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Bice Lazzari
In occasione del 30° anniversario della scomparsa dell’artista la Galleria LAC Lagorio Arte Contemporanea presenta una selezione antologica delle opere di Bice Lazzari, con l’intento di ripercorrere la vita e l’evoluzione della ricerca artistica attraverso le sue opere.
Comunicato stampa
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In occasione del 30° anniversario della scomparsa dell’artista la Galleria LAC Lagorio Arte Contemporanea presenta una selezione antologica delle opere di Bice Lazzari.
La mostra ha l’intento di ripercorrere la vita e l’evoluzione della ricerca artistica dell’artista attraverso la fruizione delle sue opere, distribuite in un percorso filo-cronologico nelle due sale della galleria.
Donna colta e di forte personalità, Bice Lazzari è riuscita a guadagnarsi un posto di assoluto rispetto tra gli artisti dell’astrattismo italiano fin dai primi anni della sua carriera. Impresa per nulla facile, visti i tempi difficili in cui si è trovata a lavorare, lottando per la sua svantaggiata condizione di donna nel XX secolo e a cavallo delle due Guerre.
Il suo linguaggio passa lentamente da una costruzione determinata dello spazio del dipinto fino ad una dissoluzione della forma e ad un uso “altro” della materia. Artista “contro corrente”, la Lazzari ha la capacità di sviluppare la sua ricerca conciliando un gran numero di tematiche apparentemente contrarie come: ordine e disordine, forme e informe, organico e inorganico, disegno e materia, comico e tragico. Una serie di paradossi che rendono le sue opere cariche di personalità e che ricongiungono, attraverso la pittura, il disegno, le linee, la sua passione per la musica (data dalla sua prima formazione scolastica) e per la poesia.
Una poetica personale quella dell’artista veneziana, che consiste nell’amalgamare i risultati di una ricerca puramente lirica, intesa come pacato racconto e sommessa confessione, con le teorie della percezione. Nella sua pittura è spesso riconoscibile uno spunto tratto dalla realtà nella quale si percepisce un messaggio che sembra essa stessa ricevere dall’esterno: il visibile, che attraverso le sue opere si trasforma nell’invisibile.
Bice Lazzari spicca nel panorama artistico fin dagli anni ’30 con una serie rigorosa di disegni colorati, la cui cromia, spazialità e definizione formale, si allontana dagli astrattisti italiani e dal gruppo lombardo. Mentre in Italia negli anni ’50 s’imponeva con forza dinamica l’Informale, Bice Lazzari aveva già dimostrato con buon anticipo di saper trattare con gusto estroso la materia colorata e luminosa. Il segno sulla tela diventa la sua “firma”, inconfondibile mezzo di espressione artistico-poetica accompagnato da una materia sempre più trasparente e magra.
Fino a metà degli anni ’60 impervia il processo di liberazione della materia attraverso un’evoluzione del segno; il colore materico si disincarna dalla composizione pittorica per prosciugarsi in una distillazione di elementi lineari sempre più frequenti e ripetuti.
La ricerca artistica di Bice Lazzari si evolve e si configura, a partire dagli anni ’70 fino alla sua scomparsa, come un lavoro di scrittura dove solamente il segno, pulito e lineare, fa da padrone su uno sfondo ritmico carico di ciclica poesia. Al segno spetta il compito di scandire e circoscrivere lo spazio e il tempo, sviluppandosi preferibilmente su tela e fogli bianchi; per l’artista queste linee tracciate semplicemente dalla matita e da un gesto/azione leggeri, raccontano un’intimità interiore che accomuna tutti gli esseri umani, tanto che, perdendosi nell’osservazione delle sue opere, si stabilisce involontariamente un dialogo primordiale con le nostre più nascoste origini.
