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Ben Ormenese
La mostra verrà principalmente dedicata alle opere dell’ultimo periodo, che
hanno suscitato, negli ultimi tre anni, l’interesse di alcuni musei italiani per il forte potenziale di sviluppo ed uscita dal movimento del Cinetismo Internazionale.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dopo la mostra dedicata ad Emilio Vedova la Galleria PoliArt di Milano organizza dal 25 marzo sino al 27 aprile, una personale del maestro friulano Ben Ormenese (1930), già conosciuto a Milano negli anni Settanta nei quali aveva esposto alla Vismara, alla Blu (collettiva) e alla Galleria Falchi.
La mostra verrà principalmente dedicata alle opere dell'ultimo periodo, che hanno suscitato, negli ultimi tre anni, l'interesse di alcuni musei italiani(GAM di Spoleto, Musei di San Salvatore in Lauro di Roma, Musei di Villa Pisani di Stra), per il forte potenziale di sviluppo ed uscita dal movimento del Cinetismo Internazionale. Verranno esposte circa venticinque opere, con alcune testimonianze del lavoro del maestro dal 1967 ad oggi, nelle
quali sarà possibile osservare la straordinaria capacità di Ormenese che, nell'ambito di un inconfondibile stile dedicato alle sperimentazioni sul legno, ha saputo passare dalla più profonda astrazione di matrice strutturalista, alla virtuosistica figurazione espressionista, sino all'assoluta originalità degli ultimi anni cinetici.
Attività espositiva:
Tra il 1964 e il 1978 mostre di Ben Ormenese sono state organizzate in diverse gallerie private, tra cui, Galleria Vinciana (Vr), Galleria Vismara (Mi), Galleria Ravagnan (Ve), Galleria Blu (Mi, collettiva), Galleria Centro
(BS), Gallerie Falchi (Mi), Galleria Teufel (Colonia), Royal Academy (Londra).
Attività espositiva degli ultimi anni:
1998 Bologna, Galleria Paolo Nanni.
Bologna, Galleria PoliArt.
2000 Sacile (PN), Galleria Studio GR.
2001 Pordenone, Galleria Tarozzi.
2002 Seregno Galleria S.A.3.
2002 Spoleto, Museo Civico d'Arte Contemporanea, "Testimonianze del Cinetismo
in Francia e in Italia".
2002 Roma, Museo di San Salvatore in Lauro, "testimonianze del Cinetismo internazionale".
2002 Roma, Galleria Margotta 92.
2003 Stra (Vicenza), Museo di Villa Pisani, "Ormenese e Costalonga".
2004 Cesena, Galleria Maretti
BEN ORMENESE
Benito Ormenese nasce a Prata di Pordenone nel 1930. Nei primi anni Sessanta decide di abbandonare la facoltà di architettura per dedicarsi interamente alla pittura, trasferendosi a Milano. Sono questi anni di un'evoluzione precoce, che lo porta ad indagare le potenzialità del colore attraverso la determinante influenza dell'informale più iconoclasta. Ma la vocazione dell'artista
friulano è legata alla costruzione e, dunque, già dal 1964 inizia la sue ricerche sul materiale cui dedicherà gran parte della sua arte e cioè il legno.
Abbandonato il tradizionale pennello inizia le sue ricerche strutturali, considerando il quadro come un elemento che si fa nello spazio, quasi mosso da motivazioni dinamiche interne. E' nel 1964 la mostra alla galleria San Luca di Verona
e nel 1966 alla Vinciana di Milano. Nella sua netta direzione oggettuale Ormenese sarà sempre attento alle condizioni percettive delle opere, allo scarto che si verifica tra la superficialità illusoria degli incastri delle forme e la presa di coscienza della plasticità tangibile di quelle stesse forme: le sue aggregazioni non solo si collocano sulla superficie e nello spazio, ma creano superficie e spazio. E' in tale ambito di ricerca che
dai primi anni Sessanta 1964 aveva iniziato il ciclo delle "strutture lamellari", in cui emerge l'interesse per la mutevolezza percettiva a seconda della luce e della posizione variabile dell'osservatore. Questa fondamentale fase
"ottica", si occupa della luce, del colore e del movimento percettivo, ma anche,
persistentemente, di quelle zone di ambiguità in cui è difficile distinguere tra ciò che
è presente e ciò che è assente, ma che continua ad apparire. Contestualmente Ormenese continua le sperimentazione sul legno, che modella, vernicia, brucia persino, per costringerlo alla propria creatività, ben sapendo, come insegnava l'Alighieri, che la forma s'accorderà "a l'intenzion de l'arte" solo se l'artista
avrà conosciuto quanto la materia è "sorda". E' con questi cicli di opere che approda alla galleria Vismara nel 1968 e alla Falchi nel 1970, dopo la presenza ad una collettiva alla Blu, sempre a Milano. Ma è l'incontro con l'illuminante personalità del gallerista milanese Silvano Falchi, il momento determinante di questi anni, per dare fiducia ad una ricerca forse troppo rigorosa e solitaria. Nell'arco di pochi anni vengono organizzate mostre in Italia e all'estero, dalla galleria Ravagnan di Venezia, alla Teufel di Köln alla Royal Academy di Londra nel 1978. Un critico importante come
Luciano Caramel s'interessa al suo lavoro, ma lo schivo Ormenese improvvisamente, dopo una grave crisi che lo porta a distruggere gran parte del suo lavoro in un notturno e silenzioso falò, preferisce ritirarsi nella sua Sacile, nella quale continuerà la sua ricerca in solitudine.
