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Beauty Codes (order/disorder/chaos) – Prologo: Lili Reynaud – Dewar
Beauty Codes (order/disorder/chaos), nata dal lavoro congiunto di CURA.BASEMENT Roma, Fondazione Giuliani Roma e #kunsthallelissabon Lisbona, si sviluppa, nell’arco di sei mesi, in tre tappe successive. Ospite del primo appuntamento romano l’artista francese Lili Reynaud – Dewar.
Comunicato stampa
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PROLOGO
CURA.BASEMENT Roma
Lili Reynaud-Dewar
Il lavoro Why should our bodies end at the skin? (2012) dell’artista francese Lili Reynaud- Dewar rappresenta il trait d’union di una pièce articolata in tre atti e stage distinti, quando in uno stato di ordine, armonia e quiete, il narratore-autore preannuncia il climax degli eventi successivi. Come all’interno della tradizione classica, la voce narrante è qui chiamata a introdurre l’azione scenica prima del suo vero e proprio inizio, a raccontare gli avvenimenti e le conseguenti azioni che, attraverso un percorso asistematico, arrivavano alla perdita di controllo, al capovolgimento dei ruoli, al disordine, alla moltiplicazione di forme e prospettive e infine alla ricomposizione (mai ordinata) dell’assetto precedente.
Il lavoro di Lili Reynaud-Dewar da sempre incentrato sul rapporto tra corpo, linguaggio, letteratura e identità costituisce nell’ambito della mise en scéne della mostra il deus ex machina di antica memoria, la voce narrante che accompagna il complesso svolgersi dell’intera performance. Esordisce con un assolo rivolto direttamente al pubblico in cui introduce il susseguirsi di future vicende:
Perché la pelle rappresenta la parte finale dei nostri corpi?
La video-performance, ambientata nell’anfiteatro romano di Arles, porta l’artista a elaborare una diversa riflessione sul corpo umano. Pur afferendo nel compiersi dell’azione alla
via ricciotti 4 – 00195 roma www.curamagazine.com — info@curamagazine.com
tradizione classica, volta alla proporzione armonica e formale del corpus scultoreo, l’artista parla qui di oggetti reiterati, contravvenendo proprio a quella tradizione e annunciando, nel compromettere l’ordine stabilito, gli eventi successivi:
Penso che queste figure convulse, con le loro pose abbastanza demenziali, siano una specie di fantasia, per cui tali figure molto formali potrebbero di colpo iniziare a muoversi di loro iniziativa, emancipate dal loro ruolo nella società, e diventare trasgressive (L.R.D.).
Una performance in potenza, dunque, in procinto di muoversi, danzare, ribellarsi alla misura statica che viene imposta loro. Altresì il fatto che la scena si svolga nella zona del teatro normalmente destinata al pubblico, preannuncia un sovvertimento di regole e ruoli.
Gli oggetti reiterati, le parti del corpo, escono dalla narrazione e si palesano nello spazio espositivo. Essi stessi, così come il suono, diventano scultura, protagonisti già di nuovi scenari. Nuovi attori, protagonisti di altri palcoscenici. La riproduzione, nello spazio reale, della forma ormai compiuta dell’oggetto scolpito, osservato altresì nel suo farsi, porta in scena un topos della storia dell’arte, quello della rappresentazione nella stessa scena dei tempi consecutivi della medesima narrazione. Ma altresì rapportato alla finzione del tempo rappreso, il prima e il dopo della stessa azione.
CURA.BASEMENT Roma
Lili Reynaud-Dewar
Il lavoro Why should our bodies end at the skin? (2012) dell’artista francese Lili Reynaud- Dewar rappresenta il trait d’union di una pièce articolata in tre atti e stage distinti, quando in uno stato di ordine, armonia e quiete, il narratore-autore preannuncia il climax degli eventi successivi. Come all’interno della tradizione classica, la voce narrante è qui chiamata a introdurre l’azione scenica prima del suo vero e proprio inizio, a raccontare gli avvenimenti e le conseguenti azioni che, attraverso un percorso asistematico, arrivavano alla perdita di controllo, al capovolgimento dei ruoli, al disordine, alla moltiplicazione di forme e prospettive e infine alla ricomposizione (mai ordinata) dell’assetto precedente.
Il lavoro di Lili Reynaud-Dewar da sempre incentrato sul rapporto tra corpo, linguaggio, letteratura e identità costituisce nell’ambito della mise en scéne della mostra il deus ex machina di antica memoria, la voce narrante che accompagna il complesso svolgersi dell’intera performance. Esordisce con un assolo rivolto direttamente al pubblico in cui introduce il susseguirsi di future vicende:
Perché la pelle rappresenta la parte finale dei nostri corpi?
La video-performance, ambientata nell’anfiteatro romano di Arles, porta l’artista a elaborare una diversa riflessione sul corpo umano. Pur afferendo nel compiersi dell’azione alla
via ricciotti 4 – 00195 roma www.curamagazine.com — info@curamagazine.com
tradizione classica, volta alla proporzione armonica e formale del corpus scultoreo, l’artista parla qui di oggetti reiterati, contravvenendo proprio a quella tradizione e annunciando, nel compromettere l’ordine stabilito, gli eventi successivi:
Penso che queste figure convulse, con le loro pose abbastanza demenziali, siano una specie di fantasia, per cui tali figure molto formali potrebbero di colpo iniziare a muoversi di loro iniziativa, emancipate dal loro ruolo nella società, e diventare trasgressive (L.R.D.).
Una performance in potenza, dunque, in procinto di muoversi, danzare, ribellarsi alla misura statica che viene imposta loro. Altresì il fatto che la scena si svolga nella zona del teatro normalmente destinata al pubblico, preannuncia un sovvertimento di regole e ruoli.
Gli oggetti reiterati, le parti del corpo, escono dalla narrazione e si palesano nello spazio espositivo. Essi stessi, così come il suono, diventano scultura, protagonisti già di nuovi scenari. Nuovi attori, protagonisti di altri palcoscenici. La riproduzione, nello spazio reale, della forma ormai compiuta dell’oggetto scolpito, osservato altresì nel suo farsi, porta in scena un topos della storia dell’arte, quello della rappresentazione nella stessa scena dei tempi consecutivi della medesima narrazione. Ma altresì rapportato alla finzione del tempo rappreso, il prima e il dopo della stessa azione.
27
aprile 2015
Beauty Codes (order/disorder/chaos) – Prologo: Lili Reynaud – Dewar
Dal 27 aprile al 15 giugno 2015
arte contemporanea
performance - happening
performance - happening
Location
BASEMENT ROMA
Roma, Via Nicola Ricciotti, 4, (Roma)
Roma, Via Nicola Ricciotti, 4, (Roma)
Orario di apertura
martedì -venerdì 14.30 - 18.30
Vernissage
27 Aprile 2015, h 19
Autore