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Baschenis. Ritorno a Palazzo
Numerosi capolavori per scoprire da vicino uno dei più noti protagonisti del panorama pittorico del Seicento: il bergamasco Evaristo Baschenis. A riportarne alla luce alcune delle opere più significative, traendole da importanti collezioni private, la Fondazione Credito Bergamasco che le esporrà, dal 6 al 27 maggio 2016, a Palazzo Creberg (Largo Porta Nuova 2) per la mostra “Baschenis, ritorno a Palazzo”.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
In occasione del decennale delle attività espositive della Fondazione Credito Bergamasco, torna a
Palazzo Creberg Evaristo Baschenis, protagonista assoluto del panorama pittorico del Seicento.
Dal 6 al 27 maggio una straordinaria selezione di nature morte e ritratti di strumenti musicali, tra
cui il celebre Trittico Agliardi e un’opera inedita.
Presentati al pubblico anche tre capolavori di Giovan Paolo Cavagna e uno di Paris Bordon, in
occasione degli interventi di restauro curati e sostenuti dalla Fondazione Credito Bergamasco.
Bergamo, 4 maggio 2016
Dieci anni di eventi
Con la mostra Baschenis - Ritorno a Palazzo la Fondazione Credito Bergamasco celebra il decennale di
attività espositiva prodotta direttamente dalla Fondazione, che nel 2006 organizzò una rassegna
dedicata al pittore Evaristo Baschenis (1617-1677), considerato uno dei maggiori protagonisti della
natura morta del suo tempo.
«Sono passati ormai dieci anni dalla monografica “Omaggio a Baschenis”, presentata nel 2006 presso
il Palazzo Storico del Credito Bergamasco – afferma Angelo Piazzoli, Segretario Generale della
Fondazione Credito Bergamasco – Fu quella la prima vera occasione in cui dischiudemmo al pubblico
le porte della nostra Sede con una mostra strutturata, completa di visite guidate, aperture prolungate
e, quale fiore all’occhiello, un bel catalogo a disposizione gratuita dei nostri ospiti, caratterizzato da
importanti apporti scientifici (Mina Gregori e Lanfranco Ravelli). Da allora è iniziato un percorso per
cui il Salone Principale della Banca – oltreché spazio dedicato all’economia e alle relazioni
professionali – è diventato un luogo di cultura che, sempre più spesso nel corso dell’anno, si trasforma
in piazza, museo, palcoscenico, teatro, auditorium, laboratorio di restauro».
«Ad oggi, prosegue Angelo Piazzoli, a Palazzo Creberg si sono susseguite 44 mostre (tutte pensate,
realizzate e costruite da noi, in proprio) cui si aggiungono oltre 20 esposizioni organizzate fuori Sede e
le mostre itineranti che attestano il nostro anelito alle profondità del pensiero (ad oggi, 6 per 35
eventi)».
Baschenis. Ritorno a Palazzo
A distanza di dieci anni, la Fondazione Credito Bergamasco torna quindi sul Baschenis con un
progetto più ambizioso e articolato, celebrandone in anticipo il 400° anniversario della nascita, che
ricorre nel 2017.
Questa volta sono state radunate ben 18 opere dell’autore, tutte provenienti da collezioni private.
Tra queste testimonianze figurative spicca il celeberrimo Trittico Agliardi, forse l’opera di Baschenispiù monumentale, costituita da tre tele affiancate una all’altra, in cui il pittore si è autoritratto
mentre suona la spinetta. Il Trittico occuperà una posizione da solista, all’interno del percorso
espositivo, con un allestimento realizzato ad hoc sul Loggiato di Palazzo Creberg. Il Trittico è stato
eseguito intorno al 1665 ed è costituito da due ali laterali in cui sono raffigurati Baschenis e tre
membri della famiglia Agliardi intenti a suonare. Nell’elemento centrale appaiono solo strumenti
musicali, realizzati con un virtuosismo fuori dal comune. È per questo genere di dipinti che il pittore
bergamasco era celebre, ricercato da un collezionismo sofisticato che spaziava da Roma a Venezia, da
Torino a Milano. «Il Trittico è un’opera eccezionale per la complessità dell’immagine e per la sua
articolazione interna – spiega Simone Facchinetti, curatore della mostra insieme ad Angelo Piazzoli –
Il fuoco centrale è una composizione dove tornano tutti gli ingredienti delle migliori nature morte di
Baschenis. Lo scopo principale è quello di meravigliare l’osservatore, stupirlo, impressionarlo, fargli
credere che ciò che ha di fronte è veramente reale, non pura e semplice illusione. Perciò la presenza
della mosca dipinta sul foglio musicale e il leggero velo di polvere che si è depositato sui liuti
capovolti. Le stupende ditate disegnate sulla polvere sono la dimostrazione di questo eccesso di
virtuosismo».
