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Bouke de Vries – Threads of my life
THREADS OF MY LIFE, la terza personale milanese di Bouke de Vries, porta in scena presso ATELIER Les Copains una rilettura in chiave contemporanea della favola mitologica di Arianna. Il fulcro del percorso espositivo è il dono di Arianna a Teseo, il gomitolo di lana, che permise all’eroe greco di ritrovare la via del ritorno dal labirinto del Minotauro.
Comunicato stampa
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THREADS OF MY LIFE, la terza personale milanese di Bouke de Vries, porta in scena presso ATELIER Les Copains una rilettura in chiave contemporanea della favola mitologica di Arianna. Il fulcro del percorso espositivo è il dono di Arianna a Teseo, il gomitolo di lana, che permise all’eroe greco di ritrovare la via del ritorno dal labirinto del Minotauro.
Nella ricerca dell’artista, l’umile gomitolo di lana diviene metafora della conquista della libertà, un mezzo per vincere la prigionia dello spirito rappresentata dal labirinto stesso e la brutalità ferina della vita incarnata dal Minotauro.
In “Ariade”, la scultura simbolo dell’intera mostra, una figurina in porcellana bianca del XX secolo riposa meditativa su un piatto ellenico del IV sec a.c. sorreggendo un gioiello in filo d’oro. La lana si imbeve, così, dei valori di eternità che questo materiale simboleggia.
De Vries fa rivivere, attraverso la sua pratica scultorea basata sulla destrutturazione e ricomposizione di frammenti di ceramica e porcellana, i personaggi di questo racconto che ha ispirato generazioni di poeti, pittori e musicisti per l’universalità dei valori affrontati. C’è qualcosa di squisitamente attuale nell’opera che de Vries riesce a bilanciare in un costante dialogo: citazioni di cultura alta e cultura popolare, riferimenti all’arte classica e omaggi ai temi cari alla pittura moderna e contemporanea.
Esiste una membrana diafana che separa “arte” e “vita”, ma sempre di più con l’avvento dell’era digitale si ha l’impressione di percepire la realtà sotto forma di un infinito flusso di dati. L’esperienza residuale della percezione di questa realtà è quell’emozione che per un attimo si cristallizza attorno a un’impressione o a un’immagine.
Archetipi e matrici psicoanalitiche si depositano sui frammenti di porcellana di de Vries come una resina incolore, come un fissante in un processo chimico di sviluppo fotografico, che riveli una realtà troppo complessa e sfuggente da poter catturare nella sua globalità.
La banalizzazione del digitale, attuata attraverso la standardizzazione dei nuovi sistemi comunicativi mobili, ci ha portato negli ultimi cinque anni ad assorbire in maniera più o meno consapevole una sensibilità estetica “post-internet”.
Nel lavoro scultoreo dell’artista questa formula estetica funziona in maniera esatta ma come riflessa attraverso uno specchio. Un’opera non viene infatti pensata con in mente la banalità della quotidianità digitale, ma è l’isteria estetica dell’internet che si appropria in maniera onirica di “oggetti trovati” in cui la grande lezione dadaista si fonde a quella surrealista.
Ma di nuovo, dopo aver scalato metaforicamente le vette dell’arte del XX secolo, l’artista ritorna a una dimensione intima e personale, alla memoria degli studi superiori in textile design, al suo amore per i filati, i colori, i patterns ed alle collaborazioni e ai rapporti d’amicizia con alcuni dei nomi più iconici della moda britannica degli ultimi trent’anni.
Così scopriamo, anche, che il giovane de Vries appena ventenne, con una cartella piena di bozzetti da un lato ed una lettera di presentazione di Anna Piaggi dall’altro, incontrò alcuni dei grandi del Made-in-Italy vivendo in prima persona anche se per pochissimo tempo la Milano fashion anni ’80.
L’arte e la moda, passata e presente, si fondono in THREADS OF MY LIFE in un nuovo labirinto d’informazioni, memorie personali e collettive in cui il nostro desiderio di libertà rimane l’unica guida.