Siamo nel 1978. Per vent'anni, fino al 1998, lavorerà instancabilmente, affrontando con la sua assoluta padronanza artigiana, la scultura lignea, procedendo sempre per aggregazione strutturale, in un tentativo folle e sublime insieme di cogliere la consustanzialità, contraddittoria ma certa, di presenzae
assenza. Nel 1998 la Galleria PoliArt di Bologna organizza, con lo stupore di chi ritrova un tesoro dimenticato, un'antologica del maestro, con un catalogo a cura di Leonardo Conti. Dello stesso anno è la personale alla Galleria Paolo Nanni, sempre a Bologna. Già da qualche anno Ormenese ha cominciato un nuovo ciclo di opere a "strutture lamellari", che può definirsi riassuntivo ed esemplificativo di una ricerca che dura da quarant'anni. Del 2000 è
la mostra allo Studio GR di Sacile e l'incontro con il critico d'arte Giovanni Granzotto. Seguiranno una serie di mostre in diversi musei, tra cui la GAM di Spoleto, i Musei di San Salvatore in Lauro di Roma, il Museo di Villa Pisani a Stra, incentrate sulle confluenze dell'arte di Ormenese con il movimento europeo dell'Arte Cinetica e Programmata e nelle quali si occupano del suo lavoro Dino Marangon, Giovanni Granzotto e Leonardo Conti.
La mostra verrà principalmente dedicata alle opere dell'ultimo periodo, che hanno suscitato, negli ultimi tre anni, l'interesse di alcuni musei italiani(GAM di Spoleto, Musei di San Salvatore in Lauro di Roma, Musei di Villa Pisani di Stra), per il forte potenziale di sviluppo ed uscita dal movimento del Cinetismo Internazionale. Verranno esposte circa venticinque opere, con alcune testimonianze del lavoro del maestro dal 1967 ad oggi, nelle
quali sarà possibile osservare la straordinaria capacità di Ormenese che, nell'ambito di un inconfondibile stile dedicato alle sperimentazioni sul legno, ha saputo passare dalla più profonda astrazione di matrice strutturalista, alla virtuosistica figurazione espressionista, sino all'assoluta originalità degli ultimi anni cinetici.
Attività espositiva:
Tra il 1964 e il 1978 mostre di Ben Ormenese sono state organizzate in diverse gallerie private, tra cui, Galleria Vinciana (Vr), Galleria Vismara (Mi), Galleria Ravagnan (Ve), Galleria Blu (Mi, collettiva), Galleria Centro
(BS), Gallerie Falchi (Mi), Galleria Teufel (Colonia), Royal Academy (Londra).
Attività espositiva degli ultimi anni:
1998 Bologna, Galleria Paolo Nanni.
Bologna, Galleria PoliArt.
2000 Sacile (PN), Galleria Studio GR.
2001 Pordenone, Galleria Tarozzi.
2002 Seregno Galleria S.A.3.
2002 Spoleto, Museo Civico d'Arte Contemporanea, "Testimonianze del Cinetismo
in Francia e in Italia".
2002 Roma, Museo di San Salvatore in Lauro, "testimonianze del Cinetismo internazionale".
2002 Roma, Galleria Margotta 92.
2003 Stra (Vicenza), Museo di Villa Pisani, "Ormenese e Costalonga".
2004 Cesena, Galleria Maretti
BEN ORMENESE
Benito Ormenese nasce a Prata di Pordenone nel 1930. Nei primi anni Sessanta decide di abbandonare la facoltà di architettura per dedicarsi interamente alla pittura, trasferendosi a Milano. Sono questi anni di un'evoluzione precoce, che lo porta ad indagare le potenzialità del colore attraverso la determinante influenza dell'informale più iconoclasta. Ma la vocazione dell'artista
friulano è legata alla costruzione e, dunque, già dal 1964 inizia la sue ricerche sul materiale cui dedicherà gran parte della sua arte e cioè il legno.
