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Biancaneve (e i sette nani)
Otto artisti si confrontano sul tema dello stereotipo e del concetto, oggi più che mai sfuggente, di bellezza.
Comunicato stampa
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Una mostra collettiva si confronta con la nota favola dei fratelli Grimm.
Ci sono alcune ragioni per farlo, non solo in termini figurativi.
La prima riguarda la filosofia morale dei Grimm, universalmente nota per la feroce rappresentazione del conflitto tra bene e male. Sono stati loro ad aver raccolto ed elaborato le fiabe della tradizione popolare tedesca, pubblicando capolavori come “Hansel e Gretel”, “Cenerentola” e, appunto, “Biancaneve”. Quello dei Grimm era un mondo oscuro e violento, popolato da streghe e maligni figuri, foreste tenebrose e atti di cruda violenza emotiva. Si è parlato del legame con la scuola freudiana, degli impliciti contenuti sessuali, dell’indagine attorno ai temi della famiglia. Strade molteplici per confrontare alcuni artisti con gli immaginari fiabeschi: un percorso non certo nuovo ma che proponiamo con un preciso approccio davanti agli archetipi della favola.
“Biancaneve”, ed eccoci alla seconda ragione, ci sembrava la storia più intrigante per la complessa struttura umana, per l’acuta ironia e il sottile tratteggio dei tipi caratteriali, quasi una sintesi delle procedure analitiche con cui l’arte contemporanea sta leggendo i momenti estremi del vivere. E poi nulla come il nano (archetipo tra gi archetipi) rappresenta le molteplici diversità del nostro tempo, sintesi fisica e psicanalitica di un’arte che ci immerge nelle alterazioni, nel borderline del corpo, nel disagio e nelle asprezze del mondo.
La terza ragione sottolinea l’attinenza di un chiaro esercizio critico, lo sforzo d’indagine per delineare una collettiva anomala eppure “utile”, costruita partendo da un tema indiretto ma col contributo diretto di un immaginario “in tema”.
Daniele Buetti creerà una sorprendente Biancaneve. Ovviamente a suo modo. A nostro rischio e pericolo. Come deve essere con tutte le opere del progetto. Immagini detonanti e significative. Catartiche per loro natura. Dentro le storie del corpo individuale e sociale, dentro i molteplici modelli di bellezza, dentro l’immagine che ferisce lo sguardo.
1.Matteo Basilé ci racconta l’archetipo del nano lungo la costruzione atemporale di una straniante sacralità. Fotografie con ponderati incroci tra la personalità dei luoghi e il plasticismo architettonico dei corpi.
2.Rocco Dubbini, attraverso svariati linguaggi, entra nella diversità del corpo e della sua universale dignità. La sindrome di down diviene lo spunto morale per narrare ulteriori occhi sulla realtà che ci circonda.
3.Federico Guida dipinge il corpo nel suo isolamento scenico, vibrando lungo la solitudine baconiana della materia. La forza della carne come coscienza della diversità.
4.Lucio Perone intraprende un incontro tra la scultura figurativa e la diversità in termini metaforici. Un’ipotesi dove gli oggetti del quotidiano subiscono alterazioni quasi invisibili.
5.Jan Saudek sottolinea l’ossessivo viaggio nel corpo surreale, ricco di echi pittorici e tocchi ironici. Un’avventura estetica in cui la fotografia, come nel caso di Basilé e Witkin, mostra potenzialità iconografiche davvero elevate.
6.Silvano Tessarollo usa le matrici iconografiche del fumetto per narrare storie di dramma e solitudine, momenti dove gli animaloidi scultorei (ma anche pittorici e digitali) fanno cose non sempre raccomandabili.
7.Joel-Peter Witkin, infine, ci catapulta nel suo universo fotografico di corpi deformi dentro una dimensione teatrale e narrativa, chiudendo il cerchio fiabesco nel più radicale e impressionante dei modi.
L’inaugurazione avverrà in occasione dell’edizione 2008 di Start Genova, con l’apertura in contemporanea della nuova stagione artistica da parte delle gallerie genovesi di arte moderna e contemporanea
Ci sono alcune ragioni per farlo, non solo in termini figurativi.
