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Borderline
Cinque storie particolari a rappresentare elementi costituenti di un generale modo di vedere e sentire. Fatti privati e ricordi non sono qualcosa di tipico nell’arte, ma diventano veicoli di una eticità pubblica, pura perché condivisa.
Comunicato stampa
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Lunedì 16 maggio, dalle 18:00 alle 20:00, presso la sala Egon Von Fürstenberg di Palazzo Valentini, inaugura Borderline, mostra collettiva degli artisti Yasuko Akagi, Francesco Bancheri, Davide Coluzzi DAZ, Andrea Sostero e Stella Tasca, a cura di Melania Rossi.
Cinque storie particolari a rappresentare elementi costituenti di un generale modo di vedere e sentire. Fatti privati e ricordi non sono qualcosa di tipico nell’arte, ma diventano veicoli di una eticità pubblica, pura perché condivisa. Per uscire da una visione unilaterale del presente, negativa e solitaria, cinque artisti sono andati a toccare il confine tra loro stessi e tutto il resto. E, in bilico su quel confine, si sono fermati a guardare.
Tra gioco e mondo vero, tra sogno e realtà, tra passato e presente, il viaggio è quello di tutto il tempo intero. E se invece di cercare di superare quelle distanze si provasse a rappresentarle, ad inspessirne i contorni fino a renderle concrete? Fermarsi tra il “non più e non ancora” e farlo diventare un luogo concreto, osservare e bloccare quel momento proprio quando passa nella mente andando inevitabilmente verso un’utopica –perché per definizione quasi mai realizzabile- soluzione. Ecco la linea di confine tra la fantasiosa follia e la verità nuda e cruda, tra l’essere adulti o bambini, tra partire o restare, tra adeguarsi e combattere. Che poi, spesso, avere il coraggio di andare controcorrente diventa andare controcorrente per adeguarsi ad uno status. E allora, in tutta questa incertezza, si può provare a giocare un po’ con quello che siamo e quello che eravamo, con quello che abbiamo e che vorremmo, con tutti i moduli che ci compongono, in uno scombinato ed ironico atto di libertà estetica e concettuale.
Razionalità e perfezione formale “inscatolano” i ricordi di Yasuko Akagi, che di questi piccoli mondi cubici popola un bosco bianco, spazio neutro dell’interiorità. La purezza dell’individuo è così abitata, nell’immaginario dell’artista giapponese (Hiroshima, 1968), da tutte le esperienze sintetizzate, codificate e impresse a colori vivi nella memoria. Sul concetto di verginità mentale e omologazione del pensiero indaga il romano Francesco Bancheri, classe 1978, che nella cultura pop trova ispirazione immaginifica e concettuale. Il mezzo è sempre il quotidiano, veicolo d’informazione e di condizionamento usato in una doppia veste di elemento pittorico o supporto per la serigrafia. Musicassette gelosamente custodite in teche di plexiglass a ricordare quando eravamo vergini e quell’oggetto poteva contenere tutto un racconto di noi; fino a gregge di pecore, che per vello hanno le immagini pubblicitarie entrate di prepotenza nel nostro immaginario. Con una installazione video interattiva, Davide Coluzzi DAZ (Potenza, 1979) analizza il limite tra realtà e immaginazione, nell'esasperazione dei giorni nostri, dell’individualismo e del potere mediatico. Il sogno, inteso anche come desiderio, è la forza che ognuno di noi ha e che attraverso le azioni si esplicita. Lo spettatore ha la possibilità di gestire gli umori della massa attraverso un semplice gesto decisionale, evidenziando così la pericolosa facilità con cui realmente si influisce sul nostro agire quotidiano, arrivando ad intaccare persino la sfera emotiva. Il pittore romano Andrea Sostero (1978), se nella forma unisce diversi paesaggi attraverso la tecnica del collage, idealmente li collega con la pittura dotandoli di un’astrazione densa e sostanziale. Le città immaginarie dell’artista ci permettono di non dover scegliere di abitare uno dei nostri ricordi o desideri, ma di unirli in un unico luogo che è un po’ tutti quelli che vorremmo nostri. Stella Tasca, poliedrica artista romana classe 1977, trattiene il respiro come da bambina e gioca ad immergersi nell’apnea come la balena di Moby Dick, che nell’installazione diventa Belly Blu. Nel suo arazzo di ispirazione marina, indaga la distanza e il legame tra i punti di vista delle due più lunghe e determinanti fasi della vita; la serietà del bambino che si concentra nel gioco e conserva preziosi, piccoli oggetti rubati al mondo, contro e insieme alla consapevolezza dell’adulto, che vede il Capitano Achab qual è; non un eroico avventuriero, ma un misero monomaniaco «roso di dentro e arso di fuori dagli artigli fissi e inesorabili di un'idea incurabile».
