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Bridget Baker – The Remains of the Father. Fragments of a Trilogy (Transhumance)
Fortemente influenzata dalla sua vicenda biografica di sudafricana bianca cresciuta durante e dopo l’Apartheid, Bridget Baker (East London, 1971) indirizza la propria ricerca verso l’esplorazione delle sottili dinamiche di potere e dominazione tra i popoli, inserendosi al’’interno di quelle esperienze, sempre più numerose nella produzione artistica attuale, che si interrogano sulla legittimità dell’eredità storica e delle sue fonti ufficiali per metterne in discussione i codici di interpretazione.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Nell’ambito della sua prima personale in Italia promossa da MAMbo – Museo d’Arte Moderna di
Bologna dal 28 ottobre 2012 al 6 gennaio 2013 negli spazi espositivi della Collezione Permanente,
l’artista sudafricana Bridget Baker presenta in anteprima assoluta l’opera video The Remains of
the Father – Fragments of a Trilogy (Transhumance) (2012, 24’).
Fortemente influenzata dalla sua vicenda biografica di sudafricana bianca cresciuta durante e
dopo l’Apartheid, Bridget Baker indirizza la propria ricerca verso l’esplorazione delle dinamiche
di potere e dominazione tra i popoli, inserendosi all’interno di quelle esperienze, sempre più
numerose nella produzione artistica attuale, che si interrogano sulla legittimità dell’eredità
storica e delle sue fonti ufficiali per metterne in discussione i codici di interpretazione.
The Remains of the Father – Fragments of a Trilogy (Transhumance), da cui trae titolo il progetto
espositivo a cura di Elisa Del Prete, rappresenta la prima parte di una trilogia in cui l'artista
intraprende un percorso di riflessione su un tema ancora scarsamente indagato dalla
storiografia italiana quale la storia coloniale in Eritrea durante il regime fascista.
L’opera è il risultato di un programma di residenza svolto da Bridget Baker a Bologna nel corso
del 2012 su invito di Nosadella.due – Independent Residency for Public Art, durante il quale
l’artista ha sviluppato un'indagine basata sulla esplorazione di archivi e biblioteche in Italia, e
sull’incontro con numerosi interlocutori, tra i quali storici, esperti di cinema, psicologi, sociologi,
architetti e esponenti di diverse comunità eritree italiane. Recuperando tracce depositate dalla
storia ufficiale - dai cinema di propaganda alle corrispondenze ufficiali conservate negli archivi
del Ministero degli Esteri - e frammenti di vicende private realmente vissute - ricavati da
conversazioni, testi di letteratura di viaggio e diaristica – la visione raccolta da Baker è risultata
assai eterogenea e discontinua come racconta lei stessa: «Tante voci senza nessuno che
raccontasse la storia, una storia per intero».
Con il lavoro presentato al MAMbo Baker restituisce la complessità della ricostruzione storica,
scegliendo di far emergere quella memoria “mancante” sempre sottesa a ciò che viene
ufficialmente trasmesso, attraverso il caso di due coniugi bolognesi, Giovanni Ellero e Maria Pia
Pezzoli, vissuti in Africa Orientale Italiana quando Ellero svolge l'attività di funzionario presso il
Ministero dell'Africa Italiana tra il 1936 e il 1941. Gli archivi personali Ellero e Pezzoli – oggi
conservati rispettivamente presso il Dipartimento di Discipline Storiche, Antropologiche e
Geografiche dell'Università degli Studi di Bologna e la Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio –
rappresentano un'incursione significativa nella ricerca storico-antropologico-linguistica
dell'area coloniale italiana.
La straordinaria ricchezza composita dei materiali qui raccolti – corrispondenze epistolari, sigilli,
mappe, quaderni autografi, dattiloscritti, disegni, fotografie – e la complessità del processo con
cui essi si sono stratificati e tramandati nel tempo ha ispirato all’artista l’idea di una narrazione
visuale, in cui elementi fiction si mescolano a tracce di una storia reale dimenticata.
