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Beatriz Franco – Il mare che resta
Solo alcuni, Beatriz Franco, sanno filtrare l’universo oggettuale attraverso un misterioso processo concettuale e costruire immagini che aderiscono alle illusioni.
Comunicato stampa
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BEATRIZ FRANCO
‘Il mare che resta’
Un mondo straniante ed incantato dove il sale, ‘l’oro bianco’, domina assoluto: il
paesaggio, la vita dell’uomo, della fauna e della flora.
Un microsistema dalle radici talmente antiche da risalire a miliardi di anni prima che l’uomo
popolasse la Terra e così ricco di storia da stupire come un lembo tanto microscopico
abbia attratto popoli, per noi mitici.
I Fenici, i misteriosi Fenici, attraversano il Mediterraneo e fondano la colonia di Mozia:
« Era situata su un'isola che dista sei stadi dalla Sicilia ed era abbellita artisticamente in
sommo grado con numerose belle case, grazie alla prosperità degli abitanti. » scrive
Diodoro Siculo.
Dalle saline i Fenici ricavavano ‘l’oro bianco’, che per secoli è stato davvero merce
preziosissima, e pescavano murici – tutti le abbiamo viste quelle conchiglie che terminano
in una lunga coda - dalle quali ricavavano la porpora per tingere il lino.
E poi i Normanni, Federico II di Svevia menziona le saline nelle Costituzioni di Menfi,
rendendole monopolio della corona, non a caso per la ricchezza che producevano.
Il sale si ‘coltiva’ tra vasche, canali, argini e mare. Una scacchiera di specchi d'acqua dai
tenui colori cangianti e dal rosso cupo delle alghe impercettibili.
Bianco, celeste, arancione, rosa, ocra e acque e sale e lembi di terra creano un paesaggio
di forme e sfumati cromatismi. Sulla superficie dell'acqua, a volte, si rapprende un sottile
strato di cristalli come di neve, è il ‘fiore di sale’. Il profumo è di salmastro e violetta. La
musica è quella del vento e delle onde e del canto degli uccelli.
Immaginiamo lo stupore di Beatriz Franco di fronte ad un mondo così diverso da qualsiasi
sua esperienza.
E non si è lasciata incantare dalla visione di tutti quegli elementi che compongono
l’ambiente, che è pure affascinante ed incantato: vecchi mulini a vento, case coloniche,
abbaglianti coni di sale, aironi e fenicotteri.
Ha isolato da quel suggestivo contesto l’essenza, il messaggio ultimo e determinante che
non si ritrova nel’osservazione dello scenario nel suo complesso, ma nei dettagli là dove il
mare rilascia il suo prezioso dono, cogliendo ‘il sapore’ di un luogo che nessuna ripresa
descrittiva può comunicare.
Immagini astratte che trascendono il mero dato oggettuale, ma come metafore narrano i
moti dell’intimo. Rappresentano degli archetipi di sensazioni e sensibilità, sfuggevoli alla
percezione del reale pur rimanendo agganciate inevitabilmente alla realtà.
E tale è la fotografia: ripresa della realtà.
Solo alcuni, Beatriz Franco, sanno filtrare l’universo oggettuale attraverso un misterioso
processo concettuale e costruire immagini che aderiscono alle illusioni.
Le linee, i ritmi, i colori registrano delle onde musicali che vibrano morbide in una sorta di
ricordo ancestrale. ‘Il mare che resta’ dentro di noi.
BIOGRAFIA
BEATRIZ FRANCO, nata a Salvador (Brasile) nel 1976. Si è laureata in psicologia nel
1999. Autodidatta in fotografia, ha cominciato a fotografare a 7 anni.
Ha studiato con il pittore argentino Alejandro Kantemiroff, con il quale ha sviluppato lo
studio del disegno come ricerca ed espressione dell’inconscio. Questo concetto si è
approfondito più ampiamente negli anni successivi nel suo lavoro con la fotografia. Dal
2001 viene invitata a partecipare a diverse mostre collettive ed individuali: Museu de Arte
Moderna da Bahia, Museu Afro-Brasil de São Paulo, Bienal do Recôncavo, Instituto
Goethe, Centro Cultural da Caixa, Aliança Francesa, Associação Cultural Brasil Estados
Unidos, ecc.
E’ la più giovane artista ad essere inserita nel libro “A História da Fotografia na Bahia
1839-2006”. Il suo lavoro fa parte della collezione del MAM-BA (Museo di Arte Moderna di
Bahia).
Nel 2009 le è stata assegnata una borsa di studio per una residenza artistica in Italia,
promossa dal Fondo di Cultura di Bahia.
Nel 2010 ha ricevuto il premio Brasil Arte Contemporanea della Fondazione Biennale di
San Paolo con il lavoro che ha realizzato in Italia.
Vive e lavora tra San Paolo e Salvador in Brasile.
‘Il mare che resta’
Un mondo straniante ed incantato dove il sale, ‘l’oro bianco’, domina assoluto: il
paesaggio, la vita dell’uomo, della fauna e della flora.
