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Blu
“BLU” colore reale, percepito o rappresentato? Da
questo quesito la mostra fotografica, da Bartolo Chichi – Art & Photo Gallery, prende vita, creando manipolazioni ed elementi di disturbo illuminando orizzonti cromatici di turchesi, celesti e
azzurri.
Comunicato stampa
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Il maggior esperto al mondo di storia dei colori è Michel Pastoureau, inevitabile non ricordare come un autore così autorevole è riuscito a infrangere tutte le percezioni fisiche della tonalità, per sollevarci da quell’interrogativo che il colore è qualcos’altro, oltre la pura percezione sensibile e fisica.
Nel “I colori dei nostri ricordi” - Diario cromatico lungo più di mezzo secolo” e in “Blu. Storia di un colore”, Pastoureau ci illumina, spiegandoci come il colore è anche ricordo, arte, lettura, mito, simbolo, gusto e parola.
Apriamo le porte al “BLU” da Bartolo Chichi - Art & Photo Gallery, e come sempre associamo alla nostra sensibilità la tavolozza di un colore che fa parte di una storia immaginaria, collettiva e personale.
Definire il blu in modo univoco è un esercizio impossibile. Ripercorrendo la storia, il cobalto è stato oggetto di studio come materia, luce e sensazione, queste triplici definizioni ci avvolgono con le nostre scelte e conoscenze sociali e culturali.
Il blu-cyanos per i greci è stato un colore sofferto, come “cianotico” ovvero indica una persona malata, per il Cristianesimo è rappresentato dal manto di Maria, per i primi artisti un colore usato con moderazione perché la polvere di lapislazzuli era molto costosa, per la moda è stato un colore fortunato dai blue jeans al blu elettrico, dal marino al pavone, dal navy al Tiffany.
Il nostro “occhio-cervello”, quando recepisce in modo biologico la percezione del colore, si immerge nella cultura del tempo, così come i nostri fotografi, hanno esercitato, tramite esercizio di stile, una risposta allo stimolo, decodificando infinite sfumature della gamma oltremare.
Se poniamo l’attenzione sul piano culturale artistico e storico grandi artisti come Kandinskij e Marc hanno creato un movimento: “Der Blaue Reiter”, una contemplazione per la vista e la pace interiore, così hanno definito la scelta del nome.
Il cavaliere azzurro viene inserito nel grande filone espressionista tedesco, opere che ci trasmettono “astrazioni liriche”. Un colore che vibra, con una struttura ritmica e cosmica insieme.
Yves Klein, artista francese, realizza la sua tonalità, IKB, International Klein Blue, un colore blu oltremare molto profondo, dall’impatto visivo eccellente e vibrante.
La ricerca monocratica ha sempre interessato diversi artisti, tanto da essere stati immersi in interi “periodi blu”, come ad esempio Picasso, Van Gogh e Chagall.
Meditare su un’affinità cromatica ha trasformato progressivamente i nostri fotografi Luciana Chiara, Giusy Cirino, Luca Cordaro, Salvatore Corrao, Daniela Di Carlo, Chiara Faldetta, Giuseppe Gargano, Chiara Martina Maniscalco, Silvio Puccio e Rossella Spina, in ricettori immediati e simultanei; dove l’equilibrio del blu, tra barbaro e spirituale, è diventato oggetto di scambio.
Da un lato calma, freddezza e distanza, sensazioni che da sempre accompagnano la tonalità cerulea, queste emozioni, a loro volta, però sono contrapposte alla sfera celeste e alla luce divina e azzurra.
Secondo Kandinsky il blu profondo “richiama l’idea di infinito, suscitando la nostalgia della purezza e del soprannaturale”.
Impulsi e identità di spirito e di ribellione, troviamo negli scatti in mostra, dove le atmosfere brillanti della vita urbana o isolana, diventano trasposizioni mistiche. Le partecipazioni sono condivisioni esistenziali e si intrecciano esasperando le diversità delle posizioni individuali.
Dedicare interamente l’attenzione ad una gradazione unica, come un solo colore primario, ci riporta al ricongiungimento di qualcosa di ancestrale, lo stesso Klein scrive: “il blu: la verità, la saggezza, la pace, la contemplazione, l'unificazione di cielo e mare, il colore dello spazio infinito, che essendo vasto, può contenere tutto”.
“Il blu è l'invisibile che diventa visibile”, sottolinea ancora Klein nella sua ricerca artistica, le fotografie allo stesso modo approdano al puro pigmento e sviluppano da esso un linguaggio turchese persistente.
Ricomposizione e scomposizione sono i processi di percezione che si mettono in atto durante la nostra rassegna. Un contenuto “interiore” si rende esteriore agli spettatori, che avranno l’attitudine di tendere all’empatia e all’immedesimazione dell’essenza “BLU” indeterminabile.