Il nucleo principale della mostra è allestito nel Salone Principale, con un percorso espositivo
articolato nei generi praticati dal pittore: le nature morte di cucina, gli strumenti musicali e il ritratto.
In mezzo a un gruppo selezionato di dipinti figura anche un’opera inedita, mai riprodotta e mai
esposta al pubblico prima d’ora. Si tratta del Cesto di mele, carciofo, asparagi, un piatto di ciliegie e
un garofano bianco, appesa a fianco della celeberrima Cesta di mele (Collezione Poletti), forse la più
straordinaria natura morta di cucina di Baschenis. Non a caso gli storici dell’arte la mettono
generalmente in relazione alla Fiscella di Caravaggio, per spiegare a quale straordinario modello si
sarebbe ispirato il pittore bergamasco.
Sempre in questo primo settore della rassegna emerge la firmata Cucina con rami, una sorta di
stupefacente “sinfonia” di rami.
Non mancano i soggetti più amati di Baschenis, ovvero gli strumenti musicali, rappresentati da due
vertici del genere: l’incredibile Flauto a becco, chitarra, mandora, violino con arco, liuto attiorbato,
viola da arco bassa, due fogli con spartito musicale, libri e mela e il silenzioso Liuto, mandora, fogli
con notazioni musicali, spinetta, violino con arco, chitarra e pesca.
Le opere di Baschenis volevano principalmente stupire, impressionare, meravigliare l’uomo dell’età
barocca. Ancora oggi il pittore continua a far breccia nell’interesse contemporaneo, grazie all’abilità
virtuosistica trasferita ogni volta sulla tela, in un crescendo performativo che lo conduce, dalle prime
opere più semplici e spoglie, fino alle folgoranti composizioni barocche dell’età avanzata.
La mostra è corredata da un catalogo illustrato – con testi dei curatori, Simone Facchinetti e Angelo
Piazzoli – distribuito gratuitamente ai visitatori; nei fine settimana sarà consegnato, a chi lo
richiederà in reception, il catalogo della mostra Omaggio a Baschenis del 2006 (con i testi di Mina
Gregori e Lanfranco Ravelli).
Grandi restauri: Paris Bordon e Giovan Paolo Cavagna
Prosegue il programma dei Grandi restauri sostenuti e realizzati dalla Fondazione Credito
Bergamasco nella convinzione che le opere d’arte siano beni insostituibili.
«Per le opere d’arte – spiega Angelo Piazzoli, curatore del progetto Grandi Restauri – il restauro è un
intervento necessario, spesso vitale. Questo è il motivo principale che da tempo ci induce a sostenereun’articolata campagna di restauri, finalizzata alla salvaguardia di un patrimonio comune che
riteniamo di valore identitario, come attestato dai restauri di circa trenta capolavori realizzati
direttamente a Palazzo Creberg – da Lorenzo Lotto a Giovan Battista Moroni, dal Moretto ad
Alessandro Allori, da Palma il Vecchio a Romanino, da Paris Bordon a Giovan Paolo Cavagna – che,
prima della restituzione alle comunità di appartenenza, divengono oggetto di ammirazione,
contemplazione e approfondimento dei nostri ospiti, in un percorso virtuoso volto all’educazione al
bello e alla conoscenza del nostro rilevante patrimonio storico-artistico. A questi si aggiungono i
numerosi interventi di ripristino operati direttamente sul territorio, nelle comunità locali».
In questa occasione sarà presentata al pubblico un’opera particolarmente importante dell’Accademia
Tadini di Lovere, ovvero la pala d’altare (proveniente dalla chiesa di Sant’Agostino a Crema) dipinta
da Paris Bordon (1500-1571) e raffigurante la Madonna con il Bambino, san Cristoforo e san Giorgio.
