Il lavoro artistico di Beatrice Vendemiati si realizza in materiali poveri, legni di casse e pancali, cartoni e plastiche di imballaggi, oggetti usati, fili elettrici, vetri di scarto. Su questo corpo grezzo l'artista interviene ad estrarre una improbabile ragione, cercando di derivare nelle composizioni e nella stesura dei colori geometrie e simmetrie, dei ritmi binari che in qualche modo riproducono la simmetria degli organismi biologici. I quadri sono disposti a coppie, rimandano e si completano in un altro quadro; a volte è la singola opera ad essere divisa in due, come sdoppiata, ma ricomposta nel ferreo controllo di spesse cornici. Si percepisce un'urgenza del corpo trattenuta, una scissione tra il dionisiaco della materia e l'apollineo della ragione che appare ricomposta in modo precario: i chiodi, i fili, le colle che tengono insieme il tutto sono infatti ben visibili. E un vetro spezzato o un giocattolo rotto stanno lì a ricordarci che il caso e il tempo sono sempre in agguato a frantumare le nostre geometrie.