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Baruzzi / Chiarini / Dori
I tre giovani, ognuno con la propria ricerca, offrono uno sguardo cosciente ed analitico sui più recenti sviluppi formali ed espressivi della pittura contemporanea.
Comunicato stampa
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Il mezzo più ghettizzato dalla critica d’arte negli ultimi anni e di cui spesso si è annunciata la fine, dà viceversa segni di fortissima vitalità. Nelle mani di Riccardo Baruzzi diviene lo strumento ideale per descrivere senza retorica, senza fronzoli il mondo degli oggetti: la simpatia, l’affetto, le più sottili sfumature di sentimento che essi sono in grado di suscitare. La sua pittura su alluminio, come una sorta di memoria, segna la superficie apparentemente fredda della materia in modo rapido, multiforme ma inequivocabilmente indelebile.
Silvia Chiarini, utilizza il mezzo pittorico in maniera profondamente analitica, sottolineandone soprattutto le potenzialità plurisemantiche. I quadri della Chiarini sono degli oggetti estremamente raffinati e rifiniti, fondi optical e superfici ricamate, ma sono al tempo stesso rappresentazioni crude ed asciutte: armi, bambini, ruspe, atleti, case, apparentemente un delirio di temi e soggetti, in realtà una cinica carrellata di stereotipi della contemporaneità.
Quella di Dori è una riflessione sul mezzo pittorico che ha radici profonde. Egli rappresenta una realtà basata su una finzione matematica, geometrica, come fu, per esempio, per gli espedienti prospettici rinascimentali, il tutto con un linguaggio essenziale, fatto di campiture uniformi e monocromatiche. Il risultato è quello di un’autorappresentazione della pittura e della bellezza che essa è capace di creare. I quadri di Dori sono, insomma, variazioni su tema, possibilità combinatorie, forme.
Riccardo Baruzzi, Lugo di Ravenna, 1976
Fabrizio Dori, Figline Val D’Arno, 1976
Silvia Chiarini, Faenza, 1978
Silvia Chiarini, utilizza il mezzo pittorico in maniera profondamente analitica, sottolineandone soprattutto le potenzialità plurisemantiche. I quadri della Chiarini sono degli oggetti estremamente raffinati e rifiniti, fondi optical e superfici ricamate, ma sono al tempo stesso rappresentazioni crude ed asciutte: armi, bambini, ruspe, atleti, case, apparentemente un delirio di temi e soggetti, in realtà una cinica carrellata di stereotipi della contemporaneità.
Quella di Dori è una riflessione sul mezzo pittorico che ha radici profonde. Egli rappresenta una realtà basata su una finzione matematica, geometrica, come fu, per esempio, per gli espedienti prospettici rinascimentali, il tutto con un linguaggio essenziale, fatto di campiture uniformi e monocromatiche. Il risultato è quello di un’autorappresentazione della pittura e della bellezza che essa è capace di creare. I quadri di Dori sono, insomma, variazioni su tema, possibilità combinatorie, forme.
Riccardo Baruzzi, Lugo di Ravenna, 1976
Fabrizio Dori, Figline Val D’Arno, 1976
Silvia Chiarini, Faenza, 1978
29
novembre 2003
Baruzzi / Chiarini / Dori
Dal 29 novembre 2003 al 16 gennaio 2004
arte contemporanea
Location
IMMAGINI
Udine, Via Camillo Benso Conte Di Cavour, 13, (Udine)
Udine, Via Camillo Benso Conte Di Cavour, 13, (Udine)
Orario di apertura
VENERDÌ E SABATO DALLE 16,30 ALLE 19,30 E SU APPUNAMENTO