Comunicato Stampa, gennaio 2014
via Manzoni 21, 20121 Milano | info@atelierlescopains.com | www.atelierlescopains.com
Sull’Artista
Nato a Utrecht, nei Paesi Bassi, Bouke de Vries ha studiato presso la Design Academy di Eindhoven e la Central St Martin di Londra. Dopo aver lavorato con John Galliano, Stephen Jones e Zandra Rhodes, ha intrapreso una nuova carriera perfezionandosi in conservazione e restauro della ceramica al West Dean College. Ogni giorno nella sua pratica di restauratore ha dovuto confrontarsi con i problemi e le contraddizioni che circondano i concetti di perfezione e valore, riflessioni che poi ha utilizzato come punto di partenza per la creazione delle sue prime opere. Usando a pieno le sue abilità di restauratore, le opere di de Vries portano a nuova vita antichi manufatti dopo i loro traumi accidentali. Rife-rendosi a questa visione estetica, l’artista parla di ‘bellezza nella distruzione’. Invece di ricostruire, decostruisce. Invece di nascondere l’evidenza del più drammatico episodio nella vita di ogni singolo oggetto in ceramica, che passa tra le sue mani esperte, ne sottolinea il nuovo status, infondendovi nuove virtù, nuovi valori, e facendone avanzare le storie individuali verso il domani.
Mostre recenti dell’artista nel Regno Unito includono Pallant House Gallery, Chichester, Holbourne Museum, Bath, Middlesborough Institute of Modern Art (MIMA), Southampton City Council Museum Collections, Southampton, Alnwick Castle, Alnwick. De Vries ha esposto a livello internazionale ad Amsterdam, Basilea, Berlino, Haarlem, Kyoto, Milano e Monaco.
Su ATELIER Les Copains:
Les Copains conferma il suo legame a doppio filo con l’arte contemporanea e ribadisce la sua vocazione a promuovere talenti creativi. Dopo aver ospitato, lo scorso anno, la mostra Nuovi Fiori Nuovi Santi dell’artista Omar Galliani, inaugura questa nuova stagione affidandosi ai curatori Gloria Maria Cappelletti e Fabrizio Meris per la realizzazione di poliedrici progetti dedicati ad artisti ancora poco conosciuti dal pubblico italiano.
ATELIER Les Copains è uno spazio multidisciplinare che vuole fungere da richiamo ed eco per la realtà artistica e culturale contemporanea, un luogo dedicato alle più innovative tendenze dell’arte. 150 metri quadri di spazio espositivo in Via Manzoni 21, un laboratorio dove confrontare esperienze, valorizzare la creatività, elaborare progetti d’arte, organizzare eventi, incoraggiare nuove sinergie e collaborazioni con artisti, galleristi, critici e collezionisti.
ATELIER Les Copains è un luogo aperto al contemporaneo, in grado di fornire opportunità ai giovani talenti, uno spazio di comunicazione e promozione.
Sui Curatori:
Per la realizzazione del progetto ATELIER Les Copains l’azienda si avvale della consulenza di Gloria Maria Cappelletti e Fabrizio Meris, galleristi e curatori, impegnati sulla scena artistica di ricerca sperimentale internazionale. Cappelletti e Meris pongono attenzione al linguaggio dell’arte contemporanea per la sua capacità di esprimere e trasmettere i valori di innovazione, attenzione all’ambiente ed internazionalità che mai come ora costituiscono le tre direttrici fondamentali su cui si gioca la sfida di un futuro sostenibile. Questo percorso di ricerca continua quello intrapreso da Gloria Maria Gallery, fondata da Cappelletti nel 2009 e diretta da Meris dal 2010. “Ci sentiamo onorati di essere stati invitati ad usufruire degli spazi di ATELIER Les Copains e poter presentare il lavoro di artisti emergenti in cui crediamo fortemente. La consideriamo una fantastica opportunità per incontrare artisti, curatori, giornalisti, amanti dell’arte e creare un laboratorio ibrido, un work in progress”.
