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Berlin changes faster than my heart
Berlin changes faster than my heart è un titolo che richiamando la celebre esclamazione di Baudelaire sulla Parigi del XIX secolo, Change plus vite, hélas! que le coeur d’un mortel, vuole raccontare la velocità di una città che oggi sembra essere il laboratorio artistico più interessante d’Europa.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Berlin changes faster than my heart
Palermo/Berlino – abbattendo i muri
9 Novembre 2009
dalle 21.00
al Nuovo Montevergini
Video Installazioni, Berlino 1989-2009
Artisti: Thomas Rentmeister, Reynold Reynolds, Francisca Benítez, Sasha Waltz, Filipa César, Michel de Broin.
A cura di Paz Guevara con Elena Agudio.
Forse non esiste città al mondo in cui i cambiamenti siano così evidenti come a Berlino. Trasformazione, distruzione e ricostruzione hanno improvvisamente animato le vite dei suoi cittadini originari e di quelli trasferitisi dopo la caduta del muro nel 1989. Memoria e rinnovamento, scomparsa e apparizione, metamorfosi e tempo hanno dissolto e continuano a dissolvere i confini di quella che una volta era una città divisa tra Est e Ovest. Mentre la ri-progettazione urbana sta modificando edifici e luoghi, il ricordo e il video sanno preservare ciò che sembra non esitere più.
Berlin changes faster than my heart è un titolo che richiamando la celebre esclamazione di Baudelaire sulla Parigi del XIX secolo, Change plus vite, hélas! que le coeur d'un mortel, vuole raccontare la velocità di una città che oggi sembra essere il laboratorio artistico più interessante d’Europa.
La mostra si inaugura in occasione dei vent’anni della caduta del Muro di Berlino, il 9 novembre 2009, per celebrare il momento storico forse più importante degli ultimi decenni.
I video selezionati sono un invito ad attraversare la storia della Berlino degli ultimi 20 anni attraverso gli occhi degli artisti Reynold Reynolds, Thomas Rentmeister, Francisca Benítez, Sasha Waltz, Filipa César, Michel de Broin.
Solo il video e la pellicola hanno la capacità di restituire il cambiamento come un processo vivo. Fotogramma per fotogramma, l’osservatore contempla il continuo flusso delle immagini, e l’illusione tecnica del film si traduce nelle forme della luce e dell’ombra che corrono di fronte ai nostri occhi. La pellicola può comportarsi come la nostra memoria, con il potere di registrare e conservare quello che nella realtà è distrutto. Attraverso il loro linguaggio metaforico, il documentario e le opere d’arte di video-fiction uniscono l’individuale e il collettivo in una rappresentazione unica.
Un’installazione di fotografie del muro, di grafica e di fumetti – del tempo e
attuali – sarà allestita a rappresentare invece un tentativo di rileggere le impressioni comuni e la percezione popolare della storia.
Thomas Rentmeister (Germania), “1989“, 1989. Super-8-Film traferito su VHS-Video, 3 Min.
Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.
L’artista Thomas Rentmeister, meglio conociuto per le sue sculture, ha creato nel 1989 due grandi bottiglie di champagne.
Nella performance esse lentamente incominciano a implodere l’una sull’altra, fino ad aprirsi.
Il video simboleggia l’Est e l’Ovest, entrambi con le spalle al muro, ed entrambi protagonisti delle grandi celebrazioni nel novembre del 1989.
Reynold Reynolds (U.S.A.), „Stadtplan“, 2006. , DVD from Super 8mm), 12 min.
Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.
Questo documentario, accompagnato da una poesia di Gerhard Falkner, è un ritratto poetico dei conflitti storici di Berlino.
L’architettura, i monumenti, e tutto quello che l’artista cattura con la telecamera, evocano e testimoniano i differenti tempi e i diversi spazi della città.
Ecco dunque la metafora della “mappa” (Stadtplan).
Reynolds attraversa e congiunge l’epos dell’Est e quello dell’Ovest, ma la sua macchina da presa sa catturare anche il tempo, e confrontare l’architettura comunista non solo con il piano urbanistico di Postdamerplatz per la riunificazione, ma anche con la monumentalità dei palazzi nazisti precedenti.
Reynold Reynolds (U.S.A.), “Last Day of the Republik”, 2009. 16mm transferred into DVD, b/w, color, sound, 8 min.
Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.
