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Bob e Nico
L’avventura espositiva di un’opera omnia che dura da 36 anni. Il visitatore della mostra Bob e Nico vivrà questa avventura, artistica e umana, lungo le stanze del piano nobile di Palazzo Pepoli, allestite dallo scenografo Giancarlo Basili per conto della Cineteca di Bologna
Comunicato stampa
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Il racconto dell’avventura umana e artistica di una coppia molto molto speciale.
Roberto Benigni e Nicoletta Braschi ci portano per mano nella rivisitazione del loro passato, remoto e più recente, avvalendosi di tutti i materiali disponibili: filmati, video, foto, testi, locandine, oggetti di scena, costumi ecc.
Una ventina di situazioni espositive – anche istallazioni pensate ad hoc – non una pedante ricostruzione cronologica, ma delle illuminazioni (delle “estreme sintesi”) su alcuni dei momenti e degli aspetti più significativi di una pratica creativa totalmente condivisa. Infatti, se l’icona Benigni ha conquistato un prestigio e una popolarità assolutamente unici nel panorama italiano e internazionale, è altrettanto vero che Nicoletta non è solo la coprotagonista immancabile di tutti i film di Roberto, ma è anche la sua musa ispiratrice e, contemporaneamente, la sua produttrice, oltre che, naturalmente, da molti anni, la sua compagna: insomma, una figura assolutamente fondamentale nella vita e nella carriera della nostra star comica più amata.
Come pure condivise sono le motivazioni prima di tutto morali (e affettive) che hanno spinto Nicoletta e Roberto a proporre alla Cineteca di Bologna di organizzare questo evento, il cui profitto economico (ma anche la ricaduta mediatica e promozionale) sarà tutto devoluto a favore dell’IRST, un importante istituto di ricerca sui tumori sito a Meldola, vicino a Forlì.
QUALE ESPOSIZIONE?
Che significa spostare il cinema dai suoi consueti luoghi di fruizione – la sala buia, il monitor della tv, lo schermo del computer, ora anche il display del cellulare o dell’iPhone – e trasferirlo in una sede espositiva, negli spazi di una Galleria o di un Museo, accettandone – anche solo in parte – certe regole, certe convenzioni sperimentate e collaudate, ma tutte nate in funzione delle arti visive tradizionali, principalmente la pittura e la scultura?
Siamo inizialmente colti da un momento di disorientamento, che probabilmente nasce dall’accostare due dimensioni apparentemente inconciliabili: quella unica e irripetibile dell’originale (le opere d’arte) e quella anonima e indistinguibile dei prodotti della riproducibilità tecnica (i film, i programmi televisivi, l’audiovisivo in genere). Portare quel mondo tutto fatto di copie (e di “immaterialità”) nel tempio (e nell’aura) del manufatto d’autore può sembrare una sorta di sacrilegio improponibile. Ma poi…
… non è forse vero che il cinema nasce e si sviluppa come “arte di tutte le arti”, parassita e infaticabile riciclatore di tutte le forme e le pratiche di espressione che lo avevano preceduto: dalla letteratura, al teatro e, naturalmente, alla pittura, dalla quale nei poco più di cent’anni della sua storia è stato continuamente ispirato? Così come è vero anche che l’estremo esito delle arti visive è stata, negli ultimi decenni, proprio la video-arte, una variante dell’audiovisivo di diretta, innegabile derivazione cinematografica, in qualche modo una emanazione “artistica” del cinema.
Ecco dunque che il rapporto tra le modalità e le pratiche espositive delle arti visive tradizionali e più recenti e il cinema e l’audiovisivo non è più un rapporto di lontananza, di estraneità (di inconciliabilità), ma – sempre di più – un processo di coabitazione, se non di contaminazione e simbiosi, che numerose manifestazioni hanno di recente confermato: le grandi mostre dedicate a Hitchcock, Chaplin, Kubrick, Godard e Fellini e il notevole interesse che hanno suscitato rappresentano una novità importante, anche se forse non offrono ancora (fortunatamente) un modello codificato e consolidato (e scontato).
Soprattutto se, allontanandoci dal territorio dei grandi autori riconosciuti, dal parnaso dei classici e delle opere del passato – dove la parola cinema e la parola arte sono pacificamente e unanimemente coniugate assieme – ci troviamo invece ad affrontare dei personaggi del nostro presente, tuttora nel pieno della loro attività, dei protagonisti molto amati, molto considerati, ma ancora esposti ai mille cangianti umori e alle piccole tempeste delle mode, insomma al grande relativismo della contemporaneità. Che, apparentemente, fa a pugni con quella sacralità, più o meno esplicita, che normalmente denota l’oggetto (il tema o l’artista) di un’esposizione.
È il caso appunto di Roberto Benigni e di Nicoletta Braschi e del progetto di questa nostra mostra a loro dedicata.
DOVE?
Ma ora è venuto il momento di porci subito un’altra domanda, altrettanto decisiva: dove? Da che città partire, pur nella convinzione che una mostra come questa noi crediamo possa (e debba) avere molte possibili destinazioni, non solo italiane, per venire incontro alle attese di un pubblico che stentiamo, per difetto, a prevedere.
