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Bice Perrini – MisticaCibo
Il nuovo percorso della Perrini, come indica nel testo critico la curatrice “…prosegue il viaggio iniziatico che condurrà passo dopo passo alla traformazione del corpo carnale in corpo mistico”.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
MisticaCIBO
S’inaugura il 22 gennaio alle ore 19.30 presso l’Associazione Culturale BLUorG “MisticaCibo” mostra personale dell’artista barese Bice Perrini, a cura di Anna d’Elia.
L’evento è il terzo appuntamento >> Progetti - BARI INCONTEMPORANEA << promossi dall’Associazione BLUorG, con la direzione artistica di Giuseppe Bellini, e realizzati grazie al Programma Operativo “Puglia Circuito del Contemporaneo”, in rapporto al Programma Quadro A.P.Q. “Sensi Contemporanei”, Accordo tra il Ministero dello Sviluppo Economico, il Ministero per i Beni Culturali, la Regione Puglia, la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia, la Provincia di Lecce, e i Comuni di Barletta e Polignano a Mare; per la diffusione dell’Arte Contemporanea e la valorizzazione di contesti architettonici e urbanistici delle regioni del sud d’Italia.
Il nuovo percorso della Perrini, come indica nel testo critico la curatrice “…prosegue il viaggio iniziatico che condurrà passo dopo passo alla traformazione del corpo carnale in corpo mistico”. “Un intero repertorio di forme, colori e consistenze si dispiega davanti agli occhi, spostando l’attenzione del cibo come sostanza nutritiva al cibo come elemento visivo.”
L’esposizione rimarrà aperta al pubblico sino al 13 febbraio 2010.
MisticaCIBO
Inaugurazione 22 gennaio ore 19.30
Dal 22 gennaio al 13 febbraio 2010
Direzione e grafica Giuseppe Bellini
Curatrice Anna D’Elia
Catalogo StampaSud
Coloribo/Multisensitive food
info@coloribo.com www.coloribo.com
L’Associazione Culturale Galleria BLUorG
aperta al pubblico dal lunedì al sabato.
Orari 10.00 - 13.30 / 17.00 - 20.30
Domenica su appuntamento
Per Informazioni:
BLUorG, Via M. Celentano 92/94 70121 Bari.
Tel.: +39 080/9904379
e-mail: info@bluorg.it bluorg@fastwebnet.it
web: www.bluorg.it
MisticaCIBO
Sono quattro le stazioni del viaggio iniziatico di Bice Perrini in questa mostra che segna un capitolo ulteriore nella ricerca dell’artista, dopo i due precedenti cicli “Last Minute Kit”( 2006-7) e “Coloribo”( 2008-9) in cui assumeva elementi della quotidianità, quali abiti, accessori e alimenti, per dare il via ad un ripensamento su chi siamo e chi vogliamo essere.
In entrambi i cicli l’indice era puntato contro il tempo accelerato, la velocità del consumismo, che tutto tritura voracemente e tutto riduce in breve alla condizione di scarto. L’abito e il cibo erano assunti quali simboli di esistenze bulimiche e distruttive, che il lavoro paziente dell’arte poteva trasformare in risorse.
In “Coloribo” la ricchezza di umori, colori, sapori puntava - attraverso performance degustative - a ripensare il cibo, rivederlo e riassaporarlo nella sua totalità come tramite di esperienze visive, olfattive, estetiche ed estatiche: sinestetiche. Il cibo da nutrimento del corpo tornava ad essere nutrimento dello spirito, attraverso il risveglio di una sensorialità gioiosa e creatrice.
La preparazione dei cibi era vissuta come metafora di una iniziazione. I gesti del mondare ortaggi, tritare verdure, passarle, comporle per ottenerne creme variopinte era il tramite, attraverso il fare, di una trasfigurazione degli alimenti, la cui assunzione si trasformava in esperienza estetica. Il mangiare diventava un rito di passaggio: farsi attraversare tramite il cibo ingerito dalle energie creatrici dell’artista.
Quest’ultima mostra - dicevamo- prosegue il viaggio iniziatico che condurrà, passo dopo passo, alla trasformazione del corpo carnale in corpo mistico.
La prima tappa è davanti a un frigorifero aperto colmo di frutta, verdura, ortaggi e composte allineate in vasetti di vetro. E’ una fotografia a mostrarci il nuovo “sacrario”.
Viene esibita l’ossessione del cibo, vissuta tra l’opulenza dei golosi e i riti sacrificali dei dietologi. Gli alimenti si accumulano nel congelatore, per conservazioni a temperature diverse. E’ evidente l’allusione ai processi metamorfici di radicchi, sedani, carote, finocchi, peperoni, arance, limoni. Un intero repertorio di forme, colori e consistenze si dispiega davanti agli occhi, spostando l’attenzione dal cibo come sostanza nutritiva al cibo come elemento visivo. I titoli divengono tracce propiziatorie della metamorfosi.
