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Boero / Svangren / Severi – The Vegetable Eye
The Vegetable Eye conferma il focus sul mondo organico della Galleria Marcolini. La mostra, prima esposizione in galleria che non punta alla figurazione, sara’ visitabile fino al 31 dicembre 2015.
Comunicato stampa
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The Vegetable Eye è un’espressione di Dylan Thomas, poeta gallese che nella prima metà del Novecento ha cantato una sensualità neo-romantica, aspirazioni e inadeguatezze spirituali dell’uomo. Presa a prestito da When all my five and country senses see, (Collected Poems, 1952), diviene qui il titolo della nuova collettiva presso la Galleria Marcolini.
Il focus sull’elemento vegetale si conferma strutturale all’attività della galleria, la cui ricerca estetica sulla natura e, nello specifico, sulle modalità di intervento e/o adattamento dell’artista, mira a presentare i molteplici volti dell’uomo, a volte faber, principale artefice della creazione, altre custos, custode e intermediario conservativo della natura.
The Vegetable Eye include lavori di Renata Boero, artista italiana le cui tele libere hanno fama internazionale, essendo state fin dagli anni settanta sinonimo di sperimentazione, Astrid Svangren, artista svedese conosciuta per l’uso raffinato di stoffe e drappi spesso su plexiglass e Giorgia Severi, che lavora tra l’Italia e l’Australia, dove collabora da anni con comunità aborigene.
L’occhio vegetale è lo sguardo delle tre artiste che qui poco interpretano e molto documentano, facendosi mediatrici di un elemento naturale che si vuole conservare, ad esempio, nel caso di Giorgia Severi, prima della sua scomparsa. La pratica dell’artista romagnola suggerisce un discorso sulla temporalità di arte e natura, dove convivono macro e micro ritmi. Severi blocca, prolungandola, la vita delle piante di gramigna che sono state contaminate da un fungo mortale.
Come Severi, anche Renata Boero fa spesso uso della carta; tre sono i lavori che l’artista genovese presenta in questa occasione, opere conosciute anche come cromogrammi. Si tratta di interventi cromatici su carta o tela che misurano il tempo (righelli) e le conseguenti metamorfosi di colore. Il lavoro di Boero documenta le evoluzioni della materia a date condizioni ambientali e riporta una natura faber, che l’artista si impegna ad archiviare e decifrare.
A dare una dimensione installativa alla mostra sono i drappi di Astrid Svangren; stoffe, tra cui seta giapponese, cadono dall’alto e suggeriscono uno spazio da esplorare. I lavori di Svangren infatti impongono una fruizione non esclusivamente frontale e chiedono di essere osservati da diverse prospettive, introducendo l’elemento performativo comune a tutte e tre le artiste.
Il dialogo intergenerazionale tra Boero, Svangren e Severi è prova della continua e inestricabile presenza vegetale e naturale nell’arte. Inoltre, ognuna attraverso medium eterogenei, racconta di una femminilità che non urla sfacciatamente il proprio genere, limitandosi a tessere un elegante e raffinato discorso materno che avvicina, ancora una volta, la donna alla natura.
Il focus sull’elemento vegetale si conferma strutturale all’attività della galleria, la cui ricerca estetica sulla natura e, nello specifico, sulle modalità di intervento e/o adattamento dell’artista, mira a presentare i molteplici volti dell’uomo, a volte faber, principale artefice della creazione, altre custos, custode e intermediario conservativo della natura.
The Vegetable Eye include lavori di Renata Boero, artista italiana le cui tele libere hanno fama internazionale, essendo state fin dagli anni settanta sinonimo di sperimentazione, Astrid Svangren, artista svedese conosciuta per l’uso raffinato di stoffe e drappi spesso su plexiglass e Giorgia Severi, che lavora tra l’Italia e l’Australia, dove collabora da anni con comunità aborigene.
L’occhio vegetale è lo sguardo delle tre artiste che qui poco interpretano e molto documentano, facendosi mediatrici di un elemento naturale che si vuole conservare, ad esempio, nel caso di Giorgia Severi, prima della sua scomparsa. La pratica dell’artista romagnola suggerisce un discorso sulla temporalità di arte e natura, dove convivono macro e micro ritmi. Severi blocca, prolungandola, la vita delle piante di gramigna che sono state contaminate da un fungo mortale.
Come Severi, anche Renata Boero fa spesso uso della carta; tre sono i lavori che l’artista genovese presenta in questa occasione, opere conosciute anche come cromogrammi. Si tratta di interventi cromatici su carta o tela che misurano il tempo (righelli) e le conseguenti metamorfosi di colore. Il lavoro di Boero documenta le evoluzioni della materia a date condizioni ambientali e riporta una natura faber, che l’artista si impegna ad archiviare e decifrare.
A dare una dimensione installativa alla mostra sono i drappi di Astrid Svangren; stoffe, tra cui seta giapponese, cadono dall’alto e suggeriscono uno spazio da esplorare. I lavori di Svangren infatti impongono una fruizione non esclusivamente frontale e chiedono di essere osservati da diverse prospettive, introducendo l’elemento performativo comune a tutte e tre le artiste.
Il dialogo intergenerazionale tra Boero, Svangren e Severi è prova della continua e inestricabile presenza vegetale e naturale nell’arte. Inoltre, ognuna attraverso medium eterogenei, racconta di una femminilità che non urla sfacciatamente il proprio genere, limitandosi a tessere un elegante e raffinato discorso materno che avvicina, ancora una volta, la donna alla natura.
21
novembre 2015
Boero / Svangren / Severi – The Vegetable Eye
Dal 21 novembre al 31 dicembre 2015
arte contemporanea
Location
GALLERIA MARCOLINI
Forlì, Via Francesco Marcolini, 25a, (Forlì-cesena)
Forlì, Via Francesco Marcolini, 25a, (Forlì-cesena)
Orario di apertura
dal mercoledi al sabato ore 10 - 13 e 16.30 - 19.30
Vernissage
21 Novembre 2015, ore 18.00
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