Il Palast der Republik (Palazzo della Repubblica della DDR) fu inaugurato nel 1976 come centro di incontro e di svago per la gente della Germania dell’Est e come emblema del futuro. Lo speciale edificio moderno, con le sue distintive finestre dorate, era sede non solo del Parlamento della Germania dell’Est, ma anche di auditorium, gallerie d’arte, cinque ristoranti, concert halls e addirittura di una corsia di bowling.
Lo smagliante ingresso pubblico, circondato da diverse gradinate, era un tempo il centro della vita sociale della Berlino Est, con migliaia di luci scintillanti e di stellette luccicanti che riempivano lo spazio aperto e il grande scalone d’ingresso.
Molti berlinesi ricordano di aver partecipato agli spettacoli tenuti in uno dei teatri o di aver ballato per tutta la notte nella discoteca sotterranea, altri di aver visto il primo concerto rock o di essersi lì sposati.
Più tardi, migliaia di cittadini scesero in piazza a dimostrare contro la demolizione pianificata della costruzione e ci fu la speranza che l’edificio potesse venire risparmiato alla censura storica, ma un giorno, vent’anni dopo la caduta del muro di Berlino, il palazzo scomparì completamente.
Questo fu l’ultimo giorno della repubblica, The Last Day of the Republik.
Francisca Benítez (Chile), "M&E", 2006. Video, color, sound, 15: 29 min.
Il video mostra la scultura di Marx e di Engels, monumento della ex-Berlino Est.
L’artista aggiunge un dialogo tra i due. Mentre orde di turisti invadono la scena, Marx chiede ad Engel: „Non ti sembra che tutto stia cambiando?“
Dietro la scultura l’osservatore può scorgere il Palast der Republik, il centro pubblico della DDR recentemente demolito. Non esite più a Berlino, ma rimane nel video, nella memoria e nell’arte.
Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.
Sasha Waltz (Germania), “Allee der Kosmonauten”, 1999. Dv cam, color, sound, 58 min.
La nota coreografa Sasha Waltz è nota per questa „piece“ ispirata alla storia una famiglia tipo della DDR, che vive in un appartamento comunista di un viale chiamato Alle der Kosmonauten. La strada ha un nome scelto dal governo della DDR per celebrare il proprio progresso scientifico e politico e rimane uno dei punti melanconici della Berlino Est.
Il video documenta le azioni poetiche, surrealiste e intrepide dei ballerini della Waltz. Mentre danzano e recitano, essi incarnano e rappresentano lo stile di vita dell’Est, con la sua decorazione, i suoi mobili, i costumi e lo spirito. Un’ immagine e una rappresentazione di un mondo che fu.
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Filipa César (Portogallo), "Allee der Kosmonauten", 2007. 16 mm transferred into DVD, color, 8 min.
"Allee der Kosmonauten" è una panoramica, girata in super 16 mm trasferita su DVD, lungo il percorso pedonale della „via dei cosmonauti“, nella zona di Berlin-Marzhan. Il viale è un tratto distintivo di quella che era la Berlino Est, e fu così chiamato in onore di Sigmund Jähn e di Waleri Fjodorowitsch Bykowski, il cui viaggio nello spazio voleva rafforzare i legami tra la Germania dell’Est e l’Unione Sovietica. L’area è composta di edifici tra i 10 e i 25 piani, architetture tipiche composte per i „quartieri dormitorio“ dell’era comunista. Il video, girato con il supporto tecnico di una gru e di una steady Cam, presenta una soggettiva di una passeggiata sulla Alle der Kosmonauten, che decolla nel cosmo di un sogno lucido: partendo con una ripresa a occhio normale livello POV, il film, con il proseguire della camminata, incomincia a sfuggire alla gravità, ascendendo a 8 metri dal suolo.
Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.
Michel de Broin (Canada), “Keep on Smoking”, 2006. Video, color, sound, 2:13 min.
Il video è una passeggiata in bicicletta attraverso l’area turca di Berlino, Kreuzberg. L’artista si esibisce su una bicicletta che produce fumo. Come ironia sulla proibizione al fumo recentemente applicata anche a Berlino, de Broin intitola il video „Keep on smoking“.
La bicicletta è una scultura, invenzione e poesia dell’artista. Non inquina ma visualizza il fumo. Nelle strade e nei parchi la gente guarda attonita la fumosa performace.
Berlino nel corso degli ultimi vent’anni, dalla caduta del muro, è diventata un centro artistico cosmopolita, capace di richiamare artisti provenienti da ogni parte del mondo. La loro risposta al cambiamento e alla metamorfosi della città è quella di portare nuove soluzioni e nuove invenzioni.