La fotografia crea un dissonante raccordo tra memorie di eco Pop e seicenteschi trompe-l’oeil riproducenti scansie di dispense colme di provviste, una delle tante varianti che, in quel secolo, diedero vita al genere poi identificato come Natura Morta.
La seconda tappa del viaggio ci conduce davanti ad un desco sul quale è steso, come un sudario, un velo di nylon che, per analogia, trasforma la tavola in una bara. Coltelli e forchette sospesi in aria agiscono da ulteriore deterrente. Non sono da mangiare i chicchi di melograno, le foglie di radicchio, i corbezzoli adagiati nei piatti, né da bere è il vino rosso che riempie i calici. Ci troviamo dinanzi ad una “Tavola Mistica”. E, proprio come nelle tavole imbandite dipinte nel Seicento da Floris van Dyck, ogni alimento diventa un simbolo che si fa tramite di conoscenza. Ciò di cui si narra è del passaggio da uno stadio all’altro della vita, come ci mostrano le metamorfosi della frutta e della verdura. L’evento ha una durata, alla mostra è necessario ritornare più volte se si vuole partecipare all’happening agito dalle sostanze vegetali che appassiscono e seccano, cambiando peso, forma, colore e consistenza.
La terza tappa ci conduce davanti a opere che esibiscono stadi successivi nel processo di trasformazione dall’organico al mistico. “Membre” ci pone davanti ad oggetti inquietanti, ibridi tra mondo vegetale e umano. In calze penzolanti vengono insaccati ortaggi di diversa specie, l’indumento richiama per analogia pezzi di corpo. Le carote, i finocchi, le patate si trasfigurano in lacerti insaccati, complice il titolo.
Ma, nulla - nonostante l’apparenza perturbante - propende verso il macabro, tanto meno verso il necrofilo, al contrario ci troviamo dinanzi ad un passo ulteriore nel processo di trasfigurazione e idealizzazione. In ogni morte apparente si nasconde una possibile rinascita. Ma solo l’arte, oltre alla religione, può assecondare tale passaggio.
In “ Violette” il percorso è al suo acme. L’artista indossa i panni dell’officiante, il cibo (salsa di cappuccio viola) da sostanza deperibile diventa materia immateriale. Alla parete una grande ostia di riso viola, racchiusa in cornici dorate, celebra l’avvenuto cambiamento. I colori, il titolo ( ispirato alla protagonista della Traviata di Verdi) sono viatici nel percorso che dal deperibile conduce alla durata.
La quarta e ultima tappa ci pone dinanzi alle realizzazioni clou della mostra: “La Sedia Sartou, i Piatti Ostia, i Tappeti e gli Arazzi”, opere in cui la mistificazione del cibo raggiunge il massimo. Mistificazione da intendersi nel suo significato più nobile, come momento di passaggio verso la “mistica” piuttosto che verso l’adulterazione, poiché missione dell’arte è creare intrecci tra natura e artificio e infondere meraviglia, come in certe Nature Morte dei secoli passati, creando nuova conoscenza. I grani di riso vengono adoperati come tasselli di mosaici che, votando il commestibile al non commestibile, lo trasformano in segno, simbolo e nuovo pensiero.
Una sedia di legno, sulla quale è ormai impossibile sedersi, punteggiata da decine di sartù di riso
(arboreo, selvaggio, venere) impastati a colla, diventa un ibrido:una creatura a metà tra il mostruoso e il grottesco, una sedia da orticarie, una presenza inquietante.
Il naturale rifiorisce sotto forma di arbusti, foglie, fiori, profili di piante in arazzi e stuoie, tutti rigorosamente “ricamati” e “intessuti” da grani di riso, di diversa consistenza, grandezza e colore ( nero, rosso scuro, marrone, bianco) che danno vita a textures tridimensionali, in cui la luce svela molteplici spessori e profondità. Ma guai a calpestarli o stendervisi: sono tutti oggetti da contemplare per compiere un passo ulteriore verso l’iniziazione.
Il processo creativo come un’esperienza alchemica ha riattualizzato il passaggio dalla materia vile al quella nobile. E, come il fango può diventare oro, il riso può diventare altro, fino a raggiungere l’arte. La mostra- come tutte le precedenti di Bice Perrini- è una provocazione, un sasso lanciato nello stagno, un pungiglione che si conficca nella pelle e ci mette in allerta.
Anna D’Elia
S’inaugura il 22 gennaio alle ore 19.30 presso l’Associazione Culturale BLUorG “MisticaCibo” mostra personale dell’artista barese Bice Perrini, a cura di Anna d’Elia.