1
Lasciando il pubblico nella incertezza di un punto di vista che si pone al limite tra realtà e
finzione, documento e interpretazione, il lavoro intende infatti interrogare lo sguardo dello
spettatore sul ruolo dell’immaginazione nella percezione dei fatti.
Il film si svolge interamente all'interno di una ricostruzione fittizia dell'ufficio di Giovanni Ellero
mostrando la protagonista, una giovane ricercatrice eritrea, impegnata nel lavoro di traduzione
dall’amarico al tigrino di un manoscritto inedito redatto da Ellero tra il 1939 e il 1940 dal
titoloContributo alla nascita dello stile coloniale. In esso emergono una interpretazione critica
del programma governativo di sviluppo urbanistico e architettonico nei territori coloniali e la
proposta di un approccio non ideologico per la definizione di un linguaggio progettuale che
nasca da un dialogo con la cultura edilizia autoctona.
La metafora di un processo di traduzione culturale divenuto necessario, allora come oggi,
diventa per Baker un pretesto per suggerire interrogativi sulle possibili conseguenze di un
diverso corso della storia, quale quello prefigurato nei documenti del funzionario italiano.
Che cosa sarebbe successo se gli appelli di Ellero per una diversa visione dell’architettura
coloniale fossero stati presi in considerazione? Una strategia importante del lavoro di Bridget
Baker risiede nella messa in dubbio di una realtà assodata, nell’interrogarsi sul punto di vista
da cui vengono raccontati i fatti, nel sollecitare la responsabilità di ognuno nell’acquisire una
maggiore consapevolezza rispetto al nostro passato e al nostro presente.
Sempre particolarmente attenta alla resa formale del suo lavoro per cui l’artista realizza in
originale ogni dettaglio grazie ad una ricerca scenografica che accompagna tutti i suoi lavori
video girati in formato digitale o analogico, in The Remains of the Father – Fragments of a
Trilogy (Transhumance) Bridget Baker evoca una sorta di attitudine neo-naturalistica di cui è
permeata, pur nelle espressioni più diverse, la ricerca artistica africana contemporanea.
Il suo linguaggio stilistico traduce un'identità ibrida imbevuta di immaginari complessi: le
atmosfere atemporali che predilige, accanto però a un'attenzione maniacale per certi dettagli
ridondanti, così come lo sguardo quasi voyeuristico su archivi privati accanto a un interesse
privilegiato per il punto di vista femminile, sono solo alcuni degli elementi che
contraddistinguono in senso peculiare il lavoro dell’artista nel contesto della produzione
europea attuale.
Interamente girato a Bologna presso un'abitazione appartenente al complesso architettonico
di epoca fascista “Villaggio Bandiera” grazie all'ausilio di Comune di Bologna – Settore Servizi
per l’Abitare e ACER, il progetto filmico è stato realizzato con la collaborazione di Articolture per
le fasi di produzione e post-produzione e di MC A-Mario Cucinella Architects, associazione
GArBo – giovani architetti bologna e Delta-bo Project per la consulenza scenografica e di
allestimento. In accordo con gli eredi Ellero, il Dipartimento di Discipline Storiche,
Antropologiche e Geografiche dell'Università degli Studi di Bologna ha gentilmente prestato
parte dei materiali conservati nell'archivio del Fondo Giovanni Ellero in occasione delle riprese e
della mostra al MAMbo.
L'opera The Remains of the Father – Fragments of a Trilogy (Transhumance) entrerà a far parte
della Collezione Permanente del MAMbo al termine del progetto espositivo.
