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Biennale della Mostra Mercato Internazionale dell’Antiquariato 2009
Mostra Mercato Internazionale dell’Antiquariato
Comunicato stampa
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Nell’ambito della Biennale dell’Antiquariato di Firenze la Galleria Longari di Milano presenta in anteprima mondiale uno straordinario crocifisso del Trecento, oggetto di approfonditi studi storici che culmineranno in una importante pubblicazione scientifica della casa Editrice Umberto Allemandi & C.
Il crocifisso in collezione Nella Longari che ci accingiamo a presentare costituisce un ritrovamento critico di primo piano nel panorama della plastica monumentale in legno di età gotica, specialmente nella produzione della lucchesia e delle valli limotrofe. Annoverabile al più tardi entro il secondo quarto del Trecento, questo simulacro evidenzia oltretutto la tipologia e la resa emaciata delle membra secondo una concezione di stile la cui variante più prossima si ritrova soltanto nel cosiddetto Maestro di Camaiore, da cui però il nostro scultore si scosta sia per il senso più colto del Dramma, sia per la strenua attenzione al dato naturale. Il complesso intervento conservativo sull’opera, infatti, non solo ha valorizzato l’elevata qualità espressiva dell’insieme, ma ha permesso il ripristino filologico delle braccia secondo un’inclinazione che in origine era senz’altro marcata. Qui il dolore del Cristo in croce è rappresentato tramite una tensione anatomica che come sottolinea la straordinaria smorfia agonizzante del volto, dichiara piena coscienza del risvolto psicologico del protagonista. Il carattere monumentale dell'intaglio amplifica questa sensazione di abbandono imminente, ma soprattutto ricrea nei confronti dello spettatore un coinvolgimento emozionale autentico, una sorta di apprensione istintuale che trova solo pochi accostamenti precisi e di pari livello qualitativo nei coevi crocifissi lignei superstiti della Lucchesia storica.
La notizia della provenienza del crocifisso qui presentato è confermata dalla sua confrontabilita’ con quelli che la critica ha riunito sotto la sigla del “Maestro del crocifisso di Camaiore”. Nella monografia di cui annunciamo la prossima pubblicazione, fra l’altro, si ripercorre la fortuna critica di questo importante anonimo scultore, che fa parte di un gruppo di intagliatori di crocifissi attivi in Italia centrale che hanno dato interpretazioni più pacate e ferme del tema del “crocifisso gotico doloroso” rispetto ai prototipi esasperatamente drammatici attribuiti a maestri tedeschi che si trovano ab antiquo nelle stesse regioni. È parso utile, pertanto, riesaminare anche questi ultimi e il dibattito storiografico sull’origine di tale tipologia, attestata dal 1300 circa prima in Renania e successivamente in diversi contesti europei fra cui l’Italia. In particolare, l’esemplare germanico di riferimento per i crocifissi del Maestro di Camaiore sembra essere stato quello di San Paolino e Donato a Lucca, databile al 1314 circa. Il corpus dell’anonimo che prende il nome convenzionale dal crocifisso della Collegiata di Camaiore in Versilia, artefice a cui nel 1981 Giovanni Previtali ha convincentemente attribuito i due Dolenti allora in collezione Carlo De Carlo, si è poi allargato ad altri crocifissi (e a una Maria dolente presso Calcinaia, nel Valdarno di Sotto) sparsi tra Versilia, Garfagnana, Valdarno Inferiore e Valdinievole, tutte zone un tempo integrate proprio nella diocesi lucchese e sulle quali negli anni di Castruccio Castracani (1316-1328) la città esercitò anche una dominazione politica. Sono state soprattutto le importanti mostre del 1995 a Lucca e del 2000-2001 a Pisa, così come i connessi restauri rivelatori, a incrementare l’oeuvre del Maestro di Camaiore, a cui negli ultimi anni è stato possibile riferire più dubitativamente anche croci ingolfate da ingessature posteriori e ridipinte che si conservano tanto in vallate un tempo lucchesi - oggi comprese nelle province di Firenze e Pistoia e perciò non setacciate in occasione delle esposizioni sopra ricordate -, quanto fuori contesto: nell’Aretino dei Tarlati e nella Maremma Populoniense dei della Gherardesca, cioè nella parte più meridionale dell’odierna provincia di Livorno. Fino ad oggi la maggior parte di queste opere non era stata fotografata in modo adeguato e alcune di esse hanno mutato significativamente d’aspetto a causa di interventi di restauro più o meno recenti. In quest’ultima categoria rientrano i notevolissimi e quasi sconosciuti crocifissi di Colle di Buggiano e Monsumanno Alto, entrambe località della Valdinievole, mentre in Maremma rammentiamo quelli di Castagneto Carducci (visibile solo una volta ogni tre anni, quando viene recato in processione) e Suvereto. Si tratta infatti di sculture che palesano particolari affinità con quella ora a Milano, giacché se i tarchiati e un po’ rudi Cristi del Maestro di Camaiore risultano connotati da un’efficace semplificazione formale, con volti nobili e allungati, ma dai tagli netti, ossuti, finanche deformati da una smorfia di dolore e perizomi schematici, questi ultimi manufatti non rinunciano a proporzioni goticamente slanciate e a lunghi perizomi elaborati. In essi sorprendono sia l’insistenza descrittiva dei particolari anatomici (come le orecchie e la lingua del crocifisso Longari), sia la caratterizzazione etnica della fisionomia (nel caso dell’esemplare di Colle di Buggiano) e l’intensità commovente dell’espressione.