Bene, la prima, spontanea risposta che abbiamo dato a questo quesito è stata immediata: l’incipit di questa esposizione non può che essere la città di Bologna. Forse per la sua prossimità a Forlì e ai primi destinatari della mostra, forse perché la Cineteca di Bologna ha avuto il merito di conquistarsi la fiducia dei suoi promotori, certamente per la preziosa, impareggiabile collaborazione di Fabio Roversi-Monaco e della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, che ci hanno messo a disposizione un luogo magico come Palazzo Pepoli, ma anche, crediamo, per motivi per così dire più “strategici”: Bologna è stata per decenni un avamposto dello Spettacolo, un crocevia di straordinari incontri creativi (pensiamo alla musica, al mondo del fumetto, all’Università, alla prima sede Dams), come pure, per molto tempo, il rapporto tra numero di abitanti e la quantità delle entrate nelle sale cinematografiche ha visto il capoluogo emiliano in testa alla classifica. E infine Bologna, per la sua posizione geografica è un vero e proprio punto di passaggio (e di scambio) tra le più diverse realtà antropologiche e culturali del nostro Paese.
Insomma, Bologna la dotta, ma anche la Bologna edonistica capitale della buona tavola, così come la Bologna civile e illuminata, accogliente e tollerante, che è stata per anni l’esempio di una superiore qualità della vita… pensiamo che tutte queste caratteristiche possano essere un buon punto di partenza per un’avventura espositiva che si pone prima di tutto l’ambizione di coniugare la quantità e la qualità, in una virtuosa (e impossibile) competizione con i protagonisti stessi della nostra mostra, Roberto Benigni e Nicoletta Braschi.
Sì, certo, ci piacerebbe riuscire a tradurre (fatte le debite proporzioni) in ingressi all’esposizione non solo e non tanto i grandi numeri degli spettacoli o dei film di Roberto, quanto la grande varietà generazionale e sociale del suo pubblico più affezionato: giovani, vecchi, bambini, famiglie, intellettuali, impiegati, operai… in una sorta di appuntamento, bello proprio perché imprevedibile
IL LUOGO E LA MOSTRA
Dopo aver preso in esame diverse possibili soluzioni, la scelta è caduta su Palazzo Pepoli Vecchio, uno splendido edificio nel pieno centro di Bologna, che la Fondazione CaRisBo, primo sostenitore della Mostra assieme alla Regione Emilia-Romagna, ha destinato a sede del Museo della Città che verrà inaugurato nell’autunno del 2011.
Cuore di Genus Bononiae. Musei nella Città, Palazzo Pepoli diverrà sede di un museo dedicato alla storia, alla cultura e alle trasformazioni di Bologna, dalla Felsina etrusca fino ai nostri giorni. Il progetto di restauro e di allestimento dell’architetto Mario Bellini, trasformerà Palazzo Pepoli in un museo globale e interattivo di nuova concezione, in rapporto con la città nel collegarsi e interagire con le altre realtà museali. Per vocazione, è destinato a raccontare la storia di Bologna nel suo sviluppo architettonico, artistico e scientifico, con l’uso di tecniche espositive scenografiche e multimediali.
L’idea di allestimento, vista la morfologia del luogo (molte pareti dal colore neutro ben adattabili a divenire superfici sulle quali proiettare immagini), è quella di operare una sorta di generale ridefinizione decorativa virtuale del palazzo, coprendo soffitti e pareti con proiezioni di immagini soprattutto in movimento, frammenti audiovisivi (cinematografici e televisivi) attraverso i quali realizzare la nostra narrazione-esposizione, tenendo conto della partitura di spazi spesso circoscritti da stucchi e cornici, dentro le quali adatteremo i nostri filmati.
Insomma, nel caso di questa edizione inaugurale della nostra Mostra si è scelto di ri-abitare questa dimora storica con le presenze di due icone del nostro mondo mediatico, avvalendoci dei magici dispositivi della riproducibilità. Senza rinunciare ad alcune soste tridimensionali, caratterizzate da vere e proprie istallazioni ispirate ai nostri due protagonisti.
Questa la chiave pensata per la destinazione “bolognese”, ma naturalmente pensiamo che l’esposizione sia modulabile ed esportabile anche in spazi espositivi diversi, ferma restando la prevalenza assoluta delle proiezione di immagini rispetto ad altre soluzioni
IL PERCORSO DELLA MOSTRA
ROBERTO BENIGNI NICOLETTA BRASCHI BOB E NICO
SALA 1 le origini
SALA 2 gli esordi
SALA 3 Berlinguer ti voglio bene (istallazione)
SALA 4 sotto gli occhi di tutti
SALA 5 c’era una volta il cinema (istallazione)
SALA 6 i primi passi
SALA 7 (passaggio)
SALA 8 i maestri
SALA 9 Dio mio (istallazione)
SALA 10 compagni di viaggio
SALA 10a signorina tu mi turbi
SALA 11 mi piace lavorare
SALA 12 inventare dal vero
SALA 13 modi di ridere
SALA 14 la vita è bella (istallazione)
SALA 15 fratelli d’Italia
SALA 16 i peggiori anni della nostra vita
SALA 17 (disimpegni con postazioni interattive)
SALA 18 il paese dei balocchi (istallazione
04
maggio 2011
Bob e Nico
Dal 04 maggio al 06 agosto 2011
fotografia
arte contemporanea
serata - evento
arte contemporanea
serata - evento
Location
PALAZZO PEPOLI VECCHIO – FONDAZIONE CARISBO
Bologna, Via Castiglione, 8, (Bologna)
Bologna, Via Castiglione, 8, (Bologna)
Vernissage
4 Maggio 2011, su invito
Autore