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Bénédicte Peyrat – Ecco, faccio una cosa nuova
Bénédicte Peyrat, alla sua prima personale da RIBOT, trasforma l’intera galleria in un vero proprio environment, intervenendo direttamente sui muri che divengono supporto dei wall paintings eseguiti ad acquerello
Comunicato stampa
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RIBOT è lieta di presentare Ecco, faccio una cosa nuova, prima personale in galleria dell’artista Bénédicte Peyrat (Parigi, 1967, vive e lavora a Burgondy, FR e Karlsruhe, DE).
Un versetto biblico tratto dal Libro del profeta Isaia, qui ripreso non senza una velata ironia, è usato come titolo del nuovo progetto espositivo della pittrice, che attraverso le sue opere si in-terroga sul valore della memoria e sul concetto di novità connesso a una pratica antica come quella del dipingere.
Peyrat trasforma l’intera galleria in un vero proprio environment, intervenendo direttamente sui muri che divengono supporto dei wall paintings eseguiti ad acquerello. Questi sono al contem-po opera e sfondo, poiché al di sopra vengono successivamente allestiti una serie di lavori ad acrilico su tela. Prende vita così un ambiente costruito attraverso due modi di vivere e intende-re la pittura completamente diversi. Il primo, più immediato e istintivo, privo della possibilità di un ripensamento e connesso ad una visione quasi ancestrale della creazione artistica. Il secon-do, legato ad immaginario più classico e a un’idea più meditativa del dipingere che implica addirittura la possibilità di rimanere anni intorno all’esecuzione di un quadro.
I motivi dei wall paintings sono tratti da schizzi “veloci” e pieni di luce realizzati nei mesi estivi e autunnali appena trascorsi, opere caratterizzate dall’utilizzo di colori tenui e di forme dai pro-fili labili, dipinti dotati di una libertà espressiva unica che si dissolve nella materia. I quadri sembrano invece appartenere ad un altro mondo, capace di riecheggiare la nobile tradizione della grande pittura europea: dalla scuola veneta rinascimentale, fino al Romanticismo france-se. Soggetti delle tele sono i caratteristici personaggi bizzarri e quasi metamorfici ricorrenti nell’iconografia dell’artista, unitamente a oggetti o animali simbolici posti in relazione alla figu-ra senza un nesso apertamente dichiarato. L’ambientazione nella natura dell’immagine, anch’essa tipica, è l’espediente che contribuisce a conferire alla composizione un lirismo unico. Quello che le pennellate restituiscono è la materializzazione di un locus amoenus ove la conce-zione del tempo e dello spazio si smarrisce.
Lo stesso senso di straniamento, mai respingente, anzi piuttosto attrattivo, si ritrova nello spe-cial project realizzato per la galleria: una serie acquerelli su carta inediti ove la figurazione an-cora una volta è visionaria e non imitativa e dove la luce costruisce la forma.
Bénédicte Peyrat (Parigi, 1967, vive e lavora a Burgondy, FR e Karlsruhe, DE). Ha studiato presso Académie de Port-Royal a Parigi. Sue mostre personali e collettive si sono tenute presso: Thomas Rehbein Galerie, Colonia, 2020, 2012, 2005; Galerie Clemens Thimme, Karlsruhe, 2022, 2018, 2016, 2015, 2010, 2009, 2008; Kunstverein, Mannheim, 2019, 2007; Städtischen Galerie Villa Streccius, Landau Pfalz, 2018; Kolumba Mu-seum, Colonia, 2018, 2008; Kunstsammlung Jena, 2016; Thomas Rehbein Galerie, Bruxelles, 2015; Schultz Contemporary, Berlino, 2015, 2005; Gesellschaft der Freunde junger Kunst, Baden-Baden, 2013; Galleria Paolo Curti / Annamaria Gambuzzi & Co., Milano, 2012, 2011, 2009; Morgan Lehman Gallery, New York, 2010, 2009; Schloss Detmold, Kunstverein Lippe, 2010; Neuer Kunstverein Aschaffenburg e.V., Aschaffen-burg, 2009. I premi includono: Preis des Kuratoriums des Mannheimer Kunstvereins, 2007; Herrenhaus Edenkoben, 2004; Künstlerhaus Schloß Balmoral, Bad Ems, 2003; Prix Corpet de la Fondation Taylor, 2000; Prix Oulmont de la Fondation de France, 1990; Grand Prix de Port-Royal, 1987.
