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Beat Presser – Sacred places
L’autore cerca di raccontarci l’emozione provata al momento, quel “qualcosa” che si smuove dentro davanti ad un panorama o ad un rituale magico. Spesso i luoghi ripresi nelle foto di Presser sono posti riconoscibili, ora soffocati dal turismo di massa e dall’urbanizzazione eccessiva, come le piramidi in Egitto o in Messico.
Comunicato stampa
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Per l’esposizione “Sacred places” di Beat Presser, si è voluto sviluppare un tema difficile tentando di riunire alcuni gruppi di fotografie scattate in luoghi diversi del pianeta e in viaggi lontani tra loro, anche nel tempo.
L’autore cerca di raccontarci l’emozione provata al momento, quel “qualcosa” che si smuove dentro davanti ad un panorama o ad un rituale magico. Spesso i luoghi ripresi nelle foto di Presser sono posti riconoscibili, ora soffocati dal turismo di massa e dall’urbanizzazione eccessiva, come le piramidi in Egitto o in Messico. Ma anche nelle situazioni piu’ anonime, dove il soggetto non è noto ed è solo accennato in un particolare, il meccanismo è sempre quello della ricerca un po’ mistica, apparentemente casuale, che lo hanno portato ad un suo personale rapporto con il sacro.
Come dice l’autore ”sono luoghi sacri perché crediamo che lo siano o perché effettivamente lo sono e quando ci si arriva lo sentiamo?”.
Nella fotografia, ancora una volta, la rappresentazione che l’autore ci consegna non racconta esattamente la realtà, ma lo spessore dei suoi sentimenti, utilizzando, in questo caso, la tecnica di un bianco e nero molto contrastato e forzato durante la stampa in camera oscura, forse per accentuare la drammaticità e la teatralità dei momenti da lui vissuti.
La mostra è allestita con circa quaranta fotografie “vintage” stampate dall’autore in due formati diversi: 30x40 e 50x60.
L’autore cerca di raccontarci l’emozione provata al momento, quel “qualcosa” che si smuove dentro davanti ad un panorama o ad un rituale magico. Spesso i luoghi ripresi nelle foto di Presser sono posti riconoscibili, ora soffocati dal turismo di massa e dall’urbanizzazione eccessiva, come le piramidi in Egitto o in Messico. Ma anche nelle situazioni piu’ anonime, dove il soggetto non è noto ed è solo accennato in un particolare, il meccanismo è sempre quello della ricerca un po’ mistica, apparentemente casuale, che lo hanno portato ad un suo personale rapporto con il sacro.
Come dice l’autore ”sono luoghi sacri perché crediamo che lo siano o perché effettivamente lo sono e quando ci si arriva lo sentiamo?”.
Nella fotografia, ancora una volta, la rappresentazione che l’autore ci consegna non racconta esattamente la realtà, ma lo spessore dei suoi sentimenti, utilizzando, in questo caso, la tecnica di un bianco e nero molto contrastato e forzato durante la stampa in camera oscura, forse per accentuare la drammaticità e la teatralità dei momenti da lui vissuti.
La mostra è allestita con circa quaranta fotografie “vintage” stampate dall’autore in due formati diversi: 30x40 e 50x60.
09
aprile 2009
Beat Presser – Sacred places
Dal 09 aprile al 30 maggio 2009
fotografia
Location
GALLERIA CONS ARC
Chiasso, Via Francesco Borromini, 2, (Mendrisio)
Chiasso, Via Francesco Borromini, 2, (Mendrisio)
Orario di apertura
LU-VE 9-12/14 18.30 SA 9-12. Chiuso dal 29 aprile al 4 maggio
Vernissage
9 Aprile 2009, ore 17.30
Autore