Nella ricerca dell’artista, l’umile gomitolo di lana diviene metafora della conquista della libertà, un mezzo per vincere la prigionia dello spirito rappresentata dal labirinto stesso e la brutalità ferina della vita incarnata dal Minotauro.
In “Ariade”, la scultura simbolo dell’intera mostra, una figurina in porcellana bianca del XX secolo riposa meditativa su un piatto ellenico del IV sec a.c. sorreggendo un gioiello in filo d’oro. La lana si imbeve, così, dei valori di eternità che questo materiale simboleggia.
De Vries fa rivivere, attraverso la sua pratica scultorea basata sulla destrutturazione e ricomposizione di frammenti di ceramica e porcellana, i personaggi di questo racconto che ha ispirato generazioni di poeti, pittori e musicisti per l’universalità dei valori affrontati. C’è qualcosa di squisitamente attuale nell’opera che de Vries riesce a bilanciare in un costante dialogo: citazioni di cultura alta e cultura popolare, riferimenti all’arte classica e omaggi ai temi cari alla pittura moderna e contemporanea.
Esiste una membrana diafana che separa “arte” e “vita”, ma sempre di più con l’avvento dell’era digitale si ha l’impressione di percepire la realtà sotto forma di un infinito flusso di dati. L’esperienza residuale della percezione di questa realtà è quell’emozione che per un attimo si cristallizza attorno a un’impressione o a un’immagine.
Archetipi e matrici psicoanalitiche si depositano sui frammenti di porcellana di de Vries come una resina incolore, come un fissante in un processo chimico di sviluppo fotografico, che riveli una realtà troppo complessa e sfuggente da poter catturare nella sua globalità.
La banalizzazione del digitale, attuata attraverso la standardizzazione dei nuovi sistemi comunicativi mobili, ci ha portato negli ultimi cinque anni ad assorbire in maniera più o meno consapevole una sensibilità estetica “post-internet”.
Nel lavoro scultoreo dell’artista questa formula estetica funziona in maniera esatta ma come riflessa attraverso uno specchio. Un’opera non viene infatti pensata con in mente la banalità della quotidianità digitale, ma è l’isteria estetica dell’internet che si appropria in maniera onirica di “oggetti trovati” in cui la grande lezione dadaista si fonde a quella surrealista.
Ma di nuovo, dopo aver scalato metaforicamente le vette dell’arte del XX secolo, l’artista ritorna a una dimensione intima e personale, alla memoria degli studi superiori in textile design, al suo amore per i filati, i colori, i patterns ed alle collaborazioni e ai rapporti d’amicizia con alcuni dei nomi più iconici della moda britannica degli ultimi trent’anni.
Così scopriamo, anche, che il giovane de Vries appena ventenne, con una cartella piena di bozzetti da un lato ed una lettera di presentazione di Anna Piaggi dall’altro, incontrò alcuni dei grandi del Made-in-Italy vivendo in prima persona anche se per pochissimo tempo la Milano fashion anni ’80.
L’arte e la moda, passata e presente, si fondono in THREADS OF MY LIFE in un nuovo labirinto d’informazioni, memorie personali e collettive in cui il nostro desiderio di libertà rimane l’unica guida.
