Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Barbara Nati – Le città promesse
Il lavoro di Barbara Nati si colloca oltre ciò che comunemente è inteso per fotografia, qualificandosi principalmente per il suo effetto “straniante”. La sua è una ricerca artistica dai toni spiccatamente poetici, condotta attraverso un attento e sapiente uso di strumenti tecnologici e digitali.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Le città promesse
Testo critico di Maria Cristina Strati
Nel 1917 lo studioso Viktor Borisovič Šklovskij, appartenente alle file dei cosiddetti formalisti russi, nel suo saggio su L’arte come artificio, coniò il termine straniamento per definire quella che a suo parere era la natura e uno dei principali compiti dell’opera d’ arte. In sostanza lo straniamento è una tecnica artistica con la quale l’arte conduce a mutare proficuamente il proprio punto di vista sulla realtà. Se la visione consueta di ciò che ci circonda e delle immagini che compongono il nostro immaginario visivo abituale e quotidiano, tende a perdersi nelle maglie sempre più lente della più mortifera abitudine, l’arte aiuta a vedere le cose con altri occhi: spiazzandoci, rendendoci la vita a volte anche più difficile, ma sempre più intensa, poetica e persino divertente.
In questo senso il lavoro di Barbara Nati si colloca oltre ciò che comunemente è inteso per fotografia, qualificandosi principalmente per il suo effetto “straniante”. La sua è una ricerca artistica dai toni spiccatamente poetici, condotta attraverso un attento e sapiente uso di strumenti tecnologici e digitali.
Il linguaggio è sempre teso tra l’ironico e il poetico, senza dimenticare l’attenzione a temi di carattere sociale, soprattutto in relazione all’ambiente. Parafrasando la nota definizione pirandelliana di umorismo, si direbbe che con le sue bellissime immagini, la Nati gioca ironicamente a produrre in chi guarda un piacevole, ma disorientante sentimento del contrario: immagini e paesaggi consueti, a cui siamo abituati, sono modificati, alterati attraverso l’intervento digitale, fino a creare mondi nuovi la cui visione alletta il pubblico, conquistandolo, per i suoi modi al contempo affascinanti e burleschi.
Il progetto selezionato per questa mostra si gioca infatti tutto sulla de contestualizzazione spaziale e temporale di alcuni luoghi urbani con cui l’artista ha una particolare familiarità. Si tratta in particolare di due città: Roma, la città in cui l’artista è nata, e Londra, dove da qualche anno risiede. Alcune delle immagini da cartolina più universalmente note delle due città, sono rimaneggiate dalla fantasia dell’artista fino ad ottenere un magico effetto.
Roma, città mediterranea e piena di sole, si trasforma in un paese nordico, immerso in una silenziosissima neve. Londra, allo stesso modo, si copre di una dolce nevicata che ne modifica i tratti fino a renderla simile ad un piccolo e forse sperduto borgo montano. La natura entra prepotente nel contesto cittadino e metropolitano, attutendo i rumori, smorzando i ritmi, riconducendo tutto a una dimensione almeno in
apparenza più meditativa e pacifica.
Viene in mente il romanzo di Thomas Mann, La Montagna Incantata, in cui il protagonista, Hans Castorp, un semplice ragazzo borghese, era condotto dagli eventi a fare i conti con una natura imprevedibilmente selvaggia e perturbante: quella che si nasconde nell’illusoria calma e immobilità del paesaggio innevato, a prima vista denso solo di assenza, poesia, silenzio, e che invece nasconde una vitalità e un pericolo tanto
rischioso per la vita quanto carico di significati e ricco di insegnamenti esistenziali.
Allo stesso modo, Barbara Nati ci conduce a considerare paesaggi urbani parte del nostro immaginario collettivo, come il Colosseo o l’Altare della Patria a Roma, oppure Piccadilly Circus a Londra, da un punto di vista inedito. Che se da un lato ci spiazza, dall’altro seduce con il suo straordinario e fantasioso linguaggio poetico.
Il risultato sono immagini liriche e delicate, come cartoline da sogno, ma di potente impatto visivo e psicologico. Le visioni consuete si fanno allegoriche: suggeriscono di guardare la realtà da un punto di vista differente, insieme più attento e creativo.