Un microsistema dalle radici talmente antiche da risalire a miliardi di anni prima che l’uomo
popolasse la Terra e così ricco di storia da stupire come un lembo tanto microscopico
abbia attratto popoli, per noi mitici.
I Fenici, i misteriosi Fenici, attraversano il Mediterraneo e fondano la colonia di Mozia:
« Era situata su un'isola che dista sei stadi dalla Sicilia ed era abbellita artisticamente in
sommo grado con numerose belle case, grazie alla prosperità degli abitanti. » scrive
Diodoro Siculo.
Dalle saline i Fenici ricavavano ‘l’oro bianco’, che per secoli è stato davvero merce
preziosissima, e pescavano murici – tutti le abbiamo viste quelle conchiglie che terminano
in una lunga coda - dalle quali ricavavano la porpora per tingere il lino.
E poi i Normanni, Federico II di Svevia menziona le saline nelle Costituzioni di Menfi,
rendendole monopolio della corona, non a caso per la ricchezza che producevano.
Il sale si ‘coltiva’ tra vasche, canali, argini e mare. Una scacchiera di specchi d'acqua dai
tenui colori cangianti e dal rosso cupo delle alghe impercettibili.
Bianco, celeste, arancione, rosa, ocra e acque e sale e lembi di terra creano un paesaggio
di forme e sfumati cromatismi. Sulla superficie dell'acqua, a volte, si rapprende un sottile
strato di cristalli come di neve, è il ‘fiore di sale’. Il profumo è di salmastro e violetta. La
musica è quella del vento e delle onde e del canto degli uccelli.
Immaginiamo lo stupore di Beatriz Franco di fronte ad un mondo così diverso da qualsiasi
sua esperienza.
E non si è lasciata incantare dalla visione di tutti quegli elementi che compongono
l’ambiente, che è pure affascinante ed incantato: vecchi mulini a vento, case coloniche,
abbaglianti coni di sale, aironi e fenicotteri.
Ha isolato da quel suggestivo contesto l’essenza, il messaggio ultimo e determinante che
non si ritrova nel’osservazione dello scenario nel suo complesso, ma nei dettagli là dove il
mare rilascia il suo prezioso dono, cogliendo ‘il sapore’ di un luogo che nessuna ripresa
descrittiva può comunicare.
Immagini astratte che trascendono il mero dato oggettuale, ma come metafore narrano i
moti dell’intimo. Rappresentano degli archetipi di sensazioni e sensibilità, sfuggevoli alla
percezione del reale pur rimanendo agganciate inevitabilmente alla realtà.
E tale è la fotografia: ripresa della realtà.
Solo alcuni, Beatriz Franco, sanno filtrare l’universo oggettuale attraverso un misterioso
processo concettuale e costruire immagini che aderiscono alle illusioni.
Le linee, i ritmi, i colori registrano delle onde musicali che vibrano morbide in una sorta di
ricordo ancestrale. ‘Il mare che resta’ dentro di noi.
BIOGRAFIA
BEATRIZ FRANCO, nata a Salvador (Brasile) nel 1976. Si è laureata in psicologia nel
1999. Autodidatta in fotografia, ha cominciato a fotografare a 7 anni.
Ha studiato con il pittore argentino Alejandro Kantemiroff, con il quale ha sviluppato lo
studio del disegno come ricerca ed espressione dell’inconscio. Questo concetto si è
approfondito più ampiamente negli anni successivi nel suo lavoro con la fotografia. Dal
2001 viene invitata a partecipare a diverse mostre collettive ed individuali: Museu de Arte
Moderna da Bahia, Museu Afro-Brasil de São Paulo, Bienal do Recôncavo, Instituto
Goethe, Centro Cultural da Caixa, Aliança Francesa, Associação Cultural Brasil Estados
Unidos, ecc.
E’ la più giovane artista ad essere inserita nel libro “A História da Fotografia na Bahia
1839-2006”. Il suo lavoro fa parte della collezione del MAM-BA (Museo di Arte Moderna di
Bahia).
Nel 2009 le è stata assegnata una borsa di studio per una residenza artistica in Italia,
promossa dal Fondo di Cultura di Bahia.
Nel 2010 ha ricevuto il premio Brasil Arte Contemporanea della Fondazione Biennale di
San Paolo con il lavoro che ha realizzato in Italia.
Vive e lavora tra San Paolo e Salvador in Brasile.
29
gennaio 2011
Beatriz Franco – Il mare che resta
Dal 29 gennaio al 20 febbraio 2011
fotografia
Location
FONDAZIONE SOZZANI
Milano, Corso Como, 10, (Milano)
Milano, Corso Como, 10, (Milano)
Orario di apertura
Martedì, Venerdì, Sabato e Domenica 10.30-19.30
Mercoledì, Giovedì 10.30-21.00
Lunedì 15.30-19.30
Vernissage
29 Gennaio 2011, dalle ore 15 alle ore 19.
Autore
Curatore