L’opera era già stimata nel corso del Cinquecento, registrata nella Notizia d’opere di disegno di
Marcantonio Michiel. Il restauro, condotto da Minerva Tramonti Maggi e Alberto Sangalli, ha messo
in evidenza la qualità cromatica tutta veneziana della bella pala d’altare.
Assieme a questa testimonianza saranno esposte tre tele di Giovan Paolo Cavagna (1550-1626), forse
il maggiore pittore bergamasco (assieme a Enea Salmeggia) del suo tempo. La prima è un’opera
giovanile, ancora moroniana, conservata presso la chiesa di San Giuliano di Albino. La seconda è
un’opera della maturità e illustra il Miracolo annuale dell’acqua che sgorga dall’arca dei Santi Fermo
e Procolo, collocata presso il monastero di San Benedetto a Bergamo. Infine la terza è un’opera tarda,
raffigurante la Vergine in gloria con le sante Anna e Francesca Romana, proveniente dalla basilica di
Sant’Alessandro in Colonna a Bergamo. Solo quest’ultima sarà esposta a restauro concluso (condotto
da Andrea Lutti). La seconda è già in uno stato di pulitura avanzata mentre la prima è intonsa.
«Questi tre restauri – conclude Angelo Piazzoli – rappresentano la prima tranche di un progetto più
articolato della Fondazione Credito Bergamasco che si svolge nel corso del biennio 2016-2017. Si
tratta di una scelta strategica, finalizzata al recupero di dieci dipinti di Giovan Paolo Cavagna e di
Enea Salmeggia distribuiti sul territorio di Bergamo. Al termine dei restauri, le opere saranno,
ciclicamente, ospitate presso il Palazzo del Credito Bergamasco e, nell’autunno del 2017,
costituiranno il cuore di una mostra incentrata sui due pittori, realizzata dalla Fondazione Creberg in
collaborazione con la Fondazione Adriano Bernareggi».
Palazzo Creberg Evaristo Baschenis, protagonista assoluto del panorama pittorico del Seicento.
Dal 6 al 27 maggio una straordinaria selezione di nature morte e ritratti di strumenti musicali, tra
cui il celebre Trittico Agliardi e un’opera inedita.
Presentati al pubblico anche tre capolavori di Giovan Paolo Cavagna e uno di Paris Bordon, in
occasione degli interventi di restauro curati e sostenuti dalla Fondazione Credito Bergamasco.
Bergamo, 4 maggio 2016
Dieci anni di eventi
Con la mostra Baschenis - Ritorno a Palazzo la Fondazione Credito Bergamasco celebra il decennale di
attività espositiva prodotta direttamente dalla Fondazione, che nel 2006 organizzò una rassegna
dedicata al pittore Evaristo Baschenis (1617-1677), considerato uno dei maggiori protagonisti della
natura morta del suo tempo.
«Sono passati ormai dieci anni dalla monografica “Omaggio a Baschenis”, presentata nel 2006 presso
il Palazzo Storico del Credito Bergamasco – afferma Angelo Piazzoli, Segretario Generale della
Fondazione Credito Bergamasco – Fu quella la prima vera occasione in cui dischiudemmo al pubblico
le porte della nostra Sede con una mostra strutturata, completa di visite guidate, aperture prolungate
e, quale fiore all’occhiello, un bel catalogo a disposizione gratuita dei nostri ospiti, caratterizzato da
importanti apporti scientifici (Mina Gregori e Lanfranco Ravelli). Da allora è iniziato un percorso per
cui il Salone Principale della Banca – oltreché spazio dedicato all’economia e alle relazioni
professionali – è diventato un luogo di cultura che, sempre più spesso nel corso dell’anno, si trasforma
in piazza, museo, palcoscenico, teatro, auditorium, laboratorio di restauro».
«Ad oggi, prosegue Angelo Piazzoli, a Palazzo Creberg si sono susseguite 44 mostre (tutte pensate,
realizzate e costruite da noi, in proprio) cui si aggiungono oltre 20 esposizioni organizzate fuori Sede e
le mostre itineranti che attestano il nostro anelito alle profondità del pensiero (ad oggi, 6 per 35
eventi)».
