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Battista / Galano / Marchetti
Tre artisi, tre linguaggi diversi per raccontare come mutano le consapevolezze nell’essere umano.
Comunicato stampa
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Lo scorso mese si è commemorato il cinquecenteraio della morte di Raffaello. La situazione storica che abbiamo dovuto attraversare ha chiuso precocemente la mostra che lo celebrava al pubblico. Raffaello Sanzio è stato uno dei pittori più celebri del cinquecento italiano. La sua arte ha tracciato le linee direttive per la pittura, il disegno e l’architettura a seguire, influenzando intere generazione di creativi. Ha segnato una transizione con il precedente modo di intendere lo spazio, il colore, l’espressione. Il Cinquecento è stato un importante momento di fioritura per il nostro Paese e credo che, se guardiamo alla nostra storia passata, possiamo leggere con più speranza quella attuale. Per questo l’IkiGai Art Gallery ha scelto di trarre spunto dal nostro ieri per proiettarsi in avanti, ricordando come la bellezza riesca sempre a tracciare i contorni di nuove epoche. Tre artisi, tre linguaggi diversi per raccontare come mutano le consapevolezze nell’essere umano. Sergio Battista esamina, nei suoi scatti, la figura femminile, tanto cara anche a Raffaello con le sue Madonne. Battista è incantato dalla prossemica del corpo della Madre raffaellesca. Nel cinquecento le Madonne, infatti, iniziano a guardare il Bambino, staccandosi dalla fissità tipica medioevale per abbracciare i contorni iconografici dell’eleusa, Madonna della tenerezza, in cui il contatto visivo con il figlio inizia a essere presente. È il ritratto di una figura femminile assunta totalmente nel ruolo di madre affettuosa, quello che Raffaelle dipinge. La transizione contemporanea che Sergio Battista esegue, è quella di traslare questa archetipica figura in donna che guarda direttamente in camera, sottolineando la diversa percezione di se stessa. Le “Madonne” contemporanee sono consapevoli di poter ricoprire più ruoli, donne d’affari, madri, mogli, donne solide e indipendenti. Trovano la loro struttura iconografica non solo nel dare ma anche nel ricevere. Rivendicano, con tutte le loro coraggiose imperfezioni, uno spazio autonomo da ogni altro essere umano.
Lo stesso spazio autonomo che rivendicano i soggetti poetici di Saverio Galano. L’artista si stacca dalla sua precedente produzione, in cui la fissità e l’immobilismo nichilista dei suoi “manichini”, bloccava la creazione in un frammento di incomunicabilità. Qui, invece, i personaggi iniziano a essere tipizzati (burattinai, poeti, contorsionisti, giocolieri) a espandersi nello spazio, a occuparlo, a tenderlo a volersi liberare e librare. Sono immagini di un mondo teatrale e scenico, che immagino aprirsi allo spettatore come le quinte teatrali raffaellesche. Un mondo in cui ancora la comunicazione è complessa, fatta di lettere, suoni spezzati, incompiuti ma di cui i personaggi iniziano a essere consapevoli e la consapevolezza è il primo passo verso il cambiamento, verso un nuovo inizio.
Le opere di Emanuele Marchetti sono intessute da una perizia tecnica in grado di plasmare “manieristici” tessuti, utilizzando tecniche tintorie naturali, antiche. Uscire dagli schemi industriali del presente per recuperare un concetto ancestrale di fare arte, insegna come è possibile vivere nel presente senza dimenticare il passato. L’attenzione alla struttura del colore e ai materiali, delinea vere e proprie archietture poetiche di rara intensità e bellezza. Alla base delle sue creazioni, lo spettatore può immaginare un disegno ben organizzato e ragionato in cui pieni e vuoi, curve e rette sono magistralmente equilibrate. Il sinuoso e consapevole rigore con cui manifesta la sua creatività, rende estremamemte contemporanee le lezioni del passato. Credo che sia proprio questo l’insegnamento più grande che i maestri del passato, come Raffaello, ci abbiano potuto lasciare. Per quanti anni possano passare, il sentimento artistico nascosto dietro le creazioni resta eterno.
Lo stesso spazio autonomo che rivendicano i soggetti poetici di Saverio Galano. L’artista si stacca dalla sua precedente produzione, in cui la fissità e l’immobilismo nichilista dei suoi “manichini”, bloccava la creazione in un frammento di incomunicabilità. Qui, invece, i personaggi iniziano a essere tipizzati (burattinai, poeti, contorsionisti, giocolieri) a espandersi nello spazio, a occuparlo, a tenderlo a volersi liberare e librare. Sono immagini di un mondo teatrale e scenico, che immagino aprirsi allo spettatore come le quinte teatrali raffaellesche. Un mondo in cui ancora la comunicazione è complessa, fatta di lettere, suoni spezzati, incompiuti ma di cui i personaggi iniziano a essere consapevoli e la consapevolezza è il primo passo verso il cambiamento, verso un nuovo inizio.
Le opere di Emanuele Marchetti sono intessute da una perizia tecnica in grado di plasmare “manieristici” tessuti, utilizzando tecniche tintorie naturali, antiche. Uscire dagli schemi industriali del presente per recuperare un concetto ancestrale di fare arte, insegna come è possibile vivere nel presente senza dimenticare il passato. L’attenzione alla struttura del colore e ai materiali, delinea vere e proprie archietture poetiche di rara intensità e bellezza. Alla base delle sue creazioni, lo spettatore può immaginare un disegno ben organizzato e ragionato in cui pieni e vuoi, curve e rette sono magistralmente equilibrate. Il sinuoso e consapevole rigore con cui manifesta la sua creatività, rende estremamemte contemporanee le lezioni del passato. Credo che sia proprio questo l’insegnamento più grande che i maestri del passato, come Raffaello, ci abbiano potuto lasciare. Per quanti anni possano passare, il sentimento artistico nascosto dietro le creazioni resta eterno.
20
maggio 2020
Battista / Galano / Marchetti
Dal 20 maggio al 20 giugno 2020
arte contemporanea
Location
IKIGAI ART GALLERY
Roma, Via Sirte, 39, (Roma)
Roma, Via Sirte, 39, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 11-13.30 e 15-19.30
Vernissage
20 Maggio 2020, h 11.00 con entrata contingentata
Autore
Curatore