Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Barbara Romani – Lettere segrete
Una ventina di opere di grande e piccolo formato, oltre ad una installazione, che narrano frammenti di vita e sensazioni vissute nell’anima con materiale realizzato dall’artista: la carta
Comunicato stampa
Segnala l'evento
SFOGLIANDO LE “LETTERE SEGRETE” DI BARBARA ROMANI
Corrado Premuda
La carta sta scomparendo. In un modo neanche troppo lento ma inesorabile cominciano a scomparire i libri tradizionali, i fogli su cui si scriveva, le agende, i quaderni, i biglietti e le lettere, a favore di surrogati elettronici e digitali molto rapidi, poco ingombranti e parecchio impersonali. Il piacere di esercitare una bella scrittura o quello di ammirarne i risultati sono sempre più rari. La carta ci
scompare proprio dalle dita.
Eppure i giapponesi hanno individuato nelle persone nate nel periodo Showa (letteralmente “periodo di pace illuminata”) – cioè il lasso di tempo compreso tra il 1926 e il 1989 e corrispondente al regno dell’imperatore Hirohito – quei lettori che, cresciuti con l’analogico, trovano più facile e più piacevole leggere su carta piuttosto che su altri tipi di supporto. Ma per le generazioni successive uno schermo luminoso a energia elettrica ha già preso il posto delle vecchie sfrigolanti pagine. Peccato! La storia dell’uomo è caratterizzata dal rapporto con la carta fin dai tempi degli antichi Egizi che con un procedimento lungo e ragionato hanno inventato il modo di crearsi un supporto per la loro scrittura. E non è un caso che Barbara Romani abbia iniziato a lavorare con la carta dopo un viaggio nella terra dei papiri dove lo scorrere del tempo, e addirittura il suo senso, sembrano non avere nulla in comune con il nostro di tempo. Per chi viene dalla cultura classica ed è avvezzo a maneggiare i libri, a frequentare le biblioteche, a studiare con la memoria visiva le righe di una pagina o a sentire l’odore inconfondibile di una stampa fresca, la carta è un elemento prezioso, complice di giornate passate da soli, nel silenzio, a contatto solo con le sue parole.
Barbara Romani è un’artista che da un anno e mezzo dialoga con la materia: fibra tessile, plastica, legno, stoffa, malta, foglie, gomma. E carta. Della carta l’affascinano il procedimento laborioso che ci vuole per trattarla, la pazienza che s’impiega nel tagliarla e farla macerare e poi stenderla sul telaio e lasciarla asciugare; un lavoro complesso e antico che prevede un controllo quotidiano della materia che si sta creando con tutti gli imprevisti del risultato rispetto all’idea iniziale.
L’obiettivo dell’artista è quello di unire pittura e astrazione con un coinvolgimento fisico nel comporre da sé la materia e nell’attesa della sua completa preparazione, un po’ come i pittori di un tempo che si creavano i colori, e infine con un piacere nel mescolare materiali naturali e artificiali. Il risultato sono opere come “Ritmo”, composta da ottanta formelle di carta bianca ciascuna con un punto nero di diversa grandezza, che colpisce per la rigorosa geometria in movimento che il segno nero disegna, come “Oceano” in cui alla carta macerata si mescolano pezzi di stoffa riciclata e di scarto che provengono anche dai vestiti della madre dell’artista, o come “Ad ogni uomo” dove nell’impasto di carta rossa sono inglobate lettere di plastica che nascondono una frase misteriosa in un gioco suggestivo tra materia e scrittura, tra l’opaco della carta e il lucido delle lettere. E c’è poi un’installazione intera, tutta di carta, data da un tavola imbandita, o sbandita, piena di oggetti e stoviglie monocrome, che racconta alcune importanti porzioni di una vita: le feste in famiglia, i cambiamenti nei costumi, lo stare insieme. Sono tutte conferme del valore e della fecondità che la materia ha nel percorso artistico di Barbara Romani. Un’esplorazione nel regno delle
forme possibili che ha a che fare con l’universo delle cose che si toccano, che si odorano, che sono soggette a usura e che si possono trasformare, che danno vita a uno sviluppo. Il suo lavorare la carta è il trionfo delle macchie, degli impasti, delle screpolature, delle falde, così liberi e selvaggi da sembrare fatti naturali, richiami a fenomeni eterni come l’acqua, le nuvole, l’erba, le foglie, la terra, il legno. Ma è l’artista che seleziona, mette in evidenza, compone e conferisce così una forma all’informe, ponendo un suggello al suo stile.
Dopo aver osservato la ventina di opere che compone la mostra “Lettere segrete” di Barbara Romani ci sentiamo incoraggiati a esplorare, con un occhio più sensibile, le macchie veramente casuali, il disporsi naturale di gocce, pietre, nubi, lo spiegazzarsi inevitabile di alcuni tessuti vissuti e consumati, e torniamo a sfogliare, con rinnovato piacere, la vecchia insostituibile carta.