In occasione della mostra sarà possibile acquistare il volume Bice Lazzari. Opere 1925-1981. Electa
Bice Lazzari (Biografia)
Bice Lazzari nasce il 15 novembre 1900 a Venezia e studia al Conservatorio e all'Accademia di Belle Arti. Fin dalla giovane età dimostra un singolare estro creativo e una spiccata originalità nei suoi lavori che escono dalla classicità dell’accademismo e, dal 1925 al 1932 già si trova a partecipare alle mostre della Fondazione Bevilacqua La Masa con dipinti di carattere figurativo, paesaggi e ritratti. Contemporaneamente svolge una ricerca assai personale nell'ambito della decorazione su tessuti che la porta a sperimentare un precoce linguaggio astratto documentato dalla partecipazione del 1931 alla Bevilacqua La Masa e del 1934 alla sezione arti decorative della Biennale. Frequenta il vivace ambiente veneziano di quegli anni: nel suo studio di fondamenta Rezzonico passano intellettuali come Carlo Izzo e Aldo Camerino, fotografi come Ferruccio Leiss, mentre ferve il dibattito con protagonisti come Mario De Luigi e Carlo Scarpa (quest'ultimo sposa nel 1935 Nini Lazzari, sorella di Bice). Nel 1935 si trasferisce a Roma dove rimarrà fino alla morte e dove, fino alla fine degli anni '40, realizza opere decorative, anche di grandi dimensioni: pannelli per le Triennali, per la Mostra dell'educazione Nazionale e per committenti privati. Nel 1942 sposa l'architetto veneziano Diego Rosa. Nel 1949 esegue il pavimento a mosaico al Cinema Fiammetta e l'anno dopo ottiene il premio alla Biennale di Venezia con un mosaico - La vanità - eseguito da Gino Novello e confluito nella collezione del Museo di Ca' Pesaro.
Dopo una prima personale a Roma presso la Galleria La Cassapanca (1951), il lavoro per le arti applicate è affiancato da periodiche verifiche pubbliche dell'attività pittorica, in personali (alla Galleria Schneider nel 1954) e in grandi mostre: la Quadriennale di Roma, le mostre dell'Art Club, il Premio Michetti. Negli anni '50 matura la prima personale interpretazione dell'informale, con gli esiti liricamente sofferti delle "Situazioni" e dei "Racconti". In seguito, la trama geometrica cede il passo alle esigenze espressive della materia e del colore, come documentano le personali di Messina, di Bologna e di Venezia nei primi anni sessanta. Dal 1964 al 1978 (quando dovrà rallentare l'attività per una malattia agli occhi) l'artista lavora a un nuovo ciclo di opere ispirate a un “ritorno all'ordine”: prevalgono linee, intrecci e sequenze in analogia con situazioni di tipo musicale. Nel 1979 subisce due interventi agli occhi ma continua l'attività espositiva, ormai relativa alla storicizzazione della sua esperienza. Muore a Roma il 13 novembre 1981.Opere di Bice Lazzari sono presenti nei principali musei italiani e nelle collezioni private più prestigiose.
La mostra ha l’intento di ripercorrere la vita e l’evoluzione della ricerca artistica dell’artista attraverso la fruizione delle sue opere, distribuite in un percorso filo-cronologico nelle due sale della galleria.
Donna colta e di forte personalità, Bice Lazzari è riuscita a guadagnarsi un posto di assoluto rispetto tra gli artisti dell’astrattismo italiano fin dai primi anni della sua carriera. Impresa per nulla facile, visti i tempi difficili in cui si è trovata a lavorare, lottando per la sua svantaggiata condizione di donna nel XX secolo e a cavallo delle due Guerre.
Il suo linguaggio passa lentamente da una costruzione determinata dello spazio del dipinto fino ad una dissoluzione della forma e ad un uso “altro” della materia. Artista “contro corrente”, la Lazzari ha la capacità di sviluppare la sua ricerca conciliando un gran numero di tematiche apparentemente contrarie come: ordine e disordine, forme e informe, organico e inorganico, disegno e materia, comico e tragico. Una serie di paradossi che rendono le sue opere cariche di personalità e che ricongiungono, attraverso la pittura, il disegno, le linee, la sua passione per la musica (data dalla sua prima formazione scolastica) e per la poesia.
Una poetica personale quella dell’artista veneziana, che consiste nell’amalgamare i risultati di una ricerca puramente lirica, intesa come pacato racconto e sommessa confessione, con le teorie della percezione. Nella sua pittura è spesso riconoscibile uno spunto tratto dalla realtà nella quale si percepisce un messaggio che sembra essa stessa ricevere dall’esterno: il visibile, che attraverso le sue opere si trasforma nell’invisibile.
Bice Lazzari spicca nel panorama artistico fin dagli anni ’30 con una serie rigorosa di disegni colorati, la cui cromia, spazialità e definizione formale, si allontana dagli astrattisti italiani e dal gruppo lombardo. Mentre in Italia negli anni ’50 s’imponeva con forza dinamica l’Informale, Bice Lazzari aveva già dimostrato con buon anticipo di saper trattare con gusto estroso la materia colorata e luminosa. Il segno sulla tela diventa la sua “firma”, inconfondibile mezzo di espressione artistico-poetica accompagnato da una materia sempre più trasparente e magra.
