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Becoming place
Il progetto Becoming Place è una riflessione sullo spazio inteso come “luogo in divenire”
Comunicato stampa
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Il progetto Becoming Place è una riflessione sullo spazio inteso come “luogo in divenire”.
Gli artisti selezionati, attraverso diversi linguaggi espressivi, quali il video, l’installazione, la pittura,
la fotografia, intendono, da un lato considerare l’operazione artistica come un fenomeno di natura
essenzialmente fisica: fare arte significa occupare una porzione di spazio; la conferma dell'intrinseca
essenza di questo rapporto è offerta in un gioco di identità fra il segno linguistico e la sua collocazione
spaziale. Dall’altro lato il concetto di spazio si lega a costruzioni mentali più elaborate in
cui il luogo si dilata a tal punto da uscire fuori dai propri margini fisici e da coinvolgere realtà che
sono “altre” rispetto alla propria.
Francesca Cogni presenta un’installazione site-specific dal titolo Mare Bianco, nome con cui, durante
il medioevo, il Mediterraneo veniva chiamato dagli arabi.
Il lavoro, sviluppato sui camminamenti esterni del castello di San Terenzo, riprende la storia di
quello che durante il X e XI secolo era il luogo deputato a difendere il borgo dalle incursioni di
pirati Barbareschi lungo le coste del Mediterraneo. L’artista, partendo proprio dalla definizione di
“barbaro”, colui che parla in modo incomprensibile, da cui straniero, propone un confronto tra ciò
che definisce «il campo ed il controcampo del Mare Bianco», ovvero l’incontro-scontro tra la cultura
araba e quella italiana. Tale scambio culturale si manifesta in un intreccio linguistico che Cogni
evidenzia attraverso due tracce audio in cui un italiano ripete, balbettando, frasi in arabo, e un arabo
ripete, balbettando, frasi in italiano. Si determina così una promiscuità culturale e umana tale da
creare un disorientamento identitario delle due parti, una perdita di due punti di vista distinti: un
concetto che l’artista concretizza in una delle garitte che affacciano sul mare, dove in una camera
oscura è possibile ascoltare suoni che rimandano alle barche dei migranti che oggi dal nord Africa
partono per l'Italia; lo sguardo all'interno della torretta, è il ribaltamento di chi è all'esterno, il controcampo appunto, è l'occhio di chi guarda l'Italia dal mare.
Il video Roundabout, realizzato da Moio&Sivelli per il progetto Napoli est, nasce dall’idea di “trasformare” un luogo urbano ben preciso: una rotonda smista-traffico di Ponticelli, alla periferia
norddella città di Napoli. Progettata per essere una fontana, ma che già da qualche tempo risulta essere
non più funzionante, la rotonda si classifica come uno dei tanti esempi di arredo urbano fine a se
stesso, che non risolve le reali problematiche di una delle zone più “a rischio” della città, e attorno
alla quale si assiste al continuo passaggio di automobilisti sull’”orlo di una crisi di nervi”. Attraverso
un immaginario ludico e ironico, tipico del proprio lavoro, il duo artistico cattura e mette a fuoco
alcuni momenti di routine che si svolgono attorno alla rotonda e li proietta in un ritmo vorticoso e
frenetico in cui i suoni, le voci e i colori rimandano alla giostra di un luna-park.
I Landscape di Eugenio Tibaldi offrono una visione, quasi scientifica, di quelle che possono essere
definite le “archietetture della periferia”. La cartellonistica pubblicitaria lungo i margini delle strade,
gli accumuli di copertoni di seconda mano, lunghe file di cassonetti dell’immondizia, le case
abusive: tutti elementi che non soltanto incidono fortemente sull’aspetto architettonico ed ambientale
di un territorio, ma ne mostrano l’identità attraverso specificità economiche e sociali.
L’artista, procede nel lavoro attraverso due fasi: ricerca e fotografa gli ambienti; ne elimina, attraverso
l’uso dell’acrilico bianco, ciò che vi è di superfluo, di non utile alla propria ricerca che punta
a «tracciare il percorso di un’economia di margine, quasi invisibile e parallela a quella ufficiale».
Il video Untitled di Nikola Uzunovski gioca su una provocazione: il loop della scritta “tutto ciò che
vedrai dopo questa scritta sarà il tuo video”, spinge immediatamente l’osservatore oltre lo spazio in
cui si trova, oltre un’esperienza diretta e unilaterale dell’opera d’arte e verso una presa di coscienza
della propria vita intesa come “realizzazione artistica”. Il video dunque diventa spunto, da un lato
per una “percezione ecologica” di sé, vale a dire che è attraverso la percezione di sé nel proprio ambiente che l'individuo diventa consapevole della sua situazione immediata: dove si trova e che cosa
sta facendo. Dall’altro diventa stimolo per una “percezione interpersonale" di sé, attraverso cui l'individuo diventa consapevole delle proprie interazioni sociali e con il mondo in cui vive.