Grazie all’esaustiva campagna fotografica attuata per l’occasione da Christian Ceccanti, sarà dunque possibile documentare per la prima volta il repertorio di tutti i crocifissi databili fra la metà del Duecento e la metà del secolo successivo nell’antica diocesi di Lucca (fra cui vari inediti), nonché quelli di altra ubicazione che permettono i confronti più stringenti. Ben al di là di quanto finora pubblicato al riguardo, nei casi più significativi sarà peraltro illustrato l’aspetto che queste opere hanno assunto prima e dopo i diversi restauri (tra cui per esempio la presenza o meno di parrucche), avvalendosi dell’eventuale documentazione sugli interventi conservativi e ripercorrendo per ogni esemplare tutta la letteratura locale. Infine i crocifissi della prima metà del Trecento sono stati contestualizzati nella storia politica della Lucchesia, il cui esame ha fornito numerosi indizi che sembrano rendere plausibile una datazione delle opere del Maestro di Camaiore e degli altri autori dei crocifissi a lui vicini - fra cui naturalmente quello in collezione Longari - agli anni Venti o Trenta del secolo, in accordo col documento d’allogagione del 1326 di un crocifisso per San Iacopo a Cozzile in Valdinievole, sicuramente riferibile al Maestro di Camaiore e alla sua bottega.
Il crocifisso in collezione Nella Longari che ci accingiamo a presentare costituisce un ritrovamento critico di primo piano nel panorama della plastica monumentale in legno di età gotica, specialmente nella produzione della lucchesia e delle valli limotrofe. Annoverabile al più tardi entro il secondo quarto del Trecento, questo simulacro evidenzia oltretutto la tipologia e la resa emaciata delle membra secondo una concezione di stile la cui variante più prossima si ritrova soltanto nel cosiddetto Maestro di Camaiore, da cui però il nostro scultore si scosta sia per il senso più colto del Dramma, sia per la strenua attenzione al dato naturale. Il complesso intervento conservativo sull’opera, infatti, non solo ha valorizzato l’elevata qualità espressiva dell’insieme, ma ha permesso il ripristino filologico delle braccia secondo un’inclinazione che in origine era senz’altro marcata. Qui il dolore del Cristo in croce è rappresentato tramite una tensione anatomica che come sottolinea la straordinaria smorfia agonizzante del volto, dichiara piena coscienza del risvolto psicologico del protagonista. Il carattere monumentale dell'intaglio amplifica questa sensazione di abbandono imminente, ma soprattutto ricrea nei confronti dello spettatore un coinvolgimento emozionale autentico, una sorta di apprensione istintuale che trova solo pochi accostamenti precisi e di pari livello qualitativo nei coevi crocifissi lignei superstiti della Lucchesia storica.
