Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Brahim Achir – Sabbie Arabe
La pittura di Achir affonda le sue radici nella pittura classica italiana, specialmente quella ritrattistica, ove però egli ritrae con pregnante poetica donne maghrebine
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La pittura di Achir affonda le sue radici nella pittura classica italiana, specialmente quella ritrattistica, ove però egli ritrae con pregnante poetica donne maghrebine, ricercando l'introspezione psicologica espressiva. Interessante è l'ambientazione di tali personaggi che è quasi sempre una paesaggistica desolata, fatta di rovine di civiltà.
Brahim Achir conosce molti linguaggi: sa raccontarci la bellezza in mille modi diversi, e con generosità prova a renderci partecipi di questo suo personalissimo privilegio.
Eppure negli sguardi vivi ed insieme antichi che ci interrogano dalle sue tele ed anche, o forse soprattutto, negli occhi che si volgono altrove, assorti in un pensiero rarefatto ma palpabile con il pulviscolo dei loro cieli, c’è qualcosa che non possiamo cogliere.
Non è un trucco che l’artefice ci propone con la divertita arguzia dell’enigmistica, nemmeno possiamo riconoscervi la solenne impassibilità della sfinge: semplicemente Achir rappresenta ‘anche’ qualcosa che lui stesso percepisce senza tuttavia sapere cos’è.
Il personaggio umano diventa allora guardiano, architetto, uomo o donna che sia e ci para dinanzi con la forza inespugnabile della propria spiritualità, dietro di lui, o meglio attraverso l’alone di luce che lo circonda e trapela dai riflessi della sua pelle, delle sue vesti o dal groviglio inestricabile dei rami, sorgono interi mondi racchiusi in falansteri senza tempo, forse palazzi della periferia urbana, magari regge dimenticate nel deserto. Sono abitate quelle cento finestre che ci traforano come una filigrana? Sono svolazzi di un architetto geniale o cicatrici del tempo quelle strane pareti distrutte ma pronte a riorganizzarsi in labirinto? Non lo scopriremo, Achir sa come Italo Calvino che ‘solo dopo aver conosciuto la superficie delle cose si può spingere a cercare quel che c’è sotto. Ma la superficie delle cose è inesauribile’. (Giovanni Monti)
Brahim nasce in Algeria nel 1956. Nel 1977 studia presso l'Accademia navale di Livorno che lascerà per trasferirsi in Olanda dedicandosi alla pittura. Nel 1979 torna a Roma per proseguire la sua ricerca pittorica esponendo in diverse mostre collettive e personali tra le quali: il Centro Europeo Arti figurative, Arte S. lorenzo, galleria C.R.A.C., Accademia di Romania e Galleria "Fennec".
Brahim Achir conosce molti linguaggi: sa raccontarci la bellezza in mille modi diversi, e con generosità prova a renderci partecipi di questo suo personalissimo privilegio.
Eppure negli sguardi vivi ed insieme antichi che ci interrogano dalle sue tele ed anche, o forse soprattutto, negli occhi che si volgono altrove, assorti in un pensiero rarefatto ma palpabile con il pulviscolo dei loro cieli, c’è qualcosa che non possiamo cogliere.
Non è un trucco che l’artefice ci propone con la divertita arguzia dell’enigmistica, nemmeno possiamo riconoscervi la solenne impassibilità della sfinge: semplicemente Achir rappresenta ‘anche’ qualcosa che lui stesso percepisce senza tuttavia sapere cos’è.
Il personaggio umano diventa allora guardiano, architetto, uomo o donna che sia e ci para dinanzi con la forza inespugnabile della propria spiritualità, dietro di lui, o meglio attraverso l’alone di luce che lo circonda e trapela dai riflessi della sua pelle, delle sue vesti o dal groviglio inestricabile dei rami, sorgono interi mondi racchiusi in falansteri senza tempo, forse palazzi della periferia urbana, magari regge dimenticate nel deserto. Sono abitate quelle cento finestre che ci traforano come una filigrana? Sono svolazzi di un architetto geniale o cicatrici del tempo quelle strane pareti distrutte ma pronte a riorganizzarsi in labirinto? Non lo scopriremo, Achir sa come Italo Calvino che ‘solo dopo aver conosciuto la superficie delle cose si può spingere a cercare quel che c’è sotto. Ma la superficie delle cose è inesauribile’. (Giovanni Monti)
Brahim nasce in Algeria nel 1956. Nel 1977 studia presso l'Accademia navale di Livorno che lascerà per trasferirsi in Olanda dedicandosi alla pittura. Nel 1979 torna a Roma per proseguire la sua ricerca pittorica esponendo in diverse mostre collettive e personali tra le quali: il Centro Europeo Arti figurative, Arte S. lorenzo, galleria C.R.A.C., Accademia di Romania e Galleria "Fennec".
22
maggio 2004
Brahim Achir – Sabbie Arabe
Dal 22 maggio al 12 giugno 2004
arte contemporanea
Location
MONDRIAN SUITE
Roma, Via Dei Piceni, 41/43, (Roma)
Roma, Via Dei Piceni, 41/43, (Roma)
Orario di apertura
mart-sab 17-21
Vernissage
22 Maggio 2004, ore 18