La prima riguarda la filosofia morale dei Grimm, universalmente nota per la feroce rappresentazione del conflitto tra bene e male. Sono stati loro ad aver raccolto ed elaborato le fiabe della tradizione popolare tedesca, pubblicando capolavori come “Hansel e Gretel”, “Cenerentola” e, appunto, “Biancaneve”. Quello dei Grimm era un mondo oscuro e violento, popolato da streghe e maligni figuri, foreste tenebrose e atti di cruda violenza emotiva. Si è parlato del legame con la scuola freudiana, degli impliciti contenuti sessuali, dell’indagine attorno ai temi della famiglia. Strade molteplici per confrontare alcuni artisti con gli immaginari fiabeschi: un percorso non certo nuovo ma che proponiamo con un preciso approccio davanti agli archetipi della favola.
“Biancaneve”, ed eccoci alla seconda ragione, ci sembrava la storia più intrigante per la complessa struttura umana, per l’acuta ironia e il sottile tratteggio dei tipi caratteriali, quasi una sintesi delle procedure analitiche con cui l’arte contemporanea sta leggendo i momenti estremi del vivere. E poi nulla come il nano (archetipo tra gi archetipi) rappresenta le molteplici diversità del nostro tempo, sintesi fisica e psicanalitica di un’arte che ci immerge nelle alterazioni, nel borderline del corpo, nel disagio e nelle asprezze del mondo.
La terza ragione sottolinea l’attinenza di un chiaro esercizio critico, lo sforzo d’indagine per delineare una collettiva anomala eppure “utile”, costruita partendo da un tema indiretto ma col contributo diretto di un immaginario “in tema”.
Daniele Buetti creerà una sorprendente Biancaneve. Ovviamente a suo modo. A nostro rischio e pericolo. Come deve essere con tutte le opere del progetto. Immagini detonanti e significative. Catartiche per loro natura. Dentro le storie del corpo individuale e sociale, dentro i molteplici modelli di bellezza, dentro l’immagine che ferisce lo sguardo.
1.Matteo Basilé ci racconta l’archetipo del nano lungo la costruzione atemporale di una straniante sacralità. Fotografie con ponderati incroci tra la personalità dei luoghi e il plasticismo architettonico dei corpi.
2.Rocco Dubbini, attraverso svariati linguaggi, entra nella diversità del corpo e della sua universale dignità. La sindrome di down diviene lo spunto morale per narrare ulteriori occhi sulla realtà che ci circonda.
3.Federico Guida dipinge il corpo nel suo isolamento scenico, vibrando lungo la solitudine baconiana della materia. La forza della carne come coscienza della diversità.
4.Lucio Perone intraprende un incontro tra la scultura figurativa e la diversità in termini metaforici. Un’ipotesi dove gli oggetti del quotidiano subiscono alterazioni quasi invisibili.
5.Jan Saudek sottolinea l’ossessivo viaggio nel corpo surreale, ricco di echi pittorici e tocchi ironici. Un’avventura estetica in cui la fotografia, come nel caso di Basilé e Witkin, mostra potenzialità iconografiche davvero elevate.
6.Silvano Tessarollo usa le matrici iconografiche del fumetto per narrare storie di dramma e solitudine, momenti dove gli animaloidi scultorei (ma anche pittorici e digitali) fanno cose non sempre raccomandabili.
7.Joel-Peter Witkin, infine, ci catapulta nel suo universo fotografico di corpi deformi dentro una dimensione teatrale e narrativa, chiudendo il cerchio fiabesco nel più radicale e impressionante dei modi.
L’inaugurazione avverrà in occasione dell’edizione 2008 di Start Genova, con l’apertura in contemporanea della nuova stagione artistica da parte delle gallerie genovesi di arte moderna e contemporanea
09
ottobre 2008
Biancaneve (e i sette nani)
Dal 09 al 31 ottobre 2008
arte contemporanea
Location
GUIDI & SCHOEN
Genova, Piazza Dei Garibaldi, (Genova)
Genova, Piazza Dei Garibaldi, (Genova)
Orario di apertura
Lunedì pomeriggio-Sabato 10,00/12,30-16,00/19,00
Vernissage
9 Ottobre 2008, 18,00
Autore
Curatore