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Palermo/Berlino – abbattendo i muri
9 Novembre 2009
dalle 21.00
al Nuovo Montevergini
Video Installazioni, Berlino 1989-2009
Artisti: Thomas Rentmeister, Reynold Reynolds, Francisca Benítez, Sasha Waltz, Filipa César, Michel de Broin.
A cura di Paz Guevara con Elena Agudio.
Forse non esiste città al mondo in cui i cambiamenti siano così evidenti come a Berlino. Trasformazione, distruzione e ricostruzione hanno improvvisamente animato le vite dei suoi cittadini originari e di quelli trasferitisi dopo la caduta del muro nel 1989. Memoria e rinnovamento, scomparsa e apparizione, metamorfosi e tempo hanno dissolto e continuano a dissolvere i confini di quella che una volta era una città divisa tra Est e Ovest. Mentre la ri-progettazione urbana sta modificando edifici e luoghi, il ricordo e il video sanno preservare ciò che sembra non esitere più.
Berlin changes faster than my heart è un titolo che richiamando la celebre esclamazione di Baudelaire sulla Parigi del XIX secolo, Change plus vite, hélas! que le coeur d'un mortel, vuole raccontare la velocità di una città che oggi sembra essere il laboratorio artistico più interessante d’Europa.
La mostra si inaugura in occasione dei vent’anni della caduta del Muro di Berlino, il 9 novembre 2009, per celebrare il momento storico forse più importante degli ultimi decenni.
I video selezionati sono un invito ad attraversare la storia della Berlino degli ultimi 20 anni attraverso gli occhi degli artisti Reynold Reynolds, Thomas Rentmeister, Francisca Benítez, Sasha Waltz, Filipa César, Michel de Broin.
Solo il video e la pellicola hanno la capacità di restituire il cambiamento come un processo vivo. Fotogramma per fotogramma, l’osservatore contempla il continuo flusso delle immagini, e l’illusione tecnica del film si traduce nelle forme della luce e dell’ombra che corrono di fronte ai nostri occhi. La pellicola può comportarsi come la nostra memoria, con il potere di registrare e conservare quello che nella realtà è distrutto. Attraverso il loro linguaggio metaforico, il documentario e le opere d’arte di video-fiction uniscono l’individuale e il collettivo in una rappresentazione unica.
Un’installazione di fotografie del muro, di grafica e di fumetti – del tempo e
attuali – sarà allestita a rappresentare invece un tentativo di rileggere le impressioni comuni e la percezione popolare della storia.
Thomas Rentmeister (Germania), “1989“, 1989. Super-8-Film traferito su VHS-Video, 3 Min.
Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.
L’artista Thomas Rentmeister, meglio conociuto per le sue sculture, ha creato nel 1989 due grandi bottiglie di champagne.
Nella performance esse lentamente incominciano a implodere l’una sull’altra, fino ad aprirsi.
Il video simboleggia l’Est e l’Ovest, entrambi con le spalle al muro, ed entrambi protagonisti delle grandi celebrazioni nel novembre del 1989.
Reynold Reynolds (U.S.A.), „Stadtplan“, 2006. , DVD from Super 8mm), 12 min.
Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.
Questo documentario, accompagnato da una poesia di Gerhard Falkner, è un ritratto poetico dei conflitti storici di Berlino.
L’architettura, i monumenti, e tutto quello che l’artista cattura con la telecamera, evocano e testimoniano i differenti tempi e i diversi spazi della città.
Ecco dunque la metafora della “mappa” (Stadtplan).
Reynolds attraversa e congiunge l’epos dell’Est e quello dell’Ovest, ma la sua macchina da presa sa catturare anche il tempo, e confrontare l’architettura comunista non solo con il piano urbanistico di Postdamerplatz per la riunificazione, ma anche con la monumentalità dei palazzi nazisti precedenti.
Reynold Reynolds (U.S.A.), “Last Day of the Republik”, 2009. 16mm transferred into DVD, b/w, color, sound, 8 min.
Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.
Il Palast der Republik (Palazzo della Repubblica della DDR) fu inaugurato nel 1976 come centro di incontro e di svago per la gente della Germania dell’Est e come emblema del futuro. Lo speciale edificio moderno, con le sue distintive finestre dorate, era sede non solo del Parlamento della Germania dell’Est, ma anche di auditorium, gallerie d’arte, cinque ristoranti, concert halls e addirittura di una corsia di bowling.
Lo smagliante ingresso pubblico, circondato da diverse gradinate, era un tempo il centro della vita sociale della Berlino Est, con migliaia di luci scintillanti e di stellette luccicanti che riempivano lo spazio aperto e il grande scalone d’ingresso.