Un versetto biblico tratto dal Libro del profeta Isaia, qui ripreso non senza una velata ironia, è usato come titolo del nuovo progetto espositivo della pittrice, che attraverso le sue opere si in-terroga sul valore della memoria e sul concetto di novità connesso a una pratica antica come quella del dipingere.
Peyrat trasforma l’intera galleria in un vero proprio environment, intervenendo direttamente sui muri che divengono supporto dei wall paintings eseguiti ad acquerello. Questi sono al contem-po opera e sfondo, poiché al di sopra vengono successivamente allestiti una serie di lavori ad acrilico su tela. Prende vita così un ambiente costruito attraverso due modi di vivere e intende-re la pittura completamente diversi. Il primo, più immediato e istintivo, privo della possibilità di un ripensamento e connesso ad una visione quasi ancestrale della creazione artistica. Il secon-do, legato ad immaginario più classico e a un’idea più meditativa del dipingere che implica addirittura la possibilità di rimanere anni intorno all’esecuzione di un quadro.
I motivi dei wall paintings sono tratti da schizzi “veloci” e pieni di luce realizzati nei mesi estivi e autunnali appena trascorsi, opere caratterizzate dall’utilizzo di colori tenui e di forme dai pro-fili labili, dipinti dotati di una libertà espressiva unica che si dissolve nella materia. I quadri sembrano invece appartenere ad un altro mondo, capace di riecheggiare la nobile tradizione della grande pittura europea: dalla scuola veneta rinascimentale, fino al Romanticismo france-se. Soggetti delle tele sono i caratteristici personaggi bizzarri e quasi metamorfici ricorrenti nell’iconografia dell’artista, unitamente a oggetti o animali simbolici posti in relazione alla figu-ra senza un nesso apertamente dichiarato. L’ambientazione nella natura dell’immagine, anch’essa tipica, è l’espediente che contribuisce a conferire alla composizione un lirismo unico. Quello che le pennellate restituiscono è la materializzazione di un locus amoenus ove la conce-zione del tempo e dello spazio si smarrisce.
Lo stesso senso di straniamento, mai respingente, anzi piuttosto attrattivo, si ritrova nello spe-cial project realizzato per la galleria: una serie acquerelli su carta inediti ove la figurazione an-cora una volta è visionaria e non imitativa e dove la luce costruisce la forma.
Bénédicte Peyrat (Parigi, 1967, vive e lavora a Burgondy, FR e Karlsruhe, DE). Ha studiato presso Académie de Port-Royal a Parigi. Sue mostre personali e collettive si sono tenute presso: Thomas Rehbein Galerie, Colonia, 2020, 2012, 2005; Galerie Clemens Thimme, Karlsruhe, 2022, 2018, 2016, 2015, 2010, 2009, 2008; Kunstverein, Mannheim, 2019, 2007; Städtischen Galerie Villa Streccius, Landau Pfalz, 2018; Kolumba Mu-seum, Colonia, 2018, 2008; Kunstsammlung Jena, 2016; Thomas Rehbein Galerie, Bruxelles, 2015; Schultz Contemporary, Berlino, 2015, 2005; Gesellschaft der Freunde junger Kunst, Baden-Baden, 2013; Galleria Paolo Curti / Annamaria Gambuzzi & Co., Milano, 2012, 2011, 2009; Morgan Lehman Gallery, New York, 2010, 2009; Schloss Detmold, Kunstverein Lippe, 2010; Neuer Kunstverein Aschaffenburg e.V., Aschaffen-burg, 2009. I premi includono: Preis des Kuratoriums des Mannheimer Kunstvereins, 2007; Herrenhaus Edenkoben, 2004; Künstlerhaus Schloß Balmoral, Bad Ems, 2003; Prix Corpet de la Fondation Taylor, 2000; Prix Oulmont de la Fondation de France, 1990; Grand Prix de Port-Royal, 1987.
08
marzo 2023
Bénédicte Peyrat – Ecco, faccio una cosa nuova
Dall'otto marzo al 06 maggio 2023
arte contemporanea
Location
RIBOT
Milano, Via Enrico Nöe, 23, (MI)
Milano, Via Enrico Nöe, 23, (MI)
Orario di apertura
da martedì a venerdì / dalle ore 15 alle 19.30
sabato dalle 11.30 alle 18.30
anche su appuntamento
Vernissage
8 Marzo 2023, 18-21
Sito web
Autore