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Bo Allison – The Paradigma Project
L’artista Americano Bo Allison vive da molto tempo a Carrara, ne assapora lo spirito e con elegante maestria scolpisce il marmo, pietra fotografata dal suo occhio interiore con accurata attenzione
Comunicato stampa
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L’artista Americano Bo Allison vive da molto tempo a Carrara, ne assapora lo spirito e con elegante maestria scolpisce il marmo, pietra fotografata dal suo occhio interiore con accurata attenzione.
Bo scolpisce e fotografa… fotografa e scolpisce… e sembra quasi che queste due attività siano complementari all’incessante ricerca tra spirito e materia nell’ideare la forma.
Il suo modo d’essere fotografo, ancor prima di essere scultore, si manifesta attraverso l’attimo, un istante dilatato che ci rivela le cose nella loro particolare essenzialità: un’apparenza momentanea che assume una sua autonomia nello spazio e nel tempo dell’interpretazione ma che inevitabilmente è in relazione al suo “prima e dopo” da cui si genera.
Così io interpreto l’arte di Bo Allison fotografo che ci rivela come l’attimo divenuto immagine si trasforma in realtà. Una realtà soggettiva che al suo interno si modifica e si trasforma nel suo sorgere dall’attimo.
Avverto una metamorfosi dell’immagine che si manifesta di continuo; la variazione della forma originaria avvia un processo creativo da cui possiamo comprendere come l’attività artistica di Bo sia rivelatrice della sua stessa ricerca sulla trasformazione dell’attimo statico e dinamico.
Sorridendo mi dice una frase molto significativa io amo la fotografia, sono innamorato dell’immagine. È parte di me, è dentro di me e non posso farne a meno…Così come la scultura, ho bisogno di scolpire ma è un mondo diverso da quello della fotografia, sono due anime che abitano dentro di me con il loro stile espressivo.
Ora è l’anima scultorea di Bo Allison che si presenta, e si racconta con molta affabilità, un sabato mattina tra un caffè ed una sigaretta, nel suo grande studio di via Colonnata… Bo artista e scultore della contemporaneità, progetta una grande installazione, un paradigma artistico, una struttura architettonica policroma di marmo, granito e bronzo da collocare in luogo specifico. Un sito speciale, un percorso artistico di riflessione e svago dove si incontrano la natura, il pensiero dell’uomo e la spensieratezza dei bambini.
Il “Progetto Paradigma” come mi spiega Bo, è una costruzione geometrica a forma di cubo ed è composta al suo interno di 27 cubi disposti l’uno accanto all’altro.
Il lato del cubo “madre”, così definito da Allison, è di 90 cm mentre l’unità di misura di ogni singolo cubo è di 30 cm. Ed è ripetibile con la solita forma geometrica ma con dimensioni e materiali differenti.
Il gioco della composizione o scomposizione, come mi sottolinea Bo, focalizza la centralità dell’osservatore, perché il suo punto di vista dà inizio ad un processo di costruzione o de-costruzione di un cubo.
Quasi a voler dimostrare che questo processo di costruzione o de-costruzione di un cubo, diventa un aspetto necessario dello stesso sviluppo di aggregazione e disgregazione della materia. Qui la forma particolare del cubo, intesa come unità di misura e atomo, raggiunge l’universale della forma, un cubo che diventa, come suggerisce Bo, la madre della forma dove al suo interno si nascondono tutte le altre forme che le danno vita.
Con molta calma e precisione concettuale mi chiarisce il momento essenziale di questa sua ricerca; è come se il cubo utilizzato come unità di misura, si trasformasse in un’unità originaria, simile alla concezione atomistica di Democrito, dove essenza ed esistenza convivono nell’atomo stesso e dove si verificano per via di riunione e di separazione la nascita e la distruzione, per via d’ordine e di posizione il mutamento.
Bo Allison prosegue nel suo racconto e mi confida che l’idea del progetto paradigma nasce alla fine degli anni ’90, anche se la sua gestazione inconscia ha un arco di tempo più o meno di dieci anni. Ed è consapevole che dal disordine primordiale si è ritrovato, come d’incanto, in un segno completo, ordinato e geometrico.
In questo modo gli è apparsa la forma del cubo che ha disegnato e ridisegnato mille volte, rappresentato in tutte le sue proiezioni senza mai capire fino in fondo come mai questa forma si fosse presentata nella sua vita e continuasse a tormentarlo.
Quando in una notte magica e profumata di stelle, gli apparve in sogno la Madre Forma del Cubo e dopo un breve ma intenso dialogo nel quale Bo chiedeva, con l’innocenza del piccolo principe che alberga in ognuno di noi, il motivo ed il significato di questa sua passionale ricerca, sentì una voce femminile attraversare ed avvolgere tutto il suo corpo ed il suo spirito e ne fu folgorato. La voce sussurrò: usami e fammi uso, dammi una vita di amore e forma, dammi significato.
Così quell’apparizione in sogno rivelò a Bo Allison il significato della sua ricerca ed il tempo gli fece trovare la soluzione finale della rappresentazione della Madre Forma del Cubo dove tutto è un gioco di composizione e scomposizione, nel paradigma della forma e della sua esistenza.