La notizia della provenienza del crocifisso qui presentato è confermata dalla sua confrontabilita’ con quelli che la critica ha riunito sotto la sigla del “Maestro del crocifisso di Camaiore”. Nella monografia di cui annunciamo la prossima pubblicazione, fra l’altro, si ripercorre la fortuna critica di questo importante anonimo scultore, che fa parte di un gruppo di intagliatori di crocifissi attivi in Italia centrale che hanno dato interpretazioni più pacate e ferme del tema del “crocifisso gotico doloroso” rispetto ai prototipi esasperatamente drammatici attribuiti a maestri tedeschi che si trovano ab antiquo nelle stesse regioni. È parso utile, pertanto, riesaminare anche questi ultimi e il dibattito storiografico sull’origine di tale tipologia, attestata dal 1300 circa prima in Renania e successivamente in diversi contesti europei fra cui l’Italia. In particolare, l’esemplare germanico di riferimento per i crocifissi del Maestro di Camaiore sembra essere stato quello di San Paolino e Donato a Lucca, databile al 1314 circa. Il corpus dell’anonimo che prende il nome convenzionale dal crocifisso della Collegiata di Camaiore in Versilia, artefice a cui nel 1981 Giovanni Previtali ha convincentemente attribuito i due Dolenti allora in collezione Carlo De Carlo, si è poi allargato ad altri crocifissi (e a una Maria dolente presso Calcinaia, nel Valdarno di Sotto) sparsi tra Versilia, Garfagnana, Valdarno Inferiore e Valdinievole, tutte zone un tempo integrate proprio nella diocesi lucchese e sulle quali negli anni di Castruccio Castracani (1316-1328) la città esercitò anche una dominazione politica. Sono state soprattutto le importanti mostre del 1995 a Lucca e del 2000-2001 a Pisa, così come i connessi restauri rivelatori, a incrementare l’oeuvre del Maestro di Camaiore, a cui negli ultimi anni è stato possibile riferire più dubitativamente anche croci ingolfate da ingessature posteriori e ridipinte che si conservano tanto in vallate un tempo lucchesi - oggi comprese nelle province di Firenze e Pistoia e perciò non setacciate in occasione delle esposizioni sopra ricordate -, quanto fuori contesto: nell’Aretino dei Tarlati e nella Maremma Populoniense dei della Gherardesca, cioè nella parte più meridionale dell’odierna provincia di Livorno. Fino ad oggi la maggior parte di queste opere non era stata fotografata in modo adeguato e alcune di esse hanno mutato significativamente d’aspetto a causa di interventi di restauro più o meno recenti. In quest’ultima categoria rientrano i notevolissimi e quasi sconosciuti crocifissi di Colle di Buggiano e Monsumanno Alto, entrambe località della Valdinievole, mentre in Maremma rammentiamo quelli di Castagneto Carducci (visibile solo una volta ogni tre anni, quando viene recato in processione) e Suvereto. Si tratta infatti di sculture che palesano particolari affinità con quella ora a Milano, giacché se i tarchiati e un po’ rudi Cristi del Maestro di Camaiore risultano connotati da un’efficace semplificazione formale, con volti nobili e allungati, ma dai tagli netti, ossuti, finanche deformati da una smorfia di dolore e perizomi schematici, questi ultimi manufatti non rinunciano a proporzioni goticamente slanciate e a lunghi perizomi elaborati. In essi sorprendono sia l’insistenza descrittiva dei particolari anatomici (come le orecchie e la lingua del crocifisso Longari), sia la caratterizzazione etnica della fisionomia (nel caso dell’esemplare di Colle di Buggiano) e l’intensità commovente dell’espressione.
Grazie all’esaustiva campagna fotografica attuata per l’occasione da Christian Ceccanti, sarà dunque possibile documentare per la prima volta il repertorio di tutti i crocifissi databili fra la metà del Duecento e la metà del secolo successivo nell’antica diocesi di Lucca (fra cui vari inediti), nonché quelli di altra ubicazione che permettono i confronti più stringenti. Ben al di là di quanto finora pubblicato al riguardo, nei casi più significativi sarà peraltro illustrato l’aspetto che queste opere hanno assunto prima e dopo i diversi restauri (tra cui per esempio la presenza o meno di parrucche), avvalendosi dell’eventuale documentazione sugli interventi conservativi e ripercorrendo per ogni esemplare tutta la letteratura locale. Infine i crocifissi della prima metà del Trecento sono stati contestualizzati nella storia politica della Lucchesia, il cui esame ha fornito numerosi indizi che sembrano rendere plausibile una datazione delle opere del Maestro di Camaiore e degli altri autori dei crocifissi a lui vicini - fra cui naturalmente quello in collezione Longari - agli anni Venti o Trenta del secolo, in accordo col documento d’allogagione del 1326 di un crocifisso per San Iacopo a Cozzile in Valdinievole, sicuramente riferibile al Maestro di Camaiore e alla sua bottega.
26
settembre 2009
Biennale della Mostra Mercato Internazionale dell’Antiquariato 2009
Dal 26 settembre al 04 ottobre 2009
fiera
Location
PALAZZO CORSINI
Firenze, Via Parione, 11, (Firenze)
Firenze, Via Parione, 11, (Firenze)
Sito web
www.mostraantiquariato.it
Ufficio stampa
ROSI FONTANA