L’allestimento della video installazione di Bridget Baker all’interno del percorso della Collezione
Permanente nella stessa sala che ha ospitato in precedenza lavori video di Sarah Morris,
Francesco Jodice, e recentemente il film documentario Ai Weiwei: Never Sorry di Alison Klayman,
contribuisce ulteriormente a connotare questo spazio come luogo deputato alla riflessione sulla
sperimentazione di registri linguistici ibridi - tra prodotto cinematografico, opera d'arte e
documentario - al di fuori dei canoni visivi abituali.
2
Nelle giornate di domenica 4, 11, 25 novembre e 9 dicembre 2012 il Dipartimento educativo
MAMbo propone visite guidate alla Collezione Permanente con un focus speciale dedicato a
Bridget Baker. Ingresso € 4 a persona più ingresso alla Collezione Permanente (€ 6 intero, € 4
ridotto). Per informazioni: tel. +39 051 6496652 (dal lunedì al venerdì, h. 10.00–13.00); tel. +39 051
6496611 (dal sabato alla domenica h 10.00-17.00).
Ulteriori approfondimenti sul tema del colonialismo italiano saranno inoltre affrontati attraverso
una rassegna cinematografica presso la Cineteca di Bologna e un ciclo di incontri sui “Postcolonialismi”
che coinvolgerà in un confronto pubblico, in alcune biblioteche cittadine, artisti
visivi con esperti di vari ambiti disciplinari.
La mostra inaugura sabato 27 ottobre 2012 alle ore 17.00 nell’ambito della decima edizione di
Gender Bender (Bologna, 27 ottobre – 3 novembre 2012), festival internazionale che presenta al
pubblico italiano gli immaginari prodotti dalla cultura contemporanea, legati alle nuove
rappresentazioni del corpo, delle identità di genere e di orientamento sessuale.
L’accesso alla vernice è libero al pubblico, con ingresso gratuito alla Collezione Permanente
dalle ore 17.00 alle 20.00.
In occasione di un incontro con Bridget Baker che si tiene presso la Sala Conferenze del MAMbo
domenica 28 ottobre alle ore 18.00, verranno presentati altri lavori video inediti in Italia, che
illustreranno la complessità del lavoro dell’artista, al confine tra retaggio collettivo e immaginari
privati.
Bologna dal 28 ottobre 2012 al 6 gennaio 2013 negli spazi espositivi della Collezione Permanente,
l’artista sudafricana Bridget Baker presenta in anteprima assoluta l’opera video The Remains of
the Father – Fragments of a Trilogy (Transhumance) (2012, 24’).
Fortemente influenzata dalla sua vicenda biografica di sudafricana bianca cresciuta durante e
dopo l’Apartheid, Bridget Baker indirizza la propria ricerca verso l’esplorazione delle dinamiche
di potere e dominazione tra i popoli, inserendosi all’interno di quelle esperienze, sempre più
numerose nella produzione artistica attuale, che si interrogano sulla legittimità dell’eredità
storica e delle sue fonti ufficiali per metterne in discussione i codici di interpretazione.
The Remains of the Father – Fragments of a Trilogy (Transhumance), da cui trae titolo il progetto
espositivo a cura di Elisa Del Prete, rappresenta la prima parte di una trilogia in cui l'artista
intraprende un percorso di riflessione su un tema ancora scarsamente indagato dalla
storiografia italiana quale la storia coloniale in Eritrea durante il regime fascista.
L’opera è il risultato di un programma di residenza svolto da Bridget Baker a Bologna nel corso
del 2012 su invito di Nosadella.due – Independent Residency for Public Art, durante il quale
l’artista ha sviluppato un'indagine basata sulla esplorazione di archivi e biblioteche in Italia, e
sull’incontro con numerosi interlocutori, tra i quali storici, esperti di cinema, psicologi, sociologi,
architetti e esponenti di diverse comunità eritree italiane. Recuperando tracce depositate dalla
storia ufficiale - dai cinema di propaganda alle corrispondenze ufficiali conservate negli archivi
del Ministero degli Esteri - e frammenti di vicende private realmente vissute - ricavati da
conversazioni, testi di letteratura di viaggio e diaristica – la visione raccolta da Baker è risultata
assai eterogenea e discontinua come racconta lei stessa: «Tante voci senza nessuno che
raccontasse la storia, una storia per intero».
