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Boo Saville – Idolum
In mostra nuovi lavori che testimoniano differenti approcci dell’artista nei confronti dell’Immagine. Il titolo “Idolum” evoca tutto ciò che è intrinseco agli oggetti fisici o alle immagini; simbologie e nuovi significati che la nostra mente può attribuire a certi oggetti
Comunicato stampa
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Lo Studio Visconti è lieto di ospitare per la prima volta in Italia Boo Saville, giovane artista inglese, in una mostra personale in cui saranno esposti nuovi lavori che testimoniano differenti approcci dell’artista nei confronti dell’Immagine. Con il titolo “Idolum” l’artista vuole evocare tutto ciò che è intrinseco agli oggetti fisici o alle immagini così come ci appaiono, scoprendo simbologie e nuovi significati che la nostra mente può attribuire a certi oggetti.
L’artista trova la fonte della sua ispirazione all’interno di libri di archeologia e di saggi su argomenti che la affascinano, tra i quali la natura delle superstizioni e l’origine delle religioni. Attraverso l’uso della pittura riesce a trasformare in racconto ciò che in origine è una testimonianza scientifica, spingendo lo spettatore oltre la visione superficiale dell’immagine.
In alcuni lavori, in cui Saville raffigura scenari tratti dal cimitero di Pere Lachaise a Parigi, si nota l’attenzione che l’artista pone sulla caducità dell’esistenza umana in contrapposizione ad una natura dominante. Nelle opere, infatti, vediamo una natura sovrastante fatta di radici che avvolgono lentamente le tombe e di rami i quali, intrecciandosi, proiettano ombre che generano labirintici giochi di luce.
Un’altra fonte d’ispirazione è generata da testimonianze fotografiche che Saville cerca e colleziona in modo quasi ossessivo. Anche in questo caso è interessata al loro aspetto effimero: “Sono attratta sia dal significato astratto della natura delle immagini sia dal lungo processo di ottenerle, come se fossero testimonianze del passato. Le vedo come oggetti in se stessi ma anche come attimi di meraviglia generati dagli errori della macchina fotografica che rivelano un momento o un movimento nascosto. Per me questa ricerca rende le immagini molto intime, e sento che sto tessendo la storia di qualcun altro con la mia”.
Saranno anche esposte delle bozze che rappresentano un ponte tra il materiale d’origine da cui prende ispirazione e l’opera finale. Sono lavori fondamentali per l’artista e il suo lavoro, poiché sono l’espressione libera, giocosa, esplorativa e a volte distruttiva che permette a Saville di liberare le idee e di sintetizzarle in opere figurative.
In alcuni casi lavora direttamente sulla fotografia o sulla pagina di un libro, disegnando a penna o creando intriganti macchie d’inchiostro simile al famoso test di Rorschach usato in psicologia. In altri Saville usa le stesse tecniche dei suoi dipinti come smalto, olio, candeggina e vernice che le permettono di lavorare liberamente su qualunque immagine.
Il risultato è espressivo ed estetico, e genera un equilibrio per lo spettatore e offre una chiave di lettura per interpretare le opere finite.
L’artista trova la fonte della sua ispirazione all’interno di libri di archeologia e di saggi su argomenti che la affascinano, tra i quali la natura delle superstizioni e l’origine delle religioni. Attraverso l’uso della pittura riesce a trasformare in racconto ciò che in origine è una testimonianza scientifica, spingendo lo spettatore oltre la visione superficiale dell’immagine.
In alcuni lavori, in cui Saville raffigura scenari tratti dal cimitero di Pere Lachaise a Parigi, si nota l’attenzione che l’artista pone sulla caducità dell’esistenza umana in contrapposizione ad una natura dominante. Nelle opere, infatti, vediamo una natura sovrastante fatta di radici che avvolgono lentamente le tombe e di rami i quali, intrecciandosi, proiettano ombre che generano labirintici giochi di luce.
Un’altra fonte d’ispirazione è generata da testimonianze fotografiche che Saville cerca e colleziona in modo quasi ossessivo. Anche in questo caso è interessata al loro aspetto effimero: “Sono attratta sia dal significato astratto della natura delle immagini sia dal lungo processo di ottenerle, come se fossero testimonianze del passato. Le vedo come oggetti in se stessi ma anche come attimi di meraviglia generati dagli errori della macchina fotografica che rivelano un momento o un movimento nascosto. Per me questa ricerca rende le immagini molto intime, e sento che sto tessendo la storia di qualcun altro con la mia”.
Saranno anche esposte delle bozze che rappresentano un ponte tra il materiale d’origine da cui prende ispirazione e l’opera finale. Sono lavori fondamentali per l’artista e il suo lavoro, poiché sono l’espressione libera, giocosa, esplorativa e a volte distruttiva che permette a Saville di liberare le idee e di sintetizzarle in opere figurative.
In alcuni casi lavora direttamente sulla fotografia o sulla pagina di un libro, disegnando a penna o creando intriganti macchie d’inchiostro simile al famoso test di Rorschach usato in psicologia. In altri Saville usa le stesse tecniche dei suoi dipinti come smalto, olio, candeggina e vernice che le permettono di lavorare liberamente su qualunque immagine.
Il risultato è espressivo ed estetico, e genera un equilibrio per lo spettatore e offre una chiave di lettura per interpretare le opere finite.
16
settembre 2010
Boo Saville – Idolum
Dal 16 settembre 2010 al 14 gennaio 2011
arte contemporanea
Location
STUDIO GIANGALEAZZO VISCONTI
Milano, Corso Monforte, 23, (Milano)
Milano, Corso Monforte, 23, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 11-19
Vernissage
16 Settembre 2010, ore 18,30
Autore