Comunicato Stampa, gennaio 2014
via Manzoni 21, 20121 Milano | info@atelierlescopains.com | www.atelierlescopains.com
Sull’Artista
Nato a Utrecht, nei Paesi Bassi, Bouke de Vries ha studiato presso la Design Academy di Eindhoven e la Central St Martin di Londra. Dopo aver lavorato con John Galliano, Stephen Jones e Zandra Rhodes, ha intrapreso una nuova carriera perfezionandosi in conservazione e restauro della ceramica al West Dean College. Ogni giorno nella sua pratica di restauratore ha dovuto confrontarsi con i problemi e le contraddizioni che circondano i concetti di perfezione e valore, riflessioni che poi ha utilizzato come punto di partenza per la creazione delle sue prime opere. Usando a pieno le sue abilità di restauratore, le opere di de Vries portano a nuova vita antichi manufatti dopo i loro traumi accidentali. Rife-rendosi a questa visione estetica, l’artista parla di ‘bellezza nella distruzione’. Invece di ricostruire, decostruisce. Invece di nascondere l’evidenza del più drammatico episodio nella vita di ogni singolo oggetto in ceramica, che passa tra le sue mani esperte, ne sottolinea il nuovo status, infondendovi nuove virtù, nuovi valori, e facendone avanzare le storie individuali verso il domani.
Mostre recenti dell’artista nel Regno Unito includono Pallant House Gallery, Chichester, Holbourne Museum, Bath, Middlesborough Institute of Modern Art (MIMA), Southampton City Council Museum Collections, Southampton, Alnwick Castle, Alnwick. De Vries ha esposto a livello internazionale ad Amsterdam, Basilea, Berlino, Haarlem, Kyoto, Milano e Monaco.
Su ATELIER Les Copains:
Les Copains conferma il suo legame a doppio filo con l’arte contemporanea e ribadisce la sua vocazione a promuovere talenti creativi. Dopo aver ospitato, lo scorso anno, la mostra Nuovi Fiori Nuovi Santi dell’artista Omar Galliani, inaugura questa nuova stagione affidandosi ai curatori Gloria Maria Cappelletti e Fabrizio Meris per la realizzazione di poliedrici progetti dedicati ad artisti ancora poco conosciuti dal pubblico italiano.
ATELIER Les Copains è uno spazio multidisciplinare che vuole fungere da richiamo ed eco per la realtà artistica e culturale contemporanea, un luogo dedicato alle più innovative tendenze dell’arte. 150 metri quadri di spazio espositivo in Via Manzoni 21, un laboratorio dove confrontare esperienze, valorizzare la creatività, elaborare progetti d’arte, organizzare eventi, incoraggiare nuove sinergie e collaborazioni con artisti, galleristi, critici e collezionisti.
ATELIER Les Copains è un luogo aperto al contemporaneo, in grado di fornire opportunità ai giovani talenti, uno spazio di comunicazione e promozione.
Sui Curatori:
Per la realizzazione del progetto ATELIER Les Copains l’azienda si avvale della consulenza di Gloria Maria Cappelletti e Fabrizio Meris, galleristi e curatori, impegnati sulla scena artistica di ricerca sperimentale internazionale. Cappelletti e Meris pongono attenzione al linguaggio dell’arte contemporanea per la sua capacità di esprimere e trasmettere i valori di innovazione, attenzione all’ambiente ed internazionalità che mai come ora costituiscono le tre direttrici fondamentali su cui si gioca la sfida di un futuro sostenibile. Questo percorso di ricerca continua quello intrapreso da Gloria Maria Gallery, fondata da Cappelletti nel 2009 e diretta da Meris dal 2010. “Ci sentiamo onorati di essere stati invitati ad usufruire degli spazi di ATELIER Les Copains e poter presentare il lavoro di artisti emergenti in cui crediamo fortemente. La consideriamo una fantastica opportunità per incontrare artisti, curatori, giornalisti, amanti dell’arte e creare un laboratorio ibrido, un work in progress”.
05
febbraio 2014
Bouke de Vries – Threads of my life
Dal 05 febbraio al 28 marzo 2014
arte contemporanea
Location
ATELIER LES COPAINS
Milano, Via Alessandro Manzoni, 21, (Milano)
Milano, Via Alessandro Manzoni, 21, (Milano)
Orario di apertura
su appuntamento dal lunedì al venerdì
Vernissage
5 Febbraio 2014, dalle ore 19.00 alle ore 21.00
Sito web
www.gloriamariagallery.com
Autore
Curatore