Fino a metà degli anni ’60 impervia il processo di liberazione della materia attraverso un’evoluzione del segno; il colore materico si disincarna dalla composizione pittorica per prosciugarsi in una distillazione di elementi lineari sempre più frequenti e ripetuti.
La ricerca artistica di Bice Lazzari si evolve e si configura, a partire dagli anni ’70 fino alla sua scomparsa, come un lavoro di scrittura dove solamente il segno, pulito e lineare, fa da padrone su uno sfondo ritmico carico di ciclica poesia. Al segno spetta il compito di scandire e circoscrivere lo spazio e il tempo, sviluppandosi preferibilmente su tela e fogli bianchi; per l’artista queste linee tracciate semplicemente dalla matita e da un gesto/azione leggeri, raccontano un’intimità interiore che accomuna tutti gli esseri umani, tanto che, perdendosi nell’osservazione delle sue opere, si stabilisce involontariamente un dialogo primordiale con le nostre più nascoste origini.
In occasione della mostra sarà possibile acquistare il volume Bice Lazzari. Opere 1925-1981. Electa
Bice Lazzari (Biografia)
Bice Lazzari nasce il 15 novembre 1900 a Venezia e studia al Conservatorio e all'Accademia di Belle Arti. Fin dalla giovane età dimostra un singolare estro creativo e una spiccata originalità nei suoi lavori che escono dalla classicità dell’accademismo e, dal 1925 al 1932 già si trova a partecipare alle mostre della Fondazione Bevilacqua La Masa con dipinti di carattere figurativo, paesaggi e ritratti. Contemporaneamente svolge una ricerca assai personale nell'ambito della decorazione su tessuti che la porta a sperimentare un precoce linguaggio astratto documentato dalla partecipazione del 1931 alla Bevilacqua La Masa e del 1934 alla sezione arti decorative della Biennale. Frequenta il vivace ambiente veneziano di quegli anni: nel suo studio di fondamenta Rezzonico passano intellettuali come Carlo Izzo e Aldo Camerino, fotografi come Ferruccio Leiss, mentre ferve il dibattito con protagonisti come Mario De Luigi e Carlo Scarpa (quest'ultimo sposa nel 1935 Nini Lazzari, sorella di Bice). Nel 1935 si trasferisce a Roma dove rimarrà fino alla morte e dove, fino alla fine degli anni '40, realizza opere decorative, anche di grandi dimensioni: pannelli per le Triennali, per la Mostra dell'educazione Nazionale e per committenti privati. Nel 1942 sposa l'architetto veneziano Diego Rosa. Nel 1949 esegue il pavimento a mosaico al Cinema Fiammetta e l'anno dopo ottiene il premio alla Biennale di Venezia con un mosaico - La vanità - eseguito da Gino Novello e confluito nella collezione del Museo di Ca' Pesaro.
Dopo una prima personale a Roma presso la Galleria La Cassapanca (1951), il lavoro per le arti applicate è affiancato da periodiche verifiche pubbliche dell'attività pittorica, in personali (alla Galleria Schneider nel 1954) e in grandi mostre: la Quadriennale di Roma, le mostre dell'Art Club, il Premio Michetti. Negli anni '50 matura la prima personale interpretazione dell'informale, con gli esiti liricamente sofferti delle "Situazioni" e dei "Racconti". In seguito, la trama geometrica cede il passo alle esigenze espressive della materia e del colore, come documentano le personali di Messina, di Bologna e di Venezia nei primi anni sessanta. Dal 1964 al 1978 (quando dovrà rallentare l'attività per una malattia agli occhi) l'artista lavora a un nuovo ciclo di opere ispirate a un “ritorno all'ordine”: prevalgono linee, intrecci e sequenze in analogia con situazioni di tipo musicale. Nel 1979 subisce due interventi agli occhi ma continua l'attività espositiva, ormai relativa alla storicizzazione della sua esperienza. Muore a Roma il 13 novembre 1981.Opere di Bice Lazzari sono presenti nei principali musei italiani e nelle collezioni private più prestigiose.
01
ottobre 2011
Bice Lazzari
Dal primo ottobre al primo dicembre 2011
arte moderna
Location
LAC – LAGORIO ARTE CONTEMPORANEA
Brescia, Via Arnaldo Soldini, 9/11, (Brescia)
Brescia, Via Arnaldo Soldini, 9/11, (Brescia)
Orario di apertura
da martedi a sabato ore 9.30-12.30 e 15.30-19.30
Vernissage
1 Ottobre 2011, ore 18.00
Editore
ELECTA
Autore
Curatore