Cinque storie particolari a rappresentare elementi costituenti di un generale modo di vedere e sentire. Fatti privati e ricordi non sono qualcosa di tipico nell’arte, ma diventano veicoli di una eticità pubblica, pura perché condivisa. Per uscire da una visione unilaterale del presente, negativa e solitaria, cinque artisti sono andati a toccare il confine tra loro stessi e tutto il resto. E, in bilico su quel confine, si sono fermati a guardare.
Tra gioco e mondo vero, tra sogno e realtà, tra passato e presente, il viaggio è quello di tutto il tempo intero. E se invece di cercare di superare quelle distanze si provasse a rappresentarle, ad inspessirne i contorni fino a renderle concrete? Fermarsi tra il “non più e non ancora” e farlo diventare un luogo concreto, osservare e bloccare quel momento proprio quando passa nella mente andando inevitabilmente verso un’utopica –perché per definizione quasi mai realizzabile- soluzione. Ecco la linea di confine tra la fantasiosa follia e la verità nuda e cruda, tra l’essere adulti o bambini, tra partire o restare, tra adeguarsi e combattere. Che poi, spesso, avere il coraggio di andare controcorrente diventa andare controcorrente per adeguarsi ad uno status. E allora, in tutta questa incertezza, si può provare a giocare un po’ con quello che siamo e quello che eravamo, con quello che abbiamo e che vorremmo, con tutti i moduli che ci compongono, in uno scombinato ed ironico atto di libertà estetica e concettuale.
Razionalità e perfezione formale “inscatolano” i ricordi di Yasuko Akagi, che di questi piccoli mondi cubici popola un bosco bianco, spazio neutro dell’interiorità. La purezza dell’individuo è così abitata, nell’immaginario dell’artista giapponese (Hiroshima, 1968), da tutte le esperienze sintetizzate, codificate e impresse a colori vivi nella memoria. Sul concetto di verginità mentale e omologazione del pensiero indaga il romano Francesco Bancheri, classe 1978, che nella cultura pop trova ispirazione immaginifica e concettuale. Il mezzo è sempre il quotidiano, veicolo d’informazione e di condizionamento usato in una doppia veste di elemento pittorico o supporto per la serigrafia. Musicassette gelosamente custodite in teche di plexiglass a ricordare quando eravamo vergini e quell’oggetto poteva contenere tutto un racconto di noi; fino a gregge di pecore, che per vello hanno le immagini pubblicitarie entrate di prepotenza nel nostro immaginario. Con una installazione video interattiva, Davide Coluzzi DAZ (Potenza, 1979) analizza il limite tra realtà e immaginazione, nell'esasperazione dei giorni nostri, dell’individualismo e del potere mediatico. Il sogno, inteso anche come desiderio, è la forza che ognuno di noi ha e che attraverso le azioni si esplicita. Lo spettatore ha la possibilità di gestire gli umori della massa attraverso un semplice gesto decisionale, evidenziando così la pericolosa facilità con cui realmente si influisce sul nostro agire quotidiano, arrivando ad intaccare persino la sfera emotiva. Il pittore romano Andrea Sostero (1978), se nella forma unisce diversi paesaggi attraverso la tecnica del collage, idealmente li collega con la pittura dotandoli di un’astrazione densa e sostanziale. Le città immaginarie dell’artista ci permettono di non dover scegliere di abitare uno dei nostri ricordi o desideri, ma di unirli in un unico luogo che è un po’ tutti quelli che vorremmo nostri. Stella Tasca, poliedrica artista romana classe 1977, trattiene il respiro come da bambina e gioca ad immergersi nell’apnea come la balena di Moby Dick, che nell’installazione diventa Belly Blu. Nel suo arazzo di ispirazione marina, indaga la distanza e il legame tra i punti di vista delle due più lunghe e determinanti fasi della vita; la serietà del bambino che si concentra nel gioco e conserva preziosi, piccoli oggetti rubati al mondo, contro e insieme alla consapevolezza dell’adulto, che vede il Capitano Achab qual è; non un eroico avventuriero, ma un misero monomaniaco «roso di dentro e arso di fuori dagli artigli fissi e inesorabili di un'idea incurabile».
16
maggio 2011
Borderline
Dal 16 al 28 maggio 2011
arte contemporanea
Location
PALAZZO VALENTINI
Roma, Via Iv Novembre, 119a, (Roma)
Roma, Via Iv Novembre, 119a, (Roma)
Orario di apertura
lunedì – venerdì 10.30 – 19.00 sabato 10.30 – 13.30
Vernissage
16 Maggio 2011, ore 18
Autore
Curatore