L’evento è il terzo appuntamento >> Progetti - BARI INCONTEMPORANEA << promossi dall’Associazione BLUorG, con la direzione artistica di Giuseppe Bellini, e realizzati grazie al Programma Operativo “Puglia Circuito del Contemporaneo”, in rapporto al Programma Quadro A.P.Q. “Sensi Contemporanei”, Accordo tra il Ministero dello Sviluppo Economico, il Ministero per i Beni Culturali, la Regione Puglia, la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia, la Provincia di Lecce, e i Comuni di Barletta e Polignano a Mare; per la diffusione dell’Arte Contemporanea e la valorizzazione di contesti architettonici e urbanistici delle regioni del sud d’Italia.
Il nuovo percorso della Perrini, come indica nel testo critico la curatrice “…prosegue il viaggio iniziatico che condurrà passo dopo passo alla traformazione del corpo carnale in corpo mistico”. “Un intero repertorio di forme, colori e consistenze si dispiega davanti agli occhi, spostando l’attenzione del cibo come sostanza nutritiva al cibo come elemento visivo.”
L’esposizione rimarrà aperta al pubblico sino al 13 febbraio 2010.
MisticaCIBO
Inaugurazione 22 gennaio ore 19.30
Dal 22 gennaio al 13 febbraio 2010
Direzione e grafica Giuseppe Bellini
Curatrice Anna D’Elia
Catalogo StampaSud
Coloribo/Multisensitive food
info@coloribo.com www.coloribo.com
L’Associazione Culturale Galleria BLUorG
aperta al pubblico dal lunedì al sabato.
Orari 10.00 - 13.30 / 17.00 - 20.30
Domenica su appuntamento
Per Informazioni:
BLUorG, Via M. Celentano 92/94 70121 Bari.
Tel.: +39 080/9904379
e-mail: info@bluorg.it bluorg@fastwebnet.it
web: www.bluorg.it
MisticaCIBO
Sono quattro le stazioni del viaggio iniziatico di Bice Perrini in questa mostra che segna un capitolo ulteriore nella ricerca dell’artista, dopo i due precedenti cicli “Last Minute Kit”( 2006-7) e “Coloribo”( 2008-9) in cui assumeva elementi della quotidianità, quali abiti, accessori e alimenti, per dare il via ad un ripensamento su chi siamo e chi vogliamo essere.
In entrambi i cicli l’indice era puntato contro il tempo accelerato, la velocità del consumismo, che tutto tritura voracemente e tutto riduce in breve alla condizione di scarto. L’abito e il cibo erano assunti quali simboli di esistenze bulimiche e distruttive, che il lavoro paziente dell’arte poteva trasformare in risorse.
In “Coloribo” la ricchezza di umori, colori, sapori puntava - attraverso performance degustative - a ripensare il cibo, rivederlo e riassaporarlo nella sua totalità come tramite di esperienze visive, olfattive, estetiche ed estatiche: sinestetiche. Il cibo da nutrimento del corpo tornava ad essere nutrimento dello spirito, attraverso il risveglio di una sensorialità gioiosa e creatrice.
La preparazione dei cibi era vissuta come metafora di una iniziazione. I gesti del mondare ortaggi, tritare verdure, passarle, comporle per ottenerne creme variopinte era il tramite, attraverso il fare, di una trasfigurazione degli alimenti, la cui assunzione si trasformava in esperienza estetica. Il mangiare diventava un rito di passaggio: farsi attraversare tramite il cibo ingerito dalle energie creatrici dell’artista.
Quest’ultima mostra - dicevamo- prosegue il viaggio iniziatico che condurrà, passo dopo passo, alla trasformazione del corpo carnale in corpo mistico.
La prima tappa è davanti a un frigorifero aperto colmo di frutta, verdura, ortaggi e composte allineate in vasetti di vetro. E’ una fotografia a mostrarci il nuovo “sacrario”.
Viene esibita l’ossessione del cibo, vissuta tra l’opulenza dei golosi e i riti sacrificali dei dietologi. Gli alimenti si accumulano nel congelatore, per conservazioni a temperature diverse. E’ evidente l’allusione ai processi metamorfici di radicchi, sedani, carote, finocchi, peperoni, arance, limoni. Un intero repertorio di forme, colori e consistenze si dispiega davanti agli occhi, spostando l’attenzione dal cibo come sostanza nutritiva al cibo come elemento visivo. I titoli divengono tracce propiziatorie della metamorfosi.
La fotografia crea un dissonante raccordo tra memorie di eco Pop e seicenteschi trompe-l’oeil riproducenti scansie di dispense colme di provviste, una delle tante varianti che, in quel secolo, diedero vita al genere poi identificato come Natura Morta.