Baschenis. Ritorno a Palazzo
A distanza di dieci anni, la Fondazione Credito Bergamasco torna quindi sul Baschenis con un
progetto più ambizioso e articolato, celebrandone in anticipo il 400° anniversario della nascita, che
ricorre nel 2017.
Questa volta sono state radunate ben 18 opere dell’autore, tutte provenienti da collezioni private.
Tra queste testimonianze figurative spicca il celeberrimo Trittico Agliardi, forse l’opera di Baschenispiù monumentale, costituita da tre tele affiancate una all’altra, in cui il pittore si è autoritratto
mentre suona la spinetta. Il Trittico occuperà una posizione da solista, all’interno del percorso
espositivo, con un allestimento realizzato ad hoc sul Loggiato di Palazzo Creberg. Il Trittico è stato
eseguito intorno al 1665 ed è costituito da due ali laterali in cui sono raffigurati Baschenis e tre
membri della famiglia Agliardi intenti a suonare. Nell’elemento centrale appaiono solo strumenti
musicali, realizzati con un virtuosismo fuori dal comune. È per questo genere di dipinti che il pittore
bergamasco era celebre, ricercato da un collezionismo sofisticato che spaziava da Roma a Venezia, da
Torino a Milano. «Il Trittico è un’opera eccezionale per la complessità dell’immagine e per la sua
articolazione interna – spiega Simone Facchinetti, curatore della mostra insieme ad Angelo Piazzoli –
Il fuoco centrale è una composizione dove tornano tutti gli ingredienti delle migliori nature morte di
Baschenis. Lo scopo principale è quello di meravigliare l’osservatore, stupirlo, impressionarlo, fargli
credere che ciò che ha di fronte è veramente reale, non pura e semplice illusione. Perciò la presenza
della mosca dipinta sul foglio musicale e il leggero velo di polvere che si è depositato sui liuti
capovolti. Le stupende ditate disegnate sulla polvere sono la dimostrazione di questo eccesso di
virtuosismo».
Il nucleo principale della mostra è allestito nel Salone Principale, con un percorso espositivo
articolato nei generi praticati dal pittore: le nature morte di cucina, gli strumenti musicali e il ritratto.
In mezzo a un gruppo selezionato di dipinti figura anche un’opera inedita, mai riprodotta e mai
esposta al pubblico prima d’ora. Si tratta del Cesto di mele, carciofo, asparagi, un piatto di ciliegie e
un garofano bianco, appesa a fianco della celeberrima Cesta di mele (Collezione Poletti), forse la più
straordinaria natura morta di cucina di Baschenis. Non a caso gli storici dell’arte la mettono
generalmente in relazione alla Fiscella di Caravaggio, per spiegare a quale straordinario modello si
sarebbe ispirato il pittore bergamasco.
Sempre in questo primo settore della rassegna emerge la firmata Cucina con rami, una sorta di
stupefacente “sinfonia” di rami.
Non mancano i soggetti più amati di Baschenis, ovvero gli strumenti musicali, rappresentati da due
vertici del genere: l’incredibile Flauto a becco, chitarra, mandora, violino con arco, liuto attiorbato,
viola da arco bassa, due fogli con spartito musicale, libri e mela e il silenzioso Liuto, mandora, fogli
con notazioni musicali, spinetta, violino con arco, chitarra e pesca.
Le opere di Baschenis volevano principalmente stupire, impressionare, meravigliare l’uomo dell’età
barocca. Ancora oggi il pittore continua a far breccia nell’interesse contemporaneo, grazie all’abilità
virtuosistica trasferita ogni volta sulla tela, in un crescendo performativo che lo conduce, dalle prime
opere più semplici e spoglie, fino alle folgoranti composizioni barocche dell’età avanzata.
La mostra è corredata da un catalogo illustrato – con testi dei curatori, Simone Facchinetti e Angelo
Piazzoli – distribuito gratuitamente ai visitatori; nei fine settimana sarà consegnato, a chi lo
richiederà in reception, il catalogo della mostra Omaggio a Baschenis del 2006 (con i testi di Mina
Gregori e Lanfranco Ravelli).