Con il lavoro presentato al MAMbo Baker restituisce la complessità della ricostruzione storica,
scegliendo di far emergere quella memoria “mancante” sempre sottesa a ciò che viene
ufficialmente trasmesso, attraverso il caso di due coniugi bolognesi, Giovanni Ellero e Maria Pia
Pezzoli, vissuti in Africa Orientale Italiana quando Ellero svolge l'attività di funzionario presso il
Ministero dell'Africa Italiana tra il 1936 e il 1941. Gli archivi personali Ellero e Pezzoli – oggi
conservati rispettivamente presso il Dipartimento di Discipline Storiche, Antropologiche e
Geografiche dell'Università degli Studi di Bologna e la Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio –
rappresentano un'incursione significativa nella ricerca storico-antropologico-linguistica
dell'area coloniale italiana.
La straordinaria ricchezza composita dei materiali qui raccolti – corrispondenze epistolari, sigilli,
mappe, quaderni autografi, dattiloscritti, disegni, fotografie – e la complessità del processo con
cui essi si sono stratificati e tramandati nel tempo ha ispirato all’artista l’idea di una narrazione
visuale, in cui elementi fiction si mescolano a tracce di una storia reale dimenticata.
1
Lasciando il pubblico nella incertezza di un punto di vista che si pone al limite tra realtà e
finzione, documento e interpretazione, il lavoro intende infatti interrogare lo sguardo dello
spettatore sul ruolo dell’immaginazione nella percezione dei fatti.
Il film si svolge interamente all'interno di una ricostruzione fittizia dell'ufficio di Giovanni Ellero
mostrando la protagonista, una giovane ricercatrice eritrea, impegnata nel lavoro di traduzione
dall’amarico al tigrino di un manoscritto inedito redatto da Ellero tra il 1939 e il 1940 dal
titoloContributo alla nascita dello stile coloniale. In esso emergono una interpretazione critica
del programma governativo di sviluppo urbanistico e architettonico nei territori coloniali e la
proposta di un approccio non ideologico per la definizione di un linguaggio progettuale che
nasca da un dialogo con la cultura edilizia autoctona.
La metafora di un processo di traduzione culturale divenuto necessario, allora come oggi,
diventa per Baker un pretesto per suggerire interrogativi sulle possibili conseguenze di un
diverso corso della storia, quale quello prefigurato nei documenti del funzionario italiano.
Che cosa sarebbe successo se gli appelli di Ellero per una diversa visione dell’architettura
coloniale fossero stati presi in considerazione? Una strategia importante del lavoro di Bridget
Baker risiede nella messa in dubbio di una realtà assodata, nell’interrogarsi sul punto di vista
da cui vengono raccontati i fatti, nel sollecitare la responsabilità di ognuno nell’acquisire una
maggiore consapevolezza rispetto al nostro passato e al nostro presente.
Sempre particolarmente attenta alla resa formale del suo lavoro per cui l’artista realizza in
originale ogni dettaglio grazie ad una ricerca scenografica che accompagna tutti i suoi lavori
video girati in formato digitale o analogico, in The Remains of the Father – Fragments of a
Trilogy (Transhumance) Bridget Baker evoca una sorta di attitudine neo-naturalistica di cui è
permeata, pur nelle espressioni più diverse, la ricerca artistica africana contemporanea.
Il suo linguaggio stilistico traduce un'identità ibrida imbevuta di immaginari complessi: le
atmosfere atemporali che predilige, accanto però a un'attenzione maniacale per certi dettagli
ridondanti, così come lo sguardo quasi voyeuristico su archivi privati accanto a un interesse
privilegiato per il punto di vista femminile, sono solo alcuni degli elementi che
contraddistinguono in senso peculiare il lavoro dell’artista nel contesto della produzione
europea attuale.