Luigi Giovinazzo
Gli artisti selezionati, attraverso diversi linguaggi espressivi, quali il video, l’installazione, la pittura,
la fotografia, intendono, da un lato considerare l’operazione artistica come un fenomeno di natura
essenzialmente fisica: fare arte significa occupare una porzione di spazio; la conferma dell'intrinseca
essenza di questo rapporto è offerta in un gioco di identità fra il segno linguistico e la sua collocazione
spaziale. Dall’altro lato il concetto di spazio si lega a costruzioni mentali più elaborate in
cui il luogo si dilata a tal punto da uscire fuori dai propri margini fisici e da coinvolgere realtà che
sono “altre” rispetto alla propria.
Francesca Cogni presenta un’installazione site-specific dal titolo Mare Bianco, nome con cui, durante
il medioevo, il Mediterraneo veniva chiamato dagli arabi.
Il lavoro, sviluppato sui camminamenti esterni del castello di San Terenzo, riprende la storia di
quello che durante il X e XI secolo era il luogo deputato a difendere il borgo dalle incursioni di
pirati Barbareschi lungo le coste del Mediterraneo. L’artista, partendo proprio dalla definizione di
“barbaro”, colui che parla in modo incomprensibile, da cui straniero, propone un confronto tra ciò
che definisce «il campo ed il controcampo del Mare Bianco», ovvero l’incontro-scontro tra la cultura
araba e quella italiana. Tale scambio culturale si manifesta in un intreccio linguistico che Cogni
evidenzia attraverso due tracce audio in cui un italiano ripete, balbettando, frasi in arabo, e un arabo
ripete, balbettando, frasi in italiano. Si determina così una promiscuità culturale e umana tale da
creare un disorientamento identitario delle due parti, una perdita di due punti di vista distinti: un
concetto che l’artista concretizza in una delle garitte che affacciano sul mare, dove in una camera
oscura è possibile ascoltare suoni che rimandano alle barche dei migranti che oggi dal nord Africa
partono per l'Italia; lo sguardo all'interno della torretta, è il ribaltamento di chi è all'esterno, il controcampo appunto, è l'occhio di chi guarda l'Italia dal mare.
Il video Roundabout, realizzato da Moio&Sivelli per il progetto Napoli est, nasce dall’idea di “trasformare” un luogo urbano ben preciso: una rotonda smista-traffico di Ponticelli, alla periferia
norddella città di Napoli. Progettata per essere una fontana, ma che già da qualche tempo risulta essere
non più funzionante, la rotonda si classifica come uno dei tanti esempi di arredo urbano fine a se
stesso, che non risolve le reali problematiche di una delle zone più “a rischio” della città, e attorno
alla quale si assiste al continuo passaggio di automobilisti sull’”orlo di una crisi di nervi”. Attraverso
un immaginario ludico e ironico, tipico del proprio lavoro, il duo artistico cattura e mette a fuoco
alcuni momenti di routine che si svolgono attorno alla rotonda e li proietta in un ritmo vorticoso e
frenetico in cui i suoni, le voci e i colori rimandano alla giostra di un luna-park.
I Landscape di Eugenio Tibaldi offrono una visione, quasi scientifica, di quelle che possono essere
definite le “archietetture della periferia”. La cartellonistica pubblicitaria lungo i margini delle strade,
gli accumuli di copertoni di seconda mano, lunghe file di cassonetti dell’immondizia, le case
abusive: tutti elementi che non soltanto incidono fortemente sull’aspetto architettonico ed ambientale
di un territorio, ma ne mostrano l’identità attraverso specificità economiche e sociali.
L’artista, procede nel lavoro attraverso due fasi: ricerca e fotografa gli ambienti; ne elimina, attraverso
l’uso dell’acrilico bianco, ciò che vi è di superfluo, di non utile alla propria ricerca che punta
a «tracciare il percorso di un’economia di margine, quasi invisibile e parallela a quella ufficiale».
Il video Untitled di Nikola Uzunovski gioca su una provocazione: il loop della scritta “tutto ciò che
vedrai dopo questa scritta sarà il tuo video”, spinge immediatamente l’osservatore oltre lo spazio in
cui si trova, oltre un’esperienza diretta e unilaterale dell’opera d’arte e verso una presa di coscienza
della propria vita intesa come “realizzazione artistica”. Il video dunque diventa spunto, da un lato
per una “percezione ecologica” di sé, vale a dire che è attraverso la percezione di sé nel proprio ambiente che l'individuo diventa consapevole della sua situazione immediata: dove si trova e che cosa
sta facendo. Dall’altro diventa stimolo per una “percezione interpersonale" di sé, attraverso cui l'individuo diventa consapevole delle proprie interazioni sociali e con il mondo in cui vive.
Luigi Giovinazzo
21
giugno 2006
Becoming place
Dal 21 giugno al 02 luglio 2006
arte contemporanea
Location
CASTELLO DI SAN TERENZO
Lerici, Via Giuseppe Garibaldi-san Terenzo, (La Spezia)
Lerici, Via Giuseppe Garibaldi-san Terenzo, (La Spezia)
Vernissage
21 Giugno 2006, ore 18
Autore
Curatore