Abbandonato il tradizionale pennello inizia le sue ricerche strutturali, considerando il quadro come un elemento che si fa nello spazio, quasi mosso da motivazioni dinamiche interne. E' nel 1964 la mostra alla galleria San Luca di Verona
e nel 1966 alla Vinciana di Milano. Nella sua netta direzione oggettuale Ormenese sarà sempre attento alle condizioni percettive delle opere, allo scarto che si verifica tra la superficialità illusoria degli incastri delle forme e la presa di coscienza della plasticità tangibile di quelle stesse forme: le sue aggregazioni non solo si collocano sulla superficie e nello spazio, ma creano superficie e spazio. E' in tale ambito di ricerca che
dai primi anni Sessanta 1964 aveva iniziato il ciclo delle "strutture lamellari", in cui emerge l'interesse per la mutevolezza percettiva a seconda della luce e della posizione variabile dell'osservatore. Questa fondamentale fase
"ottica", si occupa della luce, del colore e del movimento percettivo, ma anche,
persistentemente, di quelle zone di ambiguità in cui è difficile distinguere tra ciò che
è presente e ciò che è assente, ma che continua ad apparire. Contestualmente Ormenese continua le sperimentazione sul legno, che modella, vernicia, brucia persino, per costringerlo alla propria creatività, ben sapendo, come insegnava l'Alighieri, che la forma s'accorderà "a l'intenzion de l'arte" solo se l'artista
avrà conosciuto quanto la materia è "sorda". E' con questi cicli di opere che approda alla galleria Vismara nel 1968 e alla Falchi nel 1970, dopo la presenza ad una collettiva alla Blu, sempre a Milano. Ma è l'incontro con l'illuminante personalità del gallerista milanese Silvano Falchi, il momento determinante di questi anni, per dare fiducia ad una ricerca forse troppo rigorosa e solitaria. Nell'arco di pochi anni vengono organizzate mostre in Italia e all'estero, dalla galleria Ravagnan di Venezia, alla Teufel di Köln alla Royal Academy di Londra nel 1978. Un critico importante come
Luciano Caramel s'interessa al suo lavoro, ma lo schivo Ormenese improvvisamente, dopo una grave crisi che lo porta a distruggere gran parte del suo lavoro in un notturno e silenzioso falò, preferisce ritirarsi nella sua Sacile, nella quale continuerà la sua ricerca in solitudine.
Siamo nel 1978. Per vent'anni, fino al 1998, lavorerà instancabilmente, affrontando con la sua assoluta padronanza artigiana, la scultura lignea, procedendo sempre per aggregazione strutturale, in un tentativo folle e sublime insieme di cogliere la consustanzialità, contraddittoria ma certa, di presenzae
assenza. Nel 1998 la Galleria PoliArt di Bologna organizza, con lo stupore di chi ritrova un tesoro dimenticato, un'antologica del maestro, con un catalogo a cura di Leonardo Conti. Dello stesso anno è la personale alla Galleria Paolo Nanni, sempre a Bologna. Già da qualche anno Ormenese ha cominciato un nuovo ciclo di opere a "strutture lamellari", che può definirsi riassuntivo ed esemplificativo di una ricerca che dura da quarant'anni. Del 2000 è
la mostra allo Studio GR di Sacile e l'incontro con il critico d'arte Giovanni Granzotto. Seguiranno una serie di mostre in diversi musei, tra cui la GAM di Spoleto, i Musei di San Salvatore in Lauro di Roma, il Museo di Villa Pisani a Stra, incentrate sulle confluenze dell'arte di Ormenese con il movimento europeo dell'Arte Cinetica e Programmata e nelle quali si occupano del suo lavoro Dino Marangon, Giovanni Granzotto e Leonardo Conti.
25
marzo 2004
Ben Ormenese
Dal 25 marzo al 27 aprile 2004
arte contemporanea
Location
GALLERIA POLIART
Milano, Viale Gran Sasso, 35, (Milano)
Milano, Viale Gran Sasso, 35, (Milano)
Orario di apertura
dal mercoledì al sabato 10,30-13,00 e 16-20