La seconda tappa del viaggio ci conduce davanti ad un desco sul quale è steso, come un sudario, un velo di nylon che, per analogia, trasforma la tavola in una bara. Coltelli e forchette sospesi in aria agiscono da ulteriore deterrente. Non sono da mangiare i chicchi di melograno, le foglie di radicchio, i corbezzoli adagiati nei piatti, né da bere è il vino rosso che riempie i calici. Ci troviamo dinanzi ad una “Tavola Mistica”. E, proprio come nelle tavole imbandite dipinte nel Seicento da Floris van Dyck, ogni alimento diventa un simbolo che si fa tramite di conoscenza. Ciò di cui si narra è del passaggio da uno stadio all’altro della vita, come ci mostrano le metamorfosi della frutta e della verdura. L’evento ha una durata, alla mostra è necessario ritornare più volte se si vuole partecipare all’happening agito dalle sostanze vegetali che appassiscono e seccano, cambiando peso, forma, colore e consistenza.
La terza tappa ci conduce davanti a opere che esibiscono stadi successivi nel processo di trasformazione dall’organico al mistico. “Membre” ci pone davanti ad oggetti inquietanti, ibridi tra mondo vegetale e umano. In calze penzolanti vengono insaccati ortaggi di diversa specie, l’indumento richiama per analogia pezzi di corpo. Le carote, i finocchi, le patate si trasfigurano in lacerti insaccati, complice il titolo.
Ma, nulla - nonostante l’apparenza perturbante - propende verso il macabro, tanto meno verso il necrofilo, al contrario ci troviamo dinanzi ad un passo ulteriore nel processo di trasfigurazione e idealizzazione. In ogni morte apparente si nasconde una possibile rinascita. Ma solo l’arte, oltre alla religione, può assecondare tale passaggio.
In “ Violette” il percorso è al suo acme. L’artista indossa i panni dell’officiante, il cibo (salsa di cappuccio viola) da sostanza deperibile diventa materia immateriale. Alla parete una grande ostia di riso viola, racchiusa in cornici dorate, celebra l’avvenuto cambiamento. I colori, il titolo ( ispirato alla protagonista della Traviata di Verdi) sono viatici nel percorso che dal deperibile conduce alla durata.
La quarta e ultima tappa ci pone dinanzi alle realizzazioni clou della mostra: “La Sedia Sartou, i Piatti Ostia, i Tappeti e gli Arazzi”, opere in cui la mistificazione del cibo raggiunge il massimo. Mistificazione da intendersi nel suo significato più nobile, come momento di passaggio verso la “mistica” piuttosto che verso l’adulterazione, poiché missione dell’arte è creare intrecci tra natura e artificio e infondere meraviglia, come in certe Nature Morte dei secoli passati, creando nuova conoscenza. I grani di riso vengono adoperati come tasselli di mosaici che, votando il commestibile al non commestibile, lo trasformano in segno, simbolo e nuovo pensiero.
Una sedia di legno, sulla quale è ormai impossibile sedersi, punteggiata da decine di sartù di riso
(arboreo, selvaggio, venere) impastati a colla, diventa un ibrido:una creatura a metà tra il mostruoso e il grottesco, una sedia da orticarie, una presenza inquietante.
Il naturale rifiorisce sotto forma di arbusti, foglie, fiori, profili di piante in arazzi e stuoie, tutti rigorosamente “ricamati” e “intessuti” da grani di riso, di diversa consistenza, grandezza e colore ( nero, rosso scuro, marrone, bianco) che danno vita a textures tridimensionali, in cui la luce svela molteplici spessori e profondità. Ma guai a calpestarli o stendervisi: sono tutti oggetti da contemplare per compiere un passo ulteriore verso l’iniziazione.
Il processo creativo come un’esperienza alchemica ha riattualizzato il passaggio dalla materia vile al quella nobile. E, come il fango può diventare oro, il riso può diventare altro, fino a raggiungere l’arte. La mostra- come tutte le precedenti di Bice Perrini- è una provocazione, un sasso lanciato nello stagno, un pungiglione che si conficca nella pelle e ci mette in allerta.
Anna D’Elia
22
gennaio 2010
Bice Perrini – MisticaCibo
Dal 22 gennaio al 13 febbraio 2010
arte contemporanea
Location
GALLERIA BLUORG
Bari, Via Marcello Celentano, 92, (Bari)
Bari, Via Marcello Celentano, 92, (Bari)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato.
Orari 10.00 - 13.30 / 17.00 - 20.30
Domenica su appuntamento
Vernissage
22 Gennaio 2010, ore 19.30
Sito web
www.coloribo.com
Autore
Curatore