Interamente girato a Bologna presso un'abitazione appartenente al complesso architettonico
di epoca fascista “Villaggio Bandiera” grazie all'ausilio di Comune di Bologna – Settore Servizi
per l’Abitare e ACER, il progetto filmico è stato realizzato con la collaborazione di Articolture per
le fasi di produzione e post-produzione e di MC A-Mario Cucinella Architects, associazione
GArBo – giovani architetti bologna e Delta-bo Project per la consulenza scenografica e di
allestimento. In accordo con gli eredi Ellero, il Dipartimento di Discipline Storiche,
Antropologiche e Geografiche dell'Università degli Studi di Bologna ha gentilmente prestato
parte dei materiali conservati nell'archivio del Fondo Giovanni Ellero in occasione delle riprese e
della mostra al MAMbo.
L'opera The Remains of the Father – Fragments of a Trilogy (Transhumance) entrerà a far parte
della Collezione Permanente del MAMbo al termine del progetto espositivo.
L’allestimento della video installazione di Bridget Baker all’interno del percorso della Collezione
Permanente nella stessa sala che ha ospitato in precedenza lavori video di Sarah Morris,
Francesco Jodice, e recentemente il film documentario Ai Weiwei: Never Sorry di Alison Klayman,
contribuisce ulteriormente a connotare questo spazio come luogo deputato alla riflessione sulla
sperimentazione di registri linguistici ibridi - tra prodotto cinematografico, opera d'arte e
documentario - al di fuori dei canoni visivi abituali.
2
Nelle giornate di domenica 4, 11, 25 novembre e 9 dicembre 2012 il Dipartimento educativo
MAMbo propone visite guidate alla Collezione Permanente con un focus speciale dedicato a
Bridget Baker. Ingresso € 4 a persona più ingresso alla Collezione Permanente (€ 6 intero, € 4
ridotto). Per informazioni: tel. +39 051 6496652 (dal lunedì al venerdì, h. 10.00–13.00); tel. +39 051
6496611 (dal sabato alla domenica h 10.00-17.00).
Ulteriori approfondimenti sul tema del colonialismo italiano saranno inoltre affrontati attraverso
una rassegna cinematografica presso la Cineteca di Bologna e un ciclo di incontri sui “Postcolonialismi”
che coinvolgerà in un confronto pubblico, in alcune biblioteche cittadine, artisti
visivi con esperti di vari ambiti disciplinari.
La mostra inaugura sabato 27 ottobre 2012 alle ore 17.00 nell’ambito della decima edizione di
Gender Bender (Bologna, 27 ottobre – 3 novembre 2012), festival internazionale che presenta al
pubblico italiano gli immaginari prodotti dalla cultura contemporanea, legati alle nuove
rappresentazioni del corpo, delle identità di genere e di orientamento sessuale.
L’accesso alla vernice è libero al pubblico, con ingresso gratuito alla Collezione Permanente
dalle ore 17.00 alle 20.00.
In occasione di un incontro con Bridget Baker che si tiene presso la Sala Conferenze del MAMbo
domenica 28 ottobre alle ore 18.00, verranno presentati altri lavori video inediti in Italia, che
illustreranno la complessità del lavoro dell’artista, al confine tra retaggio collettivo e immaginari
privati.
27
ottobre 2012
Bridget Baker – The Remains of the Father. Fragments of a Trilogy (Transhumance)
Dal 27 ottobre 2012 al 06 gennaio 2013
arte contemporanea
Location
MAMBO – MUSEO D’ARTE MODERNA DI BOLOGNA
Bologna, Via Don Giovanni Minzoni, 14, (Bologna)
Bologna, Via Don Giovanni Minzoni, 14, (Bologna)
Vernissage
27 Ottobre 2012, h 17
Autore
Curatore