Corrado Premuda
La carta sta scomparendo. In un modo neanche troppo lento ma inesorabile cominciano a scomparire i libri tradizionali, i fogli su cui si scriveva, le agende, i quaderni, i biglietti e le lettere, a favore di surrogati elettronici e digitali molto rapidi, poco ingombranti e parecchio impersonali. Il piacere di esercitare una bella scrittura o quello di ammirarne i risultati sono sempre più rari. La carta ci
scompare proprio dalle dita.
Eppure i giapponesi hanno individuato nelle persone nate nel periodo Showa (letteralmente “periodo di pace illuminata”) – cioè il lasso di tempo compreso tra il 1926 e il 1989 e corrispondente al regno dell’imperatore Hirohito – quei lettori che, cresciuti con l’analogico, trovano più facile e più piacevole leggere su carta piuttosto che su altri tipi di supporto. Ma per le generazioni successive uno schermo luminoso a energia elettrica ha già preso il posto delle vecchie sfrigolanti pagine. Peccato! La storia dell’uomo è caratterizzata dal rapporto con la carta fin dai tempi degli antichi Egizi che con un procedimento lungo e ragionato hanno inventato il modo di crearsi un supporto per la loro scrittura. E non è un caso che Barbara Romani abbia iniziato a lavorare con la carta dopo un viaggio nella terra dei papiri dove lo scorrere del tempo, e addirittura il suo senso, sembrano non avere nulla in comune con il nostro di tempo. Per chi viene dalla cultura classica ed è avvezzo a maneggiare i libri, a frequentare le biblioteche, a studiare con la memoria visiva le righe di una pagina o a sentire l’odore inconfondibile di una stampa fresca, la carta è un elemento prezioso, complice di giornate passate da soli, nel silenzio, a contatto solo con le sue parole.
Barbara Romani è un’artista che da un anno e mezzo dialoga con la materia: fibra tessile, plastica, legno, stoffa, malta, foglie, gomma. E carta. Della carta l’affascinano il procedimento laborioso che ci vuole per trattarla, la pazienza che s’impiega nel tagliarla e farla macerare e poi stenderla sul telaio e lasciarla asciugare; un lavoro complesso e antico che prevede un controllo quotidiano della materia che si sta creando con tutti gli imprevisti del risultato rispetto all’idea iniziale.
L’obiettivo dell’artista è quello di unire pittura e astrazione con un coinvolgimento fisico nel comporre da sé la materia e nell’attesa della sua completa preparazione, un po’ come i pittori di un tempo che si creavano i colori, e infine con un piacere nel mescolare materiali naturali e artificiali. Il risultato sono opere come “Ritmo”, composta da ottanta formelle di carta bianca ciascuna con un punto nero di diversa grandezza, che colpisce per la rigorosa geometria in movimento che il segno nero disegna, come “Oceano” in cui alla carta macerata si mescolano pezzi di stoffa riciclata e di scarto che provengono anche dai vestiti della madre dell’artista, o come “Ad ogni uomo” dove nell’impasto di carta rossa sono inglobate lettere di plastica che nascondono una frase misteriosa in un gioco suggestivo tra materia e scrittura, tra l’opaco della carta e il lucido delle lettere. E c’è poi un’installazione intera, tutta di carta, data da un tavola imbandita, o sbandita, piena di oggetti e stoviglie monocrome, che racconta alcune importanti porzioni di una vita: le feste in famiglia, i cambiamenti nei costumi, lo stare insieme. Sono tutte conferme del valore e della fecondità che la materia ha nel percorso artistico di Barbara Romani. Un’esplorazione nel regno delle
forme possibili che ha a che fare con l’universo delle cose che si toccano, che si odorano, che sono soggette a usura e che si possono trasformare, che danno vita a uno sviluppo. Il suo lavorare la carta è il trionfo delle macchie, degli impasti, delle screpolature, delle falde, così liberi e selvaggi da sembrare fatti naturali, richiami a fenomeni eterni come l’acqua, le nuvole, l’erba, le foglie, la terra, il legno. Ma è l’artista che seleziona, mette in evidenza, compone e conferisce così una forma all’informe, ponendo un suggello al suo stile.
Dopo aver osservato la ventina di opere che compone la mostra “Lettere segrete” di Barbara Romani ci sentiamo incoraggiati a esplorare, con un occhio più sensibile, le macchie veramente casuali, il disporsi naturale di gocce, pietre, nubi, lo spiegazzarsi inevitabile di alcuni tessuti vissuti e consumati, e torniamo a sfogliare, con rinnovato piacere, la vecchia insostituibile carta.
02
febbraio 2013
Barbara Romani – Lettere segrete
Dal 02 febbraio al 02 marzo 2013
arte contemporanea
Location
HOTEL COLOMBIA
Trieste, Via Della Geppa, 18, (Trieste)
Trieste, Via Della Geppa, 18, (Trieste)
Orario di apertura
tutti i giorni h.11-20
Vernissage
2 Febbraio 2013, ore 18.30
Autore