Filippo Rolla
Bo scolpisce e fotografa… fotografa e scolpisce… e sembra quasi che queste due attività siano complementari all’incessante ricerca tra spirito e materia nell’ideare la forma.
Il suo modo d’essere fotografo, ancor prima di essere scultore, si manifesta attraverso l’attimo, un istante dilatato che ci rivela le cose nella loro particolare essenzialità: un’apparenza momentanea che assume una sua autonomia nello spazio e nel tempo dell’interpretazione ma che inevitabilmente è in relazione al suo “prima e dopo” da cui si genera.
Così io interpreto l’arte di Bo Allison fotografo che ci rivela come l’attimo divenuto immagine si trasforma in realtà. Una realtà soggettiva che al suo interno si modifica e si trasforma nel suo sorgere dall’attimo.
Avverto una metamorfosi dell’immagine che si manifesta di continuo; la variazione della forma originaria avvia un processo creativo da cui possiamo comprendere come l’attività artistica di Bo sia rivelatrice della sua stessa ricerca sulla trasformazione dell’attimo statico e dinamico.
Sorridendo mi dice una frase molto significativa io amo la fotografia, sono innamorato dell’immagine. È parte di me, è dentro di me e non posso farne a meno…Così come la scultura, ho bisogno di scolpire ma è un mondo diverso da quello della fotografia, sono due anime che abitano dentro di me con il loro stile espressivo.
Ora è l’anima scultorea di Bo Allison che si presenta, e si racconta con molta affabilità, un sabato mattina tra un caffè ed una sigaretta, nel suo grande studio di via Colonnata… Bo artista e scultore della contemporaneità, progetta una grande installazione, un paradigma artistico, una struttura architettonica policroma di marmo, granito e bronzo da collocare in luogo specifico. Un sito speciale, un percorso artistico di riflessione e svago dove si incontrano la natura, il pensiero dell’uomo e la spensieratezza dei bambini.
Il “Progetto Paradigma” come mi spiega Bo, è una costruzione geometrica a forma di cubo ed è composta al suo interno di 27 cubi disposti l’uno accanto all’altro.
Il lato del cubo “madre”, così definito da Allison, è di 90 cm mentre l’unità di misura di ogni singolo cubo è di 30 cm. Ed è ripetibile con la solita forma geometrica ma con dimensioni e materiali differenti.
Il gioco della composizione o scomposizione, come mi sottolinea Bo, focalizza la centralità dell’osservatore, perché il suo punto di vista dà inizio ad un processo di costruzione o de-costruzione di un cubo.
Quasi a voler dimostrare che questo processo di costruzione o de-costruzione di un cubo, diventa un aspetto necessario dello stesso sviluppo di aggregazione e disgregazione della materia. Qui la forma particolare del cubo, intesa come unità di misura e atomo, raggiunge l’universale della forma, un cubo che diventa, come suggerisce Bo, la madre della forma dove al suo interno si nascondono tutte le altre forme che le danno vita.
Con molta calma e precisione concettuale mi chiarisce il momento essenziale di questa sua ricerca; è come se il cubo utilizzato come unità di misura, si trasformasse in un’unità originaria, simile alla concezione atomistica di Democrito, dove essenza ed esistenza convivono nell’atomo stesso e dove si verificano per via di riunione e di separazione la nascita e la distruzione, per via d’ordine e di posizione il mutamento.
Bo Allison prosegue nel suo racconto e mi confida che l’idea del progetto paradigma nasce alla fine degli anni ’90, anche se la sua gestazione inconscia ha un arco di tempo più o meno di dieci anni. Ed è consapevole che dal disordine primordiale si è ritrovato, come d’incanto, in un segno completo, ordinato e geometrico.
In questo modo gli è apparsa la forma del cubo che ha disegnato e ridisegnato mille volte, rappresentato in tutte le sue proiezioni senza mai capire fino in fondo come mai questa forma si fosse presentata nella sua vita e continuasse a tormentarlo.
Quando in una notte magica e profumata di stelle, gli apparve in sogno la Madre Forma del Cubo e dopo un breve ma intenso dialogo nel quale Bo chiedeva, con l’innocenza del piccolo principe che alberga in ognuno di noi, il motivo ed il significato di questa sua passionale ricerca, sentì una voce femminile attraversare ed avvolgere tutto il suo corpo ed il suo spirito e ne fu folgorato. La voce sussurrò: usami e fammi uso, dammi una vita di amore e forma, dammi significato.
Così quell’apparizione in sogno rivelò a Bo Allison il significato della sua ricerca ed il tempo gli fece trovare la soluzione finale della rappresentazione della Madre Forma del Cubo dove tutto è un gioco di composizione e scomposizione, nel paradigma della forma e della sua esistenza.
Filippo Rolla
23
settembre 2006
Bo Allison – The Paradigma Project
Dal 23 al 24 settembre 2006
arte contemporanea
Location
FABBRICA PONTE DI FERRO
Carrara, Via Colonnata, 2, (Massa-carrara)
Carrara, Via Colonnata, 2, (Massa-carrara)
Orario di apertura
15-18
Vernissage
23 Settembre 2006, ore 17
Autore
Curatore