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Beauty Farm. La bellezza del corpo tra idealizzazione e ossessione
L’idea della mostra è quella di scandagliare, attraverso la testimonianza
di una quindicina di artisti contemporanei, lo statuto della Bellezza oggi nell’arte, sospesa soprattutto tra ossessione e idealizzazione.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Da ideale classico per eccellenza a simbolo di perfezione
solo apparente e “superficiale” nell’odierna società
dello spettacolo, la bellezza è oggi insieme la metafora di
uno status sociale e di una condizione esistenziale, una
qualità ottenibile a suon di creme, lifting e palestra e un
simbolo di perfezione interiore, un traguardo a portata di
tutti o un sogno apparentemente irrealizzabile.
Da sempre inseguita dagli artisti nei secoli passati e
oggi, spesso, disprezzata dagli autori contemporanei per la
carica di retorica un po’ “vecchio stile” che rischia sempre
di portarsi dietro, la Bellezza oggi appare come un oggetto
assai difficilmente identificabile, allo stesso tempo una
condizione invidiabile e un testimone ingombrante che
sembra però non volersi fare da parte rispetto ai “nuovi”
miti della contemporaneità.
L’idea della mostra è quella di scandagliare, attraverso
la testimonianza di diciassette artisti contemporanei,
lo statuto della Bellezza oggi nell’arte, sospesa soprattutto
tra ossessione e idealizzazione.
Dai corpi potentemente realistici, tutt’altro che idealizzati,
portati nel bronzo dallo scultore Giuseppe Bergomi,
a quelli, venati da un senso di inquietudine interiore,
del pittore napoletano Federico Lombardo; dai corpi classici,
che sembrano usciti da un’atmosfera fiabesca,diNicola
Verlato, a quelli scolpiti nel legno, ma attraversati da inquietanti
colature di resina, dell’altoatesinoAronDemetz;
e ancora, dalle patinate ma sottilmente perturbanti fotografie
di adolescenti di Nicola Vinci agli strabordanti collages
di Felipe Cardeña, dove gli ideali di bellezza classica
sono decontestualizzati attraverso variopintii sfondi floreali;
e ancora, la bellezza di questo nuovo millennio è
scandagliata attraverso le sculture in marmo di Michelangelo
Galliani, i complessi e stratificati ritratti femminili di
Cristiano Tassinari, i raffinati volti dipinti da Paul Beel, le
esuberanti e patinate foto diDavid LaChapelle, i grandi visi
diTarik Berber, le scioccanti fotografie di RobertGligorov,
i sensuali e inquietanti corpi maschili di Giulio Durini; ci
sono infine le foto di Orlan, nelle quali la bellezza è ridefinita
secondo canoni non convenzionali per la tradizione
occidentale, gli ambigui scatti di “Artificial Beauty” diMicha
Klein, le corrosive videoinstallazioni di ErwinOlaf dedicate
al glamour internazionale, e i tormentati collages di
Daniele Buetti, dove i volti delle modelle sono “sfregiati”
dal marchio delle più celebri case di moda.
solo apparente e “superficiale” nell’odierna società
dello spettacolo, la bellezza è oggi insieme la metafora di
uno status sociale e di una condizione esistenziale, una
qualità ottenibile a suon di creme, lifting e palestra e un
simbolo di perfezione interiore, un traguardo a portata di
tutti o un sogno apparentemente irrealizzabile.
Da sempre inseguita dagli artisti nei secoli passati e
oggi, spesso, disprezzata dagli autori contemporanei per la
carica di retorica un po’ “vecchio stile” che rischia sempre
di portarsi dietro, la Bellezza oggi appare come un oggetto
assai difficilmente identificabile, allo stesso tempo una
condizione invidiabile e un testimone ingombrante che
sembra però non volersi fare da parte rispetto ai “nuovi”
miti della contemporaneità.
L’idea della mostra è quella di scandagliare, attraverso
la testimonianza di diciassette artisti contemporanei,
lo statuto della Bellezza oggi nell’arte, sospesa soprattutto
tra ossessione e idealizzazione.
Dai corpi potentemente realistici, tutt’altro che idealizzati,
portati nel bronzo dallo scultore Giuseppe Bergomi,
a quelli, venati da un senso di inquietudine interiore,
del pittore napoletano Federico Lombardo; dai corpi classici,
che sembrano usciti da un’atmosfera fiabesca,diNicola
Verlato, a quelli scolpiti nel legno, ma attraversati da inquietanti
colature di resina, dell’altoatesinoAronDemetz;
e ancora, dalle patinate ma sottilmente perturbanti fotografie
di adolescenti di Nicola Vinci agli strabordanti collages
di Felipe Cardeña, dove gli ideali di bellezza classica
sono decontestualizzati attraverso variopintii sfondi floreali;
e ancora, la bellezza di questo nuovo millennio è
scandagliata attraverso le sculture in marmo di Michelangelo
Galliani, i complessi e stratificati ritratti femminili di
Cristiano Tassinari, i raffinati volti dipinti da Paul Beel, le
esuberanti e patinate foto diDavid LaChapelle, i grandi visi
diTarik Berber, le scioccanti fotografie di RobertGligorov,
i sensuali e inquietanti corpi maschili di Giulio Durini; ci
sono infine le foto di Orlan, nelle quali la bellezza è ridefinita
secondo canoni non convenzionali per la tradizione
occidentale, gli ambigui scatti di “Artificial Beauty” diMicha
Klein, le corrosive videoinstallazioni di ErwinOlaf dedicate
al glamour internazionale, e i tormentati collages di
Daniele Buetti, dove i volti delle modelle sono “sfregiati”
dal marchio delle più celebri case di moda.
29
ottobre 2009
Beauty Farm. La bellezza del corpo tra idealizzazione e ossessione
Dal 29 ottobre all'undici novembre 2009
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE DURINI
Milano, Via Santa Maria Valle, 2, (Milano)
Milano, Via Santa Maria Valle, 2, (Milano)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle 14 alle18
Vernissage
29 Ottobre 2009, ore 18
Autore
Curatore