Molti berlinesi ricordano di aver partecipato agli spettacoli tenuti in uno dei teatri o di aver ballato per tutta la notte nella discoteca sotterranea, altri di aver visto il primo concerto rock o di essersi lì sposati.
Più tardi, migliaia di cittadini scesero in piazza a dimostrare contro la demolizione pianificata della costruzione e ci fu la speranza che l’edificio potesse venire risparmiato alla censura storica, ma un giorno, vent’anni dopo la caduta del muro di Berlino, il palazzo scomparì completamente.
Questo fu l’ultimo giorno della repubblica, The Last Day of the Republik.
Francisca Benítez (Chile), "M&E", 2006. Video, color, sound, 15: 29 min.
Il video mostra la scultura di Marx e di Engels, monumento della ex-Berlino Est.
L’artista aggiunge un dialogo tra i due. Mentre orde di turisti invadono la scena, Marx chiede ad Engel: „Non ti sembra che tutto stia cambiando?“
Dietro la scultura l’osservatore può scorgere il Palast der Republik, il centro pubblico della DDR recentemente demolito. Non esite più a Berlino, ma rimane nel video, nella memoria e nell’arte.
Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.
Sasha Waltz (Germania), “Allee der Kosmonauten”, 1999. Dv cam, color, sound, 58 min.
La nota coreografa Sasha Waltz è nota per questa „piece“ ispirata alla storia una famiglia tipo della DDR, che vive in un appartamento comunista di un viale chiamato Alle der Kosmonauten. La strada ha un nome scelto dal governo della DDR per celebrare il proprio progresso scientifico e politico e rimane uno dei punti melanconici della Berlino Est.
Il video documenta le azioni poetiche, surrealiste e intrepide dei ballerini della Waltz. Mentre danzano e recitano, essi incarnano e rappresentano lo stile di vita dell’Est, con la sua decorazione, i suoi mobili, i costumi e lo spirito. Un’ immagine e una rappresentazione di un mondo che fu.
Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.
Filipa César (Portogallo), "Allee der Kosmonauten", 2007. 16 mm transferred into DVD, color, 8 min.
"Allee der Kosmonauten" è una panoramica, girata in super 16 mm trasferita su DVD, lungo il percorso pedonale della „via dei cosmonauti“, nella zona di Berlin-Marzhan. Il viale è un tratto distintivo di quella che era la Berlino Est, e fu così chiamato in onore di Sigmund Jähn e di Waleri Fjodorowitsch Bykowski, il cui viaggio nello spazio voleva rafforzare i legami tra la Germania dell’Est e l’Unione Sovietica. L’area è composta di edifici tra i 10 e i 25 piani, architetture tipiche composte per i „quartieri dormitorio“ dell’era comunista. Il video, girato con il supporto tecnico di una gru e di una steady Cam, presenta una soggettiva di una passeggiata sulla Alle der Kosmonauten, che decolla nel cosmo di un sogno lucido: partendo con una ripresa a occhio normale livello POV, il film, con il proseguire della camminata, incomincia a sfuggire alla gravità, ascendendo a 8 metri dal suolo.
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Michel de Broin (Canada), “Keep on Smoking”, 2006. Video, color, sound, 2:13 min.
Il video è una passeggiata in bicicletta attraverso l’area turca di Berlino, Kreuzberg. L’artista si esibisce su una bicicletta che produce fumo. Come ironia sulla proibizione al fumo recentemente applicata anche a Berlino, de Broin intitola il video „Keep on smoking“.
La bicicletta è una scultura, invenzione e poesia dell’artista. Non inquina ma visualizza il fumo. Nelle strade e nei parchi la gente guarda attonita la fumosa performace.
Berlino nel corso degli ultimi vent’anni, dalla caduta del muro, è diventata un centro artistico cosmopolita, capace di richiamare artisti provenienti da ogni parte del mondo. La loro risposta al cambiamento e alla metamorfosi della città è quella di portare nuove soluzioni e nuove invenzioni.
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09
novembre 2009
Berlin changes faster than my heart
Dal 09 novembre al 09 dicembre 2009
arte contemporanea
Location
TEATRO NUOVO MONTEVERGINI
Palermo, Via Montevergini, 20 , (Palermo)
Palermo, Via Montevergini, 20 , (Palermo)
Orario di apertura
da mercoledì a domenica 20.00-24.00
Su appuntamento in altri giorni o in orari mattutini per le scuole
Vernissage
9 Novembre 2009, ore 21
Autore
Curatore