Grandi restauri: Paris Bordon e Giovan Paolo Cavagna
Prosegue il programma dei Grandi restauri sostenuti e realizzati dalla Fondazione Credito
Bergamasco nella convinzione che le opere d’arte siano beni insostituibili.
«Per le opere d’arte – spiega Angelo Piazzoli, curatore del progetto Grandi Restauri – il restauro è un
intervento necessario, spesso vitale. Questo è il motivo principale che da tempo ci induce a sostenereun’articolata campagna di restauri, finalizzata alla salvaguardia di un patrimonio comune che
riteniamo di valore identitario, come attestato dai restauri di circa trenta capolavori realizzati
direttamente a Palazzo Creberg – da Lorenzo Lotto a Giovan Battista Moroni, dal Moretto ad
Alessandro Allori, da Palma il Vecchio a Romanino, da Paris Bordon a Giovan Paolo Cavagna – che,
prima della restituzione alle comunità di appartenenza, divengono oggetto di ammirazione,
contemplazione e approfondimento dei nostri ospiti, in un percorso virtuoso volto all’educazione al
bello e alla conoscenza del nostro rilevante patrimonio storico-artistico. A questi si aggiungono i
numerosi interventi di ripristino operati direttamente sul territorio, nelle comunità locali».
In questa occasione sarà presentata al pubblico un’opera particolarmente importante dell’Accademia
Tadini di Lovere, ovvero la pala d’altare (proveniente dalla chiesa di Sant’Agostino a Crema) dipinta
da Paris Bordon (1500-1571) e raffigurante la Madonna con il Bambino, san Cristoforo e san Giorgio.
L’opera era già stimata nel corso del Cinquecento, registrata nella Notizia d’opere di disegno di
Marcantonio Michiel. Il restauro, condotto da Minerva Tramonti Maggi e Alberto Sangalli, ha messo
in evidenza la qualità cromatica tutta veneziana della bella pala d’altare.
Assieme a questa testimonianza saranno esposte tre tele di Giovan Paolo Cavagna (1550-1626), forse
il maggiore pittore bergamasco (assieme a Enea Salmeggia) del suo tempo. La prima è un’opera
giovanile, ancora moroniana, conservata presso la chiesa di San Giuliano di Albino. La seconda è
un’opera della maturità e illustra il Miracolo annuale dell’acqua che sgorga dall’arca dei Santi Fermo
e Procolo, collocata presso il monastero di San Benedetto a Bergamo. Infine la terza è un’opera tarda,
raffigurante la Vergine in gloria con le sante Anna e Francesca Romana, proveniente dalla basilica di
Sant’Alessandro in Colonna a Bergamo. Solo quest’ultima sarà esposta a restauro concluso (condotto
da Andrea Lutti). La seconda è già in uno stato di pulitura avanzata mentre la prima è intonsa.
«Questi tre restauri – conclude Angelo Piazzoli – rappresentano la prima tranche di un progetto più
articolato della Fondazione Credito Bergamasco che si svolge nel corso del biennio 2016-2017. Si
tratta di una scelta strategica, finalizzata al recupero di dieci dipinti di Giovan Paolo Cavagna e di
Enea Salmeggia distribuiti sul territorio di Bergamo. Al termine dei restauri, le opere saranno,
ciclicamente, ospitate presso il Palazzo del Credito Bergamasco e, nell’autunno del 2017,
costituiranno il cuore di una mostra incentrata sui due pittori, realizzata dalla Fondazione Creberg in
collaborazione con la Fondazione Adriano Bernareggi».
05
maggio 2016
Baschenis. Ritorno a Palazzo
Dal 05 al 27 maggio 2016
arte antica
Location
PALAZZO CREBERG
Bergamo, Largo Porta Nuova, 2, (Bergamo)
Bergamo, Largo Porta Nuova, 2, (Bergamo)
Orario di apertura
Da lunedì a venerdì (8.20 - 13.20 e 14.50 - 15.50)
Sabato 7, 14 e 21 maggio (14.30 – 20.30) con visite guidate gratuite (ogni ora, a partire dalle 14.30)
Domenica 8, 15 e 22 maggio (10.30 – 19.30) con visite guidate gratuite (10.30, 11.30 e ogni ora a partire dalle 14.30)
Vernissage
5 Maggio 2016, ore 18
Autore
Curatore