Testo critico di Maria Cristina Strati
Nel 1917 lo studioso Viktor Borisovič Šklovskij, appartenente alle file dei cosiddetti formalisti russi, nel suo saggio su L’arte come artificio, coniò il termine straniamento per definire quella che a suo parere era la natura e uno dei principali compiti dell’opera d’ arte. In sostanza lo straniamento è una tecnica artistica con la quale l’arte conduce a mutare proficuamente il proprio punto di vista sulla realtà. Se la visione consueta di ciò che ci circonda e delle immagini che compongono il nostro immaginario visivo abituale e quotidiano, tende a perdersi nelle maglie sempre più lente della più mortifera abitudine, l’arte aiuta a vedere le cose con altri occhi: spiazzandoci, rendendoci la vita a volte anche più difficile, ma sempre più intensa, poetica e persino divertente.
In questo senso il lavoro di Barbara Nati si colloca oltre ciò che comunemente è inteso per fotografia, qualificandosi principalmente per il suo effetto “straniante”. La sua è una ricerca artistica dai toni spiccatamente poetici, condotta attraverso un attento e sapiente uso di strumenti tecnologici e digitali.
Il linguaggio è sempre teso tra l’ironico e il poetico, senza dimenticare l’attenzione a temi di carattere sociale, soprattutto in relazione all’ambiente. Parafrasando la nota definizione pirandelliana di umorismo, si direbbe che con le sue bellissime immagini, la Nati gioca ironicamente a produrre in chi guarda un piacevole, ma disorientante sentimento del contrario: immagini e paesaggi consueti, a cui siamo abituati, sono modificati, alterati attraverso l’intervento digitale, fino a creare mondi nuovi la cui visione alletta il pubblico, conquistandolo, per i suoi modi al contempo affascinanti e burleschi.
Il progetto selezionato per questa mostra si gioca infatti tutto sulla de contestualizzazione spaziale e temporale di alcuni luoghi urbani con cui l’artista ha una particolare familiarità. Si tratta in particolare di due città: Roma, la città in cui l’artista è nata, e Londra, dove da qualche anno risiede. Alcune delle immagini da cartolina più universalmente note delle due città, sono rimaneggiate dalla fantasia dell’artista fino ad ottenere un magico effetto.
Roma, città mediterranea e piena di sole, si trasforma in un paese nordico, immerso in una silenziosissima neve. Londra, allo stesso modo, si copre di una dolce nevicata che ne modifica i tratti fino a renderla simile ad un piccolo e forse sperduto borgo montano. La natura entra prepotente nel contesto cittadino e metropolitano, attutendo i rumori, smorzando i ritmi, riconducendo tutto a una dimensione almeno in
apparenza più meditativa e pacifica.
Viene in mente il romanzo di Thomas Mann, La Montagna Incantata, in cui il protagonista, Hans Castorp, un semplice ragazzo borghese, era condotto dagli eventi a fare i conti con una natura imprevedibilmente selvaggia e perturbante: quella che si nasconde nell’illusoria calma e immobilità del paesaggio innevato, a prima vista denso solo di assenza, poesia, silenzio, e che invece nasconde una vitalità e un pericolo tanto
rischioso per la vita quanto carico di significati e ricco di insegnamenti esistenziali.
Allo stesso modo, Barbara Nati ci conduce a considerare paesaggi urbani parte del nostro immaginario collettivo, come il Colosseo o l’Altare della Patria a Roma, oppure Piccadilly Circus a Londra, da un punto di vista inedito. Che se da un lato ci spiazza, dall’altro seduce con il suo straordinario e fantasioso linguaggio poetico.
Il risultato sono immagini liriche e delicate, come cartoline da sogno, ma di potente impatto visivo e psicologico. Le visioni consuete si fanno allegoriche: suggeriscono di guardare la realtà da un punto di vista differente, insieme più attento e creativo.
17
novembre 2011
Barbara Nati – Le città promesse
Dal 17 novembre 2011 al 25 febbraio 2012
fotografia
Location
MARENA ROOMS GALLERY CONTEMPORARY ART
Torino, Via Dei Mille, 40/a, (Torino)
Torino, Via Dei Mille, 40/a, (Torino)
Orario di apertura
da mercoledì a sabato ore 14.30 - 19.30
Vernissage
17 Novembre 2011, ore 18.00
Autore
Curatore