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Brera Mai Vista – Francesco Menzocchi
Il trittico della Deposizione di Francesco Menzocchi è esposto al posto della Pala Montefeltro di Piero della Francesca, visibile in Pinacoteca
all’interno della mostra Fra Carnevale. Un artista rinascimentale da Filippo Lippi a Piero della Francesca.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il trittico dell’Oratorio della Confraternita di Santa Croce ad Urbino
fu smembrato durante le requisizioni napoleoniche. La bella carpenteria
dell’intagliatore Nicolò Ugolinucci da Cagli e le predelle rimasero sul
posto, mentre le tre tavole principali entrarono a Brera, incorrendo da
quel momento in una sfortuna critica durata per lungo tempo. L’elemento
centrale fu destinato dal 1818 alla chiesa parrocchiale di Fagnano Olona
e ritirato negli anni novanta del Novecento; i due laterali rimasero nei
depositi e senza più memoria della loro provenienza furono attribuiti
prima a scuola bresciana e poi al lodigiano Callisto Piazza. In
occasione della mostra forlivese di Menzocchi del 2003 i tre dipinti
sono stati ricongiunti e quello centrale è stato restaurato da Isabella
Righetti e Francesca Maletto del Consorzio “L’Officina” di Roma sotto la
direzione di Matteo Ceriana, autore del catalogo-dossier di questa
edizione di Brera mai vista, cui si deve la ricostruzione del complesso
e della sua storia.
Francesco Menzocchi (Forlì 1502-1574) nel quarto e nel quinto decennio
del Cinquecento fu coinvolto in commissioni che ne attestano la
reputazione non soltanto nelle Romagne e nello stato roveresco, dove era
avvenuta la sua formazione presso Gerolamo Genga: l’intervento nel
palazzo ducale di Pesaro e alla fine degli anni trenta l’impresa
condivisa con Genga stesso, Dosso e Battista Dossi, Bronzino e
Raffaellino del Colle della decorazione della villa Imperiale per
Francesco Maria I Della Rovere, la collaborazione con Francesco Salviati
e lo sfuggente Camillo Mantovano agli affreschi nella Sala di Psiche in
Palazzo Grimani a Venezia fra il 1539 e il ’41, la presenza nella Sala
Regia in Vaticano fra il 1542 e il ’45 e subito dopo la decorazione di
due cappelle nel Santuario di Loreto.
La fama presso i contemporanei è testimoniata anche dalle lusinghiere
menzioni da parte di Paolo Pino e di Sabba Castiglione, che gli fece
affrescare la propria sepoltura in Santa Maria Maddalena a Faenza, e da
quella più fugace da parte di Vasari nella seconda edizione delle Vite.
Dal Seicento la fortuna di Menzocchi si venne sempre di più restringendo
a un ambito locale fino al recupero relativamente recente della sua
figura attraverso una serie di contributi fra i quali quelli di
Francesco Arcangeli, di Ferdinando Bologna, Philip Pouncey, Anna Colombi
Ferretti, Matteo Ceriana e Stefano Tumidei, fino alla mostra monografica
di Forlì
Il trittico, commissionato nel 1543 e concluso verosimilmente l’anno
seguente, è un’opera chiave nel percorso del maestro romagnolo.
Nonostante il formato arcaizzante, voluto con tutta probabilità dai
confratelli di Santa Croce e negato rappresentando il fatto evangelico
in un’unica scena, si tratta di una delle opere più moderne di Francesco
che, pur legato alle esperienze dell’Imperiale e del soggiorno in
Veneto, vi appare impegnato in un serrato confronto con la cultura
romana, evidente nella citazione della Deposizione Baglioni di Raffaello
nel gruppo in primo piano e nei riferimenti a Perin del Vaga e a
Francesco Salviati nell’incastro e nelle pose serpentinate delle figure.
Dopo la stagione particolarmente felice cui appartiene il trittico
urbinate, l’attività di Menzocchi continuerà ancora per molti anni
nella città natale, con opere a destinazione principalmente religiosa.
Pittore “raro e mutevole” come lo definì Ferdinando Bologna, allievo di
Gerolamo Genga e maestro di Federico Barocci, Francesco Menzocchi è
tornato a occupare accanto a questi un ruolo di primo piano negli
sviluppi della pittura manierista fra la Romagna e il ducato roveresco.
