chieri, Via Imbiancheria, 12, (Torino)
Chieri, Via Imbiancheria, 12, (Torino)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì 16.00-19.00, sabato e domenica 10.30-12.30, 16.00-19.00
in settimana, su prenotazione, visite per gruppi e scuole.
Vernissage
5 Ottobre 2012, ore 18.30
Sito web
www.comune.chieri.to.it
Autore
Curatore