**************
Maria Rita Chichi
Nel “I colori dei nostri ricordi” - Diario cromatico lungo più di mezzo secolo” e in “Blu. Storia di un colore”, Pastoureau ci illumina, spiegandoci come il colore è anche ricordo, arte, lettura, mito, simbolo, gusto e parola.
Apriamo le porte al “BLU” da Bartolo Chichi - Art & Photo Gallery, e come sempre associamo alla nostra sensibilità la tavolozza di un colore che fa parte di una storia immaginaria, collettiva e personale.
Definire il blu in modo univoco è un esercizio impossibile. Ripercorrendo la storia, il cobalto è stato oggetto di studio come materia, luce e sensazione, queste triplici definizioni ci avvolgono con le nostre scelte e conoscenze sociali e culturali.
Il blu-cyanos per i greci è stato un colore sofferto, come “cianotico” ovvero indica una persona malata, per il Cristianesimo è rappresentato dal manto di Maria, per i primi artisti un colore usato con moderazione perché la polvere di lapislazzuli era molto costosa, per la moda è stato un colore fortunato dai blue jeans al blu elettrico, dal marino al pavone, dal navy al Tiffany.
Il nostro “occhio-cervello”, quando recepisce in modo biologico la percezione del colore, si immerge nella cultura del tempo, così come i nostri fotografi, hanno esercitato, tramite esercizio di stile, una risposta allo stimolo, decodificando infinite sfumature della gamma oltremare.
Se poniamo l’attenzione sul piano culturale artistico e storico grandi artisti come Kandinskij e Marc hanno creato un movimento: “Der Blaue Reiter”, una contemplazione per la vista e la pace interiore, così hanno definito la scelta del nome.
Il cavaliere azzurro viene inserito nel grande filone espressionista tedesco, opere che ci trasmettono “astrazioni liriche”. Un colore che vibra, con una struttura ritmica e cosmica insieme.
Yves Klein, artista francese, realizza la sua tonalità, IKB, International Klein Blue, un colore blu oltremare molto profondo, dall’impatto visivo eccellente e vibrante.
La ricerca monocratica ha sempre interessato diversi artisti, tanto da essere stati immersi in interi “periodi blu”, come ad esempio Picasso, Van Gogh e Chagall.
Meditare su un’affinità cromatica ha trasformato progressivamente i nostri fotografi Luciana Chiara, Giusy Cirino, Luca Cordaro, Salvatore Corrao, Daniela Di Carlo, Chiara Faldetta, Giuseppe Gargano, Chiara Martina Maniscalco, Silvio Puccio e Rossella Spina, in ricettori immediati e simultanei; dove l’equilibrio del blu, tra barbaro e spirituale, è diventato oggetto di scambio.
Da un lato calma, freddezza e distanza, sensazioni che da sempre accompagnano la tonalità cerulea, queste emozioni, a loro volta, però sono contrapposte alla sfera celeste e alla luce divina e azzurra.
Secondo Kandinsky il blu profondo “richiama l’idea di infinito, suscitando la nostalgia della purezza e del soprannaturale”.
Impulsi e identità di spirito e di ribellione, troviamo negli scatti in mostra, dove le atmosfere brillanti della vita urbana o isolana, diventano trasposizioni mistiche. Le partecipazioni sono condivisioni esistenziali e si intrecciano esasperando le diversità delle posizioni individuali.
Dedicare interamente l’attenzione ad una gradazione unica, come un solo colore primario, ci riporta al ricongiungimento di qualcosa di ancestrale, lo stesso Klein scrive: “il blu: la verità, la saggezza, la pace, la contemplazione, l'unificazione di cielo e mare, il colore dello spazio infinito, che essendo vasto, può contenere tutto”.
“Il blu è l'invisibile che diventa visibile”, sottolinea ancora Klein nella sua ricerca artistica, le fotografie allo stesso modo approdano al puro pigmento e sviluppano da esso un linguaggio turchese persistente.
Ricomposizione e scomposizione sono i processi di percezione che si mettono in atto durante la nostra rassegna. Un contenuto “interiore” si rende esteriore agli spettatori, che avranno l’attitudine di tendere all’empatia e all’immedesimazione dell’essenza “BLU” indeterminabile.
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Maria Rita Chichi
28
novembre 2014
Blu
Dal 28 novembre 2014 all'otto gennaio 2015
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
BARTOLO CHICHI ART & PHOTO GALLERY
Palermo, Via Vann'anto, 16, (Palermo)
Palermo, Via Vann'anto, 16, (Palermo)
Orario di apertura
Dal lunedì al venerdì dalle 9.45 alle 13 e dalle 16.30 alle 19.30 e il sabato dalle 9:45 alle 13.
Vernissage
28 Novembre 2014, ore 19.00
Autore
Curatore