Il trittico della Deposizione di Francesco Menzocchi è esposto al posto
della Pala Montefeltro di Piero della Francesca, visibile in Pinacoteca
all'interno della mostra Fra Carnevale. Un artista rinascimentale da
Filippo Lippi a Piero della Francesca.
fu smembrato durante le requisizioni napoleoniche. La bella carpenteria
dell’intagliatore Nicolò Ugolinucci da Cagli e le predelle rimasero sul
posto, mentre le tre tavole principali entrarono a Brera, incorrendo da
quel momento in una sfortuna critica durata per lungo tempo. L’elemento
centrale fu destinato dal 1818 alla chiesa parrocchiale di Fagnano Olona
e ritirato negli anni novanta del Novecento; i due laterali rimasero nei
depositi e senza più memoria della loro provenienza furono attribuiti
prima a scuola bresciana e poi al lodigiano Callisto Piazza. In
occasione della mostra forlivese di Menzocchi del 2003 i tre dipinti
sono stati ricongiunti e quello centrale è stato restaurato da Isabella
Righetti e Francesca Maletto del Consorzio “L’Officina” di Roma sotto la
direzione di Matteo Ceriana, autore del catalogo-dossier di questa
edizione di Brera mai vista, cui si deve la ricostruzione del complesso
e della sua storia.
Francesco Menzocchi (Forlì 1502-1574) nel quarto e nel quinto decennio
del Cinquecento fu coinvolto in commissioni che ne attestano la
reputazione non soltanto nelle Romagne e nello stato roveresco, dove era
avvenuta la sua formazione presso Gerolamo Genga: l’intervento nel
palazzo ducale di Pesaro e alla fine degli anni trenta l’impresa
condivisa con Genga stesso, Dosso e Battista Dossi, Bronzino e
Raffaellino del Colle della decorazione della villa Imperiale per
Francesco Maria I Della Rovere, la collaborazione con Francesco Salviati
e lo sfuggente Camillo Mantovano agli affreschi nella Sala di Psiche in
Palazzo Grimani a Venezia fra il 1539 e il ’41, la presenza nella Sala
Regia in Vaticano fra il 1542 e il ’45 e subito dopo la decorazione di
due cappelle nel Santuario di Loreto.
La fama presso i contemporanei è testimoniata anche dalle lusinghiere
menzioni da parte di Paolo Pino e di Sabba Castiglione, che gli fece
affrescare la propria sepoltura in Santa Maria Maddalena a Faenza, e da
quella più fugace da parte di Vasari nella seconda edizione delle Vite.
Dal Seicento la fortuna di Menzocchi si venne sempre di più restringendo
a un ambito locale fino al recupero relativamente recente della sua
figura attraverso una serie di contributi fra i quali quelli di
Francesco Arcangeli, di Ferdinando Bologna, Philip Pouncey, Anna Colombi
Ferretti, Matteo Ceriana e Stefano Tumidei, fino alla mostra monografica
di Forlì
Il trittico, commissionato nel 1543 e concluso verosimilmente l’anno
seguente, è un’opera chiave nel percorso del maestro romagnolo.
Nonostante il formato arcaizzante, voluto con tutta probabilità dai
confratelli di Santa Croce e negato rappresentando il fatto evangelico
in un’unica scena, si tratta di una delle opere più moderne di Francesco
che, pur legato alle esperienze dell’Imperiale e del soggiorno in
Veneto, vi appare impegnato in un serrato confronto con la cultura
romana, evidente nella citazione della Deposizione Baglioni di Raffaello
nel gruppo in primo piano e nei riferimenti a Perin del Vaga e a
Francesco Salviati nell’incastro e nelle pose serpentinate delle figure.
Dopo la stagione particolarmente felice cui appartiene il trittico
urbinate, l’attività di Menzocchi continuerà ancora per molti anni
nella città natale, con opere a destinazione principalmente religiosa.
Pittore “raro e mutevole” come lo definì Ferdinando Bologna, allievo di
Gerolamo Genga e maestro di Federico Barocci, Francesco Menzocchi è
tornato a occupare accanto a questi un ruolo di primo piano negli
sviluppi della pittura manierista fra la Romagna e il ducato roveresco.
Il trittico della Deposizione di Francesco Menzocchi è esposto al posto
della Pala Montefeltro di Piero della Francesca, visibile in Pinacoteca
all'interno della mostra Fra Carnevale. Un artista rinascimentale da
Filippo Lippi a Piero della Francesca.
13
ottobre 2004
Brera Mai Vista – Francesco Menzocchi
Dal 13 ottobre 2004 al 09 gennaio 2005
arte antica
Location
ACCADEMIA DELLE BELLE ARTI DI BRERA
Milano, Via Brera, 28, (Milano)
Milano, Via Brera, 28, (Milano)
Biglietti
€ 8 (compreso Pinacoteca e mostra Fra Carnevale. Un artista rinascimentale da Filippo Lippi a Piero della Francesca) 4 € ridotto
Orario di apertura
8.30 -19.15 da martedì a domenica
(la biglietteria chiude 45 minuti prima)
lunedì chiuso