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Boz – Generazioni Dialoganti
Una sorta di esplosione cromatica investe la pittura, disintegrando la pennellata in gocce, schizzi, graffi e sgocciolamenti. Il linguaggio è quello gridato e immediato degli espressionisti, quello dei graffiti di Basquiat, contaminato di scritte e disegni di un infantilismo primitivo e brutale.
Comunicato stampa
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Il colore invade la tela come se vi fosse stato gettato a secchiate, ma nel magma della pittura, come in un incubo o in un’allucinazione, appare un volto. E’ il volto di un vecchio. La carne è molle, cascante, precipita inesorabilmente verso il basso in uno spietato sovrapporsi e accavallarsi di pieghe e rughe. La bocca non è che una ferita appena leggibile, talvolta un ghigno disperato e vagamente ebete. Gli occhi si fissano sullo spettatore, lo scrutano puntandogli addosso un’iride fissa e vitrea.
Quello che va in scena sulle tele di Boz è il dramma della vecchiaia. Il tempo che passa senza lasciare scampo. I suoi vecchi, teneri e terribili al tempo stesso, sono i personaggi di una commedia umana che ci scorre ogni giorno sotto gli occhi ma che cerchiamo disperatamente di ignorare. Sono quelli che camminano faticosamente sui vialetti dei parchi cittadini per catturare un raggio di sole, pazientemente scortati da giovani badanti. Quelli che si incontrano soli e un po’ confusi in un negozio troppo affollato e rumoroso o che cercano spaesati di scendere dal tram, fendendo una folla di giovani dagli zaini ingombranti e colorati. Sono quelli che vivono la giornata aspettando l’unica telefonata della sera, che spesso non arriva. Quelli che si sentono un peso per figli in carriera, frettolosi e distratti, ma che hanno paura di essere abbandonati in un luogo estraneo e affidati a mani senza amore.
I volti segnati e rugosi, definiti con una minuzia quasi fotografica, sono ottenuti da Boz – con abilità straordinaria – per sottrazione. L’artista, infatti, interviene sul colore buttato sulla tela togliendone alcune zone per mezzo di uno straccio intriso di acquaragia. E’ con quello che incide le occhiaie, percorre le pieghe, crea bagliori iridescenti nello sguardo. La verosimiglianza pone questi volti al centro di una composizione che va decostruendosi sempre di più man mano che ci si allontana verso le zone periferiche del quadro. Una sorta di esplosione cromatica investe la pittura, disintegrando la pennellata in gocce, schizzi, graffi e sgocciolamenti. Il linguaggio è quello gridato e immediato degli espressionisti, quello dei graffiti di Basquiat, contaminato di scritte e disegni di un infantilismo primitivo e brutale. Pipistrelli, teschi, facce urlanti. Una rappresentazione della morte e della perdita che non scade mai nella parodia macabra perché sempre soffusa di un irrinunciabile alone di pietà.
Quello che va in scena sulle tele di Boz è il dramma della vecchiaia. Il tempo che passa senza lasciare scampo. I suoi vecchi, teneri e terribili al tempo stesso, sono i personaggi di una commedia umana che ci scorre ogni giorno sotto gli occhi ma che cerchiamo disperatamente di ignorare. Sono quelli che camminano faticosamente sui vialetti dei parchi cittadini per catturare un raggio di sole, pazientemente scortati da giovani badanti. Quelli che si incontrano soli e un po’ confusi in un negozio troppo affollato e rumoroso o che cercano spaesati di scendere dal tram, fendendo una folla di giovani dagli zaini ingombranti e colorati. Sono quelli che vivono la giornata aspettando l’unica telefonata della sera, che spesso non arriva. Quelli che si sentono un peso per figli in carriera, frettolosi e distratti, ma che hanno paura di essere abbandonati in un luogo estraneo e affidati a mani senza amore.
I volti segnati e rugosi, definiti con una minuzia quasi fotografica, sono ottenuti da Boz – con abilità straordinaria – per sottrazione. L’artista, infatti, interviene sul colore buttato sulla tela togliendone alcune zone per mezzo di uno straccio intriso di acquaragia. E’ con quello che incide le occhiaie, percorre le pieghe, crea bagliori iridescenti nello sguardo. La verosimiglianza pone questi volti al centro di una composizione che va decostruendosi sempre di più man mano che ci si allontana verso le zone periferiche del quadro. Una sorta di esplosione cromatica investe la pittura, disintegrando la pennellata in gocce, schizzi, graffi e sgocciolamenti. Il linguaggio è quello gridato e immediato degli espressionisti, quello dei graffiti di Basquiat, contaminato di scritte e disegni di un infantilismo primitivo e brutale. Pipistrelli, teschi, facce urlanti. Una rappresentazione della morte e della perdita che non scade mai nella parodia macabra perché sempre soffusa di un irrinunciabile alone di pietà.
04
marzo 2010
Boz – Generazioni Dialoganti
Dal 04 marzo al 20 aprile 2010
arte contemporanea
Location
GALLERIA PREVITALI
Milano, Via Elia Lombardini, 14, (Milano)
Milano, Via Elia Lombardini, 14, (Milano)
Orario di apertura
da nartedì a sabato ore 16-19,30
Vernissage
4 Marzo 2010, ore 18,30
Autore
Curatore