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Brahim Achir – Atmosfere del Maghreb
Achir Brahim è artista algerino, o meglio maghrebino. Artista che ci offre una vasta gamma di citazioni, parlando una lingua internazionale che spazia dalla pittura di Piero Della Francesca, colta nella rotonda volumetria dei volti femminili, sino a quella di Balthus.
Comunicato stampa
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Achir Brahim è artista algerino, o meglio maghrebino. Artista che ci offre una vasta gamma di citazioni, parlando una lingua internazionale che spazia dalla pittura di Piero Della Francesca, colta nella rotonda volumetria dei volti femminili, sino a quella di Balthus. Egli ha vissuto l'esperienza dell'appartenenza, della sottolineatura della sua identità culturale per poi riuscire a disappartenere e proiettarsi verso la cultura internazionale, senza venir mai meno ai fondamenti della sua origine. Achir ha ben appreso la lezione dei grandi maestri della pittura maghrebina, a partire da quel Khadda che tanto fece perché i giovani artisti del Maghreb si riappropriassero della loro "preistoria", depositata nei tempi della memoria, per poi proiettarsi sul palcoscenico della quotidiana esistenza internazionale. I personaggi che vivono le sue tele popolano antiche città carovaniere,falansteri dimenticati, preda della sabbia Sahariana dopo l'abbandono determinato da nuovi percorsi e! conomici. Donne e uomini raffigurati hanno sguardi persi verso orizzonti infiniti; la loro fissità rimanda ad una matrice aliena, quasi a volere confermare quelle teorie per le quali la nostra terra, in tempi passati, è stata oggetto di visita da parte di popoli provenienti da spazi lontani. Gli stessi spazi urbani che Achir propone sono strutturati in modo da richiamare alcune scenografie cinematografiche, dove fantascienza, storia antica ed attualità tecnologica si incrociano. Achir annulla così, in pittura, con lo stesso metodo cinematografico, il diacronico scorrere del tempo. Le sue città mare, "città di scavi" sono sospese come lo sguardo fermo dei suoi personaggi: tutto è avvolto in fermo immagine senza tempo che filtra storia, tecnologia e nostalgia. Ocra e blu sono dominanti nella pittura di questo artista. Segnano in modo naturale, genetico, l'ocra del deserto ed il manto blu degli Amazigh, che nell'antica lingua nord africana Tifinagh significa "uomo libero" e ca! ncella, come dice Fatema Mernissi, la parola berbero così carica di xe nofobia. Il colore è dato sempre con forte matericità, per strati lenti e sovrapposti, formando grumi che contribuiscono a plasticizzare il "rappresentato". Le figure di donne dal collo lungo, così frequenti nelle iconografie di Achir, sembrano richiamare insistentemente il ritratto di Lucrezia Panciatichi del Bronzino. In posizione fortemente verticale contrastano l'orizzontalità dei piani di fondo. Ogni immagine è inquadrata in "composizioni rigorose e statiche, linearmente semplificate e cromaticamente equilibrate di sublime malinconica fredezza", che tanto ricordano la lezione di Felice Casorati nel ritratto di Silvana Cenni del 1922.
Maria Laura Perilli
Maria Laura Perilli
31
luglio 2010
Brahim Achir – Atmosfere del Maghreb
Dal 31 luglio al 26 agosto 2010
arte contemporanea
arte etnica
arte etnica
Location
GALLERIA TRIPHE’ – EX CHIESA DI SAN CARLO BORROMEO
Cortona, Via Maccari, 3, (Arezzo)
Cortona, Via Maccari, 3, (Arezzo)
Orario di apertura
martedì-domenica 10-13 e 15-19
Vernissage
31 Luglio 2010, ore 12.00
Autore
Curatore